VIA IL MISTERO DELLA MESSA ?
Ora vogliono togliere il mistero anche dalla Messa. Mistero in svendita, in liquidazione che bello: cade il mistero, l’ultima frontiera l’ultimo tabù; e l’uomo può finalmente celebrare una religione tutta chiara e razionale
di Francesco Lamendola
Era prevedibile che ci saremmo arrivati, prima o dopo; e infatti ci siamo arrivati. A forza di demandare a teologi, biblisti e studiosi di formazione modernista e storicista il compito d’interpretare i dati della Rivelazione, la Rivelazione è stata abbassata al rango di una rivelazione con la minuscola, la liturgia è diventata la cornice festosa di una serie di cerimonie molto, troppo umane, e il mistero del divino, il mistero dell’Incarnazione e quello della Trinità, il mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù, il mistero della grazia, dei sacramenti, dell’Eucarestia, e quindi anche della santa Messa, tutto ciò ha smesso di costituire un limite alla conoscibilità della ragione umana, è diventato, al contrario, manifestazione di Dio all’uomo, una manifestazione così piana e aperta, che tutti possono comprendere, tutti possono leggervi dentro come se fosse un quotidiano o un rotocalco acquistato nell’edicola all’angolo, sotto casa, e portato via al prezzo di pochi euro. Mistero in svendita, mistero in liquidazione. Che bello: cade il mistero, cade l’ultima frontiera, l’ultimo tabù; e l’uomo può finalmente celebrare una religione tutta chiara e razionale, tutta opera delle sue mani e della sua volontà, dove Dio è fatto a immagine dell’uomo e non l’uomo a immagine di Dio; una religione che è stata pensata, voluta e realizzata per celebrare la grandezza dell’uomo, non la sua piccolezza; l’intelligenza dell’uomo, la forza dell’uomo, l’audacia dell’uomo, non il bisogno struggente che l’uomo ha di Dio, senza il quale potrebbe solo perdersi e perdere anche ciò che gli sta intorno.
Il cuore del mistero, per il cristiano, è la presenza viva di Cristo in mezzo ai suoi fedeli: il mistero del Sacrificio eucaristico. Sacrificio che Dio fa di sé, mediante suo Figlio, per amore degli uomini, e che sempre si rinnova ogni volta che il Pane e il Vino vengono consacrati e si trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo; e non, o solo secondariamente, il sacrificio che gli uomini fanno di Lui, come invece pensano molti cristiani, o sedicenti tali (eucaristia, in greco, significa: rendere grazie). Se si toglie il mistero, si abbassa il divino al livello dell’umano: il che è precisamente ciò che vuol fare la neochiesa o contro-chiesa modernista e progressista, imbevuta di storicismo e di relativismo, dialogante con tutti quanti tranne che coi fedeli non convinti dalle novità che stanno sfigurando e rendendo irriconoscibile il cattolicesimo, sotto i colpi incessanti dei teologi della “svolta antropologica”, dei”preti di strada”, dei vescovi e cardinali massoni, di tutti coloro i quali predicano dal pulpito il vangelo secondo me. Un vangelo che poco o nulla ha a che fare cl Vangelo di Gesù Cristo, ma che è stato confezionato apposta per soddisfare il narcisismo, il protagonismo, la smania dell’ego propria dell’uomo moderno, in una resa totale allo spirito del mondo e in una totale abdicazione, ossia in una radicale apostasia, dalla fede cattolica, così come la Chiesa l’ha insegnata e tramandata per un paio di millenni, finché non sono arrivati i modernisti e i progressisti a distruggerla, vantandosene, e chiamando “rinnovamento” la distruzione, e “approfondimento del messaggio evangelico” l’apostasia generalizzata.
Scriveva Anna di Noailles (da: Marie Noël, Notes intimes, Parigi, Stock, 1959):
Due religioni, due dèi si affrontano al giorno d’oggi. Il Cristianesimo. Dio fatto uomo. L’anti-cristianesimo: l’uomo fatto Dio. Dio-fatto-uomo promette agli uomini un regno che non è di questo mondo. Le Sue armi sono la povertà, la debolezza, l’amore. I Suoi apostoli, i martiri, L’uomo-fatto-dio promette agli uomini il dominio di questo mondo. Le sue armi sono la forza della menzogna, della violenza,m del’odio. I suoi zelatori, i tiranni e il poliziotti… A ciascuno scegliere il proprio Dio.
Aveva dimenticato una categoria di zelatori della “religione” dell’uomo fatto dio: i falsi ministri di Dio.
E adesso prendiamo l’articolo di don Paolo Tomatis, La celebrazione, esperienza del mistero, apparso sul mensile per operatori pastorali Vita pastorale (n. 2, febbraio 2017), e vediamo in che cosa consisterebbe propriamente il “mistero” cristiano per eccellenza, l’Eucarestia:
Sono è probabilmente ancora molti i credenti che, vedendo il sacerdote allargare le braccia dopo la consacrazione, interpretano questo gesto e le parole che seguono (“Mistero della fede”) come una resa della ragione di fronte al grande “mistero” della trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, quasi che lo sesso sacerdote alzando le mani in segno di resa confessasse: “Siamo di fronte a un mistero più grande di noi, che non possiamo comprendere, ma solo adorare”!
Mistero come realtà inconoscibile e trascendente, dunque, oppure mistero come rivelazione di Dio nella storia, come conoscenza da parte degli uomini e come dono svelato? Per comprendere il significato cristiano della parola "mistero", occorre interrogare le Scritture, e precisamente san Paolo o - per essere più precisi ancora -i suoi discepoli, dal momento che le numerose volte (una ventina) in cui appare il termine "mistero" nelle lettere paoline sono tutte nelle cosiddette lettere deuteropaoline (Efesini, Colossesi, Timoteo...). Tale significato può essere riassunto secondo quattro livelli: mistero è il piano salvifico di Dio, nascosto nei secoli (1 Cor 2,7); rivelato e realizzato in Cristo, in modo speciale nella sua Pasqua (Ef 3, 3-10); manifestato alla Chiesa e da essa annunciato; destinato a compiersi nell'"eschaton" (Ef 1, 3-10). la differenza con le religioni pagane è netta: là il mistero è segreto e incomprensibile e dottrina nascosta; qui è azione salvifica, offerta a tutti gli uomini. [...]
Sappiamo come il Concilio Vaticano II abbia insistito sull'importanza di rendere accessibile e comprensibile il mistero della grazia, perché vi si possa partecipare: "La Chiesa volge attente premure affinché i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero dio fede ("fidei mysterio") ma, comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere ("per ritus et preces"), partecipino all'azione sacra consapevolmente, pienamente e attivamente (SC 48). Il mistero della fede (che è poi il mistero della Pasqua, che si dona nel mistero eucaristico) non vuole spettatori muti ed estranei, ma partecipanti consapevoli e coinvolti: per questo è necessario che le parole e i gesti del rito siano comprensibili.
Oh, no, per carità, il gesto del sacerdote di alzare le braccia e le sue parole liturgiche: Mistero della fede non sono, non devono essere, una resa della ragione: ma quando mai? La ragione non deve arrendersi, mai e poi mai: neanche davanti a Dio, neanche davanti al Sacramento dell’Eucarestia. Infatti, Tomatis scrive “mistero” fra virgolette, quando dice della trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo (corpo e sangue lettera minuscola, si capisce, perché non c’è nessun mistero, e chissà se c’è davvero Gesù Cristo, poi). Per carità, che non sia, quello, un gesto di resa: quando mai l’uomo deve arrendersi davanti a Dio? Non certo nella neochiesa modernista e progressista; no, l’uomo non si arrende davanti a nessuno, è troppo grande, lui, per arrendersi, figuriamoci per inginocchiarsi; e infatti non solo non s’inginocchiano, codesti ”cattolici” modernisti, e neppure accennano un sia pur piccolo inchino davanti al Santissimo, ma vogliono prendere l’Eucarestia con le loro mani e portarsela in bocca da sé, con fierezza, a testa alta: sono cristiani adulti e vaccinati, ci mancherebbe, non sono mica bambini, che hanno bisogno di ricevere il cibo in bocca dalle mani degli altri. E poi, non bisogna che il fedele pensi che siamo di fronte a un mistero più grande di noi, che non possiamo comprendere, ma solo adorare”! (e si noti quel punto esclamativo); oh, no di certo, siamo abbastanza grandi da poter comprendere perfettamente il mistero di Dio, il mistero della Messa, il mistero della Transustanziazione; non sia mai che dobbiamo “solo” adorare, rinunciando a comprendere! Ma per chi ci hanno preso, per delle vecchie beghine, di quelle d’una volta? Quei tempi, grazie al Cielo, sono finiti; oggi tutti i cattolici sono, o dovrebbero essere, perfettamente adulti e maturi, e perfettamente in grado di capire tutto, di penetrare il mistero, di vedere ogni cosa con la stessa chiarezza di Dio medesimo. Ci sarebbe quasi da ridere, se non ci fosse da piangere. E pensare che a dire e scrivere di queste cose sono proprio i sacerdoti: colti da un raptus, da una furia modernista, senza ritegno, senza neanche ascoltare il suono delle loro stesse parole, del tutto inebriati dalla teologia della “svolta antropologica”. Una sola cosa sentono con estrema fierezza: il fatto di aver superato e chiuso i conti con la liturgia, con la pastorale, con la dottrina del “passato”, cioè anteriori al Concilio Vaticano II; il fatto di sentirsi investiti della sacra missione di spazzar via le ultime briciole, gli ultimi rimasugli della mentalità cattolica pre-conciliare: ottusa, superstiziosa, miserevole.
Nel brano sopra riportato possiamo vedere un concentrato del nuovo modo d'intendere la teologia, la liturgia, la fede e la Chiesa stessa, da parte dei cattolici modernisti e progressisti. La parola d'ordine, la parola-chiave, è partecipazione. Il fedele non deve assistere ai sacri riti, deve partecipare; e deve capire, deve comprendere, sino in fondo, senza misteri, senza zone d'ombra. Si direbbe che, più che una Messa, ci si trovi in presenza di una lezione di matematica, o di filosofia; e, nello stesso tempo, che si tratta di un’assemblea democratica, dove tutti partecipano perché tutti devono essere attivi, coscienti, festosi e rumorosi, e Dio, il suo mistero, la sua presenza misteriosa, il suo sacrificio misterioso, è lì a fare da sponda, a fare da “spalla”. Il mistero, insomma, dà fastidio: non si vuol ammettere che l'uomo non possa capire e sapere tutto: ed ecco che il mistero, attraverso una bella torsione semantica e concettuale, finisce per diventare la "rivelazione di Dio nella storia" e "una conoscenza degli uomini”, e non più una "realtà inconoscibile e trascendente". Capito? Niente trascendenza, niente d’inconoscibile per l'uomo; la Messa è solo un rito, una celebrazione "orizzontale" e perfettamente razionale. Incredibile: par di leggere il Cristianesimo senza misteri di John Toland (del quale ci siamo occupati, a suo tempo, in più d’una occasione), cioè un tipico esponente di quel razionalismo e di quella irreligiosità illuminista vagamente camuffati da deismo settecentesco, ovviamente a sfondo massonico. Notiamo, fra parentesi, che si credono all'avanguardia, questi cattolici modernisti, e non sanno di essere in ritardo di tre secoli; ma questo è un male che condividono con gli intellettuali laici, specialmente di sinistra, i quali pensano e s'illudono di rappresentare la punta di diamante della modernità, mentre sono in cronico ritardo di parecchie generazioni, e trattano come cose di estrema attualità quelle che hanno fatto da un pezzo il loro tempo, ma, in compenso, non vedono affatto il nuovo che avanza, bello o brutto che sia, semplicemente perché non sanno riconoscerlo.
Tornando a Tomatis, vediamo nel suo ragionamento il tipico modo di procedere di una certa teologia post-conciliare, che diventa pastorale e liturgia, ovviamente nel senso della costante “innovazione” e del costante “aggiornamento”, come avviene per le scienze positive, con le quali evidentemente costoro vogliono gareggiare. E così come un biologo, o un fisico, o un chimico, i quali non si aggiornino continuamente, resterebbero completamente sorpassati nel giro di pochi anni, così questi cattolici modernisti ritengono loro dovere aggiornare continuamente la loro lettura e interpretazione del Vangelo (concetto appena ribadito dal generale dei gesuiti, Arturo Sosa Abascal). E che cosa hanno capito, del mistero? Hanno capito che il vero significato della parola "mistero", nel cristianesimo, non è quello che, ingenuamente, per duemila anni la Chiesa ha creduto e insegnato, e la sana teologia confermato e ribadito, cioè un limite oggettivo alle capacità razionali dell'uomo (che non per questo ne vengono sminuite o umiliate), un limite oltre il quale anche il più saggio e intelligente degli uomini deve fare una scelta di fede (beati quelli che crederanno senza aver visto, dice Gesù Cristo a Tommaso), ma esattamente l'opposto: che esso indica il rivelarsi di Dio agli uomini attraverso Cristo e la sua Pasqua, non certo in maniera incomprensibile, ma, al contrario, accessibile a tutti i membri della Chiesa.
E come si fa a giungere a questa conclusione? Leggendo e confrontando le Lettere di san Paolo (non i quattro Vangeli!), anzi, proprio quelle la cui paternità è meno sicura, almeno stando alla critica neotestamentaria più recente. Ed ecco la strategia di tutta l'operazione: il "semplice" fedele (che pure era stato esaltato come colui che deve partecipare attivamente e consapevolmente alla liturgia) deve lasciare la parola a chi è più competente di lui, il teologo, il biblista, l'esegeta del Nuovo Testamento. Costui, che è uno specialista, perché conosce il greco, l’ebraico e il latino, e non un dilettante come il semplice fedele, ha compreso che il "vero" significato della parola mistero, nei testi appositamente da lui selezionati, è quello di rivelazione del piano di Do agli uomini, e quindi che in esso non c'è alcun... mistero. Insomma, è tutto chiaro, è tutto semplice come bere un bicchier d'acqua. Ma quale mistero: i misteri li avevano i pagani. E qui, parecchio in mala fede, si allude ai "misteri" delle religioni antiche, per far emergere la luminosità del cristianesimo, che di tali oscurità non ha bisogno. Ma il fatto che il cristianesimo non abbia misteri nel senso pagano della parola, cioè saperi segreti, non significa affatto che il cristianesimo non conosce il mistero in quanto tale, cioè la distanza radicale, la distanza ontologica, tra il Creatore e le sue creature! E, del resto, è proprio la tecnica adoperata da costoro che torna a rimarcare una distanza "ontologica" fra coloro che sanno, gli specialisti della Bibbia, e coloro che non sanno, i quali devono fidarsi e rimettersi ai primi. Bella conclusione davvero: non bisogna più credere, senza vedere, a Dio, però bisogna credere, senza capire, ai biblisti e agli esegeti modernisti, i quali ci assicurano che le cose stanno proprio così. E questa non è una gnosi in piena regola? Non è forse un ritorno all'idea pagana di una religione "alta" per le perone colte, istruite e sapienti, e una religione "bassa" per il popolino? L'importante è che a quel popolino, poi, si faccia credere di aver capito tutto; che lo si rassicuri sul fatto che non c'è proprio alcun mistero; che esso è il vero protagonista della Messa, senza più residui di trascendenza, ma come un rito in cui la "partecipazione attiva" da parte dell'assemblea è tanto importante, quanto il rinnovarsi del Sacrificio Eucaristico di Cristo. E qui c'è un'altra, voluta confusione concettuale: perché il fatto di essere chiamato a una fede, e quindi a un rito, in cui non tutto è razionalmente comprensibile e umanamente spiegabile, non significa affatto che la partecipazione dei fedeli non si attiva: questo è un modo di pensare che può andar bene quando si parla di un'assemblea di condominio, o di fabbrica, o di quartiere; ma non va bene quando si parla della santa Messa, nella quale i fedeli sono chiamati a partecipare, sì, ma non per capire tutto e non per essere i protagonisti, non per agire, perché nella Messa c'è un solo sacerdote: Cristo; un solo sacrificio: il Suo; una sola azione necessaria e indispensabile: la Sua, mediante la transustanziazione. Che è, fino a prova contraria, un mistero. Oppure no? Se non lo è, allora lo dicano, questi bravi “cattolici” modernisti…
E dopo la rassicurazione degli specialisti sul "vero" significato del mistero cristiano, ecco l'immancabile richiamo al Vaticano II: l'unico concilio che costoro abbiano sempre in bocca, come se gli altri venti non contassero nulla. E che dice, in proposito, il Vaticano II? Che i fedeli non devono andare alla Messa come spettatori muti ed estranei, ma partecipanti consapevoli e coinvolti: per questo è necessario che le parole e i gesti del rito siano comprensibili. Benissimo: vuol dire che nella Messa tridentina, nella Messa di prima del Concilio, parole e i gesti del rito non erano comprensibili: insomma, superstizione e magia allo stato puro. Non hanno il coraggio di dirlo, ma lo pensano. Per secoli e secoli, i cattolici hanno celebrato una Messa incomprensibile, in cui i poveri fedeli erano "muti", "passivi", "inerti", e non capivano un accidenti di quel che il sacerdote facesse; ma poi è arrivato il Concilio (occorre specificare quale? basta dire: il Concilio), poi è arrivata la "svolta antropologica", è arrivata la "partecipazione", è arrivata la voglia di essere "attivi", e son arrivati costoro, questi preti e teologi modernisti e progressisti, e finalmente, dopo tante generazioni vissute nell'ignoranza, è arrivato il vero cristianesimo: chiaro, limpido, accessibile a tutti, senza neppure un angolino di mistero - senza trascendenza. Una cosa tutta umana, tutta perfettamente ragionevole, dal principio alla fine.
Ahimè, cari preti progressisti e modernisti: possibile che non vi sfiori un sia pur vago sospetto che tutto questo abbia a che fare col diavolo, piuttosto che con Dio? Tu hai creduto perché hai visto, Tommaso - dice Gesù nel Vangelo; oppure anche questo va "rivisto " e "reinterpretato"?; ma beati coloro che crederanno pur senza avere visto.
Ora vogliono togliere il mistero anche dalla Messa
di Francesco Lamendola
“Spifferi parte XXI: vademecum sulle celebrazioni ecumeniche ed eliminazione dei tabernacoli” di Fra Cristoforo
Non so se qualcuno l’abbia già notato, o qualche altro giornalista in questo tempo ne abbia già parlato. Ma è stato pubblicato un documento l’anno scorso in preparazione all’anniversario dei 500 anni della riforma luterana dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Pubblicato addirittura su vatican.va (http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/weeks-prayer-doc/rc_pc_chrstuni_doc_20160531_week-prayer-2017_it.html). Vi consiglio di leggerlo attentamente. In poche parole è una linea guida per le celebrazioni ecumeniche per tutto il 2017.
Intanto fa già rabbrividire che tale vademecum sia pubblicato sul sito ufficiale vaticano. Soprattutto con queste espressioni: “Dopo ampi dibattiti, talvolta difficili, le chiese in Germania si sono trovate d’accordo sul fatto che il modo per commemorare ecumenicamente l’evento della Riforma fosse quello di farne una “Celebrazione di Cristo” (Christusfest). Se, infatti, l’enfasi viene posta su Gesù Cristo e la sua opera di redenzione quale centro della fede cristiana, allora tutti i partners ecumenici dell’EKD (cattolici, ortodossi, battisti, metodisti, mennoniti e altri) potranno partecipare alle festività dell’anniversario”. Evviva la grande ammucchiata! Un’ unica celebrazione in Cristo, quindi. Mi Dio che orrore!
La mia fonte mi dice che questo documento, rimasto comunque nel sottobosco, è uno strumento che la “commissione riservata” per il cambiamento della Messa, sta utilizzando e sperimentando, per ricondurre tutte le confessioni cristiane ad una celebrazione comune, alias “santa memoria”. Aggiungendovi semplicemente la pseudo preghiera Eucaristica di Addai e Mari (di cui abbiamo parlato in spifferi precedenti), e rendendo invalida l’Eucaristia.
Ma c’è dell’altro.
La suddetta commissione, che arriverà a relativizzare tutti i sacramenti, (non con documenti specifici…o di petto…ma seguendo lo stile di Bergoglio…pian piano), sta ipotizzando di eliminare definitivamente il “Tabernacolo” dai luoghi di culto.
Perché seguendo certe scie di liturgisti “modernisti”, la “Conservazione delle Specie Eucaristiche” oggi non avrebbe più un senso.
Beh, con l’anafora di Addai e Mari ovvio che non avrebbe senso.
La Messa sarà invalida.
Ma pensate. Togliere Gesù definitivamente dalle Chiese…
Del resto in molte Parrocchie non tridentine, trovare il Tabernacolo sembra una caccia al tesoro. Già il fatto che nelle “neochiese” non sia più al centro (il Padrone di casa, da parte; vi immaginate?), la dice lunga.
Sono stato a visitare la “neochiesa” di San Giovanni Rotondo. Quella progettata dal massone Renzo Piano. Che di Chiesa non ha nulla. E non ho mai capito dove sta il Tabernacolo.
Ma credo che anche Padre Pio sia già fuggito da tanto dal suo paese.
Fra Cristoforo
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