Succede in Argentina, dove il vescovo di Reconquista - dopo
avr fatto fare un "cammino di discernimento" di sei mesi - ha ammesso
all'Eucarestia una trentina di coppie di divorziati risposati, nel corso di una
cerimonia speciale. Questo accade pochi
giorni dopo che la Conferenza Episcopale Polacca si è espressa in maniera
unanime per mantenere il divieto di comunicarsi ai divorziati risposati.
Se qualcuno che ha letto l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, e in particolare le noticine che aprivano e aprono uno spiraglio per i divorziati-risposati con primo matrimonio ancora valido a ricevere sacramenti e in particolare la comunione; se chi ha letto, dicevo, l’esortazione si immaginava un “discernimento” delle situazioni particolari frutto di un lungo periodo di riflessione, e concesso con il contagocce; beh, questo qualcuno si è sbagliato. Il procedimento in qualche caso viene fatto all’ingrosso.
La smentita gli viene da una messa celebrata domenica scorsa in Argentina, nella parrocchia di San Rocco, Reconquista, stato di Santa Fe.
Il vescovo locale, mons. Angel José Macín, nominato nel 2013, ha dato la comunione a circa trenta coppie di divorziati risposati, circondati da parenti e amici in festa. Il processo che li ha portati a questa conclusione è stato fatto in incontri di gruppo, negli ultimi sei mesi, in cui gli interessati si incontravano di sabato, chiamato “Cammino di discernimento”. La coppie erano di divorziati risposati, o comunque di persone in situazioni irregolari.
Il vescovo, nella messa solenne, ha annunciato pubblicamente che in base al contenuto di una lettera inviata dal Papa oltre sei mesi fa (probabilmente quella ai vescovi argentini, in cui approvava la loro interpretazione di Amoris Laetitia), nella cornice dell’integrazione dei cristiani che si trovano “marginalizzati” a causa della loro situazione personale, e avendo completato il percorso previsto, li ammetteva nella piena comunione sacramentale.
In nessun momento della cerimonia, affermano i testimoni, si è fatto cenno – punto sottolineato dalla Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II – della necessità di vivere come fratello e sorella per accostarsi ai sacramenti. Ovviamente ci si è ben guardati dal ricordare le parole di Gesù nel Vangelo relative al matrimonio, ma invece si sono citati alcuni opuscoli, tratti da Amoris Laetitia, in cui si sostiene che i divorziati risposati possono ricevere la comunione.
Il vescovo, nella messa solenne, ha annunciato pubblicamente che in base al contenuto di una lettera inviata dal Papa oltre sei mesi fa (probabilmente quella ai vescovi argentini, in cui approvava la loro interpretazione di Amoris Laetitia), nella cornice dell’integrazione dei cristiani che si trovano “marginalizzati” a causa della loro situazione personale, e avendo completato il percorso previsto, li ammetteva nella piena comunione sacramentale.
In nessun momento della cerimonia, affermano i testimoni, si è fatto cenno – punto sottolineato dalla Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II – della necessità di vivere come fratello e sorella per accostarsi ai sacramenti. Ovviamente ci si è ben guardati dal ricordare le parole di Gesù nel Vangelo relative al matrimonio, ma invece si sono citati alcuni opuscoli, tratti da Amoris Laetitia, in cui si sostiene che i divorziati risposati possono ricevere la comunione.
“Benvenuti di nuovo a casa”, così il vescovo Macín si è rivolto alle persone coinvolte nella cerimonia.Questo è probabilmente il primo caso in cui la riammissione ai sacramenti di persone in situazione irregolare avviene in base a un percorso collettivo. Ma di sicuro Reconquista e il suo vescovo agiranno da apripista per altre esperienze similari.
Questo accade pochi giorni dopo che la Conferenza Episcopale Polacca si è espressa in maniera unanime per mantenere il divieto di comunicarsi ai divorziati risposati. Un altro evidente esempio di come l’esortazione apostolica sia una fonte di divisione dolorosa nella Chiesa, in mancanza di una risposta del Pontefice ai Dubia espressi dai cardinali, e alle petizioni e lettere – alcune pubbliche, altre personali e private – in cui gli si chiedeva di fare chiarezza sul problema.
Questo accade pochi giorni dopo che la Conferenza Episcopale Polacca si è espressa in maniera unanime per mantenere il divieto di comunicarsi ai divorziati risposati. Un altro evidente esempio di come l’esortazione apostolica sia una fonte di divisione dolorosa nella Chiesa, in mancanza di una risposta del Pontefice ai Dubia espressi dai cardinali, e alle petizioni e lettere – alcune pubbliche, altre personali e private – in cui gli si chiedeva di fare chiarezza sul problema.
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