CHE FARE CON UN PAPA ERETICO?
La strategia “gesuitica” con la quale papa Francesco sta facendo passare una serie di stravolgimenti dottrinali nella Chiesa. Se passa il relativismo attuale tutte le verità dottrinali diverranno soggettive, perciò relativedi Francesco Lamendola
Il Convegno di Roma del 22 aprile 2017, organizzato da Riccardo Cascioli e dalle redazioni de Il Timone e La Nuova Bussola Quotidiana,
con la partecipazione di sei eminenti studiosi venuti da diversi
continenti, ha concentrato il suo interesse sui punti controversi di Amors laetitia
e sui “dubia”, rimasti finora senza risposta (a sette mesi di
distanza!) dei quattro cardinali; ma, e sia pure marginalmente e quasi
involontariamente, non ha potuto eludere il problema di fondo
sottostante al disordine dottrinale che il documento papale ha, di
fatto, innescato. E il problema di fondo, è inutile girarci intorno, è,
come ha notato esplicitamente Antonio Socci, il papa stesso. Il papa Francesco è, oggi, il maggiore problema per la Chiesa cattolica: è lui, e non un singolo documento, come Amoris laetitia,
ma tutto il suo stile pastorale, tutto l’insieme delle sue omelie,
delle sue dichiarazioni estemporanee, delle sue interviste, e anche
moltissimi suoi atti, i quali hanno un elemento costante: la difformità,
ora sottile, ora clamorosa, ora implicita, ora aperta e quasi
sbandierata, dal Magistero, così come la Chiesa lo ha sempre espresso,
tramandato, custodito, su questioni essenziali di fede. E ciò in mezzo
agli applausi entusiastici dei media di tutto il mondo: strano, vero?
In altre parole, siamo in presenza di un papa eretico. È eretico de facto,
anche se, finora, è stato abbastanza prudente – relativamente parlando,
si capisce – e abbastanza abile, da sfuggire a una piena e conclamata
professione di eresia.
E poiché non passa quasi più giorno senza che non
rinnovi le sue sortite e le sue provocazioni, senza che non sfidi la
dottrina consolidata, senza che egli non metta in dubbio le certezze fondamentali della fede cristiana, non è possibile limitare la questione a un singolo documento, per quanto certamente grave nelle sue conseguenze, quale Amoris laetitia,
ma pur sempre limitato a un singolo ambito morale e disciplinare:
quello della indissolubilità del sacramento del Matrimonio e, di
conseguenza, della validità dei sacramenti amministrati ai divorziati
risposati: Confessione (con relativa assoluzione) ed Eucarestia.
Basterebbe già questo, comunque, per mettere gravemente in crisi la
coscienza dei fedeli e per farli dubitare della legittimità di colui
che, in questo momento storico, è stato chiamato all’altissima
responsabilità di fare da nocchiero alla navicella di San Pietro,
sballottata da cento tempeste in mezzo a sì pericolosi frangenti: perché
altro è constatare che, da alcuni anni a questa parte, la Chiesa ha
tacitamente tollerato una serie di abusi nell’ambito su indicato; altra
cosa, e ben diversa, è mettere nero su bianco, in un documento
magisteriale, e perciò ufficiale, del papa – forte, perciò, della
dottrina, approvata dal Concilio Vaticano I, sulla infallibilità dell’insegnamento papale in questioni di fede
– la ratifica e la legittimazione di situazioni morali di per sé
peccaminose, e dunque in stridente contrasto con il Vangelo e con la
dottrina cattolica, che ad esso si richiama costantemente. Tuttavia, lo
“scandalo” rappresentato dalla Amoris laetitia, insieme
all’altro scandalo, della mancata risposta e del beffardo silenzio,
accompagnato da minacce niente affatto velate ai quattro cardinali
“ribelli”, - come quella ventilata da monsignor Pinto, decano della Rota
romana, di togliere il cappello cardinalizio ai reprobi – non è che la
punta dell’iceberg di uno scandalo molto più ampio e, se
possibile, molto più grave, perché investe l’insieme degli atti di
questo pontefice e getta una luce inquietante sulla legittimità del suo
pontificato.
Infatti
non è più possibile, in alcun modo, continuare a far finta di nulla: a
non voler vedere, cioè, che egli sta devastando la dottrina cattolica e
che sta mettendo seriamente in pericolo le anime immortali dei fedeli
che a lui guardano come al capo della Chiesa cattolica, faro sicuro per i
naviganti nel viaggio della loro vita terrena e custode autorevole di
quella fede che essi hanno ricevuto con il Battesimo e cui si sono
sforzati d’ispirare i loro pensieri, le loro parole e le loro azioni nel
corso della loro esistenza. Così pure, non è possibile non vedere che un’alta gerarchia di porporati e di vescovi compiacenti si è prestata all’azione distruttiva di papa Francesco,
lo ha assecondato, in alcuni casi lo ha perfino preceduto e rincarato
la dose delle “novità” liturgiche, pastorali e teologiche: con il
risultato, che è sotto gli occhi di tutti, che la dottrina si è
frantumata in una miriade d’interpretazioni soggettive, al punto che non
ci sono più due parrocchie, due diocesi o due abbazie nelle quali regni
la santa concordia e la perfetta armonia che esisteva, invece, fino a
prima che lo spirito del modernismo penetrasse nella Chiesa
e ne sovvertisse, dall’interno, lo spirito e la vocazione, diciamo fino
alla vigilia del Concilio Vaticano II. Concilio sul quale non vogliamo
qui esprimere un giudizio all’ingrosso, rispettando – pur senza
condividerla - la posizione di quanti continuano a vedere in esso un
passaggio necessario, e benefico, nella vita della Chiesa, ma che
ammettono, onestamente, esservi poi stata una forzatura arbitraria e
irragionevole e, sotto molti aspetti, uno stravolgimento e un
imbruttimento nella vita della Chiesa, partendo dalla liturgia e
arrivando fino alla dottrina.
Due
interventi sono stati particolarmente significativi al Convegno di
Roma, quello dei teologi laici Claudio Pierantoni, cileno, docente di
Filosofia medievale all’Università del Cile, e Anna M. Silvas,
australiana di rito orientale., docente alla University of New England.
Il
primo, Pierantoni, ha sottolineato la necessità che il Magistero sia
sempre in pieno accordo con la Tradizione, e ha ricordato i due soli
precedenti di papi “eretici” verificatisi nell’arco di ben 266
pontificati: quello di papa Liberio, che, una quarantina d’anni dopo il
Concilio di Nicea, ebbe un temporaneo cedimento in senso antitrinitario,
ma poi si corresse da se stesso, dopo la morte dell’imperatore Costanzo
II, filo-ariano, che aveva esercitato forti pressioni su di lui, e dopo
la breve parentesi pagana dell’imperatore Giuliano; e quello di Onorio,
che sostenne la sola volontà divina di Cristo o monotelismo, e che
venne sconfessato, dopo la morte, da un apposito concilio, il terzo di
Costantinopoli. La sventura di un papa che si pronunci in senso eretico
su questioni dottrinali non si è mai più ripetuta, per cui i fedeli dei
nostri giorni sono presi da un profondo imbarazzo, oltre che da un grave
disorientamento, all’idea di considerare come ereticali una serie di
affermazioni e di atti di papa Francesco. Inoltre, la situazione odierna
è più grave di quella che si produsse all’epoca di Liberio e di Onorio,
perché allora i dogmi in discussione, quello trinitario e quello
cristologico, erano ancora in via di definizione, mentre oggi lo
snaturamento della dottrina cattolica avviene su aspetti della dottrina
che sono stati consolidatI da secoli e sui quali il Magistero si è
sempre espresso con ferma coerenza. Poi, dopo aver esaminato i singoli
punti dottrinali riguardo al sacramento del Matrimonio, che Amoris laetitia contraddice, Pierantoni giustamente allarga il discorso con questa conclusione:
Quello
che salta all’occhio nella situazione attuale è proprio la deformazione
dottrinale di fondo che, pur abile nello schivare formulazioni
direttamente eterodosse, manovra tuttavia in modo coerente per portare
avanti un attacco non solo contro dogmi particolari come
l’indissolubilità del matrimonio e l’oggettività della legge morale, ma
addirittura contro il concetto stesso della retta dottrinale, con esso,
della persona stessa di Cristo come Logos. Di questa deformazione
dottrinale la prima vittima è proprio il papa, che di essa, mi azzardo a
ipotizzare, è assai poco consapevole, vittima di un’alienazione
generalizzata ed epocale dalla Tradizione in ampi strati
dell’insegnamento teologico. In questa situazione, i “dubia”, queste
cinque domande presentate dai quattro cardinali, hanno messo il papa in
una situazione di stallo. Se rispondesse rinnegando la Tradizione e il
magisteri dei suoi predecessori, passerebbe ad essere eretico anche
formalmente, quindi non può farlo. Se invece rispondesse in armonia con
il magistero precedente, contraddirebbe gran parte delle azioni
dottrinalmente rilevanti compiute durante il suo pontificato, quindi
sarebbe una scelta molto difficile. Ha scelto quindi il silenzio perché,
umanamente, la situazione può apparire senza uscita. Ma intanto, la
confusione e lo scisma “de facto” si estendono nella Chiesa.
Alla
luce di tutto ciò, si rende quindi più che mai necessario un ulteriore
atto di coraggio, di verità e di carità, da parte dei cardinali, ma
anche dei vescovi e poi d tutti i laici qualificati che volessero
aderirvi. In una situazione così grave di pericolo per la fede e di
scandalo generalizzato, è non sollecita, ma addirittura doverosa una
correzione fraterna francamente rivolta a Pietro, per il suo bene e
quello di tutta la Chiesa. Una correzione fraterna non è né un atto di
ostilità, né una mancanza di rispetto, né una disobbedienza, Non è altro
che una dichiarazione di verità: “caritas in vertitate”. Il papa, ancor
prima di essere papa, è nostro fratello.
Anna
M. Silvas, da parte sua, ha evidenziato il collegamento fra la deriva
modernista della Chiesa cattolica e la perdita del senso della vera fede
in un pontificato che ha visto il ritorno di cose vecchie e ammuffite
spacciate per nuove: quello spirito di decadenza liturgica e dottrinale e
quella rilassatezza morale del clero, culminata nei sempre più diffusi
casi di pedofilia, che avevano celebrato i loro trionfi negli anni
Settanta del ‘900, e ai quali, poi, Giovanni Paolo II, e soprattutto
Benedetto XVI, avevano cercato di porre qualche riparo.
Se
dovessi sottolineare in un solo punto la questione della crisi attuale
della Chiesa, utilizzerei il termine ‘modernità’ e la tendenza della
Chiesa ad apprezzare in modo così esagerato la ‘modernità’, costi quel
che costi. (…) La parola latina “moderna” significa “il momento
presente”, “le ultime novità”, “ciò che è più recente”. Il culto della
modernità nasce quando facciamo di essa un oggetto di desiderio
prioritario per ottenere l’approvazione delle élites, dei proprietari
dei media e degli arbitri della cultura. Se nel fare una diagnosi
dovessi puntare il dito contro qualcosa, lo farei esattamente contro
questo desiderio di emulazione. (…)
Questa
situazione è continuata sotto Benedetto XVI, con qualche tentativo di
porre riparo alla decadenza liturgica e alla ‘feccia morale’ degli abusi
sessuali ad opera dei sacerdoti. Avevamo sperato che perlomeno si
stessero ponendo dei rimedi. Ora, nei pochi anni del pontificato di Papa
Francesco, lo spirito ammuffito e stantio degli anni Settanta è
risorto, portando con sé altri sette demoni. E qualora al principio lo
dubitassimo, lo scorso anno l’”Amoris laetitia” e i suoi postumi hanno
reso perfettamente chiaro che questa p la nostra crisi. Il fatto che
quello spirito estraneo sembri aver alla fine ingoiato il soglio di
Pietro, trascinando coorti sempre più estese di una compiacente
gerarchia ecclesiastica all’interno della sua rete, è l’aspetto più
inquietante e veramente scioccante per molti di noi fedeli cattolici
laici. Osservo un gran numero di alti prelati, vescovi e teologi e non
riesco a riscontrare in loro, ve lo giuro, la benché minima presenza del
”sensus fidelium”: e questi sarebbero i latori dell’officio
dell’insegnamento della Chiesa? Chi rischierebbe la propria anima
immortale affidandosi al loro giudizio morale nella Confessione?
Dopo aver passato al pettine la strategia “gesuitica” con la quale papa Francesco sta facendo passare una serie di stravolgimenti dottrinali nella Chiesa,
giocando abilmente sul filo del dogma della infallibilità papale, ma
senza identificarsi pienamente con esso, anzi, tenendosi pronto a farne
perfettamente a meno, pur di andare avanti dritto per la sua strada,
Anna M. Silvas fa una proposta ai laici cattolici pensosi e preoccupati
per quel che sta avvenendo nella Chiesa: un ritorno allo spirito di san
Benedetto, allo spirito monacale, fervido e contemplativo, della
tradizione certosina, e soprattutto alla preghiera e al modello
esclusivo di Gesù Cristo, inteso nel senso personale, del Salvatore come
Persona divina che chiama gli uomini a Sé, e non come “modello
culturale”, e perciò astratto e impersonale, caro alle tendenze
moderniste e protestantizzanti.
Di
fatto, papa Francesco sta sospingendo la Chiesa esattamente nella
direzione opposta. Ogni sua parola e ogni suo gesto vanno nel senso
della enfatizzazione della sua persona, della spettacolarità, della
ricerca esasperata del consenso delle élites dominanti, anche
quelle palesemente anticristiane, come si è visto negli scandalosi elogi
di Marco Pannella e nella stima ostentata per Eugenio Scalfari ed Emma
Bonino. È questo il tratto più impressionante nello stile di questo
pontefice: la convergenza con le strategie dei poteri forti (George
Soros, Hillary Clinton), e ciò dietro la facciata di un democraticismo e
di un buonismo a tutto campo, che annullano le differenze e aprono la
via alle deviazioni dottrinali proprie del relativismo. Nella Amoris laetitia,
per esempio, non è in gioco solo l’indissolubilità del Matrimonio, ma
qualcosa di ancor più prezioso: l’oggettività della legge morale. Se passa il relativismo attuale tutte le verità dottrinali diverranno soggettive, perciò relative. Sarà
la coscienza del singolo fedele a valutare se una cosa è peccato; e
sarà il giudizio personale del singolo sacerdote a decidere se un
peccatore può essere assolto. Ma tutto questo non è più cattolico...
Che fare con un papa eretico?
di Francesco Lamendola
Si tratta solo della riproposizione di Rahner in salsa sudamericana. Non c'è bisogno di altre elucubrazioni.
RispondiEliminaPrendiamo per buono ciò che comunque riesce a fare. Le altre teorie dal sedevacantismo , ai due papi , elezione invalida, cristianismi vari , atei devoti ecc. non sono meno problematiche.
"Prendiamo per buono ciò che comunque riesce a fare".
EliminaLei è un grande.
Stanlio e Ollio, Totò e Benny Hill La devono aver avuto come maestro, complimenti vivissimi!
Concordo con Abbà.
EliminaChe cosa sarebbe esattamente "ciò che di buono riesce a fare" questo bulldozer che abbatte ora le pareti residue dell'antico edificio già diroccato ? forse l'arte di ingannare in modo sopraffino l'intero (o quasi) gregge che lo idolatra stolidamente da 4 anni, con tutte le eresie e blasfemie ORRENDE che pronuncia un giorno sì e l'altro pure, sia pure proferite con un cosiddetto "linguaggio alla mano, dell'uomo semplice della strada (o bar sport) ecc.... uno come noi" e simili cialtronerie? l'arte eccelsa di demolire definitivamente la Chiesa, dopo quei 50 anni di LENTO degrado, ma ancora occulto e mascherato da buone innovazioni, a cui l'ha portata il malgoverno conciliar-ecumenista, con 2 passi avanti e 1 indietro (per raccattare i diffidenti retrogradi eh), secondo prassi delle migliori dittature della storia ?
Certo che ora la rivoluzione è martellante, quotidiana, sfrontata nelle dichiarazioni, come quando disse: "Farò dei cambiamenti nella Chiesa da cui non si potrà più tornare indietro". E quando mai, dica Angheran, il compito di un papa è stato quello di "cambiare la Chiesa", quindi Dottrina e Fede, anzichè CONFERMARE i fratelli nella vera e immutabile Fede cattolica ? ?
ma per caso Angheran ha gli occhi foderati di prosciutto ?
nicla
"Se passa il relativismo attuale tutte le verità dottrinali diverranno soggettive, perciò relative" : mi scusi dottor Lamendola, da come la dice sembra che, se passa davvero, non potremo ribellarci, o ci sottometteremo o ci metteranno al rogo? ci sbatteranno in prigione ? A me di Bergoglio non importa un fico secco, per dirla nuda e cruda, né tantomeno di Scola, Galantino, Loreficoe, Paglia e tutti i loro degni e tristanzuoli compari. Quindi "qui prodest" ? leggo commenti analoghi al mio su altri blog cattolici, del tipo "di Bergoglio non me po' fregar de meno". Ma che se ne vada a quel paese (dove c'è una gran puzza di zolfo), tanto prima o poi ci finirà dentro, speriamo solo che non trascini con sé troppe anime: io personalmente a tutti costoro dico il mio VADE RETRO ! ANATEMA ! (S. Pio X docet), alla maniera del grande Jean Madiran, che non glie le mandava certo a dire, nel secolo scorso, con la sua benemerita rivista "Itineraires"; un grande esponente della era Chiesa Cattolica, come Marcèl de Corte, tanto per rimanere in ambito antimodernista francese del secondo dopoguerra. Concludendo, prego intensamente e quotidianamente il Santo Rosario per accelerare la disfatta di questa falsa "chiesa", di questi eretici apostati, e poi sarà quel che Dio vorrà. Laudetur Jesus Christus.
RispondiEliminaso di "gettar scompiglio"con questa mia affermazione ma ritengo che continuare a "parlare"di Amoris Laetitia,porti acqua al mulino di chi l'ha pubblicata!Mia nonna diceva :più la smena,più la spusa riferendosi
RispondiEliminaovviamente a qualcosa che lascio a chi legge la capacità di intendere.Il sopraccitato documento,non è una enciclica,non è dogmatico e quindi non ha nessun valore morale.Non essendo stato chiaramente affermato che tale disposizioni espresse nella lettera apostolica derivavano da un pronunciamento" ex cattedra",per un cristiano,cattolico,praticante,sia un semplice fedele,che un consacrato,tale pronunciamento ha lo stesso valore che hanno i commeti
sulla partita di calcio al bar dello sport...BEN PIU'GRAVI MI SEMBRANO CHE SIANO LE CONTINUE ESTERNAZIONI FATTA DA COLUI CHE SI VESTE DI BIANCO(NON LONTANE DALLE BESTEMMIE)PROPRIO PERCHE'PRONUNCIATE IN DISCORSI "UFFICIALI"DOVE A LUI SI GUARDA COME AUTORITA'RELIGIOSA E MORALE:L'ULTIMA FATTA IN EGITTO E'LA SEGUENTE(PAPALE PAPALE):DIO PREFERISCE CHI E'ATEO,PIUTTOSTO CHE UN CRISTIANO IPOCRITA!!QUINDI NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO NON CHIAMA PIU'ALLA CONVERSIONE SIA L'UNO CHE L'ALTRO,MA SCEGLIE LA COMPAGNIA DELL'ATEO CON IL QUALE SI TROVA A SUO AGIO!!!!NE HA FATTI DI PROGRESSI IL BERGOGLIO DA CHI SONO IO PER GIUDICARE A CONOSCERE I "GUSTI"DI DIO;CHE FORSE SIA LUI LA QUARTA PERSONA DELLA TRINITA'???
Il programma di Rahner era ormai agli sgoccioli nel 2005. Non si trattava di proclami ma di realtà. La via per una chiesa più divina - ciò di cui l'uomo ha realmente bisogno - era stata intrapresa e i semi gettati. Di riflesso anche le scelte che la società compiva erano in direzione opposta al diktat transumanista. I radicali (sotto shock referendario) parlavano di "una Porta Pia al contrario". Oggi trionfano. Questi sono fatti che il sedevacantismo e certo tradizionalismo non vuole riconoscere perchè contrastano con le costruzioni teoriche anti-Concilio e allora preferisce disconoscere Benedetto XVI come disconosce gli altri papi. Bergoglio non sta inventando nulla di nuovo , sta solo ridando lustro a quel programma cotto e bollito ma da sempre applauditissimo dai media. Che cosa c'è di buono?
RispondiEliminaIntanto per il cattolico la chiesa non è di questo o quel papa ma di Nostro Signore. Negando l'investitura papale (a volte con grottesche ricostruzioni) si nega anche la grazia operante. Ora , si parla tanto di Fatima, ma sembra che l'ipotesi di una guerra e di una guerra globale sia solo un caso da accademia. Purtroppo no.
Nell'ultimo decennio al cattolicesimo "valoriale" - e qui entrano in gioco soprattutto i conciliaristi - si è dato spazio sui media , purchè infilasse ogni tre parole l'altra grande teoria di origine umana , lo "scontro tra civiltà". Il cattolico aveva (ed ha) spazio sui valori finchè si prestava a vestire l'armatura di crociato stars 'n' stripes. Proposta "allettante" che nessun papa guarda caso ha mai fatto propria. Davvero i nostri eroi tradizionalisti credono che per mettere in discussione Bergoglio o tutto il Concilio valga la pena di seguire PNAC e crociate neocon, dopo tutto ciò che si è visto?