LA STRANA CHIESA DI FRANCESCO
Roma si è svegliata tappezzata da decine e decine di manifesti critici dell'operato di papa Bergoglio ma quasi tutti i giornalisti si sono ben guardati dall’entrare nel merito dei fatti contestati al pontefice “misericordioso”
di Francesco Lamendola
Roma, stamattina, si è svegliata tappezzata da decine e decine di manifesti che raffigurano papa Francesco con un’espressione quanto mai truce, e una scritta che recita, parzialmente in romanesco: A France’, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali… ma n’do sta la tua misericordia?
I riferimenti sono precisi: il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata e dell’Ordine di Malta; la condanna di padre Manelli, il fondatore dei primi, ad una specie di reclusione medievale, con l’ordine di non parlare ad anima viva, e le dimissioni forzate del Gran Maestro Festing, del secondo, per colpire indirettamente il suo alto patrono, cardinale Burke, uno dei quattro cardinali “ribelli” (o giudicati tali solo per aver espresso dei dubia sulla Amoris laetitia). Non ci sono firme, né simboli o altre indicazioni che permettano di risalire agli autori.
Assai malvolentieri, i mass media hanno dato la notizia, ma, non potendo negare la verità dei fatti, si sono comunque industriati, da bravi servi pieni di zelo, a mettere in cattiva luce l’iniziativa e ad offrire piena e incondizionata solidarietà nei confronti del Santo Padre, progressista e modernista. Invero, è stata un vera corsa al lealismo filo-bergogliano e alla denigrazione dei suoi pochi critici: anche sulle reti Rai, i commenti uniti alla notizia, per bocca di giornalisti che noi, teoricamente, paghiamo affinché ci diamo i fatti e si tengano per sé le loro opinioni, sono stati un campionario di adulazione, servilismo e unanimismo politically correct.
Oltre a far notare, con ironia che avrebbe voluto essere pungente, ma era solo miseramente scontata e banale, la mancanza di “coraggio” di chi non ha osato firmarsi (ma si è visto quanta tolleranza esista, in Vaticano, con questo papa, verso chi esprime opinioni anche solo indirettamente distanti dalle sue: la condanna del domenicano padre Cavalcoli valga per tutti), quasi all’unanimità si sono sbizzarriti nello scoccare frecciate al curaro contro i “tradizionalisti”, probabili autori o mandanti del misfatto, quasi che si stesse parlando di una qualche tribù di cannibali della Nuova Guinea o di barbari seminomadi delle lande iperboree, e non, invece, come in effetti è, di puri e semplici cattolici, di veri e autentici cattolici. Costoro fanno adesso la figura degli ultimi Moicani, ma in senso decisamente negativo, solo perché la contro-chiesa modernista e progressista, negli ultimi anni, si è spinta talmente avanti nella sua apostasia, da far sembrare anacronistici, grotteschi e pericolosi quanti desiderano, puramente e semplicemente, restare fedeli al Vangelo e alla Chiesa di sempre, quella fondata da Gesù Cristo e custodita fedelmente, nell’arco di due millenni, dai suoi pastori e dai suoi fedeli, spesso con il sangue dei martiri (e anche di questi tempi, anzi, soprattutto di questi tempi; benché i fans di Bergoglio non sembrino essersene minimamente accorti, tutti presi come sono dall’incensamento di giudei, islamici, buddisti, luterani, calvinisti, atei, massoni e gnostici di vario genere). Davvero, non si saprebbe a chi assegnare il primo premio per la piaggeria e l’untuosità maramaldesca, fra codesti pennivendoli e lacchè, pagati, ripetiamo, dal contribuente, e che si servono delle loro posizioni per innaffiare il pubblico con copiosissime razioni di minestra precotta in perfetto stille Boldrini & Fedeli, cioè debitamente progressista, femminista, immigrazionista, etcetera. Sarebbe simpatico se venisse istituito un tale riconoscimento, anche se scatenerebbe, senza dubbio, una lotta all’ultimo sangue per aggiudicarselo: nel Paese che paga lo stipendio a una giornalista come Giovanna Botteri, perché ci passi, dagli Stati Uniti, le veline preconfezionate dalla C.I.A. e metta nella peggior luce possibile un presidente americano che è stato appena eletto, democraticamente, dal suo popolo, nulla potrebbe ormai stupire e nessuna improntitudine potrebbe più scandalizzare.
Nel caso dei manifesti anti Bergoglio, tutti i giornalisti si son guardati bene dall’entrare nel merito dei fatti contestati al pontefice “misericordioso”; e questo perché, nonostante la ferrea censura preventiva di quasi tutti i mezzi d’informazione, è ormai di dominio pubblico la circostanza che proprio questo pontefice, che ha sempre in bocca la misericordia (preferibilmente, o esclusivamente, verso i non cattolici o verso gli anticattolici; ma questo si vede che è un dettaglio irrilevante), si sta comportando, verso i suoi oppositori, con una durezza e con un autoritarismo da caudillo sudamericano, quali nessun papa prima di lui, nell’arco di svariati secoli, aveva mai mostrato. Che papa Francesco sia pieno di amore e di letizia quando si tratta di andare incontro ai divorziati risposati, ai sodomiti impenitenti, agli estremisti islamici che sgozzano i preti in chiesa, e ai fratelli maggiori giudei, i cui antenati non misero a morte Gesù Cristo – una vile calunnia perché, come tutti sanno, Gesù è morto di raffreddore e non sulla croce - ma che mostri pochissimo amore e nessuna letizia quando deve bastonare, umiliare, reprimere e disprezzare quanti non si muovono in sintonia con la sua idea di chiesa, è ormai il segreto di Pulcinella, di cui anche i più distratti, e perfino i suoi ammiratori in buona fede, se ce ne sono, devono fare i conti, perché è impossibile non lasciar trapelare almeno qualche spiffero dalle stanze vaticane, ove, dal 2013, regna un clima di intimidazione e di paura. Del resto, perché bisognerebbe darsene pensiero? A vivere nel terrore sono quei miseri, fastidiosi, inutili cattolici che ancora credono, o s’illudono, che la Chiesa cattolica sia la depositaria e la custode della Rivelazione di Cristo, ossia dell’unica Verità in mezzo al caos del relativismo imperante; e che si ostinano a pensare, poveri sciocchi, che la morale cattolica debba esistere, che debba contraddistinguere il vero cristiano, e che debba ispirarsi alla coerenza con la perenne dottrina che Scrittura e Tradizione hanno tramandato lungo duemila anni di storia. Patetici, vero? Non hanno capito in quale mondo nuovo e meraviglioso sta traghettando la neochiesa modernista il papa Francesco; hanno chiuso i loro occhi e i loro orecchi alla misericordia, alla letizia e all’amore, per ascoltare solo le voci banali di Cristo, di Maria, dei Santi e dei Padri della Chiesa. Si potrebbe cadere in un più cupo abisso di perdizione?
Il fatto, però, rimane; e contra factum non valet argumentum. Il papa misericordioso è pieno di rancore, è vendicativo, spietato, implacabile verso quanti lo ostacolano, verso quanti rallentano la marcia trionfale della neochiesa modernista e progressista verso le magnifiche sorti e progressive del grande abbraccio con il mondo moderno: il grande abbraccio sincretistico, protestantizzante, gnostico-massonico; il grande abbraccio con i veri campioni della fede: Marco Pannella (riposi in pace la sua anima), Emma Bonino ed Eugenio Scalfari; e con quegli altri degni campioni di Cristo, intrepidi e misconosciuti dai cattolici, Lutero, Zwingli, Calvino, i quali, cinquecento anni fa, sottrassero mezza Europa dalla vergognosa oppressione di una Chiesa simoniaca e concubinaria, innalzando gioiosamente il vessillo della libera interpretazione delle Scritture (e della negazione del libero arbitrio; ma questo è un alto dettaglio del tutto irrilevante). Meglio tardi che mai, finalmente la chiesa di Francesco si è decisa a rendere i dovuti onori a questi campioni di civiltà, di umanità e di libertà; a questi nobilissimi rappresentanti della libertà di pensiero e dell’autentico amore per il prossimo (leggi: divorzio, aborto, eutanasia, unioni di fatto, matrimoni omosessuali con relative adozioni di bambini e altre forme di procacciamento, compreso l’utero in affitto; e droga libera per tutti). Eh, sì, cosa volete farci: i cattolici “tradizionalisti” sono proprio una stranissima congrega di ottusi negatori del progresso, e si può ben capire come mai, nei loro confronti, anche un sant’uomo come papa Francesco si veda costretto ad usare delle maniere, come dire, un pochin forti: quando ce vò, ce vò (Trilussa docet, amen e così sia).
Il fatto è che tutto nasce da un malinteso e da una ipersensibilità dell’apparato olfattivo di certe persone. Il malinteso è non aver capito quanto sia bene intenzionato, anzi, quanto sia ottimamente intenzionato questo papa, che è stato eletto quasi controvoglia, in sordina, ma che, nella sua infinita modestia, tutto si aspettava, tranne che di essere catapultato sul soglio di san Pietro, al quale non aveva mai rivolto il benché minimo pensiero. Con la sua valigetta ventiquattr’ore sempre in mano (vedete come sono umile e modesto? non voglio neppure un portaborse), riluttante perfino a dire un Sia lodato Gesù Cristo alla folla che lo acclamava, a Roma, quando si è affacciato dal balcone in Piazza san Pietro (vedete come sono laico, pluralista e rispettoso delle altrui opinioni?), e a chiamare se stesso “papa”, preferendo il più modesto titolo di “vescovo di Roma”, egli sin dal primo giorno, sin dal primo istante, ha mostrato una semplicità, una mitezza, una umiltà veramente esemplari, veramente francescane: non per nulla lui, gesuita (e quindi, teoricamente, non eleggibile), è stato il primo papa nella storia ad assumere il nome di Francesco, come il Poverello di Assisi, affinché tutti sapessero come erano evangeliche le sue aspirazioni, e come misericordioso il suo animo. E quando, a Lampedusa, ha gridato quel Vergogna!, non si sa bene contro chi, forse contro l’egoismo degli Italiani che si limitano a soccorrere in mare gl’immigrati clandestini, invece di offrire loro un servizio taxi più civile e completo, attraccando direttamente ai porti d’imbarco della Libia, tutti hanno potuto capire quanto fosse grande la sua misericordia, il suo senso di ospitalità e di accoglienza, la sua solidarietà con i poveri e con gli ultimi. E quando, poi, a Lesbo, ha fatto il bel gesto di caricare sul suo aereo una dozzina d’immigrati clandestini - rigorosamente islamici, si capisce, lui è mica papa per fare il bene dei cattolici, questa gretta mentalità da sacrestia la lascia ai duecentosessantacinque papi che l’hanno preceduto -, tutti hanno avuto la conferma che sta facendo sul serio, che non scherza, che alle parole fa seguire i fatti.
È pur vero che, a Roma e fuori Roma, il patrimonio della Chiesa continua a crescere, e gl’immobili e le proprietà che le vengono lasciate attraverso testamenti e donazioni, non fanno che aumentare, raggiungendo proporzioni imponenti; ma perché bisognerebbe ospitarvi tutti questi poveri fratelli stranieri, quando c’è lo Stato italiano che può farlo, anzi, che deve farlo, perché, se non lo facesse, incorrerebbe nei fulmini che il papa misericordioso ha cominciato a scagliare contro Donald Trump ancora prima che venisse eletto presidente degli Stati Uniti, quando era un semplice candidato e la battaglia elettorale era in pieno svolgimento? Ma da noi non c’è pericolo, da noi ci sono Mattarella, Renzi, Gentiloni, la signora Boldrini e la signora Kyenge, la signorina Boschi e la signorina Moretti, belle, brave e intelligenti (parole loro), pieni di zelo e di solidarietà per gli ultimi, anche se un po’ distratti quando gli ultimi sono i pensionati italiani da 300 euro al mese; ma che volete farci, così è la vita, non si può esser pietosi dappertutto, bisogna pur fare delle scelte, e le scelte, da noi, si fanno secondo le indicazioni della neochiesa modernista e progressista: prima gli stranieri, poi (forse, e se proprio è indispensabile) gli Italiani. Da noi ci sono i Galantino e i Cipolla, tutti bravi monsignori che sarebbero pronti a togliere i Crocifissi e a nascondere i presepi, per non offendere o disturbare gli amici islamici e i fratelli atei; e pazienza se, nel mezzo, ci scappa anche qualche don Andra Contin, qualche porcello vestito da prete che, nel caos imperante, crede di potersi concedere qualunque gozzoviglia, qualunque perversione, sfruttando l’abito da sacerdote e impazzando fra un’orgia e un amplesso sadomaso, alla faccia delle anime dei parrocchiani. I quali, peraltro, dicono di averlo sempre apprezzato come parroco, perché questa, evidentemente, è la doppia morale ora imperante nella neochiesa: vizi privati e pubbliche virtù. Ma forse ai vescovi come monsignor Cipolla, che sapeva la storiaccia e non ha fatto niente, dovrebbe rimordere almeno un poco la coscienza: al vescovo voluto in quella sede personalmente da papa Francesco, perché bergogliano di ferro, nonché ex prete di strada, come ama definirsi; oppure no? Oppure lo scandalo è solo quello che ha dato padre Cavalcoli, per aver detto ciò che sempre ha sostenuto la sana teologia cattolica: e cioè che Dio manda le prove agli uomini per farli ravvedere, per farli riflettere, per richiamarli a sé, quando si allontanano un po’ troppo?
Strana chiesa davvero, quella di papa Francesco. Con i musulmani a messa, a pregare il loro dio accanto ai cattolici, ai quali hanno appena sgozzato un prete; e con i teologi sospesi a divinis per aver detto ciò che la vera Chiesa ha sempre detto, ciò che il Magistero ha sempre insegnato. Padre Cavalcoli, ora, non può dire la santa Messa; non può confessare; non può uscire dal convento; non può pubblicare, non può rilasciare interviste. Un castigo così duro si riserva solo ai peggiori reprobi: invece è il trattamento che la misericordiosa chiesa di Francesco riserva ai suoi figli migliori. I preti indegni e porcelli sono lasciati liberi di fare i loro (porci) comodi, i veri sacerdoti sono trattati peggio dei cani. No, decisamente non ci siamo: non è questa, non può essere questa la vera Chiesa, la sposa di Cristo, la Chiesa che abbiamo conosciuto, nella quale siamo stati battezzati, che ci ha insegnato le verità delle fede e ci ha dato l’esempio della vita cristiana attraverso il modello dei suoi uomini e delle sue donne consacrati. Se gli imam entrano in chiesa alla santa Messa e se il papa concelebra coi luterani, mentre padre Manelli è confinato come un lebbroso e padre Cavalcoli viene punito come un mascalzone, ciò non può significare che una cosa sola, e lo diciamo con immenso dolore e con infinita tristezza: che la chiesa di papa Francesco non è più quella di Gesù Cristo…
«A France’, ma ‘ndo sta la tua misericordia?»
di Francesco Lamendola
eccellente radiografia dei fatti!Il Signore ci soccorra presto!Amen!
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