Francia, per i vescovi contano di più Ue e immigrati La CEF contro la Le Pen, ma non manca il dissenso
In vista delle importantissime elezioni presidenziali in
Francia, della scelta fra l'europeista Macron e la nazionalista Le Pen, la
Conferenza Episcopale emette un comunicato vago, che sottolinea l'importanza
dell'Ue e dell'accoglienza. Un implicito endorsement a Macron, che pure è
laicista. Ma ci sono anche dissensi. Il filosofo Collin e i giornalisti
Sevillia e Maxence ne parlano con la NBQ
La Conferenza episcopale francese di fronte alla scelta tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen prende la più classica tra le posizioni di equidistanza. Al contrario, musulmani ed ebrei invitano apertamente a votare Macron. Ma gli elettori cattolici come voteranno domenica prossima?
Il collaboratore de Le Figaro Jean Sevillia, autore del best seller La France catholique, dice alla Nuova Bussola che «molti vescovi, a titolo personale, hanno invitato a votare Macron, ma la dichiarazione della conferenza episcopale sembra più prudente. Probabilmente perché i vescovi hanno capito che le indicazioni di voto non piacciano molto ai francesi, e che la demonizzazione del voto per il Front national sulla base di ragioni morali, demonizzazione che è stata la regola dell’episcopato per venticinque anni, non ha avuto alcun successo: in ogni caso i cattolici che intendono votare Front national lo fanno».
Il filosofo parigino Thibaud Collin dice che il comunicato dei vescovi è «innanzitutto confuso, nel senso che cerca di tenere insieme delle posizioni opposte. Mi sembra tipico di un pensiero liquido». La dichiarazione, secondo Collin, «è leggera perché non tiene adeguatamente in conto le circostanze dell’ascesa dell’islam in Francia, le sfide migratorie che l’Europa è chiamata ad affrontare e dovrà affrontare nei prossimi anni e decenni». La conferenza episcopale dichiara che la presenza del fenomeno migratorio «è una constatazione, non una lotta» e quindi è necessario uno sforzo europeo di accoglienza e solidarietà. «Io trovo questa posizione naif e anche irresponsabile», dice Collin alla Nuova Bussola. «Trasporre a livello collettivo una esigenza evangelica che riguarda gli altri presi nella loro singolarità è una frequente distorsione del Vangelo».
Il caporedattore del bimensile cattolico L’Homme nouveau, Philippe Maxence, pensa che «la Chiesa, anche se non ufficialmente legata allo Stato, come le era chiaramente sotto la monarchia, deve accettare di non dispiacere i governanti del momento per il rischio di veder crollare il debole edificio che mantiene la Chiesa nella società. Così la parola dei vescovi è come neutralizzata.».
Ma come si comporteranno i cattolici francesi nelle urne? Sevillia è del parere che «se François Fillon fosse andato al secondo turno, avrebbe certamente ricevuto il 70% dei voti cattolici. Ma dopo la sua eliminazione penso che il voto cattolico sarà diviso in tre: un terzo andrà a Macron, un terzo a Le Pen e un terzo starà a casa o voterà scheda bianca».
L’europeismo mostrato dalla conferenza episcopale è un fattore che potrebbe non essere più compreso dagli elettori, anche cattolici. «La conferenza episcopale (anche se non tutti i vescovi)», dice Collin, «resta molto legata a una politica pro Unione europea, senza comprendere che questa Unione è in gran parte contraria al bene comune delle nazioni europee, tra cui essere il “Cavallo di Troia” di politiche di deregolamentazione liberale che generano delocalizzazioni e di conseguenza disoccupazione».
Vi sono stati vescovi francesi che hanno marcato una loro distanza dal comunicato ufficiale della Cef. «Si noti», dice Sevillia, «la presa di posizione coraggiosa, benché minoritaria, di vescovi come monsignor Rey di Toulon e monsignor Aillet di Bayonne, che hanno chiamato i fedeli a votare “in coscienza” una formula audace che permette tutto, quindi anche il voto a Le Pen». Per contro una dozzina di vescovi, anche se non direttamente, hanno espresso opinioni chiaramente a favore di Macron e contro Le Pen.
«Con un discorso tipicamente ecclesiale, e a volte un po’ ipocrita, molti vescovi invitano, senza dirlo esplicitamente, a votare Macron, mettendo avanti l’Unione europea, di fatto canonizzata, o l’accoglienza dei migranti, e nello stesso tempo dimenticano», sottolinea Maxence, «i pericoli dell’utero in affitto, della fecondazione assistita, del transumanesimo, la difesa della famiglia, della vita e della scuola cattolica. Georges Bernanos, che oggi manca tanto, ha qualificato questo atteggiamento con una frase: la grande paura dei benpensanti».
Monsignor Rey, vescovo fuori dal coro, non ha escluso la possibilità di non votare, qualora si verifichi che in coscienza tutte le possibilità risultino cattive, e ha anche inviato un tweet in cui scrive che «votare in coscienza è ignorare le consegne dei “prêt-à-penser”». «La ricomposizione della vita politica che comunque sta per realizzarsi in Francia», commenta Sevillia proiettandosi nel futuro, «forzerà anche l’episcopato francese a rivedere i suoi orientamenti».
Il ritorno di Giuda e Pilato!
Ogni persona obbiettiva non può che constatare come la Francia sia di fronte a un bivio nel suo cammino nella storia, e che il voto del 7 maggio rappresenta una scommessa per la sua civiltà, fra:
- l’accelerazione della messa in atto di una Francia multiculturale, profondamente destrutturata e autoritariamente agglomerata a una Unione europea antidemocratica,
- o il ritorno di una Francia sovrana, padrona del suo destino, in grado di riassorbire un po’ alla volta i disastri politici, economici, sociali, morali e culturali dell’ultimo mezzo secolo.
Oggi, le forze antidemocratiche del sistema politico-mediatico di sinistra si stanno preparando ad invadere tutto lo spazio francese, utilizzando i mezzi più inammissibili pur di far eleggere il loro idolo, il dio Macron. Per far sì che non ci si ritrovi nella situazione del settembre del 1939, la resistenza del popolo di destra non è più un’opinione, ma un imperativo. E intanto…
Sembra che Ponzio Pilato sia quanto mai presente nello spirito di numerosi responsabili della società civile, particolarmente tra i cattolici. Strane dichiarazioni si susseguono, e sono obiettivamente catastrofiche. Per alcuni non c’è nessuna necessità di mettere in chiaro le cose sul voto di domenica prossima, considerato come un epifenomeno poco interessante; per altri il Fronte Nazionale è, con tutta evidenza, il responsabile del disastro (fingendo di non sapere chi sia il responsabile …), e il 7 maggio prossimo dovrà dunque passare per portare profitto. La Conferenza Episcopale Francese ha pubblicato un penoso comunicato, fondato principalmente sul solo dovere dell’accoglienza dell’immigrato. Si potrebbe definire come una passione per l’invasione. Ed altro, ed altro. È come se fossimo alla fine di quell’agosto del 1939, mentre si stava preparando un cambio di civiltà. Per i distratti e spensierati resistenti, perché tale è la loro natura, questo non è un loro problema, e se ne lavano le mani. Il risveglio, però, rischia di essere brutale, come lo fu all’inizio di settembre del 39.
Se Ponzio Pilato ritrova dei collaboratori, tutto ciò potrà andare più in là di un semplice lavarsene le mani … Mentre, ecco, arriva Giuda, l’uomo dell’eterno tradimento. Il giornale Le Point, in questo fine settimana, ha recensito con una certa ghiottoneria, che c’era un buon numero di associazioni, cosiddette «cattoliche», che chiedevano con chiarezza di votare per Macron. Queste, lo sappiamo, hanno il cuore a sinistra, meglio, molto a sinistra. È loro diritto, è la loro scelta. Ma la linea rossa è stata superata, dal momento che rivendicano o mettono al primo posto la loro parte «cattolica» per confondere meglio la parte di elettorato cattolico più influenzabile. Se dare il voto alla Le Pen è un peccato mortale, lo si dica! Se papa Francesco aveva detto: “Chi sono io per giudicare?”, queste associazioni non hanno questo pudore: all’inferno gli anti-Macron, al più presto possibile! In questo modo essi (i pro Macron) esercitano una sorta di dittatura morale del tutto inammissibile. I Gesuiti francesi, per bocca del loro giornale Etudes (Studi), che non interessa più a nessuno, partecipano a questa follia: dopo aver distrutto quasi del tutto il loro ordine così potente, essi ritengono del tutto necessario distruggere l’intera Francia. Sembra il ritorno di Giuda con il suo piccolo sacco di monete.
Ringraziando Dio, esiste però un mondo cattolico autenticamente resistente, che, con grande coraggio, indica chiaramente quali saranno le conseguenze del voto di domenica prossima. Papa Francesco qualche giorno fa ha dichiarato di conoscere la «destra» che bramava l’elezione presidenziale, ma non sapeva da dove veniva Emmanuel Macron. Questa espressione ha un senso negativo per coloro che sanno da dove viene questa frase, e ciò che essa significa. Il Collettivo Antioche, composto da vescovi e da sacerdoti, invita pacificamente a votare per Marine Le Pen. Il molto rispettato Yves Meaudre, vecchio presidente “des Enfants du Mékong” (Bambini dei Mekong), dice la stessa cosa. L’eccellente Marie-France Garaud, una delle migliori analiste politiche attuali, che è stata una grande donna della politica, dice che ne esiste una seconda: è Marine. E tante altre.
Da tutto ciò risulta che la resistenza del mondo cattolico deve continuare per tutta la settimana, spiegando che votare Macron conduce puramente e semplicemente alla distruzione della Francia, mentre il voto a Marine non si oppone assolutamente alla Dottrina sociale della Chiesa (a questo riguardo, la posizione di Marine Le Pen sull’immigrazione è conforme a quella del Catechismo della Chiesa cattolica. Non ne dispiaccia alla Conferenza episcopale).
Dal canto suo, il mondo cattolico della sottomissione alla dittatura politico-mediatica deve riflettere su ciò che sarà una presidenza Macron (perché il programma di distruzione di questo candidato non è per nulla nascosto), e dovrà ulteriormente essere in grado di giustificare il proprio voto, se Macron verrà eletto. C’è da temere che questo mondo sedicente «cattolico», dovrà piangere amaramente per la sua scelta, all’indomani delle elezioni, a meno che non sia a tal punto decostruttore, da rallegrarsene! Chiunque sia, lunedì prossimo, sarà troppo tardi.
François Billot de Lochner
Presidente della fondazione di Service politique, di Liberté politique e di France Audace.
Traduzione di Claudio Forti
4 maggio 2017
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/05/il-ritorno-di-giuda-e-pilato/#more-141680
Come può votare un cattolico
senza peccare?
(in Francia)
di Don Philippe Laguérie
L'articolo è stato pubblicato sul sito dell'Istituto del Buon Pastore, in Francia, di cui Don Laguérie è Superiore generale.
In genere non pubblichiamo articoli che trattano di politica, una materia oggi fin troppo inflazionata in termini di continua instabilità morale, ma a volte può capitare, come in questo caso, che l'argomento trattato possa avere una valenza più generale, soprattutto in relazione al mondo cattolico e alla gerarchia. Qui, Don Laguérie si rivolge agli elettori francesi che Domenica prossima dovranno scegliere il nuovo Presidente della Repubblica, ma a ben vedere, il suo ragionamento potrebbe benissimo applicarsi a qualsiasi altro paese europeo, sia di fronte alla generalizzata latitanza dei vescovi cattolici, se non addirittura alla loro connivenza colpevole con i nemici della Chiesa, sia perché l'esito del voto in Francia avrà ripercursioni in tutta Europa.
Don Laguérie dimostra essere il buon combattente di sempre, ma ci fa sorridere il fatto che non adoperi la stessa energia per sparare a zero, come fa con la politica, contro le sempre più diffuse malefatte che la moderna gerarchia consuma a scapito della dottrina e della morale cattoliche. Intendiamoci, egli è a capo di un Istituto “Ecclesia Dei”, e quindi avrà i suoi buoni motivi, che possono anche differire alquanto dalle nostre convinzioni.
Abbiamo saltato quei pochi passi in cui si parla di questioni prettamente francesi.
1 maggio 2017
E’ da un bel po’ di tempo che le istruzioni di voto dei vescovi di Francia non hanno più alcun valore morale né semplicemente... umano. Essi non sono mai stati infallibili in questo dominio (lo si saprebbe) e si sono ritrovati distanti dai fedeli quasi ogni volta.
Nel 1968, lasciarono passare la contraccezione senza fiatare, fino al punto che, invece di sostenere Paolo VI (Humanae Vitae), lo criticarono apertamente.
Nel 1975, non mossero un dito contro la legislazione sull’aborto, al punto che la stessa Simone Veil confesserà che la sua legge criminale non sarebbe passata se quelli avessero osato parlare chiaro.
Una piccola dozzina di loro è scesa in piazza al tempo della legge Taubira sul matrimonio omosessuale (gli altri approvano?), ma sempre in nome dei diritti dell’uomo e mai in nome del Vangelo, del diritto naturale, della politica (Gestione della Polis, della Città).
Oggi, come ieri, davanti alla spaventosa ascesa dell’Islam e dell’islamismo (che sono la stessa cosa… chiedetelo ai musulmani!), del mondialismo, del capitalismo cieco e apolide, della grande sostituzione, del PMA [Procreazione Medicalmente Assistita] e del GPA [utero in affitto], essi ci vengono a ricordare i valori dell’accoglienza e della solidarietà e quindi ci incitano ad accettare tranquillamente la fine della nostra civiltà cristiana, dei suoi costumi, della sua cultura, ecc…
E credete forse che i “cani muti” stanno zitti davanti a tante minacce contro la Fede cattolica? Neanche per sogno! Essi ci mettono in guardia contro la xenofobia, il ripiegamento su se stessi, la paura dell’altro ed altre sciocchezze trite e ritrite, con le quali vorrebbero interdirci di votate Marine Le Pen: il solo pericolo che hanno scoperto. E’ troppo!
E per questo vorrebbero che ci appellassimo alla nostra coscienza per impedirci la scelta che si opporrebbe al loro nuovo credo mondialista, borghese, apolide, massonico, multiculturale, islamo-buddista… Dal momento che il cristiano non avrebbe più niente da difendere: che taccia!
E così ci suggeriscono surrettiziamente il candidato che incarna questo coacervo di abbandoni e di tradimenti: il noto Macron. Si finirà col rimpiangere i vescovi marxisti degli anni ’70!
Ma attenzione! Noi abbiamo delle coscienze, figuratevi! E finirete con l’accorgervene.
Piccolo aneddoto per distenderci. Quando Attila arrivò davanti a Roma alla testa del suo formidabile esercito pronto a sterminare tutto ciò che si muoveva (i nostri figli potrebbero conoscere una situazione simile con queste orde contro le quali voi disarmate l’Occidente cristiano), il vecchio Papa Leone uscì pian piano da Roma, col suo bastone e una mezza dozzina di sacerdoti; e andò arditamente incontro a colui che aveva già devastato buona parte dell’Europa, e che era circondato dai suoi bellicosi generali e dai suoi innumerevoli feroci combattenti. E gli intimò subito di tornare indietro! Contro ogni aspettativa, Attila si volse ai suoi generali e diede l’ordine di ritirarsi immediatamente. I suoi generali gli si avvicinano e, stupefatti, gli chiedono perché ha paura e intende ubbidire a quel vecchio solo e impotente… E Attila risponde: “Lui non mi fa paura, ma la creatura di fuoco che fa roteare la sua spada di folgore sopra di lui, questa sì, e io non ingaggio battaglia di essa”.
E levò il campo. Grazie, San Michele.
La si deve ai papi e ai vescovi cattolici la libertà dell’Occidente cristiano. Senza di questo avremmo avuto di già la sharia.
Che si trovino tra noi dei vescovi di quella tempra. Nell’attesa, non andate a benedire i politici che invitano a casa nostra i nuovi Attila terroristi, e a chiedere ai cristiani di dar loro il benvenuto…
Un’eccezione, tuttavia. Ho ascoltato con gioia il video di S. Ecc. Mons. Rey, che ha suggerito perfettamente i princípi per una scelta cattolica nelle elezioni. Onore a lui. Che ha citato i punti non negoziabili già enumerati da Benedetto XVI. Ma come vescovo, egli si rifiuta di scendere nell’arena, cosa che invece io, come sacerdote, mi permetto di fare. A ognuno il suo ruolo.
Tutti i punti non negoziabili e inaccettabili per un cattolico, senza eccezione, sono sostenuti e rappresentati dalla canditatura di Emmanuel Macron. Tutti. […]
Quest’uomo che va dicendo che non ha un programma, […] Ma in realtà un programma ce l’ha: è la distruzione della Francia e del suo cristianesimo viscerale, cromosomico, genetico.
[…]
In tema di morale è a favore di tutto ciò che condanna la Chiesa: aborto generalizzato, incoraggiato e rimborsato; eutanasia consenziente (suicidio) e no (uccisione); droghe generalizzate; matrimoni di ogni genere (LGBT, a cui oggi si aggiunge una I, che sta per intersessuali: perché limitarsi ad un solo sesso dopo averlo cambiato? Col che intendono l’ermafroditismo), PMA, GPA col quale la madre diventa una volgare gomma-americana: compra, usa e getta (e pensare che le donne lo trovano bello), ecc. E con all’orizzonte la nuova minaccia penale contro chi avversa queste turpitudini. Con Macron, la corruzione non ci verrà pià proposta, ma imposta.
Il tema di politica, è peggio ancora, se è possibile. Quest’uomo che non conosce la cultura francese “perché non l’ha mai vista”, vuole la libera circolazione tra la Francia e il Magreb, una sorta di Schengen trans mediterraneo. Vuole moschee dappertutto, dato che è amico dei fratelli musulmani. Così in Francia trionferò il salafismo e con esso il terrorismo. Bataclan e Nizza saranno all’ordine del giorno.
[…]
La mia conclusione è duplice, quantunque molto semplice.
Oggettivamente, un cattolico non può votare per questo individuo pericolo, senza commetere peccato grave. Solo delle soggettive condizioni di incoscienza, demenza, perdita dell’uso della ragione, potrebbero scusarlo. Se si vota Macron, ci si deve poi confessare.
E siccome in una elezione a due candidati, il solo mezzo per fermare efficacemente l’uno è votare l’altro; la coscienza dei cattolici deve pur liberarsi dal giogo insopportabile dello pseudo peccato che gli si imputa da trent’anni.
Era necessario che alla fine un sacerdote lo dicesse. La verità vi renderà liberi.
Don Laguérie dimostra essere il buon combattente di sempre, ma ci fa sorridere il fatto che non adoperi la stessa energia per sparare a zero, come fa con la politica, contro le sempre più diffuse malefatte che la moderna gerarchia consuma a scapito della dottrina e della morale cattoliche. Intendiamoci, egli è a capo di un Istituto “Ecclesia Dei”, e quindi avrà i suoi buoni motivi, che possono anche differire alquanto dalle nostre convinzioni.
Abbiamo saltato quei pochi passi in cui si parla di questioni prettamente francesi.
E’ da un bel po’ di tempo che le istruzioni di voto dei vescovi di Francia non hanno più alcun valore morale né semplicemente... umano. Essi non sono mai stati infallibili in questo dominio (lo si saprebbe) e si sono ritrovati distanti dai fedeli quasi ogni volta.
Nel 1968, lasciarono passare la contraccezione senza fiatare, fino al punto che, invece di sostenere Paolo VI (Humanae Vitae), lo criticarono apertamente.
Nel 1975, non mossero un dito contro la legislazione sull’aborto, al punto che la stessa Simone Veil confesserà che la sua legge criminale non sarebbe passata se quelli avessero osato parlare chiaro.
Una piccola dozzina di loro è scesa in piazza al tempo della legge Taubira sul matrimonio omosessuale (gli altri approvano?), ma sempre in nome dei diritti dell’uomo e mai in nome del Vangelo, del diritto naturale, della politica (Gestione della Polis, della Città).
Oggi, come ieri, davanti alla spaventosa ascesa dell’Islam e dell’islamismo (che sono la stessa cosa… chiedetelo ai musulmani!), del mondialismo, del capitalismo cieco e apolide, della grande sostituzione, del PMA [Procreazione Medicalmente Assistita] e del GPA [utero in affitto], essi ci vengono a ricordare i valori dell’accoglienza e della solidarietà e quindi ci incitano ad accettare tranquillamente la fine della nostra civiltà cristiana, dei suoi costumi, della sua cultura, ecc…
E credete forse che i “cani muti” stanno zitti davanti a tante minacce contro la Fede cattolica? Neanche per sogno! Essi ci mettono in guardia contro la xenofobia, il ripiegamento su se stessi, la paura dell’altro ed altre sciocchezze trite e ritrite, con le quali vorrebbero interdirci di votate Marine Le Pen: il solo pericolo che hanno scoperto. E’ troppo!
E per questo vorrebbero che ci appellassimo alla nostra coscienza per impedirci la scelta che si opporrebbe al loro nuovo credo mondialista, borghese, apolide, massonico, multiculturale, islamo-buddista… Dal momento che il cristiano non avrebbe più niente da difendere: che taccia!
E così ci suggeriscono surrettiziamente il candidato che incarna questo coacervo di abbandoni e di tradimenti: il noto Macron. Si finirà col rimpiangere i vescovi marxisti degli anni ’70!
Ma attenzione! Noi abbiamo delle coscienze, figuratevi! E finirete con l’accorgervene.
Piccolo aneddoto per distenderci. Quando Attila arrivò davanti a Roma alla testa del suo formidabile esercito pronto a sterminare tutto ciò che si muoveva (i nostri figli potrebbero conoscere una situazione simile con queste orde contro le quali voi disarmate l’Occidente cristiano), il vecchio Papa Leone uscì pian piano da Roma, col suo bastone e una mezza dozzina di sacerdoti; e andò arditamente incontro a colui che aveva già devastato buona parte dell’Europa, e che era circondato dai suoi bellicosi generali e dai suoi innumerevoli feroci combattenti. E gli intimò subito di tornare indietro! Contro ogni aspettativa, Attila si volse ai suoi generali e diede l’ordine di ritirarsi immediatamente. I suoi generali gli si avvicinano e, stupefatti, gli chiedono perché ha paura e intende ubbidire a quel vecchio solo e impotente… E Attila risponde: “Lui non mi fa paura, ma la creatura di fuoco che fa roteare la sua spada di folgore sopra di lui, questa sì, e io non ingaggio battaglia di essa”.
E levò il campo. Grazie, San Michele.
La si deve ai papi e ai vescovi cattolici la libertà dell’Occidente cristiano. Senza di questo avremmo avuto di già la sharia.
Che si trovino tra noi dei vescovi di quella tempra. Nell’attesa, non andate a benedire i politici che invitano a casa nostra i nuovi Attila terroristi, e a chiedere ai cristiani di dar loro il benvenuto…
Un’eccezione, tuttavia. Ho ascoltato con gioia il video di S. Ecc. Mons. Rey, che ha suggerito perfettamente i princípi per una scelta cattolica nelle elezioni. Onore a lui. Che ha citato i punti non negoziabili già enumerati da Benedetto XVI. Ma come vescovo, egli si rifiuta di scendere nell’arena, cosa che invece io, come sacerdote, mi permetto di fare. A ognuno il suo ruolo.
Tutti i punti non negoziabili e inaccettabili per un cattolico, senza eccezione, sono sostenuti e rappresentati dalla canditatura di Emmanuel Macron. Tutti. […]
Quest’uomo che va dicendo che non ha un programma, […] Ma in realtà un programma ce l’ha: è la distruzione della Francia e del suo cristianesimo viscerale, cromosomico, genetico.
[…]
In tema di morale è a favore di tutto ciò che condanna la Chiesa: aborto generalizzato, incoraggiato e rimborsato; eutanasia consenziente (suicidio) e no (uccisione); droghe generalizzate; matrimoni di ogni genere (LGBT, a cui oggi si aggiunge una I, che sta per intersessuali: perché limitarsi ad un solo sesso dopo averlo cambiato? Col che intendono l’ermafroditismo), PMA, GPA col quale la madre diventa una volgare gomma-americana: compra, usa e getta (e pensare che le donne lo trovano bello), ecc. E con all’orizzonte la nuova minaccia penale contro chi avversa queste turpitudini. Con Macron, la corruzione non ci verrà pià proposta, ma imposta.
Il tema di politica, è peggio ancora, se è possibile. Quest’uomo che non conosce la cultura francese “perché non l’ha mai vista”, vuole la libera circolazione tra la Francia e il Magreb, una sorta di Schengen trans mediterraneo. Vuole moschee dappertutto, dato che è amico dei fratelli musulmani. Così in Francia trionferò il salafismo e con esso il terrorismo. Bataclan e Nizza saranno all’ordine del giorno.
[…]
La mia conclusione è duplice, quantunque molto semplice.
Oggettivamente, un cattolico non può votare per questo individuo pericolo, senza commetere peccato grave. Solo delle soggettive condizioni di incoscienza, demenza, perdita dell’uso della ragione, potrebbero scusarlo. Se si vota Macron, ci si deve poi confessare.
E siccome in una elezione a due candidati, il solo mezzo per fermare efficacemente l’uno è votare l’altro; la coscienza dei cattolici deve pur liberarsi dal giogo insopportabile dello pseudo peccato che gli si imputa da trent’anni.
Era necessario che alla fine un sacerdote lo dicesse. La verità vi renderà liberi.
Emmanuel Macron è pericoloso?
4 maggio, 2017
CON MACRON, IL SUPERSTATO FRANCO-TEDESCO
Come? “Con Macron, diventa possibile il Super-Stato franco-tedesco”, titola Deutsche Wirtschaft Nachrichten.
Nel suo succinto programmino messo per iscritto, il candidato di Attali e Hollande (d’ora in poi Micron) dice esplicitamente che intende “accelerare il processo di integrazione europea”, imponendo a marce forzate “i passi intermedi verso una unione politica”, e lo farà “dando priorità all’asse franco-tedesco”. In chiaro: adotterà tutte le riforme strutturali che Berlino esige dai paesi mediterranei in fatto di tagli al costo del lavoro, tagli sociali, bilanci pubblici in pareggio – insomma austerità – per ottenere in cambio dalla Germania “importanti concessioni”: quali? Sostanzialmente un governo unico.
La fusione della Francia nella Germania metamorfosati in “governo unico della zona euro”, con proprio bilancio e propria fiscalità. Un asse privilegiato franco-tedesco ferramente unificato, in grado di “finanziare gli investimenti, gli aiuti, le priorità” e “responsabile davanti al parlamento europeo”; ossia non più davanti alle riunioni di primi ministri o ministri, come avviene oggi. I paesi periferici, indebitati, mediterranei non avranno più voce.
In questa fusione, la Francia porta le proprie forze armate (le sole forze militari reali in Europa) per la “comune politica di sicurezza europea” (leggi: esercito UE); imporrà ai periferici l’aumento delle spese belliche al 2% del Pil, come chiesto dal Pentagono; ovviamente le industrie francesi dell’armamento – fra le maggiori del mondo – saranno beneficate da ordinativi di favore, con la scusa della standardizzazione delle armi.
L’euro è ottimo, nella visione di Micron (ossia di Attali): la sua tesi è che prima, la Bundesbank aveva un maggior potere sulla politica monetaria francese, e che gli interessi francesi sono meglio difesi dall’euro. Si noti che Micron sostiene anche che i francesi sono i soli che devono riconoscersi colpevoli della deindustrializzazione, debolezza dell’economia nazionale, della disoccupazione di massa; non c’entrano la globalizzazione (che viene esplicitamente esclusa), non c’entrano le politiche della UE (ossia di Schauble), la moneta euro (fortissima) è innocente come un neonato. I francesi sono colpevoli. Di non essere tedeschi. Ma la fusione nel super-stato li curerà.
Si tenga presente che, dietro l’ingannevole faccino insignificante, Micron è un estremista sui generis: ha espresso precise intenzioni punitive contro il Regno Unito per il Brexit, ha caldeggiato un referendum per la secessione di Gibilterra (i cui abitanti vogliono restar nella UE), insomma (come Juncker ) ha minacciato di soffiare sulla sovversione e i secessionismi interni perché il Brexit è “un crimine”.
Peggio: ha promesso che se eletto, “entro tre mesi” imporrà punizioni contro la Polonia “che infrange tutti i principi dell’Unione Europea”, o tenere nella UE “paesi come l’Ungheria che, su temi come l’università e il sapere [leggi: l’università di George Soros a Budapest], sui rifugiati, sui valori fondamentali [nozze gay, diritti LGBT]”, non obbedisce alla linea.
Austerità e repressione definitive
Dunque nella “nuova Europa” ossia fusione franco-tedesca, Micron unisce intenti polizieschi e progetti punitivi, di stroncamento delle ribellioni e delle disobbedienze. Non c’è dubbio che se vince lui le oligarchie gireranno le viti della repressione e della censura. Ovviamente gli “europeisti” oligarchici in ogni paese sono già pronti ad operare la repressione e le epurazioni. Per esempio in Italia, la Boldrini attuerà il suo progetto di silenziare i blogger scomodi, accusandoli di “fake news”. E si sa che Salvini verrà liquidato dai suoi stessi avversari nella Lega (Maroni, Tosi) e Bossi sarà schiodato per accusarlo, bofonchiando, di essersi alleato con Marine Le Pen, “la fassista”. La Lega tornerà “europea”. L’euro, il nodo scorsoio attorno al nostro collo, diventerà indiscutibile – come l’egemonia tedesca, diventata egemonia franco-tedesca.
Su come la Merkel esercita questa egemonia, abbiamo avuto già significativi assaggi, con la sua chiamata ai milioni di profughi, la sua confricazione con Erdogan a cui ha fatto versare a tutti noi i famosi 3 miliardi; ma forse non abbiamo ancora visto il peggio . Il 30 aprile, la Cancelleria è sbarcata a Jeddah ed ha dichiarato al re wahabita che “L’Arabia Saudita è parte essenziale nella coalizione che lotta contro l’IS” (ossia contro i terroristi che il re finanzia), e che per questo ospiterà (ha già firmato) soldati sauditi in Germania per farli addestrare da istruttori militari tedeschi, e poliziotti tedeschi per addestrare guardie di frontiera e aeroportuali, e condividerà con questi apostoli della civiltà occidentale “il nostro know-how” poliziesco e repressivo. La Merkel ha espresso il suo appoggio per la guerra (le stragi) che l’Arabia Saudita, con l’aiuto dell’aviazione Usa e inglese, conduce nello Yemen.
Dunque è una conferma della deriva che la Merkel sta imponendo a tutti noi in politica estera: anti-Putin, anti-Iran, anti- sciita, moralmente compromessa con le peggiori figure del mondo islamico.
Ma si incrina il fronte anti-FN.
Non resta che sperare che i francesi votino in massa Marine Le Pen. Quanto è probabile? Fino a qualche giorno fa sembrava impossibile: Marine ha bisogno di 11 milioni di voti in più. Fillon, il candidato “moderato”, ha invitato i suoi elettori a votare Micron; i sondaggi suggeriscono che il 35% di loro voterà invece FN, e questo ha cominciato a inquietare i globalisti e gli oligarchi.
Poi, Le Pen s’è presentata alla stampa a fianco di Nicolas Dupont-Aignan, annunciando: se io vado all’Eliseo, lui diventerà il mio primo ministro. Dupont-Aignan è un fuoriuscito dalla galassia (ex) gaullista, un sovranista dichiarato che con il suo movimento “Debout la France” ha guadagnato alle presidenziali il 4,7 per cento dei voti. E’escluso che costui convogli il suo intero pacchetto di 1,7 milioni alla coalizione – il suo movimento s’è subito sfasciato, con velenose accuse dei suoi dirigenti al traditore.
Ma per Marine è un successo politico di prima grandezza comunque: si sta frammentando il cosiddetto “Front Républicain”; ossia l’impegno di tutti i partiti, cacicchi e dirigenti dei partiti tradizionali, a votare sempre, tutti, al secondo turno, contro il FN. E’ un impegno molto preciso ed esplicito: una trentina d’anni fa (mi spiace non poter portare il dato con precisione, non lo ritrovo: ne parlò Le Monde) il Grand Orient de France convocò Mitterrand e Chirac e ingiunse loro sotto giuramento “fra le colonne” di non allearsi mai con papà Le Pen. Mai, mai, e poi mai .
Il giuramento è stato osservato fedelmente dai due partiti maggiori. Mitterand, divenuto presidente nel 1981, nominò primo ministro del suo governo Chirac, il suo avversario di centro-destra, suo avversario nella campagna presidenziale: un incesto chiamato “coabitazione”, compenso per il rifiuto di Chirac di chiedere i voti a Jean-Marie Le Pen. Nel 2002, al secondo turno, milioni di socialisti, sessantottini, trotzkisti, comunisti staliniani si turarono il naso e votarono – dandogli l’82% dei voti – Chirac che al primo turno aveva avuto solo il 19%, perché al ballottaggio l’avversario era “Il fassista” Le Pen-padre. Chirac negò a Le Pen il tradizionale dibattito tv a due: quello era una non-persona, da non ascoltare, da non far parlare. I votati per lui (15-17%) dei lebbrosi da rinchiudere nel carcere-lebbrosario della inagibilità politica.
Adesso questo ferreo patto è incrinato. I due partiti che giurarono fra le colonne del Tempio, hanno entrambi perso il primo turno. Non solo Dupont-Agnan ha violato il patto. Anche Marie France Garaud si è dichiarata per Marine. Oggi, la Garaud ha 83 anni. Ma è stata consigliera del presidente Pompidou. Soprattutto, gaullista di ferro, si è impegnata anima e corpo contro il Trattato di Maastricht (1995) e nel 2005 è l’anima dell’opposizione al trattato di Roma, la nuova costituzione europea, bocciata dai francesi per referendum con un fortissimo NO (quasi 55%, contro 45% di Sì), che ha inaugurato la crisi profonda del progetto oligarchico. Oggi la Garaud è scesa a fianco di Marine, “manifestamente l’unica ad avere il temperamento per ristabilire la sovranità della Francia”, ha detto al Figaro, e che ha ”senso dello Stato”. Insomma, Marine Le Pen ha buone carte in mano, e aumentano di giorno in giorno.
Al contrario di Micron. Il quale, ogni volta che apre bocca, ha “l’insopportabile talento di alimentare ogni giorno di più le ragioni per non votare soprattutto per lui, tanto incarna un programma regressivo” (così il blog di sinistra Mediapart)
..ed emerge una rete pedofila attorno a Macron
Si aggiunga che uno dei suoi delegati nazionali, e ritenuto uno dei suoi principali ispiratori, Jean-Marc Borello, grande “industriale dell’economia sociale e solidale” (presiede Groupe SOS, una organizzazione benefica che ha 15 mila dipendenti e 900 milioni di euro di fatturato) è stato pesantemente coinvolto in un affare di pedofilia esploso nel 1997: era amministratore di Les Tournelles, un centro di riabilitazione per ragazzi difficili che li curava grazie ad una pretesa “terapia del lusso del meraviglioso”: sic. Ossia prestava i ragazzini a castelli e ville storiche, dove passavano notti da favola coi proprietari e i loro invitati….Borello fu condannato a 6 mesi per fornitura di ecstasys in quel contesto; essendo l’amico un sospetto omosessuale, ha confermato la certezza che Micron sia un omosessuale pedofilo di cerchie molto riservate … Ma la storia meriterà un articolo a parte, se il Nostro verrà eletto.
Fatto sta che giorno dopo giorno, i suoi sostenitori in tutti i partiti, gli intellettuali progressisti, i grandi media e i banchieri diventano sempre meno certi che il loro ragazzo ottenga una tranquilla maggioranza al ballottaggio. Lo dimostra il tono di rabbioso panico della propaganda atti-Le Pen e la quasi-demenza degli “intellettuali progressisti” in questi giorni, con le loro invenzioni deliranti e i dibattiti per convincere i francesi a votare Micron, a rispettare il “front républicain”, e le intimazioni a non seguire l’esempio di Dupont-Agnan, il “traditore”, anzi il “nuovo Pétain”. Panico.
Ciò perché, come ha scritto Christopher Caldwell, che abita a Parigi e fa il columnist per Weekly Standard (neocon) e il New York Times, queste elezioni – come quelle presidenziali in Usa che hanno dato la vittoria a Trump – hanno rivelato la vera divisione sociale: i favoriti, i ricchi e i parassiti sono tutti per Macron, “gli elettori più umili sono ormai divisi tra Mélenchon e Le Pen”: ma “non c’è dubbio che fra qualche tempo un nuovo candidato populista capirà questa logica, e unirà le due forze elettorali sulla base della stessa classe”.
Da qui le enormi pressioni dei poteri forti su Mélenchon, il candidato comunista, il Bernie Sanders francese che ha preso quasi il 20% (voti proletari), di fare pubblico appello ai suoi elettori a non votare Marine. Cosa che (dopo una settimana) ha fatto: “Non commettete il terribile errore di votare FN: ci metterebbe in una guerra dove ciascuno andrebbe a cercare nelle culle chi è francese e chi non lo è, la religione dell’uno e dell’altro….”. E non ha nemmeno tutti i torti, il rosso marxista.
Utilità delle “Risorse”immigrate
La vittoria di Marine continua infatti ad essere incerta perché la competizione “di classe” è falsata alla radice. Essa, secondo chi scrive, sarà sconfitta da elettori che non ascoltano certo i consigli degli intellettuali, né leggono i giornali: i maghrebini, negri e musulmani delle periferie. I massimi sfavoriti dal Sistema, di colore e di altra religione, sono la nuova versione di quello che Marx chiamava il “Lumpenproletariat”, il sottoproletariato che è sempre stato storicamente facile ai parassiti ricchi far schierare contro i lavoratori e per la “reazione”.
In fondo, a questo (fra l’altro) servono le ondate di immigrati di massa, le “risorse” di cui i globalizzatori inondano le società europee: a impedire la formazione di fronti comuni fra lavoratori, a trasformare la lotta di classe in conflitti razziali “religiosi” insanabili, in “scontro di (in)civiltà”.
E’ una tecnica che i nostri sinistri conoscono fin troppo bene. Come dimostra questa foto di un seggio alle primarie del PD che hanno tributato il trionfo di Renzi, con 2 milioni di voti:
Le primarie, che sinistra burletta e ridicola finzione di democrazia.
Marine perderà, ma molto bene, se si può dire. Una settimana fa Macron valeva nei sondaggi 61 contro 39 per Marine; oggi, 51% per Macron e 41% per Le Pen – lei sale, lui cala. E mai s’è visto un candidato del Front National raggiungere simili percentuali. Ciò è importante per il numero di rappresentanti all’assemblea che il FN può guadagnare alle elezioni parlamentari di giugno: i due vecchi partiti, PS e LR (Les Républicains, il centro-destra) sono stati praticamente liquidati dall’elettorato. Se la tendenza si conferma alle parlamentari, con l’atto di decesso dei due partiti tradizionali, la sola formazione politica organizzata e sperimentata che resterà all’Assemblea sarà il Front National. Macron, che ha rifiutato ogni appoggio partitico (un appoggio socialista è ormai il bacio della morte) dovrebbe in teoria contare su una maggioranza presidenziale unicamente costituita da individui che hanno firmato il suo programma rinunciando alla vecchia appartenenza di partito. Non a caso Mélenchon, vecchio attore politico, sostiene che Macron non sarà in grado di governare.
Frattanto:sull’euro, Marine Le Pen ha assunto una posizione lievemente più moderata. Ha precisato: non intende necessariamente uscirne, ma propone una moneta nazionale insieme alla moneta unica. Quando a Macron, alla BBC ha dovuto fare la voce grossa: Se la UE non si riforma, minaccio il Frexit!
Macron, il vero neonazismo è rosé
Se fossi francese voterei Marine Le Pen. La voterei da marxista senza se e senza ma. E prima di invocare il pericolo nazista, guardiamo al vero neonazismo
di Giuseppe Masala.
Da marxista potenziale elettore della “fascista” Le Pen mi sento come un disperato zelota nella fortezza di Masada.
È un discorso davvero difficilissimo, quello che mi appresto a fare, ma ho sempre creduto nella chiarezza delle idee, nella nettezza e ho sempre detestato l’ambiguità del vigliacco.
È un discorso davvero difficilissimo, quello che mi appresto a fare, ma ho sempre creduto nella chiarezza delle idee, nella nettezza e ho sempre detestato l’ambiguità del vigliacco.
Io se fossi francese voterei Marine Le Pen. La voterei da marxista senza se e senza ma. Ve lo dico nettamente. Spero che abbiate la bontà di seguirmi in queste poche righe certamente non esaustive e non esplicative di quel che è davvero un travaglio interiore.
Ieri Papa Francesco ha fatto un’esternazione criptica e allo stesso tempo emblematica sulle elezioni francesi: «So che una candidata è di destra e conservatrice. L’altro non so chi sia né da dove viene». Ora, ovviamente Jorge Bergoglio sa fin troppo bene da quale milieu culturale provenga Macron; probabilmente nella sua logica (è pur sempre il Papa!) ritiene che provenga direttamente dall’Inferno.
Ieri Papa Francesco ha fatto un’esternazione criptica e allo stesso tempo emblematica sulle elezioni francesi: «So che una candidata è di destra e conservatrice. L’altro non so chi sia né da dove viene». Ora, ovviamente Jorge Bergoglio sa fin troppo bene da quale milieu culturale provenga Macron; probabilmente nella sua logica (è pur sempre il Papa!) ritiene che provenga direttamente dall’Inferno.
Emmanuel Macron è figlio diretto del costruttivismo e del post moderno, valori che ha profondamente introiettato e che fanno parte pienamente della sua traiettoria di vita, sia quella ufficiale sia quella “segreta”. Nulla da dire – ci mancherebbe – sulle sue scelte personali, ma molto da dire sulle sue scelte valoriali e sull’impostazione culturale di cui è figlio.
L’ho detto in tutte le salse anche su questi schermi, il costruttivismo – o meglio l’impostura costruttivista – è l’avversario più subdolo e potente di Karl Marx, quello che più potentemente ha annullato le categorie di Marx – cioè oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori – per sostituirle, appunto con un lavoro di decostruzione – con le categorie post moderne maschi/femmine (nell’accezione culturale della dicotomia), etero/gay, bianchi/neri e chi più ne ha ne metta. Il giochino può continuare all’infinito mettendo il velo di Maya alle categorie marxiane che mostrano il volto mostruoso del capitalismo.
L’ho detto in tutte le salse anche su questi schermi, il costruttivismo – o meglio l’impostura costruttivista – è l’avversario più subdolo e potente di Karl Marx, quello che più potentemente ha annullato le categorie di Marx – cioè oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori – per sostituirle, appunto con un lavoro di decostruzione – con le categorie post moderne maschi/femmine (nell’accezione culturale della dicotomia), etero/gay, bianchi/neri e chi più ne ha ne metta. Il giochino può continuare all’infinito mettendo il velo di Maya alle categorie marxiane che mostrano il volto mostruoso del capitalismo.
Macron ha come padre spirituale l‘economista Jaques Attali, ben più di un economista, un filosofo, un sociologo, un illuminato (o un ottenebrato, a seconda dell’ottica con la quale lo si vuole guardare), un visionario che guarda lontano e che allo stesso tempo disegna il futuro. Ma quale futuro disegna Attali? Lascio a lui la parola così come l’ha pronunciata in un intervista a la Repubblica del 19 Agosto 2014:
«La riproduzione diventerà compito delle macchine, mentre la clonazione e le cellule staminali permetteranno a genitori-clienti di coltivare organi a volontà per sostituire i più difettosi. Un bambino potrà essere portato in grembo da una generazione precedente della stessa famiglia o da un donatore qualsiasi, e i figli di due coppie lesbiche nati da uno stesso donatore potranno sposarsi, dando vita a una famiglia con sole nonne e senza nonni. Molto più in là, i bambini potranno essere concepiti, portati in grembo e fatti nascere da matrici esterne, animali o artificiali, con grande vantaggio per tutti: degli uomini poiché potranno riprodursi senza affidare la nascita dei propri discendenti a rappresentanti dell’altro sesso; delle donne poiché si sbarazzeranno dei gravi del parto».
Un mondo ai miei occhi distopico, il trionfo di Hitler e Mengele sebbene in divisa da SS color rosa.
Il discorso sarebbe lunghissimo e certamente non adatto a questi schermi. Pongo l’accento solo su quel “genitori-clienti” che sottintende la nascita (già è nato per la verità) di un mercato della vita, ovviamente per ricchi.
Il discorso sarebbe lunghissimo e certamente non adatto a questi schermi. Pongo l’accento solo su quel “genitori-clienti” che sottintende la nascita (già è nato per la verità) di un mercato della vita, ovviamente per ricchi.
Inutile sottolineare l’accento sull’eugenetica degli uomini sani che attingono organi (evidentemente espiantati da uomini “inferiori” da usare come miniera). Potrei aggiungere che le donne che mettono al mondo gli uomini “giacimento di organi” saranno povere e che i beneficiari dei trattamenti saranno i figli di chi se lo può permettere.
Inutile dire che questo è il trionfo del dottor Mengele. Evito di aprire il discorso sugli archetipi psicologici dell’uomo occidentale ricco…sono gli stessi dei nazisti: vogliamo scommettere che i figli “ordinati e fatturati” saranno di pura razza ariana?
Inutile dire che questo è il trionfo del dottor Mengele. Evito di aprire il discorso sugli archetipi psicologici dell’uomo occidentale ricco…sono gli stessi dei nazisti: vogliamo scommettere che i figli “ordinati e fatturati” saranno di pura razza ariana?
Un discorso raggelante quello di Attali. Basta dire che tratteggia un nuovo capitalismo dove i ricchi saranno non solo ricchi ma la razza superiore teorizzata da Hitler e Mengele.
Voi direte che questa è solo la visione di un pazzo? No mi spiace, Attali non è un pazzo ed è inserito in una corrente culturale fondamentale: il post moderno.
Voi direte che questa è solo la visione di un pazzo? No mi spiace, Attali non è un pazzo ed è inserito in una corrente culturale fondamentale: il post moderno.
Da dove traggono origine tante visioni, dal Manifesto Cyborg di Donna J. Haraway (peraltro fatto studiare in quell’ignobile postribolo capitalista noto come Università di Harvard), le ideologie sul gender, il suprematismo femminista (quello che io non troppo amichevolmente chiamo nazi-femminismo) e tante altre cose, diverse ma tutte unite dal filo conduttore di usare il corpo umano, la Vita come occasione di business – ultima frontiera – per il capitalismo morente e in crisi.
Per tutto questo io non voterei mai, mai, mai e poi mai Macron che è figlio diretto (consapevole o inconsapevole non mi frega nulla) di questa visione distopica nella quale si sta trascinando il mondo.
Il voto alla Le Pen può essere utile? Temo di no. Forse lei è cosciente dell’importanza della partita che si sta giocando in Francia (sicuramente ne è cosciente Jorge Mario Bergoglio). Una partita dove le questioni legate all’Euro, ai parametri di Maastricht e alla regolamentazione dell’immigrazioni sono cose minimali.
Il voto alla Le Pen può essere utile? Temo di no. Forse lei è cosciente dell’importanza della partita che si sta giocando in Francia (sicuramente ne è cosciente Jorge Mario Bergoglio). Una partita dove le questioni legate all’Euro, ai parametri di Maastricht e alla regolamentazione dell’immigrazioni sono cose minimali.
Sicuramente l’importanza della partita non è compresa dagli elettori della Le Pen che sono all’oscuro anche perché perfino i candidati non ne parlano per non spaventare la gente.
Ma poco importa, i nuovi nazisti, i discepoli di Hitler e Mengele mascherati da “buoni” vanno fermati a tutti i costi.
Quale sarebbe in tutto questo il compito dei marxisti veri? Quello di aprire il dibattito sugli sviluppi del nuovo capitalismo nascente contrapponendo le vecchie (ma attualissime) categorie marxiane all’impostura post-moderna e costruttivista.
Ma poco importa, i nuovi nazisti, i discepoli di Hitler e Mengele mascherati da “buoni” vanno fermati a tutti i costi.
Quale sarebbe in tutto questo il compito dei marxisti veri? Quello di aprire il dibattito sugli sviluppi del nuovo capitalismo nascente contrapponendo le vecchie (ma attualissime) categorie marxiane all’impostura post-moderna e costruttivista.
Ovviamente nessuno lo farà né sotto l’aspetto economico né tantomeno su quello filosofico. Per questo mi sento come uno zelota nella fortezza di Masada sotto assedio romano.
Ora fucilatemi pure. Comunque delle vostre accuse di “rossobrunismo” je me’n fous. E vi contrappongo l’accusa di nazismo in divisa rosa. Nazisti siete e nazisti rimarrete.
Ora fucilatemi pure. Comunque delle vostre accuse di “rossobrunismo” je me’n fous. E vi contrappongo l’accusa di nazismo in divisa rosa. Nazisti siete e nazisti rimarrete.
Fonte: Megachip Globalist
Chi sono i vincitori del primo turno in Francia? I sondaggi
(di Mauro Marabini) Alla fine, in Francia, i trionfatori del primo turno delle presidenziali sono stati i sondaggi, che in Inghilterra e negli Stati Uniti erano stati sconfitti dagli inattesi successi della Brexit e di Donald Trump. Non solo hanno vinto Emmanuel Macron ( 24,1%) e Marine Le Pen (21,30 %), ma il candidato della Destra repubblicana François Fillon, ha ottenuto il previsto 20,1%, non sufficiente per passare al secondo turno.
Fillon l’ha presa male, ma è riuscito comunque ad evitare il sorpasso, che molti temevano, da parte di Jean-Luc Mélenchon, candidato della vetero-sinistra radicale. Benoît Hamon, il candidato ufficiale dei PS, socialisti francesi, il partito al potere del Presidente della Repubblica, ha racimolato poco più del 6%. La dialettica dei due partiti tradizionali viene dunque sostituita dalla contrapposizione tra una nuova sinistra dai contorni imprecisi, flou”, come si direbbe in francese, filo europea e globalista e una destra, nazional-popolare, euroscettica ed identitaria.
La destra di Marine Le Pen viene definita dagli avversari come fascista (facho in francese), populista, xenofoba, islamofoba. Luso di questo linguaggio intimidatorio ha lo scopo di impedire il sostegno alla Le Pen dell’elettorato della destra moderata. Marine Le Pen al contrario vuole accreditare limmagine di una destra popolare e accattivante. Lannuncio di un accordo con Nicolas Dupont-Aignan ha provocato una reazione rabbiosa dei suoi avversari. Nicolas Dupont-Agnan è a capo del movimento sovranista Debout la France, che ha raccolto quasi il 5% dei votanti al primo turno delle presidenziali. Laccordo con il Front National prevede che, in caso di vittoria, lo stesso Dupont-Aignan divenga primo ministro. Il programma di governo viene moderato e luscita dalleuro viene rinviata.
Dupont-Agnan è un gollista e Fillon, che ha inaspettatamente invitato a votare Macron, ha gridato allo scandalo per questo accordo, vedendo in esso un tradimento dei valori della Destra repubblicana. Dalle sponde di sinistra sono arrivati proclami isterici contro il fascismo incombente come se ci fossero alle porte divisioni corazzate delle SS. Un esempio è il comunicato trasmesso alla vigilia del 1° Maggio da un’associazione di ex deportati, vittime del nazismo e partigiani.
Nel comunicato ripreso da tutta la stampa (cfr. Le Monde et AFP del 30 aprile 2017) viene drammaticamente evocato il pericolo rappresentato dallestrema destra, dalle sue politiche di odio e di divisione sociale che sono i sintomi di quei sentimenti che portarono, in Germania e in altri paesi, i nazisti al successo elettorale. Il comunicato è scaturito nel corso di una riunione che ha avuto luogo al Camp des Milles vicino a Aix-en-Provence, un ex campo di concentramento e di detenzione rimasto intatto, a futura memoria, e trasformato in museo. Al 30 aprile, ad una settimana esatta dal fatidico secondo turno, i sondaggi dicono che il 60% dei suffragi andrà a Macron, il 40 % a Marine Le Pen. Stando a quello che è accaduto al primo turno le previsioni dovrebbero essere rispettate.
C’è da sottolineare che, a differenza di altri Paesi, i sondaggi in Francia sono rigorosamente regolamentati e posti sotto il controllo di una apposita commissione indipendente dal potere politico. La legge che la regola è del 1977 ed è stata aggiornata nel tempo al fine di garantire la sua corretta applicazione. Il controllo riguarda il rigore metodologico con la quale gli stessi sondaggi sono effettuati. Viene indicato il campione scelto, quante persone vengono interpellate quando ha avuto luogo e chi li ha commissionati. Viene anche ripetutamente ricordato che i sondaggi non sono previsioni, ma foto del momento e che vi sono margini di errore che dipendono dalle procedure adottate.
Resta il fatto che opinionisti, giornali, agenzie varie e i mezzi di comunicazione in generale, fanno un uso disinvolto, eccessivo e partigiano dei sondaggi, al fine di manipolare lelettorato e che tutto in realtà può ancora accadere. Vi sono infatti elementi nuovi che possono modificare il voto: i comizi dei candidati degli ultimi giorni e lincontro televisivo di mercoledì 3 maggio. In televisione saranno faccia a faccia Marine Le Pen col suo nuovo programma concordato con il leader del movimento sovranista ed Emmanuel Macron, portatore di una proposta di “modernizzazione” della Francia che raccoglie i progressisti di destra e di sinistra. Intanto Marine Le Pen guadagna terreno ogni giorno e la figura di Macron continua a rimanere oscura.
La sua apparizione sulla scena politica francese data allagosto 2014 quando viene nominato ministro delleconomia dal presidente Hollande. Dopo essere rimasto due anni in carica, fonda il movimento En marche e annuncia che si candiderà come presidente.
Da una inchiesta del settimanale Monde et vie (marzo 2017) emerge che la mappa dei suoi sostenitori e seguaci è composta da politici come François Bayrou, presidente del movimento centrista Modem, Robert Hue, ex segretario del Partito comunista francese, Daniel Cohn-Bendit, liberal libertario, Alain Madelin, a suo tempo leader del Partito liberale, Bertrand Delanoë già sindaco socialista di Parigi e tanti altri meno noti; i principali mezzi di comunicazione di massa (Canal Plus, Le Monde, lObservateur, BFMTV, Le Parisien, les Echos ecc.); centri studi e fondazioni radical-progressiste, come la Fondation Jean Jaurès (socialista), Terra Nova, Institut Montaigne (liberale) ed altri; intellettuali e opinionisti da Jacques Attali ad Alain Minc; e soprattutto tante banche e alcuni imprenditori rampanti, oppure legati alla nuova industria numerica o allintervento dello Stato.
Due tra tutti emergono: Jean-Marc Borello presidente e fondatore del Gruppo SOS, numero uno della cosiddetta economia sociale, (15.000 salariati e 900 milioni di euro di fatturato), detto in Francia le Bill Gates du social e Marc Simoncini fondatore di MEETIC e Sensee. Più defilati vi sono pure, fra altri, componenti della oligarchia del censo come Pierre Bergé, mecenate e uomo daffari con tanti interessi, Xavier Niel di FREE, e Patrick Drahi, SFR. Accetteranno i francesi di continuare ad essere governati da queste oligarchie? Lo sapremo alle 20,00 del 7 maggio. Fino a quel momento continueremo a diffidare dei sondaggi. (Mauro Marabini)
https://www.corrispondenzaromana.it/chi-sono-i-vincitori-del-primo-turno-in-francia-i-sondaggi/
E’ la “sottomissione” della sinistra francese all’Islam e
alla tecnocrazia globalista ad aver fatto sorgere la le Pen. Ecco la prova
“La cartina parla da sola!”, scrive Gérard Couvert sul sito francese “Boulevard Voltaire”. In effetti è davvero eloquente. I dati del primo turno delle elezioni presidenziali francesi sono stati commentati in lungo e in largo, ma nessuno aveva pensato di sovrapporre la mappa dei Dipartimenti – con i relativi vincitori – alla mappa delle moschee presenti sul territorio francese.
Forse per autocensura – insinua Couvert – infatti il risultato è impressionante ed “è istruttivo sia sulla sociologia del voto e la sua probabile evoluzione, sia sugli sviluppi di civiltà che vedremo nel prossimo decennio”. Il simbolo della moschea, nella cartina, ha tre grandezze diverse: il più grande indica che in quella zona c’è una moschea per meno di 7.500 abitanti; il simbolo a grandezza media per una popolazione dai 7.500 ai 12.500; il simbolo più piccolo tra 12.500 e 15.000 abitanti. Nelle zone dove manca il simbolo non significa che non ci sono moschee, ma che ce n’è una per una popolazione oltre i 15.000 abitanti.
In pratica questa cartina è una rappresentazione della densità di popolazione musulmana nei diversi dipartimenti. Per esempio nel Dipartimento Seine-Saint-Denis c’è una moschea per 3.500 abitanti, “che è un po’ più di quello che troviamo a Damasco”, spiega Couvert. Invece in Vandea c’è una moschea per 114.000 abitanti. Ovviamente non è una mappa esattissima, perché diversi luoghi di culto islamici non sono dichiarati pubblicamente.
In ogni caso basta il colpo d’occhio per capire che le zone dove ha vinto Marine Le Pen si sovrappongono quasi esattamente alle zone a più alta densità di popolazione islamica. Mentre nelle zone dove l’Islam è scarsamentre rappresentato ha vinto Macron. E’ molto eloquente e non può essere una coincidenza casuale. Naturalmente ci sono anche altre componenti che hanno inciso sul voto, per esempio quelle di tipo sociale: l’ostilità o il plauso a questa globalizzazione e a questa Europa.
Sappiamo che Macron ha prevalso nella borghesia parigina, mentre nel voto operaio la Le Pen ha preso il 37 per cento, Mélenchon il 24 per cento, Macron il 16 per cento e Hamon il 5 per cento. E’ probabile che al secondo turno i diversi malesseri e le diverse rabbie, si aggreghino. Per esempio convogliando sulla Le Pen molti voti andati a Mélenchon (lo scontento sociale, l’impoverimento, la rabbia dei ceti popolari). Ma anche i voti presi da un ex gollista anti Europa come Nicolas Dupont-Aignan, che al primo turno ha raggiunto il 4,7 per cento e che ora ha dichiarato di votare Le Pen. Mentre l’elettorato di Fillon dovrebbe andare, in parte, a Macron.
Resta tuttavia quell’impressionante sovrapposizione evidenziata dalla cartina di Couvert relativa all’islamizzazione. C’è una Francia che assiste con sgomento a quella che Finkielkraut chiama “la disintegrazione francese”, cioè la trasformazione di quel paese in un’altra cosa, senza più identità e senza più la sua storia millenaria. Sono cittadini da disprezzare e bollare comerazzisti, populisti, islamofobi e fascisti?O sono cittadini che pongono un problema serio e drammatico e sono da rispettare, da ascoltare e capire?Vedono più acutamente il futuro della Francia loro oppure le élite che hanno portato la Francia e l’Europa a questo punto e che oggi sostengono il “multiculturalismo” e l’immigrazione di massa?
L’élite globalista, rappresentata da Macron, detesta le patrie nazionali e gli interessi nazionali (la finanza e il denaro non hanno patrie né frontiere).
Macron – come ha scritto ancora Finkielkraut – accompagna e teorizza quella disintegrazione della Francia. Invece la cartina di Couvert ci dice che al primo turno ha votato Le Pen soprattutto chi ha la sensazione di trovarsi in un Paese in via di islamizzazione e vede il futuro dei propri figli com’è rappresentato nel romanzo “Sottomissione” di Michel Houellebecq. Ma probabilmente al secondo turno voteranno Le Pen anche quegli elettori di Mélenchon e di Fillon che rifiutano un’altra sottomissione: alla grande finanza, alla Troika, alla Ue e alla Merkel. Per questo il risultato potrebbe non essere così scontato come i media fanno pensare. Del resto sono gli stessi media che prevedevano (e sostenevano entusiasticamente) la bocciatura della Brexit e la vittoria di Hillary Clinton.Antonio Socci
www.antoniosocci.com
Le Pen in netta rimonta: attenti al duello tv di stasera. Tutto è possibile
Come arrivano Marine Le Pen ed Emmanuel Macron al confronto di questa sera? Il candidato di “En marche!” resta favorito ma in un contesto di grande nervosismo e di crescente preoccupazione. La campagna della Le Pen è stata molto più efficace e i sondaggi, infatti, l’hanno premiata: ha guadagnato 5 punti percentuali, quanti ne ha persi Macron. Il distacco resta notevole, 59% a 41%, ma molto inferiore al 64%-36% di dieci giorni fa.
E la matematica dimostra che Marine può ancora vincere.
Come? Convincendo il maggior numero possibile di elettori di centrodestra a votare per lei e confidando nell’astensione del popolo della sinistra. Attenzione: è il quadro che si sta delineando in queste ore.
Stringendo un accordo con Nicolas Dupont-Aignan la Le Pen ha messo a segno un colpo magistrale, perchè Dupont-Aignan, che a sua volta era candidato al primo turno, è un gollista della prima ora, un conservatore rispettabile, che non ha nulla a che fare con il Fronte Nazionale. E che al primo turno aveva ottenuto il 5% dei consensi. Dichiarando sin d’ora che sarà lui il primo ministro qualora venisse eletta, Marine lancia un messaggio formidabile alla piccola e media borghesia della provincia francese, che da sempre è decisiva alle presidenziale. Subliminalmente dice: visto? Io non sono l’estremista descritta dai media ma sono diventata una neogollista. Se si fida Dupont-Aignan potete fidarvi anche voi. E la gaffe dei passaggi del discorso copiati da quello di Fillon in realtà non solo non la danneggia ma rafforza il messaggio.
A sinistra il sondaggio tra il popolo di Mélenchon (19,5% al primo turno!) ha dato l’esito sperato dalla Le Pen: solo un terzo degli “Insoumis” voterà per Macron, i restanti due terzi si asterranno o voteranno scheda bianca. E bisogna considerare come una parte degli elettori dell’estrema sinistra, soprattutto nelle zone più degradate, voterà comunque per la Le Pen, anche se non lo ammetterà mai pubblicamente.
E che la vittoria di Macron non sia scontata lo dimostra la gaffe di ieri quando ha minacciato di abbandonare lo studio televisivo questa sera se si accorgerà di servire da “punching-ball” alla Le Pen. Un leader sicuro della vittoria non contempla nemmeno questa ipotesi, che peraltro sarebbe disastrosa per la sua immagine presidenziale, uno che ha paura di perdere allo sprint finale sì.
Marine può vincere se l’affluenza alle urne scende nettamente rispetto al primo turno e se l’elettorato moderato abbandona almeno in parte Macron, considerando che quello dell’estrema sinistra lo ha già lasciato.
Ecco perchè questa sera i due candidati si giocano il tutto per tutto. Se Marine Le Pen dovesse vincerlo nettamente, la forchetta potrebbe ridursi a pochi punti percentuali e la “rimonta impossibile” sarebbe a portata di mano.
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