CHE COSA E' LA CHIESA ?
Chiesa, neochiesa e contro-chiesa in tempi di apostasia strisciante. Un problema nuovo: bisogna saper bene che cos’è la Chiesa, per poterla più facilmente riconoscere e distinguere da ciò che chiesa non è
di Francesco Lamendola
- Storicamente, la Chiesa è la prosecuzione dell’opera iniziata da Gesù sulla terra con la sua vita pubblica, con la sua predicazione, con i miracoli da Lui fatti, con l’annunzio del Regno di Dio, con la sua Passione, Morte e Resurrezione; opera che è stata proseguita dai suoi apostoli, poi dalle chiese da essi fondate, su, su, lungo i secoli, fino ad arrivare al presente.
Che cos’è la Chiesa?
È necessario averlo ben chiaro, specialmente di questi tempi: tempi di apostasia diffusa, strisciante, e, spesso, veicolata proprio dall’alto, dai pastori, da quelli che dovrebbero custodire la fede e aiutare il loro gregge a coltivarla e conservarla. I pastori, infatti, non sono i proprietari del gregge, ma dei semplici operai: il padrone, il solo e unico, è Gesù Cristo. Dunque, bisogna saper bene che cos’è la Chiesa, per poterla più facilmente riconoscere e distinguere da ciò che chiesa non è: e questo è un problema nuovo, che non esisteva fino a meno di due generazioni fa, perché la Chiesa, nel corso dei secoli, ha mancato più volte sul piano morale, mai, però, su quello dottrinale; sul piano dottrinale, anche i peggiori papi della storia, come Alessandro VI Borgia, son rimasti nel solco dell’ortodossia e, sia pure indegnamente, hanno preservato la sana dottrina da errori ed eresie.
- Spiritualmente, la Chiesa non è solo quella visibile e attuale, la Chiesa militante, ma è anche la Chiesa purgante (le anime dei defunti che si stanno purificando) e la Chiesa trionfante (le anime dei beati, con gli Angeli e i Santi in Paradiso): perché la comunione dei santi non conosce confini di spazio o di tempo, e include persino le anime dei profeti e di quei giusti che vissero prima della nascita di Cristo, e che ne preannunciarono e ne prepararono la venuta.
- Idealmente, la Chiesa non è solo la struttura gerarchica, con a capo il papa quale rappresentante di Cristo in terra, distinta in laicato e clero, e questo, a sua volta, in clero regolare e secolare, ma è anche la comunità dei fedeli, laddove essi vivono, si riuniscono, pregano insieme, anche senza clero, senza un luogo consacrato, senza liturgia, ad esempio in quei Paesi ove il cristianesimo non gode della libertà religiosa ed è costretto a tenersi nascosto, clandestino, come lo fu, del resto, e non per un breve periodo, ma per oltre due secoli, al tempo degl’imperatori romani.
È scritto infatti nel Vangelo di Matteo (18, 19-20):
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono lì in mezzo a loro.
Naturalmente, se un piccolo gruppo di cristiani, o anche due soli cristiani, si riuniscono e pregano nel nome di Gesù, lì non si trova tutta la Chiesa, ma una parte della Chiesa: la parte non è il tutto, ma non è neppure il nulla; la parte è qualche cosa. L’errore è quando la parte vuol assumere su di sé la prerogativa della totalità: come quando un certo numero di cristiani si organizzano e si denominano Noi siamo Chiesa, come se lo fossero loro soltanto. Inoltre, non basta riunirsi nel nome di Gesù: bisogna che ciò avvenga in perfetta sintonia con Lui, rinunciando ad ogni scopo terreno, a ogni finalità ulteriore e ad ogni interesse egoistico, fosse pure quello di sentirsi belli, buoni e bravi, di sentirsi ”giusti”. In tal caso non si avrebbe la Chiesa, o una cellula, un nucleo della Chiesa, bensì una sua contraffazione, una usurpazione, un abuso gravissimo. Insomma, è necessario che quei due, o tre, o più, si pongano interamente sotto la volontà di Gesù Cristo, che si affidino a Lui, che non desiderino altro da quel che Lui vuole. Infatti, non basta dire: Signore, Signore!, per essere seguaci di Cristo, come ammonisce il divino Maestro; bisogna fare la volontà del Padre suo, seguendo sino in fondo l’esempio che Egli stesso ha dato.
Ma che cosa significa “seguire l’esempio di Gesù”? Significa che bisogna lasciar morire in sé l’uomo vecchio, centrato sull’io, sulla ricerca dei piaceri e sulla volontà di scansare la sofferenza, e fare come Lui ha fatto: osservare il comandamento dell’amore, un comandamento nuovo, perché tutti si riempiono la bocca con la parola amore, ma l’amore come lo ha insegnato e praticare Gesù significa una cosa sola: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la volontà, e quindi servirlo e adorarlo, e amare il prossimo come se stessi. E per amare Dio, bisogna odiare tutto ciò che si oppone a quell’amore, a cominciare dall’amor di sé. L’amor di sé e il debito amore verso se stessi non sono la stessa cosa: l’amor di sé è egoistico e narcisista, dice sempre ”io” prima di qualunque altra cosa; il giusto amore di se stessi equivale a voler bene a noi stessi e a quella vita che ci è stata data, non perché la consideriamo come una cosa nostra, ma perché la trasformiamo in uno strumento per la nascita dell’uomo nuovo.
Chi ama se stesso più di Gesù, non sarà un buon cristiano, tanto meno un buon sacerdote. Chi ama se stesso in maniera narcisistica, usa il Vangelo per glorificare se stesso; adopera le parole di Gesù, ma solo per mettersi in mostra; usurpa l’abito sacerdotale, o religioso, per attirare l’attenzione su se stesso. Un uomo siffatto non annuncerà il Vangelo di Gesù, ma il vangelo secondo me, una sua caricatura, dove le parole di Gesù restano, ma prive di risonanza e come svuotate di significato, perché le parole di Gesù non sono un’etichetta da mettere su altri discorsi, aventi al centro sempre e solo l’uomo, ma proprio quelle che le due fonti della Scrittura e della Tradizione ci hanno tramandato, e che, insieme, costituiscono il corpus della Rivelazione cristiana. Ce ne sono anche troppi che gridano, dal pulpito, Signore, Signore!; ma non sono di Gesù, perché, se lo fossero, ciò trasparirebbe dai loro atti, e sarebbe testimoniato dalla conversione della loro vita; né si permetterebbero d’insegnare cose diverse, e a volte perfino contrarie, a quelle che Gesù ha insegnato, e che sono testimoniate dalla Scrittura e dalla Tradizione.
Oggi, purtroppo, la cosa è divenuta frequente: vi sono dei cristiani, o sedicenti tali, riuniti insieme; e con essi vi è perfino un membro del clero, un sacerdote, magari un vescovo; pregano e leggono il Vangelo, ma poi dichiarano cose contrarie al Vangelo, o s’inventano cose che nel Vangelo non vi sono, e che sono incompatibili con la dottrina di Gesù. Oppure tacciono aspetti essenziali del Vangelo, li eliminano, li espungono con il loro silenzio: per esempio, non parlano più del peccato, della vita eterna, del giudizio, dell’inferno e del paradiso; non parlano più del male, della necessità di pregare sempre, di chiedere l’aiuto di Dio contro le insidie del maligno, di ricevere la grazia ed essere preservati dalla tentazione; parlano solo di cose terrene, in se stesse anche legittime, ma senza alcuna dimensione spirituale: della giustizia, della libertà, dei diritti, dell’emancipazione, dell’integrazione, dell’accoglienza, della solidarietà, del rispetto dell’altro (peraltro, a senso unico). Non parlano più della divinità di Cristo, o vi accennano di sfuggita, come a una cosa secondaria; non parlano della Sua missione divina, della Sua resurrezione e della Sua redenzione: sembra, a sentirli, che Gesù sia stato, semplicemente, uno dei tanti predicatori, saggi e fondatori di religioni; pare che sia stato semplicemente un uomo. Ma, come dice san Paolo, se Gesù non è risorto dai morti, allora è la falsa la dottrina cristiana, e vana la speranza dei fedeli; allora, sarebbe tutto un doloroso inganno. Ma se Cristo è risorto, ciò vuol dire che non era un uomo: era il Figlio di Dio e Dio Egli stesso; era la seconda Persona della santissima Trinità.
Dunque, per fare Chiesa, per essere Chiesa, con la “c” maiuscola, ossia la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo e non una qualsiasi chiesa di un qualsiasi culto, fra i tanti che si trovano in offerta speciale nel gran supermercato della modernità consumista, non basta dire che ci si riunisce nel nome di Gesù, ma bisogna che ci sia lo Spirito di Gesù; e non uno spirito qualsiasi, uno spirito mondano, ma lo Spirito Santo, la terza Persona della santissima Trinità: il Paraclito, il Consolatore, che ispira, illumina, fortifica, protegge, sostiene, incoraggia, assiste in ogni modo i fedeli, e insegna loro, come è scritto nel Vangelo, quel che devono dire, allorché si trovano a dover parlare e a dover giustificare la loro fede. Pertanto, chi non parla secondo l’ispirazione dello Spirito Santo, non parla in nome di Dio; chi legge il Vangelo e lo “interpreta” secondo un‘altra intenzione, secondo un altro spirito, uno spirito mondano e non quello che Gesù ha promesso ai suoi discepoli, poco prima di lasciarli, durante l’Ultima Cena, costui non appartiene alla Chiesa di Cristo, ma ad un’altra chiesa. E siccome si spaccia per un membro della Chiesa di Cristo, ma non lo è, ciò significa che egli appartiene ad una neochiesa, o ad una contro-chiesa, che sta cercando di sedurre e d’ingannare i credenti, e dunque non appartiene ai figli di Dio, ma, piuttosto, ai figli del diavolo. Il diavolo, infatti, è il grande bugiardo e il gran seduttore; ribelle e omicida, seminatore di discordia, è l’antagonista dell’opera di Gesù e il nemico del progetto amorevole di Dio, mirante a far sì che tutti gli uomini possano rettamente conoscerlo, amarlo e servirlo. Ha osato tentare perfino Gesù nel deserto; da allora, ha fatto di tutto per ritardare, ostacolare, inquinare l’opera di Cristo, e non cessa mai di tentare gli uomini, di solito con l’arma prediletta dell’inganno, e facendo leva sul loro punto più fragile: l’orgoglio, l’invidia verso il Creatore.
Siamo perfettamente consapevoli di dire una cosa molto grave. Stiamo affermando che un cristiano, oggi, non ha più la sicurezza di entrare in una chiesa, e di sentirvi annunciare la Parola di Dio; di entrare a far parte di una comunità ecclesiale, e di trovarvi lo Spirito di Dio; di ascoltare la voce dei suoi pastori, e di riconoscere in essa l’autentica voce del Buon pastore, cioè di Gesù stesso. Potrebbe accadergli, e di fatto accade, d’imbattersi in una chiesa che, dietro le apparenze della Chiesa di Gesù Cristo, della Chiesa cattolica, apostolica e romana, e del suo autentico Magistero, quale si è espresso per secoli e secoli, in perfetta fedeltà e continuità con la Tradizione (perfetta fedeltà teologica, intendiamo dire; perché, sul piano morale, non si può dire altrettanto, o non sempre), è, in realtà, una cosa diversa, che dice cose diverse, e pratica una morale diversa da quella di Gesù Cristo, degli apostoli, dei santi, dei padri e dei dottori della Chiesa. È una situazione drammatica, ma non si può fingere che il problema non esista: esiste, eccome.
Da alcuni anni si assiste a scene sconcertanti: a messe che non sono più la santa Messa; a esternazioni di vescovi e cardinali che non sono in linea con il secolare Magistero della Chiesa cattolica; a prediche, atteggiamenti, modelli, che non riflettono il genuino spirito della Chiesa di Gesù, lo Spirito con la lettera maiuscola. In nome di un non meglio definito “spirito del Concilio”, i novatori si son presi la libertà di cambiare tutto, di stravolgere tutto, di avallare e presentare come cristiana una chiesa che non lo è più, e tanto meno cattolica. A sentire costoro, l’aborto e l’eutanasia sono cose che, a certe condizioni, si possono anche ammettere, o almeno capire; le unioni omosessuali e l’adozione di bambini da parte di esse, una realtà quasi normale; il divorzio è poco più che un peccato veniale, in attesa che venga derubricato a semplice debolezza umana; l’abbandono del matrimonio cristiano e la sua sostituzione con la convivenza, un passaggio necessario verso la laicità; l’accoglienza di milioni di profughi africani e asiatici, veri e soprattutto falsi, è un dovere ineludibile del buon cristiano, anche se spinto fino all’odio di sé e alla vergogna della propria identità: per esempio, essi ritengono giusto e ragionevole nascondere i simboli cristiani, a cominciare dalla croce, per non offendere la sensibilità altrui. Ebbene: nessuna di queste posizioni, nessuno di questi eventuali insegnamenti può essere legittimamente presentato come cattolico; pertanto, chi lo fa, lo sta facendo in perfetta mala fede.
È, questo, un pensiero che lascia senza fiato, che dà le vertigini. Nei duemila anni della sua storia, mai la Chiesa cattolica si era trovata in un simile frangente. Nemmeno quando era perseguitata: e non occorre andare indietro fino al’Impero Romano, basta restare nell’ambito della storia del Novecento; anzi, basta guardare al presente, alle povere Chiese cristiane della Siria e dell’Iraq, per esempio, sottoposte alla prova suprema del martirio di massa. Mai, però, vi era stata una apostasia strisciante così insidiosa, così radicale, così “tranquilla”. Stiamo assistendo alla banalizzazione dell’eresia; gli eretici non ci sono più. Sono tutti ortodossi: e chi oserebbe evocare i fantasmi del tribunale della Inquisizione? Solo che non è così: l’eresia esiste, ed è talmente ampia da coinvolgere quasi tutti gli aspetti della fede cristiana: perciò si deve parlare di apostasia. Del resto, non pochi sedicenti cristiani, membri del clero compresi, lo dicono apertamente: bisogna andare oltre le religioni, bisogna fondare il culto universale dell’umanità. Ma questa è la gnosi, di certo non è il cristianesimo. La Chiesa cattolica è infiltrata da gnostici, da vescovi e cardinali massoni, il cui scopo ultimo è abolire, di fatto, il Vangelo di Gesù. Non ci chiedano, per favore, di stare a guardare. San Paolo non rimase a guardare, quando Pietro, sbagliando, diede l’impressione che i pagani, per farsi cristiani, dovessero prima farsi giudei. Il cristiano ha un dovere essenziale: custodire la fede….Chiesa, neochiesa e contro-chiesa in tempi di apostasia strisciante
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