ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 2 maggio 2017

Non introibunt!


Sinodo. Dal Dio di Gesù Cristo al “dio” dei giovani


Recentemente mi è capitata in mano una piccola pubblicazione dell’Osservatorio Giovani e dell’Istituto di Studi Superiori “Giuseppe Toniolo”, legati all’Università Cattolica del Sacro Cuore, contenente un reportage sul rapporto tra i giovani italiani e il fenomeno religioso, dal titolo “Dio a modo loro – Giovani italiani e religioni”: partiamo già male se consideriamo che in quarantina di pagine le uniche immagini religiose cristiane sono due, una relativa all’incontro inter-religioso fatto da Benedetto XVI ad Assisi nel 2011 e una di una ragazza con sullo sfondo la Basilica di San Pietro; un po’ poco, anzi, per l’assenza di qualsivoglia riferimento, iconografico e non solo, a Nostro Signore Gesù Cristo, scandaloso, considerando poi che l’ente promotore di questa indagine e di questo ospuscolo è l’Università Cattolica di Milano, consacrata al Sacro Cuore.


In queste pagine, preparate per il prossimo Sinodo del Giovani del 2018, su cui torneremo, si vuole dare un’immagine del rapporto con la religione da parte dei giovani, e il risultato è spaventoso e sconfortante; non che non manchino cose positive, come il domandarsi del perché dell’esistenza o l’incuriosirsi sugli aspetti e le credenze degli altri, chiaro, ma è spaventoso il fatto che i giovani intervistati non si discostino minimamente dal pensiero unico dominante: è tutto un fiorire di appelli alla “libertà”, al “rispetto”, al “dialogo”, ad una religione personale e non dogmatica. E ciò è ancora più significativo se, come dice l’opuscolo, tutti i giovani intervistati sono cattolici! Ebbene sì, come avessimo bisogno di ulteriori conferme, i giovani cattolici italiani del XXI secolo, almeno la maggioranza e almeno quelli intervistati, sono per una religione pluralista (quando il pluralismo significa veramente politeismo) e inclusiva (altra parola magica con cui far passare le peggio porcherie e scemenze); dove sarebbe la differenza con quanto detto dalla televisione, dal cinema, dal mondo? Se questi ragazzi vanno in chiesa o all’oratorio, e non è scontato, vuol dire che dai pulpiti sentono di questi messaggi ambigui, o, se no, non trovano attraente quanto dicono i sacerdoti e scelgono ciò che dice e propone il mondo, senza alcun filtro o analisi critica.

In queste pagine gli unici Papi citati sono quelli post-conciliari, e l’unico Concilio è ovviamente il Vaticano II; certo non avremmo potuto trovare un Pio IX o un Pio XI, o perfino nello stesso post-Vaticano II le notificazioni della Congregazione della Dottrina della Fede contro il sincretismo o la new age. Vengono presentate le principali religioni, l’islamismo, l’ebraismo, l’induismo e il buddhismo, ed è subito un florilegio di elogi: vengono esaltati (e giustamente, e magari valesse ciò anche per noi cattolici) la pratica di fede coerente, l’intensa spiritualità, la meditazione.

Ma tutte queste cose non starebbero già nel cattolicesimo? La santità non è pratica di fede coerente, l’intensa spiritualità e la meditazione non trovano esempio tra i santi? E quando si passa alle critiche, è il caso dell’Islam, non si parla del fatto che l’Islam non ha sacramenti e non considera Cristo Figlio di Dio, no, ma si parla dell’”oppressione della donna” e del divieto di relazioni extra-coniugali? (perché, noi cattolici possiamo cadere impunemente in questo peccato?)
C’è una sola pagina, verso la fine, in cui viene descritto il bello e la gioia del cristianesimo: “Io sono convinta che il Cristianesimo sia la risposta alla felicità dell’uomo” e “Il Cristianesimo, sia l’unico esempio di Dio che va in cerca dell’uomo, un Dio estremamente misericordioso”; è tutto giusto e vero, ma perché dirlo solo alla fine? E perché, in una delle ultime pagine, si parla di ciò come sfida per la Chiesa ma non perché molte anime non conoscono (più, o per niente) Gesù, ma perché “mancherà un tassello importante all’integrazione”?

“La religione che vorrei: LIBERA da un opprimente senso del proprio peccato, con un RAPPORTO Più DIRETTO CON DIO, con una minore presenza di mediatori, una religione SERENA E “COLORATA”, come l’induismo.”; ancora: “La religione che i giovani desiderano è INCLUSIVA, PACIFICA, TOLLERANTE DELLE DIFFERENZE, e anche SEMPLICE, senza troppe rigidità e orpelli".

Ribadisco il mio pensiero: tutto ciò è spaventoso, e doppiamente spaventoso se consideriamo che questi ragazzi intervistati sono, almeno nominalmente, cattolici. Ma lo sono davvero e ancora? Cosa differenzia le loro ricerche e la loro concezione religiosa da un agnostico, da un aderente alla new age, da un massone, da un qualsiasi ragazzo che segue mode e modi mondani? In pratica, tutto ciò che si richiede è una religione del tutto altra, se non opposta, a quella di Cristo. E nella medesima pagina troviamo una citazione del documento del Vaticano II “Nostra Aetate”; credo personalmente che ogni commento sia superfluo, e credo proprio che anche questo sia un ulteriore giudizio negativo su quell’assise ecumenica del 1962. Gesù diceva di giudicare l’albero dai frutti: albero e frutti sono buoni, se questi sono i risultati?

Ciò è maggiormente preoccupante se consideriamo che nel 2018 si terrà il Sinodo dei Giovani, un Sinodo i cui lavori, tra i laici, sono stati preparati da Maria Elena Boschi e dove manca qualsiasi accenno alla santità come meta. Che cosa vuole proporre la Chiesa di oggi ai giovani, ai giovani come me e a quelli più piccoli? Anche dopo il Vaticano II grandi Papi come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sulla scia dei loro predecessori Pio XI e Pio XII, hanno proposto ininterrottamente e instancabilmente ai giovani la santità come meta; e oggi? Davvero la Chiesa di oggi è testimone credibile di eroismo e di santità, davvero vuole proporre ai giovani un qualcosa (meglio, un Qualcuno) di diverso dalla mediocrità imperante?

Ed è inoltre singolare che, nei documenti preparatori, se da un lato si parla molto, e anche giustamente, di giovani lontani da riprendere, non si parla per niente, invece, dei giovani “vicini”, che ci sono, che non hanno problemi con il dogma e la morale, che hanno una loro vita di preghiera e spiritualitàQuando Gesù parla della pecorella smarrita, parla chiaramente del fatto che il buon pastore, prima di mettersi in ricerca e di trovarla, mette al sicuro tutte le altre pecore; così dovrebbe fare il Papa: “tuos confirmas fratres, conferma i tuoi fratelli nella fede”, dovrebbe confermare quei fedeli, soprattutto giovani, che sono sballottati e confusi. E del resto, che cosa comunicare, se non si è sicuri e manco a conoscenza delle proprie credenze, dei propri messaggi, della propria (che poi propria personale non è, ma è di Cristo) verità?

Invito a leggere il bell’articolo di Padre Riccardo Barile sopra richiamato, e questa intervista al Primate della Chiesa Cattolica olandese, in cui mi ritrovo appieno: forse non in breve tempo, ma il futuro della Chiesa è nelle mani dei giovani, giovani che non ne possono più delle incertezze, delle liquidità e fluidità, delle “inclusività” che non significano niente. E proprio loro sono e saranno apostoli dei loro coetanei e delle generazioni a venire; non sarà un lavoro facile, ma, anche da esperienza personale, posso confermare che c’è maggiore rispetto, perfino interesse, ove la proposta è forte (e soprattutto vissuta coerentemente), ove non si ha paura di chi si è e di cosa si professa. Rassegnatevi, novatori: il vostro (perché sì, si tratta di solo vostre idee, non di quelle di Cristo o della Chiesa) cristianesimo è vecchio e sterile, e non sa riprodursi, perché non è attraente, perché, in definitiva, non viene da Dio.

E ricordatevi, dall’introito della Messa di sempre, che sempre più giovani riscoprono e amano: “Introibo ad Altare Dei, ad Deum Qui laetificat JUVENTUTEM meam!”
di Roberto De Albentiis
http://www.campariedemaistre.com/2017/05/sinodo-dal-dio-di-gesu-cristo-al-dio.html

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