ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 24 ottobre 2016

Siamo al piccolo resto di Israele


Dopo la fine della Cristianità: bellezza, preghiera, sacrificio.


Sembra essersi diffusa una parola d’ordine nelle fila del cattolicesimo occidentale. Negli USA si parla da qualche tempo di “opzione Benedetto”, a suo tempo Giovannino Guareschi parlava di “salvare il seme”, senza contare Joseph Ratzinger, che già nel 1969 affermava durante una trasmissione radiofonica: “Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”. Anche Jacques Maritain rifletteva sulla fine della Cristianità e numerosissimi autori, di quella che possiamo chiamare la scuola Controrivoluzionaria, riflettono e scrivono a partire da questo dato di fatto.

"Un potere che neanche a Mia Madre concessi"

Il significato della Santa Messa spiegato da Gesù a S. Pio da Pietrelcina


“In uno dei quaderni del diario tenuto durante la prima persecuzione subita a opera di uomini di Chiesa, tra la fine degli anni 20 e l’inizio degli anni 30, il frate di Pietrelcina fa spiegare da Gesù stesso che cosa sia la Messa. Una pagina pubblicata da Francobaldo Chiocci e Luciano Cirri in Padre Pio, storia di una vittima su cui dovrebbero riflettere riformatori e loro tristi epigoni:

«Pensate che il sacerdote che mi chiama tra le Sue mani ha un potere che neanche a Mia Madre concessi; riflettete che se, invece di un sacrestano, servissero il sacerdote i più eccelsi serafini, non sarebbero abbastanza degni di stargli vicino; domandatevi se, nonostante la preziosità del dono che vi fo, è ancora degno starsene alla messa pensando altro che a me.

Un’ondata di farisei ipocriti nella Chiesa di Cristo


Se la "chiesa povera" è contrapposta alla liturgia


di Satiricus

Leggo con grande tristezza l’ennesimo attacco della Stampa, appoggiato sulle dichiarazioni di rottura del novello vescovo di Albenga.

Si tratterebbe di un ulteriore caso in cui - se documentando la mentalità del Pastore o invece forzandone le espressioni, non so dire - ai cattolici vengono imposte norme progressiste, con una brutalità che contraddice sia l’uso liturgico, sia il diritto canonico che il buon senso pastorale, aprendo infine il varco per l’ennesimo insulto al clero. Si chiama pressione politica, ricorda quella delle lobby gay su altre categorie (es. l’ordine degli psicologi), ed è il colpo più duro che si possa assestare a danno di qualsiasi cammino di santificazione ecclesiale.

Epoca di decadenza

La Massoneria, nemica della Regalità di

Gesù Cristo / 2
La Dichiarazione (massonica) dei "Diritti dell'Uomo" e gli altri favori della Rivoluzione alla nazione ebraica 
di Padre Denis Fahley / Seconda Parte
Traduzione dall'originale a cura di Paolo Baroni / Centro San Giorgio 
Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo











 L'era della decadenza per l'Europa                        
(Continua da qui: prima parte La Massoneria, nemica della Regalità di Gesù Cristo / 1)Nonostante l'opposizione naturalistica della nazione giudaica e malgrado la debolezza della decaduta natura umana, nel Medioevo, l'Europa occidentale aveva accettato il Programma di Cristo Re e aveva organizzato la società su quel fondamento. L'organizzazione era imperfetta, come del resto lo sono inevitabilmente tutte le strutture sociali edificate dall'umanità decaduta e redenta, ma era la risposta all'amore condiscendente di Dio. Dopo questo periodo, iniziò un'epoca di decadenza.

Magna(ta) pars?

SE LA ROTA CENSURA CINQUE DISCORSI DI GIOVANNI PAOLO II SULLE NULLITÀ (IN INGLESE)…. 


La Sacra Romana Rota, quatta quatta, fa sparire dal sito web in inglese cinque importanti discorsi di Giovanni Paolo II ai giudici del massimo tribunale vaticano in tema di matrimoni e nullità. Ora quei testi sono disponibili solo in italiano.
L’allarme è stato dato da Bai Macfarlane, fondatrice e attivista di un sito statunitense, Mary’s Advocates, che si occupa di matrimoni cattolici, e di come tutelare i coniugi che senza colpa loro subiscono una separazione o un divorzio.

E'opportuno attenuare l’obbligo del celibato?

Celibato dei preti. La parola alla difesa


Non se ne discuterà in un sinodo, ma crescono le pressioni a favore dell'ordinazione di uomini sposati. Il più stimato dei teologi italiani ha messo a fuoco la questione su un'autorevole rivista. E opta per tener fermo il celibato: non solo "opportuno" ma "necessario"

di Sandro Magister
ROMA, 24 ottobre 2016 – Intervistato alcuni giorni fa da Gianni Cardinale per il quotidiano della conferenza episcopale italiana "Avvenire", il segretario generale del sinodo dei vescovi, cardinale Lorenzo Baldisseri, ha confermato che il tema scelto da papa Francesco per la prossima assise del 2018 – "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale" – era lo stesso che i quindici cardinali e vescovi della segreteria sinodale avevano messo in cima alla lista delle loro proposte.

Baldisseri ha però anche detto che subito dopo, nella lista, c'erano i ministeri ordinati. Senza altre specificazioni, ma con l'ovvia, sottintesa questione dell'ordinazione di uomini sposati.

Già una volta, nel 1971, un sinodo aveva affrontato questo argomento. E molte voci si erano levate a favore dell'ordinazione di "viri probati", cioè di "uomini sposati di età matura e di comprovata probità". Quella richiesta fu messa ai voti e battuta solo di poco da quella contraria: per 107 voti contro 87.

E oggi di nuovo sono molto forti e diffuse le richieste di introdurre su più larga scala nella Chiesa latina un clero sposato, con papa Francesco che ha fatto capire più volte di essere pronto all'ascolto:

O è una ciofeca?

“The Young Pope”: impressioni a caldo su Pio XIII


La nuova serie del regista premio Oscar mette in scena un Papa che si nasconde e si nega ai fedeli. Ma anche un Papa mediatico e “aperto” come Bergoglio ha più di un lato in ombra

Passano i giorni e il neoeletto Papa non si decide a pronunciare la sua prima omelia. Ha sognato di affacciarsi in Piazza San Pietro e di dire al mondo intero che, per secoli, in nome della fede, "abbiamo dimenticato di masturbarci, usare il preservativo, lasciare che i preti e gli omosessuali si sposassero: abbiamo dimenticato di essere felici". Poi si è svegliato, lavato ed ha quasi fischiettato ascoltando la radio: tonico, andante, sfidante, bellissimo. Americano. Ieri sera le prime due puntate di "The Young Pope", la prima serie tv firmata e diretta da Paolo Sorrentino, sono andate in onda su Sky (ne restano altre otto, poi arriverà anche la seconda stagione, sulla quale il regista è già all'opera) e chissà se a qualcuno è venuto in mente che il Pio XIII della fiction, in borghese Lenny Belardo, forma con Papa Francesco, l'amato Bergoglio arrivato dalla fine del mondo, uno spettacolare combinato disposto. Due uomini di Dio, uno vero e uno di fiction, che si nascondono in due modi opposti e complementari, uno esponendosi e l'altro ritraendosi, con un obiettivo unico: la rivoluzione reazionaria dell'origine, il ripristino della purezza.
Lenny canticchia; dubita; si definisce "una contraddizione, come Dio che è uno e trino"; fuma (persino nel palazzo apostolico e nel confessionale); non ha rughe; nomina come proprio Segretario particolare una donna, suor Mary, sua precettrice, vice mamma e vice papà (i genitori l'avevano abbandonato o erano morti - non è chiaro - quando lui era molto piccolo); gioca a biliardo; si rifiuta di far stampare la sua immagine sui gadget pietrificando Sofia Dubois, la responsabile marketing e comunicazione del Vaticano, corsa a strappargli qualche scatto spiegandogli che una fetta importante dell'economia dello Stato si regge sulla vendita di accendini, calendari e memorabilia con sopra il volto del Pontefice ("lei ha studiato ad Harvard, dove le hanno insegnato a decadere: qui, invece, proviamo ad elevarci"); argina, quasi fino al mobbing, il Cardinal Voiello, Segretario di Stato (forse la migliore, perché inattesa, interpretazione di Silvio Orlando) corrotto, traffichino, spudoratamente temporale.
Fino a quando, alla fine della seconda puntata, Lenny non tiene l'omelia che il mondo aspetta, non ci capacitiamo dello stridore tra la promessa riformatrice che la sua immagine, la sua età, l'America, le sigarette, la donna al suo fianco incarnano e il risvolto opposto del suo agire: fondamentalista, oscuro, respingente. "Se volete vedermi, non mi meritate", dice ai fedeli che, assiepati in migliaia in piazza San Pietro, gli domandano di mostrarsi, poiché è sera e lui ha disposto che nessuna luce gli illumini il volto. Si è presentato sul balcone dei Papi e anziché dire, come aveva sognato, "ci siamo dimenticati di essere felici", ha detto "vi siete dimenticati di Dio". Ha accusato tutti di essere schiavi della carne, dell'apparenza, delle foto, della tangibilità, della faciloneria, del godimento. Della vita. Ha detto che Dio va meritato, conquistato, che a lui si deve dedicare tutta la propria vita, altrimenti misera e irrilevante poiché solo Dio conta. E così le bandierine smettono di sventolare, i papa boys di cantare, la piazza di esultare. Niente American Dream, niente papato progressista, niente Chiesa per tutti: soffia un vento che sa di controriforma, Savonarola, Medioevo. E scoppia un temporale.
In conferenza stampa, Sorrentino ha dichiarato di aver voluto mostrare il lato debole e umano della Chiesa, la solitudine di un mondo ovattato dove il potere è gestito da "maschi che non fanno figli", un luogo d'amore dove nessuno ha mai amato e, soprattutto, di aver pensato a un Papa che fosse l'opposto dell'attuale. Lenny Belardo non è mai esistito, ma la sua storia è vera, perché "una storia, quando viene raccontata, è sempre vera". Così scrive Dino Baldi nel suo splendido "Vite efferate di Papi" (Quodlibet, 2015), introducendo la storia della papessa Giovanna, che non ha alcun fondamento storiografico, ma che molto ha condizionato la storia della Chiesa e che, ancora oggi, viene tramandata soprattutto dai cultori del sottobosco vaticano, spesso responsabili, come spiega lo stesso Baldi nella postfazione al libro, di calunnie che, nei secoli hanno finito col dipingere i Papi con efferatezza spesso di gran lunga superiore a quella di molti di loro, compresi quelli che non disdegnavano il demonio (come Silvestro II di Aurillac, che a lui si era venduto in cambio del sapere o Bonifacio VIII Caetani, che ne venerava una effigie pagana).
Sorrentino sa perfettamente quello che fa e sa pure che questo non significa possederne il significato: stavolta, forse, il significato del suo Papa, senza che se ne rendesse conto, glielo ha suggerito il nostro Papa.
Il Papa di Sorrentino, però, è vero in un altro senso ancora: è lo sliding doors di Bergoglio. Confortati da quel "Francesco", dalla periferia dalla quale arrivava, dai suoi modi gentili, da Twitter che ha spezzato le sue frasi, dal richiamo alla povertà, agli ultimi, abbiamo creato un Papa a nostra immagine e istanza. Volevamo un Papa gay friendly e così abbiamo trasformato la sua risposta - "chi sono io per giudicare?" - alla giornalista Ilze Scamparini, che gli aveva chiesto un parere sulla presunta lobby gay nella Chiesa, in una dichiarazione di apertura verso i matrimoni omosessuali. Francesco si era semplicemente rifatto a San Paolo di Tarso ("perché giudichi tuo fratello?", dalla lettera ai Romani). E sebbene Bergoglio abbia ripetuto diverse volte che l'ideologia gender minaccia il matrimonio, che la famiglia è sotto attacco, che si mira a distruggere la differenza sessuale perché "non si sa più confrontarsi con essa" (lo disse a Napoli, era il 22 marzo del 2015 e aveva incontrato i giovani della città sul Lungomare Caracciolo), appare ancora il papa che sta sbullonando, attualizzando, modernizzando il cattolicesimo.
Giuliano Ferrara ha scritto che "questo Papa piace troppo", lo ha accusato di "rappresentarsi il mondo come un cuoricino di bontà e misericordia" e di riscuotere un successo da box office senza effettivamente muovere un dito, senza pronunciare parole importanti sui temi fondamentali, rinunciando al "volto severo della dottrina" e simulando quell'accoglienza che è poi la ragione per la quale ci viene così facile fraintenderlo, farne una specie di pop star. Eppure, Papa Francesco aveva cominciato il suo pontificato con un'omelia ai cardinali durante la quale aveva detto chiaramente che "quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la modernità del diavolo". Al mondo disse che la Chiesa non doveva diventare una ONG. Su La Repubblica scrissero che era finito per sempre il Barocco. Esultammo perché trovammo finalmente incarnato il messaggio evangelico. Eppure, anche Belardo incarna il messaggio evangelico: ma poiché non coccola, poiché si fa invisibile, si sottrae, rimprovera, richiama al sudore e alla difficoltà della fede, sembra opposto a Bergoglio.
Sarà che un gesuita non mostra mai quello che pensa davvero, sarà che gli uffici stampa sono fatti per nascondere la notizia, come diceva Pinuccio Tatarella, ma se alle azioni dei Papi non si deve cercare un senso - Pio II - dixit, è interessante almeno immaginare che questo Belardo sia nato nella fantasia di Sorrentino non in opposizione alla realtà, ma sull'onda di una sua spinta, invisibile come ogni vero, immutabile, non scalfibile potere. Sorrentino sa perfettamente quello che fa e sa pure che questo non significa possederne il significato: stavolta, forse, il significato del suo Papa, senza che se ne rendesse conto, glielo ha suggerito il nostro Papa.