Il prevedibile accordo della Fraternità San Pio X con Roma e le modalità della rimozione di Don Petrucci. Comunque si vogliano leggere questi fatti, se i “fedeli della Tradizione” fossero semplicemente fedeli cattolici saprebbero benissimo che cosa fare anche in tale situazione. E, soprattutto, si fiderebbero della Provvidenza che, se ha a suo tempo suscitato un monsignor Lefebvre, può benissimo farlo ancora. Ma serve pregare e affidarsi al Signore, invece che perdersi in tanti discorsi… la domanda da porsi davanti alla tragedia che stiamo vivendo è: “Che cosa significa tutto questo?”.
Lunedì 16 gennaio 2017
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Gentilissimo Alessandro Gnocchi,le scrivo per avere un suo parere su alcuni fatti e alcune voci circolate nel periodo natalizio. Mi riferisco alla rimozione di don Pierpaolo Petrucci dalla carica di superiore del distretto italiano della Fraternità San Pio X e all’intervista in cui il vescovo monsignor Athanasius Schneider sollecita l’accordo della Fraternità stessa con Roma dando l’impressione che ormai sia cosa fatta. So di sollevare un tema complicato e di portarle via tempo, ma mi interessa sapere che cosa pensa in proposito.
Grazie e buon lavoro
Roberta Russo
a mio modo di vedere, la questione è invece abbastanza semplice e ce la caveremo in fretta.
Si tratta solo di collocare i fatti di cui parla nella prospettiva giusta, che a mio parere è la seguente: pur riconoscendo che la Fraternità Sacerdotale San Pio X rappresenta, ma soprattutto ha rappresentato, una fase importante nella vita della Tradizione e quindi della Chiesa, mi importa davvero poco che i suoi vertici decidano di buttarsi nelle mani di Bergoglio e della chiesa anticristica che il vescovo di Roma rappresenta. Ho già scritto che cosa significherebbe se lo facessero e non sto a ripetermi (clicca qui). Mi limito solo a dire che sarebbe l’abbraccio contronatura tra chi ha fatto della difesa della fede cattolica la propria ragione di vita e chi invece vede la sua missione nella distruzione della fede cattolica. Entrando in pompa magna nella neochiesa bergogliana, gli eredi di monsignor Marcel Lefebvre porterebbero processionalmente l’integrità della fede nel luogo in cui non interessa a nessuno, consegnandola in tal modo a un insignificante sfoggio di pizzi e merletti buono per tradizionalisti inoperanti.
Più ci penso e più mi convinco che, per quanto spiacevole, questo esito sarebbe drammaticamente esiziale solo se si carica sulle spalle della FSSPX un fardello che non è suo: la salvezza della nostra fede e delle nostre anime. Per questo mi importa poco la decisione che prenderanno i suoi vertici. Quand’anche si buttassero nelle braccia di Bergoglio, non sarebbero cambiate le condizioni perché tutte le anime, quindi anche la sua e la mia, si salvino. Dovremmo continuare a fare ciò che facevamo prima.
Ora, sento già il coro degli orfani abbandonati al loro destino e dei tanti “fedeli della Tradizione” lasciati nel disorientamento. Cara Roberta, se questi “fedeli della Tradizione” fossero semplicemente fedeli cattolici saprebbero benissimo che cosa fare anche in tale situazione. E, soprattutto, si fiderebbero della Provvidenza che, se ha a suo tempo suscitato un monsignor Lefebvre, può benissimo farlo ancora. Ma serve pregare e affidarsi al Signore, invece che perdersi in tanti discorsi.
Quanto alla rimozione di don Petrucci, non conosco, come si suol dire, le carte e quindi prendo per buono quanto sostiene l’autorità che ha preso il provvedimento. Per il resto, mi limito a qualche osservazione sul comunicato con cui la rimozione è stata resa nota. Conosco poco don Petrucci e, per quel poco, lo stimo, ma non è questo il motivo per cui, quando ho letto il comunicato (clicca qui) mi sono cascate le braccia.
Lavoro da trent’anni nei giornali, che sono i luoghi meno misericordiosi del mondo. Ebbene, persino qui, quando viene cacciato il più indegno dei direttori, l’editore scrive un comunicato con cui lo ringrazia per tutto il lavoro svolto e gli augura un felice futuro professionale. Non è formalismo, cara Roberta, è civiltà, è rispetto di una persona per la quale si evita la pubblica gogna. Ma di tutto questo, nel comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X su don Petrucci non si trova traccia. Evidentemente, la misericordia bergogliana è così virulenta che basta qualche visita all’osteria di santa Marta per esserne contagiati. Mi creda, ho provato pena per chi lo ha scritto e pietà per i sacerdoti che lo hanno letto a tutte le Messe.
Mi dicono che il comunicato è stato scritto in fretta e furia per evitare sommovimenti da parte di fedeli che, attraverso la difesa di don Petrucci, intendevano mettere in discussione il vertice generale. Sia pure, ma la questione era sul tavolo dal 2015, come dice la FSSPX stessa, e inoltre risulta che il mandato del superiore del distretto italiano scadesse a gennaio. Possibile che nessuno, con quasi due anni di preparazione, abbia avuto la lucidità di scrivere qualcosa, non dico di più cristiano, ma almeno di più civile? Se questa è la stoffa umana in cui si tagliano e cuciono i difensori della Tradizione, mi pare di vedere della grezza tela clericale da cui sto volentieri alla larga.
Ma qui bisogna porsi una domanda ulteriore, cara Roberta. Se i vertici della Fraternità Sacerdotale San Pio X riescono a condurre in modo così disastroso una questione tutto sommato minore, che cosa faranno quando dovranno gestire le scosse di un eventuale accordo con la Roma bergogliana o postbergogliana, ma sicuramente non cattolica? Forse per questo il ruolo di superiore del distretto italiano è stato affidato ad interim a don Marco Nely, secondo assistente del superiore generale monsignor Bernard Fellay?
Quanto all’intervista di monsignor Schneider, ho poco da aggiungere alle critiche che sono state riportate anche su Riscossa Cristiana (clicca qui e qui). Mi limito a dire che non mi sorprende perché, fin dal primo momento, lo scopo di dichiarato di Schneider è stato quello di riportare la FSSPX all’ovile romano, chiunque ne custodisca il recinto, eliminando una volta per tutte l’anomalia eretta da monsignor Lefebvre a difesa della fede cattolica. Che cosa c’è di strano, dunque, se ora l’emissario di Roma sollecita coloro che lo hanno ospitato e gli hanno dato credito nel giungere al termine dell’iter avviato?
Per quanto riguarda gli argomenti di monsignor Schneider, non li condivido dal principio alla fine. Ma non è questo il punto. Peggio delle argomentazioni, considero censurabili e truffaldini due passaggi a rinforzo delle tesi esposte. Il primo è l’esplicito intento di ipotecare le scelte che monsignor Lefebvre avrebbe fatto oggi. Naturalmente, secondo monsignor Scheneider, Lefebvre avrebbe accettato di gran carriera quanto offerto da Bergoglio. Ebbene, non c’è argomento più intellettualmente misero che quello di attribuire il proprio pensiero e le proprie scelte a una persona morta che non può più dire la sua. Intellettualmente misero per chi lo compie e potenzialmente distruttivo per chi lo recepisce. Se la Fraternità Sacerdotale San Pio X lo fa proprio, finirebbe fatalmente nel processo di ineluttabile revisione del pensiero del fondatore che ha portato a disfacimento di tutti, ma proprio tutti, gli ordini, le istituzioni, le associazioni, i movimenti fondati da una personalità di grande carisma. Mi chiedo: è già in atto questo fenomeno di revisione all’interno della FSSPX?
L’altro argomento censurabile utilizzato da monsignor Schneider è l’accusa di scarso o nullo senso soprannaturale lanciata contro chi si oppone all’abbraccio con la Roma modernista. Qui si cade nel solito vizio totalitario di screditare chi la pensa in maniera diversa, il “dissidente”, che in quanto privo dei requisiti fondamentali per interloquire, deve stare zitto. Se non ha senso soprannaturale, e questo lo stabilisce monsignor Schneider o chi per lui, non può articolare pensiero, aprire bocca e scegliere cosa fare, pena la certezza di peccare in pensieri, parole e opere. E pure omissioni, già che ci siamo.
Ma la scarsità di senso soprannaturale è proprio quanto veniva imputato a suo tempo a quel monsignor Lefebvre che sulla Roma modernista era stato piuttosto chiaro. Com’è che oggi monsignore viene riabilitato con tanto di accettazione dell’accordo annessa? E, ancora, se questo è l’argomento principe, perché non si potrebbe pensare che difettano di senso soprannaturale proprio coloro che desiderano l’abbraccio con Bergoglio? Abbraccio dal quale, è bene ricordarlo, monsignor Schneider non si è mai sciolto, anzi.
Per concludere cara Roberta, devo dire che tutto quanto abbiamo detto fin qua ha un’importanza relativa. Per quanto mi riguarda, può essere rubricato sotto la stessa voce assegnata alle prossime scelte della Fraternità San Pio X: non me ne può fregare di meno. È un’altra la questione che mi sta a cuore e che, a mio modo di vedere, determina l’incertezza diffusa e il desiderio di aggrapparsi a qualunque fuscello galleggi sulle acque in tempesta. Mi riferisco alla pervicace volontà diffusa ovunque di chiudere gli occhi e di non porsi domande. Davanti allo sfacelo esibito ogni giorno alla nostra vista, davanti a un Papa che bestemmia ostinatamente Cristo e disperde ostinatamente il suo gregge, davanti a un “vicario di Cristo” che predica ostinatamente una dottrina anticristica, davanti a un “successore di Pietro” che agisce ostinatamente contro Pietro, davanti a una Chiesa che dalla più alta gerarchia all’ultimo dei sacrestani si immedesima ostinatamente felice nel pifferaio magico in viaggio verso il baratro, davanti alle anime che si perdono ogni giorno per l’ostinata volontà di chi dovrebbe condurle alla salvezza, non si riesce a far altro che chiedersi: “Come è possibile tutto questo?”. Non mi parli, cara Roberta della speranza nei cosiddetti cardinali dei “dubia”, dai quali mi piacerebbe sapere se, una volta rimessa in forma Amoris laetitia, la Chiesa tornerebbe a essere pura e immacolata, così come vorrei sapere cosa hanno fatto per fermare e combattere insieme al loro gregge lo sfacelo dottrinale e liturgico di cui Amoris laetitia è solo un’appendice e, già che ci siamo, se tutto si può riaccomodare applicando correttamente il Vaticano II e la riforma liturgica. Ma, evidentemente, non ho senso soprannaturale.
Tornando al nostro argomento, cara Roberta, chi per un verso chi per l’altro stanno tutti lì a chiedersi come sia possibile che tutto questo avvenga. C’è persino chi inventa o trae da eruditi bauli marchingegni un po’ curiali e un po’ teologici per tentare di mettere una pezza al disastro. Ma chi si chiede “come è possibile?” che la realtà sia quella che è finisce sempre per trasformare la domanda in un’altra forma: “come è possibile?” che la realtà si presenti in questo modo. E poi conclude fatalmente che, siccome la realtà non può essere quella che è perché non corrisponde agli schemi che si ritrova in testa, bisogna inventarne una più adatta. Chi si chiede “come è possibile?” finisce, insomma, per dire che “non è possibile!” e dunque bisogna disegnare una realtà diversa. Sono tutti afflitti dalla sindrome di Jessica Rabbit, che, in una celebre battuta spiega: “Non sono cattiva, è che mi disegnano così”.
Se non si vuole rimanere intrappolati in un mondo da cartone animato, bello e consolatorio ma irreale, cara Roberta, la domanda da porsi davanti alla tragedia che stiamo vivendo è: “Che cosa significa tutto questo?”. Ci vuole un po’ di coraggio, perché le risposte magari non saranno tranquillizzanti, ma è l’unica via possibile per trarre un insegnamento da quanto il Signore permetta che accada. Ora, non pretenda che sia io a rispondere così sui due piedi, perché, questo sì, è un tema complicato che richiede tempo, pazienza e umiltà. Per ora si ponga semplicemente questa nuova domanda e vedrà che la prospettiva cambia immediatamente: meno consolatoria, più faticosa, ma rasserenante. E sa perché, cara Roberta? Perché si passa dall’applicazione di una logica solamente umana fondata su artifici deboli per quanto ingegnosi, alla consapevolezza che bisogna sempre leggere la realtà secondo gli occhi di Dio e abbandonandosi al significato che la Provvidenza scrive in tutto ciò che accade: tutto. Chiedersi cosa significhi il disastro nel quale sta sprofondando la Chiesa cattolica per mano di chi la dovrebbe guidare qui sulla terra non è altro che l’umile disposizione a capire ciò che Dio ci sta dicendo. E, mi creda, è sempre più saggio di quanto dicono gli uomini.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
“FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi
16/1/2017
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