ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 19 marzo 2017

Si dice, vorrebbe bene alla Tradizione

A France’!  


Lo scorso 4 febbraio il quartiere del Vaticano si è svegliato tappezzato di manifesti che apostrofavano il Papa: «A Francè, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali… ma n’do sta la tua misericordia?».

Un vento di rivolta si leva dunque contro Papa Francesco. Questo perché il suo ultraprogressismo quasi dittatoriale non è alla sua prima vittima.
Del giovane ordine dei Francescani dell’Immacolata, pure fiorente, non resta più niente, per volontà personale del Papa. In causa, la rimessa in discussione del concilio Vaticano II da parte dei detti francescani. Un vescovo filippino accoglie qualcuno di loro? Viene subito rimosso dalla sua carica da Papa Francesco.

Altro esempio, quello del cardinale Burke. Dopo essere stato rimosso dalla Segnatura Apostolica e relegato come cappellano dell’Ordine di Malta, eccolo di nuovo rimosso de facto anche da questa funzione. In causa, l’opposizione del cardinale ad Amoris laetitia, che apre ai divorziati risposati l’accesso alla comunione eucaristica.
Quanto all’Ordine di Malta, giudicato anch’esso troppo conservatore, il Papa ha nominato il più che progressista Mons. Becciu per garantirne il «rinnovamento spirituale».

Mentre con le sue decisioni disciplinari annienta ogni opposizione, Papa Francesco continua la sua rivoluzione dottrinale. Dopo la comunione ai divorziati risposati, ora è il turno dell’ordinazione delle donne, che la sovversiva rivista gesuita, La Civiltà Cattolica, propone con gli applausi del Papa.

Questo stesso Papa, si dice, vorrebbe bene alla Tradizione – s’intenda la FSSPX e le comunità amiche. Il suo amore per le periferie lo disporrebbe a concedere una prelatura personale. Certuni, con la fissa del riconoscimento, gioiscono per questa manna, mentre altri si preoccupano, in ragione della poca fiducia che è possibile accordare a questo Papa.
E se la domanda fosse mal posta?

Come ricorda Aristotele, se gli uomini si uniscono, è per unire i loro sforzi in vista dell’ottenimento di un fine comune.
Da un punto di vista soprannaturale, la prima questione, dunque, è sapere se noi perseguiamo o meno lo stesso fine della Roma odierna, se abbiamo la stessa fede in Nostro Signore Gesù Cristo unico redentore, se abbiamo la stessa fede nella Chiesa cattolica, fuori dalla quale non può esserci salvezza.
Ahimè, c’è da temere di no.

Così, lungi da ogni pasquinata, ancor prima d’interrogarsi sull’opportunità prudenziale di un riconoscimento canonico, sarebbe indispensabile interpellare Papa Francesco sul contenuto della sua fede. Perché non può derivare dalla volontà divina il far dipendere la propria salvezza eterna da qualcuno che non professa la fede cattolica.
Stabilire un’unità legale senza unità reale sarebbe d’altronde un controsenso.
Senza dubbio era questo che Mons. Lefebvre aveva in vista quando, dopo le consacrazioni, diceva nella rivista Fideliter:

«Ma se vivrò ancora un po’, e supponendo che da qui a qualche tempo Roma ci rivolga un appello, […] Io porrò la questione sul piano dottrinale: “Siete d’accordo con le grandi encicliche di tutti i Papi che vi hanno preceduti? Siete d’accordo con Quanta cura di Pio IX, Immortali Dei e Libertas di Leone XIII, con Pascendi di San Pio X, con Quas Primas di Pio XI, con Humani generis di Pio XII? Siete in piena comunione con questi Papi e con le loro affermazioni? […] Così le posizioni saranno più chiare
[Dichiarazione di Mons. Lefebvre,
ripresa dal n° 66 di Fideliter, dicembre 1988]



di Don Patrick de La Rocque, FSSPX
Editoriale di Le Chardonnet, n.326, marzo 2017
pubblicato sul sito della Fraternità in Francia: La Porte Latine

L'impaginazione è nostra


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1913_Don_de-La-Rocque_A_France.html

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