Papa Francesco: "Trump? Pure Hitler fu eletto..."
Ma con un accostamento ben più pesante che se un giudizio lo avesse espresso.
"Si vedrà. Vedremo ciò che fa e allora valuteremo", dice infatti il Pontefice al giornalista di El Pais che gli chiede un commento sull'elezione del tycoon a presidente degli Stati Uniti, "Nei momenti di crisi si perde la lucidità di ragionamento e questo è stato sempre per me un riferimento da tenere a mente. Cerchiamo un salvatore che ci ridia una identità e la difendiamo con ogni mezzo, muri o qualsiasi mezzo dagli altri popoli, per timore che inquinino la nostra identità e la danneggino. E questo è grave".
E il riferimento viene spiegato con un esempio calzante: la Germania nazista. "Una Germania distrutta che vuole rialzarsi, che cerca una identità, un leader, qualcuno che le restituisca l'identità e si affida a un giovanotto che assicura poterlo fare, Hitler", spiega Bergoglio, "E tutti lo votano. Di fatti fu una elezione democratica, non una imposizione. Il popolo lo votò e lui lo portò alla distruzione. Questo è il pericolo che si può correre ancora oggi".
"Il Papa dice tante cose, Hitler è stato sepolto dalla storia, io penso sia stato frainteso", commenta però Matteo Salvini, "Se mi danno del populista sono contento perché vuol dire che parlo al popolo, ma io penso che il Pontefice sia stato frainteso".
Chiara Sarra - Dom, 22/01/2017
Godiamoci quel che Trump ci dà. Perché sappiamo cosa non darà.
E’ stato già impagabile sentire il sibilo con cui Marco Taradash, soffocando di rabbia, commentava il discorso di Trump: “…Fascista…”. Ma ilpiù articolato nell’esprimere la rabbia della setta è Charles Krauthammer, il principale commentatore J del Washington Post: un fanatico di tutte le guerre che i precedenti presidenti americani hanno fatto per il (presunto) bene di Sion. Questo super-Israel First ha colto nello slogan trumpiano “America First” il nome “del partito isolazionista degli anni ’30 che si batté per tener gli Usa fuori dalla seconda guerra mondiale, guidato da Charles Lindberg , che fu smantellato una settimana dopo Pearl Harbor”.
Già. Charles Lindberg (1902-1974), il popolarissimo trasvolatore atlantico, fondò nel 1940 un movimento per contrastare la politica interventista di Roosevelt: si chiamava ‘America First Committee . “In ottobre Lindbergh, a Yale, parlò a tremila persone chiedendo che l’America riconoscesse “le nuove potenze europee” [Germania e Italia] e dichiarando che “la razza ebraica” era tra coloro che con più forza ed efficacia spingevano gli Stati Uniti, “per ragioni che non sono americane“, verso l’intervento nella guerra” (Wikipedia )
Krauthammer ha colto un’allusione sgradevole nella frase di Trump: “…essi ci hanno derubato, la nostra corrotta classe dirigente ha preso il denaro della classe media e l’ha sparsa in giro per il mondo”. Commenta Kraut: “Per molti nel mondo, specie i britannici, è una frase che lascia un’eco risonante; essa dice a loro e al mondo libero, per la prima volta dai tempi di Truman e Eisenhower: ‘Noi abbiamo costruito un mondo in cui abbiamo dato moltissimo a voi, economicamente, militarmente, eccetera. Questo gioco è finito, ora siete per conto vostro”.
Schiumano di rabbia
Non sono i britannici quelli per cui si preoccupa Krauthammer, il vociferante portavoce della nota lobby. Trump ha detto “agli alleati”; da adesso siete “per conto vostro”…”E chi è più ‘miglior alleato’ che Israele?”, mi dice l’amico americano: “E’ chiaro di chi si preoccupa l’Israel-First”. E spiega: “La lobby sionista a Washington è, in realtà, il Partito Imperialista (‘Saccheggiare il mondo”) e il Partito “Saccheggia l’America” mascherato da difensori di Israele. E nonostante tutta la sua retorica filo-israeliana, Trump è uno dei pochissimi presidenti (da Eisenhower almeno) che non deve niente alla nota lobby. Non denaro (l’hanno dato ad Hillary). Non appoggio politico (il grosso del voto ebraico è andato a Hillary, e Israele ha puntato su di lei). Oggi i due uomini più potenti del mondo, Trump e Putin, sono entrambi quasi-indipendenti, e (speriamo) dediti al benessere dei loro popoli. Immagina dove ciò lascia i cultori del Regno Immaginario di Israele”.
“Se la fanno sotto nelle capitali straniere”, ha poi aggiunto Kraut parlando alla Fox News. Specialmente in una? “Il trucco di Pearl Harbor (che liquidò il movimento di Lindberg) l’hanno già provato, purtroppo per loro”, ridacchia l’amico americano. Hanno anche fatto l’11 Settembre, non sarà facile ripetere il false flag senza un presidente complice. Inoltre, un altro commentatore ha notato: “Quel discorso non ha niente a che vedere con quel che dicono i repubblicani. Poteva essere il discorso di un Bernie Sanders presidente. Non c’è differenza tra loro”. Bernie Sanders era presente all’inauguration, non si è unito al boicottaggio del democratici. Ombre di socialismo nazionale.
Secondo Snopes, dal sito web della Casa Bianca sono già stati rimosse alcune parole: “Climate Change” e “LGBT”. Altri siti attribuiscono a Trump la prima decisione (“da domenica”): togliere i fondi pubblici a Planned Parenthood, l’organizzazione promotrice dell’aborto legale, che si è scoperto fare spaccio e commercio degli organi dei feti.
Sia vero o no, godiamoci questi momenti, perché poi l’altra realtà si impone:
“BETLEMME – 2700 nuove unità coloniali israeliane sono state approvate venerdì mattina nella colonia illegale di Gush Etzion, poche ore prima della cerimonia di insediamento di Trump.
Le bandiere USA sono state innalzate in tutta la colonia per festeggiare l’insediamento e la presidenza di Donald Trump.
Le unità abitative appena approvate erano state bloccate a causa delle critiche internazionali circa le attività coloniali degli ultimi tre anni.
Tuttavia, le autorità israeliane hanno deciso di accelerare le costruzioni dopo l’elezione di Trump. Nel frattempo, a quanto riportato, gruppi di coloni israeliani hanno ricevuto l’invito a prendere parte alla cerimonia di insediamento di Trump.” (Pars Today).
Le bandiere USA sono state innalzate in tutta la colonia per festeggiare l’insediamento e la presidenza di Donald Trump.
Le unità abitative appena approvate erano state bloccate a causa delle critiche internazionali circa le attività coloniali degli ultimi tre anni.
Tuttavia, le autorità israeliane hanno deciso di accelerare le costruzioni dopo l’elezione di Trump. Nel frattempo, a quanto riportato, gruppi di coloni israeliani hanno ricevuto l’invito a prendere parte alla cerimonia di insediamento di Trump.” (Pars Today).
Ci sono cose che Trump non farà, per ovvi limiti culturali e antropologici. Fra queste, la messa in disciplina della finanza speculativa: è evidente, ha riempito i posti-chiave della sua Amministrazione di gente di Goldman Sachs. Dei responsabili cioè di quella disparità sociale intollerabile, che ha portato milioni di americani “perdenti della globalizzazione” a votare per Donald. Forse anche se volesse, se capisse, non saprebbe come fare.
L’invincibile potere occulto dei plutocrati
Il punto difficile da capire è che “Goldman Sachs” (e complici transnazionali) si sono impossessati delle banche centrali. Si osservi questa tabella:
Qui si vede che la crescita delle “riserve cartacee” è esponenziale: segno sempre di una patologia (le cellule cancerose crescono a ritmo esponenziale).
Le riserve internazionali delle banche centrali sono costituite, tradizionalmente, da buoni del Tesoro, titoli di debito dello Stato: la banca centrale crea moneta di cui lo stato ha bisogno indebitando lo Stato. Ma dalla crisi del 2008, per far continuare il gioco dei “mercati” (il casinò), hanno fatto politiche accomodanti, “stampato” denaro, “quantitative easing”, lo si chiami come si vuole. Tradotto: le banche centrali non si sono solo riempite di titoli di debito pubblico; hanno anche comprato obbligazioni e azioni di grandi aziende private, banche e non solo. Per fornire loro liquidità illimitata.
Di fatto, i giganti privati si sono visti scendere dal cielo (della BCE, della Federal Reserve) una manna di denaro a prestito sì, ma a tasso zero o addirittura sottozero; una massa di denaro con cui hanno arraffato, delocalizzato, “acquistato” imprese concorrenti ed azioni proprie, saccheggiato il saccheggiabile , a interessi zero. WE’ esattamente per questo che dal 2008, dalla crisi dei subprime, mentre le popolazioni lavoratrici occidentali scendevano nella depressione economica perdendo salari e status sociale, i ricchi diventavano sempre più ricchi. Come ha scoperto recentemente (o meraviglia!) Oxfam.
I banchieri centrali non si sono limitati a finanziare i debiti pubblici (e l’hanno fatto con avarizia, imponendo condizioni e intimidazioni, facendo pagare interessi comunque alti); hanno partecipato attivamente, prestando a tasso zero e senza limiti, a far arricchire le multinazionali “preferite” – essenzialmente le banche d’affari, le hi-tech, le telecomunicazioni “avanzate”. Il che è logico, dato che la banche centrali non sono pubbliche ma private, e appartengono al collettivo di azionisti ” Goldman Sachs & Compari” che chiamiamo”finanza internazionale”. Non operano per lo stato (Quale?) ma per i loro azionisti. Gli speculatori. Detti anche “i mercati internazionali” finanziari a cui noi dobbiamo chiedere prestiti col cappello in mano, subendo il loro giudizio e il loro rating. Ma il rating di Apple è altissimo…
Trump non può capirlo. Se lo capisse, avrebbe contro i suoi ministri Goldman Sachs. Dunque probabilmente non saprà dare al suo elettorato quello che gli ha promesso.
Trump non può capirlo. Se lo capisse, avrebbe contro i suoi ministri Goldman Sachs. Dunque probabilmente non saprà dare al suo elettorato quello che gli ha promesso.
Il “loro” presidente già scalda i muscoli
I suoi nemici hanno già in riserva un successore secondo il loro cuore. Un miliardario della fuffa: Mark Zuckerberg (j) inventore di Facebook, la cui ricchezza è totalmente dovuta al meccanismo occultato di cui sopra. E’ già cominciata la sua promozione “Mark Zuckerberg occhieggia alla Casa Bianca?”, si domanda Newsweek. “Zuckerberg sarà il prossimo presidente?”, s’interroga Vanity Fair. “E’ uno che certo può presentarsi alla elezione presidenziale”, lo incoraggia Wired. Insomma i media l’hanno già adottato e gli preparano il terreno. Intanto, Mark il genietto ha già assunto nella sua “fondazione caritativa” (sic: come Bill Gates) David Plouffe, che è stato il responsabile della campagna presidenziale di Obama nel 2008: perché è chiaro, sarà un candidato presidente “democratico”, mica alla Lindbergh. Sarà salutato dalle sinistre del mondo come il salvatore dall’isolazionismo, protezionismo e populismo di Trump.
Intanto si sta facendo la mano nello stile presidenziale preferito dalla finanza: ha comprato una mega proprietà (700 acri) sul mare per le sue vacanze alle Hawaii, per 100 milioni di dollari, e sta “intentando cause a raffica contro gli abitanti dell’isola che hanno un diritto ancestrale sulle particelle di terreno”.
“Secondo una norma locale del 1850 – spiega Swissinfo – chiunque nell’isola abbia avuto antenati che possedevano anche minimi pezzi di terreno ne è proprietario ancora oggi. Anche senza documenti legali che lo provino. Zuckerberg sta quindi lanciando le cause affinché le famiglie kuelane che possiedono parcelle del suo terreno le vendano all’asta al miglior offerente. Lui stesso”.
Promemoria per El Papa: i nazionalisti fanno la pace. Le democrazie, le guerre.
Fra i commenti dei global-progressisti ostili a Donald Trump, non poteva mancare questo: “E’ un nazionalista. E i nazionalismi, prima o poi, sono destinati a farsi la guerra”: così Timothy Garton Ash, maitre a penser del Guardian, gran difensore di Israele. Immediatamente seguito sulla stessa linea da “El Papa” il quale, nel suo modo obliquo, ha subito avvicinato Trump a Hitler: «Per me l’esempio più tipico del populismo, nel senso europeo, è il 33 tedesco» ha detto Papa Francesco. «La Germania distrutta cerca di alzarsi, cerca la sua identità, cerca un leader che gliela restituisca, c’è un giovane che si chiama Hitler e dice `io posso´. Hitler non rubò il potere, fu votato dal suo popolo”.
Questo mito – che siano i populismi e nazionalismi a fare le guerre – è assolutamente centrale nell’ideologia globalista, ed ha giustificato l’assoggettamento dei popoli europei a tecnocrazie sovrannazionali nella UE; già Jean Monnet fu inviato dai banchieri d’affari americani in Europa distrutta con il compito di distribuire i fondi del piano Marshall e le istruzioni di darli in solo in contropartita di cessioni della sovranità nazionale. Un cammino che, per azioni sistematicamente “nell’ombra”, antidemocratiche, , ha portato alla UE, al mostro che oggi si rivela “Prigione dei Popoli”: vizio originale, perché il progetto di “togliere sovranità” significava “neutralizzare” la volontà popolare, sostituire la democrazia con tecnocrazie ritenute “neutre” perché “apatridi” , castrare i popoli, ritenuti taurini, pieni di testosterone, e perciò bellicosi. Contro queste forze si oppose De Gaulle, quando propose – contro l’Europeismo tecnocratico, la “Europa delle patrie”: patrie fraterne, nella pienezza delle rispettive sovranità, unite nel difendere anche lo spazio ecnomico comune (Fortezza Europa) contro la concorrenza e il dumping.
“El Papa” non ha sentito – e questa sordità conferma il carattere ideologico, militante global, di tutto ciò che dice Bergoglio – che Trump ha detto la sua intenzione di cessare le guerre ed aggressioni imperialiste scatenate dalla due amministrazioni, nei precedenti 16 anni di Bush jr e Obama; non continuarle, ma smetterle: ascoltato, Bergoglio? O ha bisogno dell’apparecchio acustico?
Trump il nazionalista ha avuto espressioni di amicizia – amicizia, capito? – verso le nazioni del mondo. “Noi – ha detto – cercheremo amicizia e benvolere con le nazioni del mondo – lo faremo con l’intesa che è nel diritto di tutte le nazioni di mettere il loro interesse al primo posto”.
Sapete cosa annuncia questo, almeno nelle intenzioni? Il ritorno all’ordine di Westfalia (1648): quel riconoscimento reciproco della sovranità degli stati, e amicizia basata sulla non-ingerenza negli affari interno, che garantì in Europa 150 anni di pace (Jus Publicum Aeuropaeum) e fu rotta dall’imperialismo giacobino, con Napoleone scatenato a “liberare” i popoli dai regimi “reazionari e oscurantisti”, beninteso saccheggiandoli a man bassa.
L’ordine di Westfalia è stato apertamente rigettato da Bush jr. nel 2002 (e col pretesto dell’11 Settembre) quando ha pubblicato la sua “dottrina di Sicurezza Nazionale, che proclamava il diritto americano di lanciare guerre preventive contro qualsiasi nazionale, per “espandere la democrazia e libertà nelle nazioni del mondo”. Ciò significava non riconoscere alle altre nazioni lo status di soggetti di diritto; tutti gli stati erano aggredibili, ad arbitraria volontà americana.
Usa: 223 guerre in 240 anni
Naturalmente, ciò non vuol dire che Trump sappia del trattato di Westfalia e nemmeno che la sua promessa di non aggredire altre nazioni sarà mantenuta. Ma ciò perché l’America, che è “la più grande democrazia” (e dunque la più giacobina), ha sferrato, quasi sempre sotto falsi pretesti, 223 guerre nei 240 anni della sua esistenza (qui per la lista: http://informare.over-blog.it/2015/02/gli-stati-uniti-sono-stati-in-guerra-222-anni-su-239-che-esistono-come-stato.html )
Dalla fondazione nel 1776 gli Stati Uniti sono stati in guerra nel 93 per cento del tempo; non sono mai stati un decennio senza scatenarne una. “ L’unica volta che gli Stati Uniti sono rimasti 5 anni senza guerra (1935-1940) è stato durante il periodo isolazionista della Grande Depressione”.
Guarda che caso: fu quando l’isolazionismo, ossia il nazionalismo, erano forti, che essi hanno conosciuto un po’ di pace. Il motto dei nazionalisti, era lo stesso di Trump oggi: “America first”.
Dopotutto, se El Papa non avesse la vista otturata dagli occhiali ideologici e la mente intossicata dai pregiudizi del giacobinismo (massonico?), avrebbe visto che Trump già 1) ha tagliato l’erba sotto i piedi del fondamentalismo terrorista, che Obama ha nutrito e armato coi sauditi; 2) praticamente contribuito a cessare lo strazio bellico destabilizzante in Siria; 3) ha teso la mano amica a Vladimir Putin, scongiurando una guerra fra superpotenze atomiche che Obama ha avvicinato con tante provocazioni, sperando di rendere irreversibile la china bellica; e ciò perché l’America di Hillary credeva di poter “sferrare il primo colpo nucleare” e vincere. A loro andava avvicinato Hitler.
Un vero Pontefice dovrebbe rallegrarsi, se fosse un uomo di pace e non un falso Papa giacobino, di questi atti di pace di Donald Trump. Della sua intenzione di “formare nuove alleanze “ per unire “il mondo civilizzato contro il terrorismo islamico radicale, che eradicheremo completamente dalla faccia della Terra”: frase in cui si legge la volontà di allearsi con la Russia, con grande allarme degli imperialisti massonici.
Fraternità nazionaliste: il precedente storico
Trump è nazionalista; Putin è nazionalista; come può essere che due nazionalisti vanno d’accordo invece di scontrarsi in guerra? Secondo la dottrina ripetuta da Garton Ash (j?) e da Bergoglio, ma anche dai neocon, le nazioni”goy” sono portate a farsi continuamente guerre, e quindi vanno evirate dalla loro identità nazionale onde, come placidi buoi, lavorino per gli eletti.
Questi padroni del discorso hanno avuto cura di cancellare dalla memoria storica la scandalosa verità dell’Europa anni 30: la fraternità fra nazionalismi. Nazionalismi duri: dittature fasciste in Germania e Italia, regimi nazionalisti autoritari dal Portogallo alla Spagna, dalla Grecia alla Jugoslavia, dall’Ungheria alla Bulgaria alla Romania, dalla Polonia (Pilsudski) ai paesi baltici, fino alla Turchia.
Tutti portati al potere dai popoli contro gli Establishment a causa della grande depressione del 1939 che gli Establishment (comitati di affari) non avevano voluto o saputo curare con l’ortodossia finanziaria; tutti col loro “duce” in uniforme, tutti con la loro retorica militare, i loro protezionismi…
Si sono forse avventati l’uno contro l’altro? Sbudellati in guerre? Tutto il contrario: avevano rapporti fraterni, scambi culturali reciproci, stima e amicizia. Di più: l’Italia del nazionalista Mussolini fu il primo stato europeo a riconoscere de jure l’Unione Sovietica di Stalin, con scambio di ambasciatori; e ciò nel 1924, appena preso al potere, ancor caldo della lotta contro i comunisti in patria! L’ordine di Westfalia, era quel che difese.
Infatti, fu ancora il duce che ritardò di 4 anni l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al Reich; quando i nazi austriaci assassinarono il cancelliere austriaco Dollfuss nel 1934, mandò le famose quattro divisioni al Brennero: un atto di audacia solitaria, perché”le democrazie” (Francia, Regno Unito) rifiutarono di impegnarsi per l’indipendenza austriaca, esplicitamente, nella conferenza di Stresa del ’35. Era ancora una volta l’ordine di Westfalia che difese. Hitler, che aveva per lui ammirazione, di un fratello minore, rimandò il progetto. Lo rifece nel 1938; le “democrazie”, con la sanzioni per l’Etiopia, avevano tra le braccia di Hitler Mussolini, che diventato succubo della “potenza” germanica. Fu infatti il regime tedesco a costituire un’anomalia nella fraternità fra nazionalismi che s’era stabilita, come oggi la Germania è l’anomalia politica della UE: allora fu il razzismo come dottrina politica (paradossale carattere giudaico dell’hitlerismo) il verme “impolitico” che rose quella fraternità (Hitler invase la Polonia autoritaria), oggi è, sotto altre forme, sempre rifiuto di solidarietà a chi non è “dei loro”, provinciale incapacità di “chiamare popoli diversi” a fare qualcosa di grande assieme.
E’ chiaro che, se come conseguenza della vittoria del “nazionalista” Trump, francesi, italiani, olandesi, tedeschi
riescono a liberarsi dei loro establishment e si danno governo “nazionalisti”, possono andare benissimo d’accordo con Usa e Russia, e ripetere l’esperimento della fraternità fra nazioni sovrane.
Forse, dopo tutto, non è un caso che “Francesco” ha scelto proprio questo passaggio storico per far stampare dal Vaticano un francobollo in onore di Lutero: figura che incarna l’ostilità e incomprensione radicale della foresta germanica a “Roma”, e alla sua civiltà universale. Ora lo vediamo – questo Papa che ha leccato dittatori come Fidel e si confrica con la dittatura cinese – unito alla Merkel, a Juncker; alla Cia e al Pizzagate Club; alle femministe, a “Madonna” e ai neocon, ai nichilisti black bloc e ai LGBT nella loro “lotte” contro “il dittatore” per “il gender”. Come ha notato la giornalista Katie Hopkins a proposito della manifestazione monstre delle “donne” a Washington, “avere la vagina è un fatto biologico, non un tema politico”. Che è un modo di dire con humor la stessa cosa: anche la razza, come la vagina, o avere voglie finocchie, o trans, non è un tema politico.. e chi lo impone in politica, fa perdere di vista il “nemico principale” (il nemico della giustizia sociale) – e in definitiva, fa sempre il gioco dei comitati d’affari e del capitale.
Due guerre incombenti
Non si può concludere senza evocare i due rischi di guerra che possono annullare le speranze create da Trump.
John Kerry a Davos ha profetizzato che l’Amministrazione Trump durerà “uno, due anni”.
Il capo della Cia uscente, John Brennan, ha ancora una volta attaccato verbalmente il presidente; un segno inaudito di rivolta, che fa’ dire a Paul Craig Roberts: attenzione, “Russia, Cina, Iran, Venezuela, Equador, tutti gli altri paesi da colpire sulla lista della Cia devono capire che l’insediamento di Trump dà una protezione insufficiente. La Cia è un’organizzazione mondiale. I suoi fiorenti affari generano rendite indipendenti dal bilancio Usa. Questa organizzazione è capace di lanciare operazioni senza il consenso del presidente, e neanche del proprio direttore. La Cia ha avuto 70 per trincerarsi. Non se ne è andata”.
Trump’s Declaration of War Paul Craig Roberts President Trump’s brief inaugural speech was a declaration of war against the entirety of the American Ruling Establishment. All of it. Trump made it abundantly clear that Americans’ enemies are right here at home: globalists, neoliberal economists, neoconservatives and other unilateralists accustomed to imposing the US on the … Continue readingTrump’s Declaration of War
L’altro rischio di guerra sta nella telefonata che Trump sta per fare a Netanyahu, con la prima mossa per trasferire l’ambasciata a Gerusalemme. Netanyahu, esultante, ha twittato quel che conta di dirgli: “Fermare la minacia iraniana, e la minaccia consistente nel cattivo accordo nucleare con l’Iran, continua ad essere lo scopo supremo di Israele.
(Stopping the Iranian threat, and the threat reflected in the bad nuclear agreement with Iran, continues to be a supreme goal of Israel)
Qui c’è il tallone di achille di Trump: non il suo nazionalismo ma il suo filo giudaismo, il suo genero Jared. Tutti i precedenti 16 anni di guerre americane sono stati voluti dalla ideologia messianica dei neocon. Lui è ignorante degli aspetti apocalittici cui darà luogo dichiarare Gerusalemme capitale dello stato ebraico. I fanatici ne sono ben consci: sarà l’asservimento dell’umanità, secondo la profezia di Geremia (3:17) “Allora Gerusalemme sarà chiamata “il trono dell’Eterno”; tutti i goy si raduneranno a Gerusalemme nel nome dell’Eterno, e non cammineranno più secondo la caparbietà del loro cuore malvagio”.
Bergoglio vuole apparire buono e non giudica solo chi la pensa esattamente come lui....da qui si capisce che in tutto quello di cui non ha fatto/re commento è d'accordo:aborto ,nozze gay etc,infatti ammira Bonino,Scalfari e Pannella...pretti sposati....Signore ti supplico non lasciarci in balia del male....soccorici presto non tardare!Amen!
RispondiEliminaUela Francesco Badoglio! E chi sei tu per giudicare, come dici tu stesso?
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