ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 maggio 2017

Panem nostrum quotidianum..

Reddito e lavoro – Tesi di Bergoglio e antitesi della Dottrina Sociale della Chiesa

La nota stonata di Bergoglio a Genova:  
"Dev’essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, ma il “lavoro per tutti”! 
  
di Sergio Basile e Rocco Carbone / Sete di Giustizia
il reddito secondo la dottrina sociale della chiesa











 Bergoglio: si al lavoro… E il reddito per tutti?    
Roma - di Sergio Basile e Rocco Carbone/ Sete di Giustizia –  Nella visita pastorale all’arcidiocesi di Genova, Papa  Bergoglio ha incontrato un folto gruppo di rappresetanti del mondo del lavoro nello stabilimento dell'Ilva, dedicando un pensiero a quanti soffrono la piaga della disoccupazione, paradossale morbo dell'era della globalizzazione: catastrofe mondiale, tra l'altro, benedetta dai "grandi della Terra" nell'ultimo, inutile, G7 di Taormina. Il suo discorso d'esordio per certi versi era apparso incoraggiante, almeno nelle prime battute, in quanto recante l'invito a 
               "…non rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, 
che immagina un mondo dove solo metà o forse due terzi dei lavoratori lavoreranno, 
                         e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale. 
                                                      Papa Bergoglio

Meno incoraggianti, per contro, le battute finali della sua "denuncia", apparsa nel complesso piuttosto sui generis, se rapportata al fulcro del messaggio socio-economico espresso dalla Dottrina Sociale della Chiesa:
  Dev’essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, 
                                              ma il “lavoro per tutti”! 
        Perché senza lavoro, senza lavoro per tutti, non ci sarà dignità per tutti" 
                                                      Papa Bergoglio 
A tal proposito, pur riconoscendo a certi livelli il lavoro come biblico e indiscusso mezzo di nobilitazione della condizione umana, dissentiamo in toto da questa curiosa conclusione e, a scanso di equivoci, vi proponiamo di seguito una illuminante riflessione estratta da un video del Professor Giacint Auriti, del 25 ottobre 2002, sulla Dottrina Sociale della Chiesa, riconducibile al pensiero e agli scritti di Papa Leone XIII.
 Dacci il nostro pane quotidiano (e il ns. reddito)
Giacinto Auriti: "Le parole essenziali del Pater Noster, la preghiera che ha insegnato Gesu', sono 
                                dacci oggi il nostro pane quotidiano…
in questa frase sta l'essenza, il cuore della Dottrina Sociale della Chiesa: visione universale di diritto sociale che riguarda la collettivita' di tutti gli stati. A questo punto dobbiamo fare una riflessione: per dare ad ognuno il pane quotidiano gli dobbiamo dare il denaro per comprarlo perche' altrimenti la Dottrina Sociale della Chiesa rimane relegata nel mondo delle grandi utopie, come fino ad oggi e'! Il cuore (del problema socio-economico – Ndr) e' garantire ad ognuno il denaro per comprare pane. Infatti quello che manca, oggi, non e' il pane da mangiare ma il denaro per comprarlo
                   50 milioni di uomini muoiono di fame ogni anno 
  pur se si ditruggono gli eccessi di produzione di generi alimentari, 
                              i surplus agricoli vanno distrutti 
                       perche' non c'e' nessuno che li compra 
                    anche se se c'e' gente che muore di fame.
                                       Prof. Giacinto Auriti
 Reddito: diritto di pretendere il pane quotidiano 
Continua Auriti – "Quando parla Cristo e dice: "dacci il nostro pane quotidiano"…che vuol dire nostro? Signfica non solo avere il pane, ma anche il diritto di pretenderlo! La proprieta' del pane, il principio del "tutti proprietari" che fu  valorizzato da Papa Leone  XIII nella enciclica Rerum Novarum, e' il cuore del diritto sociale, il cuore della Dottrina Sociale della ChiesaQuando si nega il diritto si nega il godimento giuridico. Dunque, 
             per dare ad ogni persona il diritto di pretendere 
       dobbiamo dargli la moneta, strumento di costo nullo. 
Infatti il valore e' una dimensione del tempo, cioe' una previsione: in base a ciò, basta che noi ci mettiamo d'accordo per dare ad un simbolo valore monetario e quel pezzo di carta diventa moneta…oro fatto di carta, perche' basta la convenzione. 
La moneta e' una fattispecie giuridica e chi crea il valore della moneta 
                         non e' chi la emette ma chi l'accetta…"
                                                      Prof. Giacinto Auriti
il reddito secondo la dottrina sociale della chiesa
 Bergoglio conosce il problema del reddito…        
Dunque, le parole di Bergoglio,
                                   "Dev’essere chiaro che 
        l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, 
                                   ma il “lavoro per tutti”!"…
                                           Papa Bergoglio
ci stupiscono e non poco, specie in ragione della lettera che i sottoscritti (Sergio Basile e Rocco Carbone) inviarono allo stesso in data 13 ottobre 2013 - qualche settimana prima della pubblicazione dell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium - con lo scopo di porre alla Sua attenzione il problema che soprassiede a tutti gli altri drammi socio-economici del nostro tempo: l'usura da emissione monetaria; l'usura da moneta-debito. Bergoglio qualche settimana dopo ci inviò una lettera di risposta (vedi foto in copertina), nella quale ringraziava gli scriventi, corredando la stessa di una foto autografa (vedi foto in copertina). Quello scritto – vedi articolo in allegato – rimase, tuttavia, sostanzialmente, lettera morta: il pontefice non è, di fatto, mai entrato nel cuore del problema nei termini sopracitati, pur conoscendo il nocciolo della questione monetaria che soprassiede a tutti i problemi di disoccupazione, tagli ai servizi sociali e ipertassazione. Oggi, alla luce di quest'ultima curiosa e spiazzante dichiarazione sulla non necessarietà di un reddito per tutti (e contestuale riconoscimento della necessità di un lavoro per tutti: utopia, favola irrealizzabile nell'era della robotica e dell'iper automazione dei processi, considerate anche le ultime dichiarazioni emerse dal G7, allineatosi palesemente su posizioni anti-protezionistiche) un senso di disorientamento ci assale.
 Reddito di cittadinanza, patrimonio dell'umanità 
In attesa di eventuali – provvidenziali – rettifiche di Bergoglio (se mai arriveranno…: illudersi non costa nulla!) non ci resta che prendere le distanze da queste sue conclusioni, auspicando che presto la proprietà popolare della moneta e il reddito di cittadinanza a credito, possano diventare patrimonio dell'umanità, in quanto espressioni più prossime dei diritti umani e della libertà conquistata da tutti i popoli della terra.
                                      La moneta è infatti, in ultima istanza, 
uno strumento di compressione o riconoscimento dei diritti e delle libertà personali: 
     non garantire un reddito a tutti significa, per estensione, schiavizzare l'umanità… 
Ne è esempio lampante la condizione cinese o meglio il fenomeno dellacinesizzazione delle masse dei lavoratori (ormai status di "normalità" in quasi tutti i paesi del mondo): miliardi di uomini costretti dai rispettivi governi a lavorare come schiavi per produrre extra-redditi protesi per lo più a ripagare debiti indotti e non dovuti. Il lavoro, dunque, non può essere, in se stesso, la soluzione ai mali socio-economici del mondo… Piuttosto, nell'ottica dell'usurocrazia dominante, diviene strumento principe di serrato controllo sociale e schiavitù.
 Preambolo della lettera a Bergoglio del 2013
Concludiamo presentandovi il preambolo alla lettera inviata dai sottoscritti al Papa il 13 ottobre del 2013. Lo scritto per intero potrà essere letto nel link in allegato. "Santità, visto l'inesorabile, irrefrenabile e gravissimo processo di disintegrazione sociale ed economica della nostra amata società italiana al quale stiamo assistendo spesso, nostro malgrado, da meri spettatori, ma anche in riferimento e piena solidarietà alle tragiche situazioni che stanno oggi vivendo i nostri carissimi fratelli spagnoli, greci, portoghesi, irlandesi, ciprioti ed europei in generale, ci permettiamo di rivolgerLe queste brevi ed accorate righe.  Lei Santità, nei giorni scorsi ha dichiarato:
     "Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia!" 
Reputiamo questa affermazione importantissima perché riconosce che c'è stata, ed è ancora in corso una battaglia, e noi sappiamo che essa è iniziata storicamente e si è incancrenita con l'avvento della moneta-debito avvenuta oltre tre secoli fa. Con l'avvento di essa, infatti, l'usurocrazia internazionale ha conquistato il mondo,
    sostituendo ai termini e concetti cristiani e di rilievo assoluto come
                         "gratuità, amore al prossimo e libertà",
                                      termini e concetti come 
"debito usurocratico"; "egoismo sistemico"; "schiavitù da moneta-debito". 
Occorre ricordare sempre ed in ogni sede (come Lei, Santità, fa quotidianamente) che tutti i soprusi, le vessazioni, le persecuzioni, le miserie e i patimenti oggi indotti e perpetrati a danno dei popoli, riconducono a piccoli gruppi élitari di potere - più o meno occulti – dei quali abbiamo ampliamente parlato in centinaia di articoli e conferenze in giro per l'Italia e dei quali ci occupiamo quotidianamente dalle colonne dei nostri giornali e sul web. Gruppi che hanno il controllo della moneta e delle fonti di energia: quindi teoricamente invincibili! Ma solo teoricamente!"
 Missione della Chiesa libera…                          
La Missione della Chiesa e di tutti gli uomini davvero liberi e onesti / "Santità, riteniamo, pertanto, che per rimanere coerente al Vangelo di Cristo, la Chiesa Cattolica (intesa come "popolo di battezzati" e prelati) ma anche tutti gli Italiani onesti e di buona volontà (che non covano diaboliche e distruttive strategie di doppiogioco ispirate e pilotate da regie occulte) devono comprendere il senso assoluto delle Sue parole, ma anche andare oltre la funzione e l'immagine “dell'ospedale da campo” da Lei evocata, individuando e facendo conoscere la causa prima e reale delle battaglie e sostenendo strategie che portano a vincere definitivamente la guerra contro l'Usura nazionale ed internazionale, causa di tutti i mali, causa prima delle vergognose sacche di povertà esistenti nel mondo e di tutte le cosiddette "crisi economiche" e sperequazioni sociali". 
 Moneta-debito e usura                                        
"Santità, con questa nostra lettera aperta vogliamo portare alla Sua benevola attenzione il problema della moneta-debito e dire fermamente che "noi siamo per la proprietà popolare della moneta!". Oggi la moneta nasce di "proprietà" della banca che la emette prestandola ai cittadini. Noi – d'intesa con tutti gli enti ed organizzazioni nazionali ed internazionali, che ogni giorno interagiscono con le nostre redazioni - vogliamo che la moneta nasca di proprietà dei cittadinie – come sosteneva il grande ed indimenticato Prof. Giacinto Auriti, nostro comune riferimento – vogliamo, nell'interesse dei popoli, che sia accreditata ad ognuno come "Reddito di Cittadinanza"…(continua qui Lettera a Papa Francesco – Uniti contro la Grande Usura Internazionale)"
Sergio Basile, Rocco Carbone
Lettera a Papa Francesco / Roma, Città del Vaticano, 13 ottobre 2013
Sergio Basile, Rocco Carbone / Sete di Giustizia (Copyright © 2016 Qui Europa)
partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com
Segui su Facebook le nuove pagine - Sete di Giustizia | Facebook

___________________________________________________________________________________________
 Video correlato – Prof. Giacinto Auriti                
___________________________________________________________________________________________
 Articolo correlato                                                      

Lettera a Papa Francesco – Uniti contro la Grande Usura Internazionale

Lettera a Papa Francesco – Uniti contro la Grande Usura Internazionale – di Sergio Basile e Rocco Carbone
Mercoledì,  Gennaio 15th/ 2014 – di Sergio Basile e Rocco Carbone – Lettera a Papa Francesco, Sergio Basile, Rocco Carbone, Padre Quirino Salomone, Giacinto Auriti, Moneta-Debito, Proprietà Popolare della moneta, Reddito di Cittadinanza, Papa Benedetto XVI, Grande usura Internazionale, Debito usurocratico, Egoismo sistemico, Distruzione dell'Italia, Commonwealth, Enrico VIII, Nascita della banca d'Inghilterra, Papa Francesco Risponde, Roma, Città del [...]

Domenica 28 maggio/ 2017   

Reddito e lavoro – La tesi di Bergoglio e la
divergente tesi della Dottrina Sociale
della Chiesa
di Sergio Basile e Rocco Carbone / Sete di Giustizia
 DIO È MERITOCRATICO. UN LIBRO DI GOTTI TEDESCHI PER DIRE AI CATTOLICI: È ORA CHE CI SVEGLIAMO…
Il nuovo libro di Ettore Gotti Tedeschi, economista, esperto di finanza, banchiere ed ex presidente dello Ior, si intitola “Dio è meritocratico”; ma in realtà avrebbe potuto anche intitolarsi con le parole con cui si chiude la prima parte: “In pratica, è ora di svegliarci!”. Rivolto, naturalmente ai cattolici, troppo proni a subire e inghiottire e a metabolizzare tutta una quantità di menzogne, false idee, opinioni distorte su se stessi, la propria fede e la propria Chiesa. Tutti; e quando diciamo tutti, vogliamo proprio dire tutti, a partire dal Maggior Piero, come lo chiamerebbe Dante.
La grande responsabile di una quantità di malanni, nella Chiesa e nel mondo, secondo l’autore, è la Gnosi; un’eresia antica, che però a differenza di altre non è rimasta inghiottita nelle sabbie del tempo, ma ha saputo modificarsi, adattarsi sopravvivere e adesso mostrare il suo volto trionfante. “Se siamo convinti che nulla di importante succeda per caso, non possiamo credere che sia naturale questo processo di avanzata della gnosi, che sembra aver abbattuto, con un colpo mortale, una civiltà cristiana bimillenaria con un’accelerazione incredibile negli ultimi cinquant’anni. Le spiegazioni che giusti- ficano il crollo della fede con il progresso, la scienza, la tecnica, la globalizzazione ecc. non stanno in piedi, essendo la medesima fede ad averne originato le premesse”.
Certo, per un credente, quale Gotti Tedeschi è sicuramente, un responsabile principale e primordiale c’è: è quel signore che, secondo la Bibbia, si ribellò, mosso dal desiderio di “essere come Dio”; e che da allora, da buon Principe di questo mondo, continua a compiere il suo lavoro, cercando di convincere (e ci riesce, almeno da qualche secolo) gli uomini della bontà e praticabilità del suo desiderio. Di più: li convince che ciascuno di loro può essere Dio. E di conseguenza che la sua coscienza basta a dargli la giusta direzione su tutto…Gotti Tedeschi fa notare che fino alla Riforma di satana si parlava; e poi a poco a poco la sua immagine si è sbiadita, anche nelle chiese, una credenza così poco razionale, così poco moderna…Non senza un pizzico di veleno Gotti Tedeschi ricorda che “Sant’Agostino aveva già̀ definito gli “imbellettatori” di satana, quelli cioè̀ che ne ridimensionavano il potere malefico, pensate un po’: “i misericordiosi”. Ma questi “coccolatori”, ridimensionatori, leccacalzini, del ruolo del demonio, che avrebbero potuto anche essere suoi discepoli religiosamente devoti, siamo certi che oggi siano scomparsi?”.
Da un certo numero di secoli la Chiesa cattolica è stata vista come l’avversario per antonomasia. Lo è ancora adesso? Gotti Tedeschi nota. “Si direbbe che non si voglia che la Chiesa continui ad avere come obiettivo strategico quello di risvegliare e ri-evangelizzare il mondo per salvarlo. Direi persino che si vorrebbe fare in modo che la Chiesa possa venire considerata un ostacolo all’equilibrata globalizzazione del mondo”. E allora la Chiesa dovrebbe smetterla di proporre valori e verità assoluti, combattere il relativismo, difendere un’antropologia basata sulla famiglia formata da un uomo e una donna, e non dovrebbe affermare che è la miseria morale a generare quella materiale. Come lo stesso Gotti Tedeschi dimostra nella prima parte della sua opera. E naturalmente dovrebbe smettere quella pratica odiosa, il proselitismo, cioè cercare di convincere (convincere, cioè con strumenti logici e dialogici e razionali) che la salvezza è nella Chiesa, e “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”.
Osserva l’autore che la Chiesa ha sempre annunciato il Vangelo, e mai ha ceduto a ciò̀ che il mondo (la gnosi) voleva facesse. “È solo grazie agli attacchi esterni e soprattutto interni negli ultimi cinquant’anni che la Chiesa sembra essere in difficoltà nel riuscire a farlo con incisività̀, pur dimostrando sempre la certezza della Verità̀. Ma è proprio in questi ultimi cinquant’anni che inizia un attacco durissimo alla sua credibilità̀ e al suo ruolo con la giustificazione che il mondo moderno e globale non può altrimenti altro che escluderla, perché inutile e persino dannosa”.
Ma il problema è da capovolgere, spiega Gotti Tedeschi: il problema reale è che la civiltà occidentale è fallita, come possiamo ahimé constatare ogni giorno, proprio “Perché́ ha rifiutato il cattolicesimo. E questo va ora riaffermato e riproposto nella sua integrità̀, perché́ è la Verità̀”.
Abbiamo accennato prima all’opinione di Gotti Tedeschi secondo cui la miseria materiale è originata da quella morale, e non viceversa. Ci sembra interessante presentarvi le sue parole, in una citazione di una certa ampiezza, proprio perché l’autore è esperto di economia, e di conseguenza ciò che afferma in questo campo ha un valore particolare. “Insisto nell’invitare a convincerci che è la mi- seria morale a generare la miseria economica, sociale e politica, non viceversa. E credo che sia prioritario occuparsi di miseria morale prima di altre. La crisi economica in corso, che è stata generata da crisi morali passate e presenti, sta creando nuove forme di miseria anche economica. Poiché́ la miseria economica risulta essere la più̀ evidente e urgente, è bene accennarne chiarendo cosa è povertà̀ e come si deve affrontare moralmente il problema. È necessario insegnare il perché́ oggi gran parte della povertà̀ materiale nel mondo sia frutto del peccato, dell’egoismo, dell’indifferenza, dell’avidità̀ ecc. È necessario sapere che anche una ripartizione egualitaria della ricchezza (fondata sulla convinzione che sia l’iniquità̀ il peggiore dei mali) non risolverebbe il problema dell’invidia, gelosia, avidità̀, attaccamento alle cose ecc. e possiamo persino prevedere che dopo la ripartizione, si ricostruirebbe la concentrazione del- la ricchezza e della disuguaglianza, se l’uomo resta avido, egoista e indifferente. La miseria morale è originata dal peccato, ed è mio convincimento che la povertà̀ economica, non solo individuale ma anche di popolazioni intere, sia conseguenza della “povertà̀ morale” e che questa “povertà̀ morale”, come ho già accennato, debba essere risolta, nella gerarchia dei problemi, per prima, quale compito primario della Chiesa”.
Svegliarsi, dicevamo. Perché se “Essere tolleranti con il prossimo e intolleranti con se stessi è cattolicesimo”, tollerare manipolazioni e contraddizioni di fede non è tolleranza, è tiepidezza. “E magari è anche stupidità, indegna del cattolico”. Sono in corso ogni giorno manipolazioni – definite “intollerabili” che cercano di convincere che è necessario e corretto “separare fede e opere, accettare una forma di metamorfosi del peccato originale. Vedete, cari lettori, decidere di non cercare di spiegare che la Verità̀ è preliminare alla libertà, porta progressivamente i fedeli a accettare le convenzioni umane su ciò̀ che è valore, cosa è buono, lecito, legale. Con la conseguenza di scegliere le più convenienti, secondo coscienza soggettiva”.
Sono cose che accadono oggi, nella Chiesa? Rispondo con un altro brano dell’autore: “Mi sono domandato cosa sarebbe oggi il cattolicesimo se, per esempio, San Giovanni Battista avesse voluto mostrare rispetto umano nel valutare la condotta morale di concubinato di Erode. Avrebbe salvato certo la testa, ma soprattutto da allora prendere come concubina la moglie del proprio fratello sarebbe diventato persino lecito, rendendo inutili le discussioni intorno a documenti recenti di Magistero (tutta colpa perciò della intransigenza e rigidità̀ del Battista, perbacco!)”.
A questo Gotti Tedeschi fa seguire altre domande irreali sul comportamento di Gesù con i Farisei, con Pilato, e magari anche con le tentazioni di Satana nel deserto. Per far vedere quanto poco dialogasse Gesù, almeno da come ci raccontano i Vangeli. Anche se, come ci ha spiegato il Preposito Generale dei Gesuiti, che ne sappiamo, in realtà? Non c’erano registratori…
In conclusione: vi consigliamo la lettura di “Dio è meritocratico”, pubblicato da Edizioni Giubilei Regnani. 380 pagine con la prefazione di monsignor Nicola Bux, perché è una risposta concreta ed efficace, un rimedio, a una frase del santo Curato d’Ars: “La disgrazia è che non si riflette”.
MARCO TOSATTI

Il merito è una colpa. Parola di Papa Francesco.


di Alfredo Incollingo

Il 27 maggio Papa Francesco ha fatto visita agli operai dell'Ilva di Genova. Ha parlato di lavoro, di speculazione e di disoccupazione, discutendone con toni “da sinistra” per certi versi. Non scandalizza, poiché il lavoro disumano è il nemico di tutti. Siamo poi abituati a questo pontefice vagamente terzomondista e alle sue dubbie dichiarazioni. Ciò che invece è discutibile sono le parole di papa Francesco sulla meritocrazia. A quanto pare è un errore il merito, perché, più dei beni materiali, crea disuguaglianza. “La tanto osannata meritocrazia, una parola bella perché usa il merito sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza”. Probabilmente, a forza di discutere di sistemi economici sbagliati e di Terzo Mondo, anche il Santo Padre ha finito per assecondare le tendenze livellatrici della sinistra mondiale. Oggi è un errore dare credito al merito: chi ha un talento e sa sfruttarlo, commette un grave peccato. Soprattutto se trae un lauto guadagno dalle sue capacità. La meritocrazia, che è la spinta naturale alla crescita di sé e della società, è la giustificazione etica di tutte le disuguaglianze. “Il talento non è un dono, secondo questa interpretazione, è un merito non un dono. Il mondo economico leggerà i diversi talenti come meriti. E alla fine quando due bambini nati uno accanto all’altro con talenti diversi andranno in pensione la diseguaglianza si sarà moltiplicata.” Se da un lato è giusto criticare un sistema che fiacca i talenti, dall'altro è sbagliato affermare il contrario, che la meritocrazia è un errore. Queste parole sono state espresse in un incontro con operai, ma anche con imprenditori e tecnici del settore economico. Le richieste del papa di umanizzare l'economia sono “sante”, ma anche vero che l'economia italiana soffre di stagnazione. Il mediocre vince nell'Italietta e domina in tutti i settori. Lo scrissero diversi anni fa il sociologo Giuseppe De Rita e il giornalista Antonio Galdo nell'indagine “L'eclissi della borghesia”. La mancanza di una borghesia solida e vincente è il sintomo di una nazione che non ha spinta alla crescita. La Chiesa Cattolica non ha mai negato il talento e la positività nel svilupparli. Ha piuttosto corretto le distorsioni del volontarismo, lo ha indirizzato a Dio, riconoscendo comunque il Suo intervento con la Grazia nella vita di ognuno di noi. Ha ragione papa Francesco nel dire che troppo spesso non si considera un dono il talento personale e, in questa ottica, non viene sfruttato adeguatamente. Sbaglia nel definire la meritocrazia un errore, anche perché lo stesso Gesù nell'omonima parabola condannava chi non metteva a frutto il proprio dono. Dal punto di vista cristiano, solo chi merita, appunto, ha il diritto di entrare nel Regno dei Cieli: il peccatore, che ha preferito non seguire la volontà di Dio, va all'Inferno. La visione meritocratica di papa Francesco potrebbe dar ragione a chi parla di Inferni vuoti e di misericordia concessa a tutti, senza apparenti pentimenti. Per uscire dall'imbarbarimento sociale è necessario riscoprire il valore del merito.
http://www.campariedemaistre.com/2017/05/il-merito-e-una-colpa-parola-di-papa.html

1 commento:

  1. Il trattare della questione del 'reddito' in periodo di discorsi elettorali vuol dire interferire direttamente nei programmi elettorali di qualche gruppo politico. A fronte di affermazioni per le quali "io di politica non mi occupo".

    È vero che ormai a certe 'stecche' ci abbiamo fatto l'orecchio da un pezzo.

    Sul fatto comunque che si debba perseguire 'non un reddito per tutti ma lavoro per tutti' (che come affermazione teorica ci potrebbe ancora stare) mi chiedo:

    Possibile che il papa non sappia che tanta parte d'Italia vive da almeno un quarantennio a REDDITO SINE LABOR garantito da pensioni per FALSE invalidità + pensioni sociali a fronte di contributi previdenziali ZERO, senza che nessuno emetta un belato??

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.