ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 15 maggio 2017

Intelligenti pauca?

SE 5 VI SEMBRANO POCHE . . .

    Dal discusso conclave del 1958 per l’elezione del papa dopo la morte di Pio XII all'elezione di Bergoglio del 13/3/2013: "Le 5 stranezze". Gregorio XVII o Giovanni XXIII? Siri delfino di Pacelli fu costretto a rinunciare? 
di Francesco Lamendola  





Dal 25 al 28 ottobre 1958 ebbe luogo un evento d’immensa importanza per la vita della Chiesa cattolica: il conclave per l’elezione del nuovo papa, dopo la morte di Pio XII. Da quel conclave uscì nuovo pontefice Giuseppe Angelo Roncalli, patriarca di Venezia, che assunse il none di Giovanni XXIII. L’intero conclave si svolse in un’atmosfera molto tesa: Roma era stata turbata da alcune rivelazioni scandalistiche sui particolari più macabri relativi all’imbalsamazione del corpo di Pio XII, e, nell’assemblea dei cardinali elettori, vi era una forte dialettica fra “conservatori” e “progressisti”. Tutti sapevamo che il “delfino” del defunto pontefice era Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, suo fidato consigliere e collaboratore, che all’epoca aveva solo 52 anni, e, proprio per questo, non piaceva ai “progressisti”, i quali avrebbero preferito che la scelta cadesse su di un cardinale anziano e dalla personalità modesta, in modo da porre un pontificato “di transizione” fra quello di Pio XII e il prossimo, al quale sarebbe stato rinviato lo scontro decisivo tra le due tendenze.  Comunque, più tardi, corse voce che, il giorno 26 ottobre, fosse stato eletto proprio Siri, e che questi avrebbe accettato e scelto il nome di Gregorio XVII; ma, pochi minuti dopo, sarebbe stato obbligato a rinunciare e, al suo posto, sarebbe stato eletto Roncalli, che era sostenuto compattamente dai cardinali francesi e che, di anni, ne aveva settantasette.

Come era nata una simile diceria? Innanzitutto, per la questione delle fumate. Il conclave del 1958 fu quello che vide i più macroscopici errori nel colore delle fumate che uscirono dal comignolo della Cappella Sistina; al punto che, proprio il giorno 26, quasi a mezzogiorno, dopo una serie di fumate dei colori più insoliti, se ne vide una chiaramente di color bianco, tanto che la folla, radunata all’esterno, ritenne che il papa fosse stato eletto. La sera, poi, cinque minuti prima delle diciotto, la cosa si ripeté: questa volta la Guardia svizzera ricevette l’ordine di uscire sulla piazza San Pietro schierata, pronta a rendere gli onori, e la Radio Vaticana annunciò che il nuovo papa era stato eletto. Invece, fra lo stupore e l’incredulità generali, la fumata bianca si trasformò in una fumata dapprima grigia, poi nera, e l’annuncio dell’elezione, non ricevendo conferma, cadde nel vuoto. Questi incidenti furono dovuti a semplice imperizia materiale? Il colore delle fumate proviene dalle schede, bruciate dopo lo spoglio, e da sostanze coloranti opportunamente dosate; ma, quel giorno, si videro fumate dei colori più strani, e, appunto, due distinte fumate bianche. Possibile che una operazione di tale importanza sia stata eseguita da persone materialmente incapaci di produrre una fumata nera invece di una fumata bianca?
Ci sono poi alcune rivelazioni giornalistiche e un presunto dossier dell’F.B.I., che sarebbe stato steso nel 1961 e pubblicato nel 1994, ma che, attualmente, risulta irreperibile. Oltre a un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 28 ottobre, a firma di Silvio Negro, vi sono il libro del giornalista italiano Benny Lai, amico personale di Siri, intitolato: Il papa non eletto: Giuseppe Siri, cardinale di Santa Romana Chiesa (Laterza, 1993) e quello del giornalista americano Paul Williams, consulente dell’F.B.I., The Vatican Exposed (2003). Queste fonti, e specialmente il misterioso rapporto dei servizi segreti americani, forniscono la base per la posizione dei sedevacantisti, specialmente statunitensi, i quali contestano la legittimità di tutti i pontefici eletti dopo Pio XII; mentre i sedeprivazionisti non contestano la validità materiale dei pontefici che si son succeduti dopo Giovanni XXIII, ma la loro validità formale, secondo le Tesi di Cassiciacum formulate nel 1979 dal domenicano Michel Guérard des Lauriers. Secondo quest’ultimo, l’autorità dei pontefici eletti a partire da Paolo VI sarebbe formalmente legittima, ma resa sostanzialmente invalida dal fatto che essi hanno approvato documenti contrari al Magistero e, pertanto, la loro azione non è stata assistita dallo Spirito Santo (ferma restando sia l’infallibilità papale, sia il primato petrino, ma, beninteso, solo per i pontificati pienamente validi), in quanto non è stata diretta al suo solo fine legittimo, il bene della Chiesa. Per i seguaci di questa tesi, il punto di rottura non è il conclave del 1958, ma l’approvazione, da parte del Concilio Vaticano II, il 7 dicembre 1965, della dichiarazione conciliare Dignitas Humanae sulla libertà religiosa, che, secondo loro, contraddice formalmente secoli di sacro Magistero, e che, pertanto, essendo eretica, non può essere ritenuta legittima espressione di questo.
Ora, per quanto riguarda l’articolo del Corriere della Sera, coloro i quali negano ogni credibilità all’ipotesi di una elezione del cardinale Siri – e sono la stragrande maggioranza degli studiosi e la quasi totalità degli storici – la spiegano con l’ambiguità delle fumate e con un evidente malinteso del testo, nel quale Silvio Negro si riferiva a un episodio, sempre relativo alla questione del colore delle fumate, accaduto durante il conclave del 1939, quello che si concluse con l’elezione di Pio XII. Nel leggere l’articolo e tradurne il contenuto per i lettori di lingua inglese, la stampa anglosassone - questa, almeno, la tesi della rivista cattolica Inside the Vatican – avrebbe frainteso il senso del discorso e riferito al presente un fatto verificatosi quasi vent’anni prima. Peraltro, il maresciallo del conclave, Sigismondo Chigi, ebbe a dichiarare alla stampa di non aver mai assistito a un conclave più pasticcione – anche se non fu questa l’espressione da lui adoperata, ma il senso era, inequivocabilmente, quello – riguardo alla combustione delle schede e l’utilizzo dei coloranti coi quali provocare la fumata, nera o bianca, secondo le circostanze. Insomma si sarebbe trattato di fraintendimenti, errori di traduzione, pasticci: come si vede, una lettura decisamente minimalista delle anomalie in questione.
Il libro di Benny Lai, in realtà, non parla della presunta elezione del cardinale Siri al pontificato, ma riferisce i suoi scrupoli e ripensamenti, nonché il suo rammarico, manifestati molti anni più tardi, per la posizione da lui assunta all’epoca del conclave, quando egli rifiutò di porre la propria candidatura, che da più parti gli veniva offerta, adducendo motivi di salute, ma, in effetti, perché aveva percepito un atteggiamento di “fastidio” e di “ripulsa” da parte di un gruppo di cardinali di fronte all’eventualità di veder di perpetuato, dal nuovo pontefice, l’orientamento complessivo che era stato di Pio XII, accusato di “autoritarismo” ed “eccessivo accentramento”. Siri avrebbe detto addirittura di aver mutato opinione sulla decisione presa nel 1958, alla luce di quel che era accaduto poi nella Chiesa, specialmente a partire dal Concilio,  e di averne chiesto perdono a Dio, perché, se avesse accettato l’elezione, avrebbe potuto opporsi a quelli che egli considerava dei veri e propri errori. Ciò non toglie che il cardinale Siri non ha mai accreditato la tesi della sua elezione, e si è mostrato obbediente sia a Giovanni XXIII, che ai successivi pontefici (Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II).
Resta il libro di Paul Williams, che, però, come quello di Benny Lai, è uscito a grandissima distanza di tempo dai fatti. Perché il giornalista americano non ha mai esibito i materiali del rapporto segreto dell’F.B.I., sui quali dice di essersi basato, come gli è stato richiesto da più parti e come, in ogni caso, avrebbe dovuto fare, per dare una base più solida alle sue rivelazioni e sottrarsi alle inevitabili critiche? A differenza del libro di Lai, quello di Williams sostiene esplicitamente che Siri fu eletto e che, subito dopo, venne costretto a dare le dimissioni, un po’ dietro pressione dei cardinali francesi, un po’ per il tacito “veto” delle autorità sovietiche, alle quali sarebbe riuscita sgradita quella nomina (si era nel pieno del “caso Mindszenty”). Sta di fatto che il libro di Williams non è mai stato preso molto sul serio dai vaticanisti e dagli storici di professione; e il fatto che il suo autore sia stato condannato per diffusione di false notizie, sia pure in un altro contesto, dietro denuncia di una università canadese di Hamilton, nell’Ontario, non ha certo migliorato il livello di attendibilità del giornalista e ha ulteriormente indebolito la verosimiglianza della sua ricostruzione. Tutto a posto, dunque; tutto spiegato, e quindi nessun mistero, nessuna elezione di Giuseppe Siri, nessuna stranezza nel conclave che proclamò papa Giovanni XXIII?
No; non così in fretta, per piacere. Come si è visto, di stranezze ce ne sono state, nel corso di quello storico evento, così gravido di conseguenze per la vita della Chiesa, se non altro perché quello di Giovanni XXIII, che avrebbe dovuto essere un pontificato di transizione, breve ed innocuo, si è invece rivelato, a causa della convocazione del Concilio Vaticano II, delle radicali innovazioni di questo e delle ancor più sconcertanti conseguenze a breve, medio e lungo termine, uno dei più decisivi, forse il più decisivo, nella storia della Chiesa, almeno negli ultimi tre o quattro secoli.
Dunque, prendiamo nota di questo fatto: nel 1958, quando il destino della Chiesa era in bilico; quando, al suo interno, si fronteggiavamo e si accingevamo a darsi battaglia due tendenze opposte, si dice che qualcosa di strano sia avvenuto durante il conclave che ha segnato, effettivamente, uno spartiacque fra due epoche ben distinte nella storia della Chiesa. Coi “si dice” non si va lontano; con le supposizioni e le teorie del complotto, neppure. Ma la cosa prenderebbero un altro aspetto, se le stranezze, da quel momento in poi, si moltiplicassero? Farebbe differenza, se quella del 1958 fosse solo la prima di una serie di stranezze, e sia pure ipotetiche; oppure no? Che cosa si dovrebbe pensare, se risultasse che le stranezze, nel successivo mezzo secolo, sono state almeno quattro, solo tenendo conto di quelle più significative, e senza calcolare gli scandali e i segreti della I.O.R., la banca vaticana, con le spericolate operazioni finanziarie di monsignor Marcinkus e le sue inquietanti relazioni con uomini come Michele Sindona e Roberto Calvi, quest’ultimo affiliato alla Loggia massonica P2; senza contare alcune storiacce, anche sanguinose, che hanno coinvolto la Guardia svizzera; e senza contare le supposte manovre della massoneria, e perfino di circoli satanisti, all’interno della Gerarchia, e i loro legami con la lobby dei cardinali gay; e senza contare, infine, gli scandali, le connivenze, le complicità legate alla piaga purulenta della pedofilia e degli abusi sessuali sui minori, da parte di membri – più o meno altolocati- del clero?
Ecco, dunque, le altre quattro stranezze. Il 28 settembre 1978 veniva trovato morto nel suo letto il papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, noto a tutti come “il sorriso di Dio”, dopo appena trentatre giorni di pontificato. La versione ufficiale, che attribuisce quel subitaneo decesso a un infarto, ha sempre incontrato dubbi e perplessità da parte dell’opinione pubblica, e anche di qualche studioso, come il giornalista inglese David Yallop, il quale, nel suo libro In nome di Dio (In God’s Name: an Investigation into the Murder of Pope John Paul I, del 1984; sei milioni di copie tradotte in 30 lingue), ipotizza che egli sia stato assassinato a causa della sua volontà di riformare lo I.O.R., e sottoporre a severo esame l’operato di Paul Marcinkus e le sue pericolose amicizie con bancarottieri spregiudicati, fraudolenti, massoni e in odore di mafia. Non è mai stata fatta l’autopsia sul corpo del defunto pontefice, quindi, probabilmente, non si saprà mai la verità. E questo è il secondo fatto strano, e piuttosto allarmante, verificatosi nel cinquantennio circa che va dalla morte di Pio XII all’elezione di Francesco.
Il terzo fatto strano - ed è un’espressione, a dir poco, edulcorata – riguarda il tentato assassinio di Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981, il quale sfuggì per miracolo – e l’espressione, in questo caso, probabilmente va presa alla lettera - da parte di un killer professionista, il turco Mehmet Ali Ağca. Le indagini non hanno mai chiarito interamente i retroscena del’intricatissima vicenda; tutto quel che si può dire è che si trattò di un attentato pianificato ad alti livelli internazionali e minuziosamente studiato, non certo un atto impulsivo e delirante come quello, compiuto appena un anno dopo, a Fatima, da un prete spagnolo squilibrato, il 12 maggio 1982.
Il quarto fatto strano riguarda la clamorosa, repentina, inspiegabile rinuncia di Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, al ministero petrino, che ha scioccato la Chiesa e milioni di persone in tutto il mondo; rinuncia che egli aveva annunciato l’11 febbraio 2013, con effetto a partire dal 28 febbraio, per dare il tempo al conclave di riunirsi per eleggere un successore. Fra l’atro, ritirandosi “in pensione”, con la qualifica di papa emerito, Ratzinger ha creato una situazione stranissima, quale non si era mai più verificata dai tempi di papa Celestino V, nel 1294, e, poi, di Gregorio XII, nel 1406: la compresenza di due sommi pontefici, a Roma, contemporaneamente, uno in carica e l’altro dimissionario. Sapremo mai quali furono le vere ragioni di quel gesto clamoroso, al di là di quelle ufficialmente dichiarate dell’interessato, ossia l’età e la malferma salute? Non aveva forse egli stesso, al momento della sua elezione, chiesto ai fedeli di pregare per lui, affinché non prendesse paura davanti ai lupi e non fuggisse? Che significato avevano quelle parole, alla luce di quel che è poi accaduto? E che cosa dobbiamo pensare di quanto dichiarato dall’ex arcivescovo di Ferrara, Luigi Negri, che disse apertamente esservi stata la mano del presidente U.S.A. Barack Obama dietro quella rinuncia? E quale, inoltre, se vi fu, il ruolo della cosiddetta lobby gay in Vaticano?
La quinta stranezza è racchiusa nel conclave che, il 13 marzo 2013, elesse Francesco: si dice che il successore di Benedetto XVI avrebbe dovuto essere Angelo Scola. Ma questa è un’altra storia…


Se cinque vi sembrano poche…

di Francesco Lamendola

1 commento:

  1. "(..........) Il cardinale Siri non ha mai accreditato la tesi della sua elezione, e si è mostrato obbediente sia a Giovanni XXIII, che ai successivi pontefici (Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II)".

    Gentile dottor Lamendola,

    dico la mia:

    poniamo per un momento sul tavolo l'ipotesi che risponda al vero l'ipotesi:

    1) dell'avvenuta elezione nel '58 del cardinal Siri,
    2) che davvero gli fu chiesto (per 'ragioni superiori', obvious) di fare un passo indietro, sotto vincolo di silenzio perpetuo,
    3) che egli abbia accettato per obbedienza, sotto vincolo di segreto, in nome del supremo interesse del mondo, visti i precarissimi equilibri internazionali a causa della minaccia sovietica.

    Se la cosa andò così crediamo davvero che egli - che fu capace di fare un passo di tale suprema obbedienza - si sarebbe poi lasciato andare a rivelare più tardi i passati retroscena? e sarebbe stato capace di opporsi al pontefice 'nominato' e a quelli che gli sarebbero succeduti?

    Grazie a Dio allora c'erano cardinali tutti d'un pezzo, capaci di reale sacrificio...

    Quanto al conclave pasticcione (eufemismo) e alle fumate svarionate in technicolor, dovremo credere anche alla versione che per l'occasione fu ingaggiato un fumista alle prime armi??

    Nostro Signore Gesù Cristo è la Verità.
    Ma il Vaticano purtroppo ha dato prova numerose volte di preferire comportamenti 'diversamente veritieri', anche se 'per ragioni superiori'.

    Grazie per i suoi approfondimenti.

    P.S.:
    Se è confermato il dato che all'epoca non si procedette con l'autopsia del corpo di Giovanni Paolo I (perchè quella fretta di tumulare??) non significa che sia troppo tardi per provvedere.
    Se è tardi per l'autopsia perché il corpo fu imbalsamato, non è troppo tardi per procedere ad un prelievo dei resti per un'analisi chimica che confermi - o che smentisca una volta per sempre - la tesi dell'avvelenamento.

    O qualcuno dirà che è troppo complicato rimuovere una lastra di marmo?

    Attendiamo con fiducia.

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