(di Cristina Siccardi) «Crediamo di essere sopravvissuti perché stavamo vivendo il messaggio di Fatima. Vivevamo e recitavamo il Rosario quotidianamente in quella casa». È la straordinaria testimonianza di alcuni Gesuiti che sono sopravvissuti all’ecatombe della bomba atomica di Hiroshima del 6 agosto 1945, giorno della Trasfigurazione.
I miracolati di Nostra Signora di Fatima furono otto, fra cui i Padri missionari tedeschi Hugo Lassalle, Hubert Schiffer, Wilhelm Kleinsorge, Hubert Cieslik. La detonazione avvenne ad un miglio appena dalla loro casa parrocchiale dell’Assunzione di Maria, ovvero ad otto isolati dal centro dell’esplosione, tuttavia non sono stati né disintegrati, né hanno subito radiazioni, né hanno patito danni seri (escluse alcune ferite dovute a schegge di vetro o colpi d’urto)… come se uno scudo invisibile li avesse protetti all’interno dell’edificio rimasto in piedi.
Nel ripercorrere tali miracolosi avvenimenti, dove la Madonna è intervenuta quale mediatrice, ci permette di sperare serenamente nel suo intervento di aiuto nell’epoca presente in cui la Chiesa, minata nella sua dottrina e nella sua missione di conversione delle genti, subisce una devastante corruzione.
Il sole danzante, che sembrò apocalitticamente precipitare sulla terra il 13 ottobre 1917, terrorizzò migliaia e migliaia di persone, per poi ritornare nella sua sede. «La Madonna disse: “A ottobre […] farò un miracolo che tutti potranno vedere per credere”. E così accadde: il 13 ottobre ci fu dapprima una pioggia torrenziale, tutti erano inzuppati di acqua. All’improvviso il sole asciugò tutti gli astanti e iniziò a roteare. Oltre al miracolo del sole, si ebbe nuovamente l’apparizione in cielo della Madonna e poi della Sacra Famiglia: san Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna; poi ancora della Madonna del Carmine con lo Scapolare in mano».
Così scrive Padre Serafino M. Lanzetta FI nel suo recente e rigoroso libro, Fatima. Un appello al cuore della Chiesa. Teologia della storia e spiritualità oblativa (Casa Mariana Editrice, 2017), dove al centro dell’attenzione è posta la dimensione soprannaturale: la Bianca Signora venuta dal Cielo ha riproposto all’uomo del nostro tempo la Verità evangelica di sempre, ovvero gli eventi soprannaturali hanno confermato i fatti storici e la storia è stata letta dalla Vergine Santissima alla luce di Dio. «Fatima ci dice che la storia appartiene a Dio e solo alla sua luce possiamo leggerne gli eventi, come minaccia o come promessa: ciò dipende da noi, se lasciamo spazio al Vangelo, Parola di Dio calata nel tempo e nella storia» (p. 7).
Questa è l’autentica lettura di quell’evento soprannaturale calato nel naturale nel 1917 a Fatima, in Portogallo, terra minacciata dagli islamici e liberata da sovrani cattolici nel XII secolo. Scrive ancora l’autore: «(…) seguendo Fatima non ci si inganna. Sarebbe deleterio e ingannevole invece rinunciarvi. Questo è molto importante per la nostra Fede. Lo stesso seguendo Lourdes, La Salette: sono tutte rivelazioni private, ma sigillate dall’approvazione della Chiesa. Chi si reca a Fatima (…) sa con assoluta certezza che lì la Madonna ha parlato, che quello che la Madonna ha detto viene dal Cielo. È dunque una prova in più della nostra Fede. Fatima conferma il Vangelo. Quello che noi crediamo per Fede, la Santissima Vergine lo ha fatto vedere a dei Pastorelli» (pp. 51-52).
Mancava una seria ed autentica lettura teologica nel panorama bibliografico dedicato alle apparizioni di Fatima, così come mancava da tempo una lettura teologica della storia. Così Padre Lanzetta ritorna nella contemporaneità, dopo un obnubilamento della teologia del XX secolo, a ricordare che Dio è Padrone della Storia, come ha sempre insegnato la Chiesa, allo stesso tempo esiste un pensiero, anch’esso antico come la Chiesa, che rimanda agli interventi della Provvidenza nella Storia. L’Onnipotente è il Signore della Storia, pertanto «l’amore e la libertà e non il fato e il destino ci guidano» (ibidem).
Ciò significa, dunque, che gli uomini, come la Madonna ha evocato a Fatima, se si convertono, abbandonando il peccato e cercando la salvezza solo in Dio, possono mutare il corso della Storia, se quel corso ha intrapreso il precipizio della colpa e del castigo. Un ruolo determinante all’interno degli eventi umani e nazionali è l’opera che intraprendono le anime oblative le quali – come accadde per i veggenti san Francesco e santa Giacinta Marto – riescono, nella loro caritativa azione corredentiva (sono le cosiddette «anime ostia», come fu anche quella di san Pio da Pietrelcina), a salvare anime e a fermare le punizioni divine. Un tema, anche questo, teologicamente dimenticato da decenni dai pastori della Chiesa e che Padre Lanzetta esamina con grande cognizione di causa e con grande spirito di Fede. L’intenzione oblativa è volontà di Dio stesso che si fece Carne e Sangue per essere immolato, un fatto che si rinnova incruentamente ogni volta sull’altare della Santa Messa.
La vita ha un senso e questo senso lo si trova soltanto nella Verità rivelata da Cristo e ricordata a Fatima dalla Madonna. Francesco e Giacinta morirono bambini, immolandosi per il bene di molti. Le piccole vittime della strage dell’Isis di Manchester non sanno neppure per chi e per cosa sono morte, come magistralmente ha dichiarato Monsignor Luigi Negri in quel capolavoro di lettera che ha indirizzato proprio a loro e dove ha detto, fra l’altro: «Figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto. Non preoccupatevi, non vi hanno aiutato a vivere ma vi faranno un “ottimo” funerale in cui si esprimerà al massimo questa bolsa retorica laicista con tutte le autorità presenti – purtroppo anche quelle religiose – in piedi, silenziose. Naturalmente i vostri funerali saranno fatti all’aria aperta, anche per quelli che credono, perché ormai l’unico tempio è la natura. Robespierre riderebbe perché neanche lui è arrivato a questa fantasia. Del resto nelle chiese non si fanno più funerali perché, come dice acutamente il cardinale Sarah, nelle chiese cattoliche ormai si celebrano i funerali di Dio. Non dimenticheranno di mettervi sui marciapiedi i vostri peluche, i ricordi della vostra infanzia, della vostra prima giovinezza. E poi tutto sarà archiviato nella retorica di chi non ha niente da dire di fronte alle tragedie perché non ha niente da dire di fronte alla vita» (http://lanuovabq.it/it/articoli-poveri-figli-della-societa-che-non-riconosce-il-male-19937.htm).
Leggere il libro di Padre Lanzetta è un immenso dono per tre essenziali ragioni: primo, riconduce al messaggio preciso di Nostra Signora di Fatima; secondo, invita ciascuno a vivere in maniera autentica quel messaggio; terzo, è un appello formidabile per la Chiesa malata dei nostri giorni. Fatima non può essere posizionata se non sotto la lente di studio della corretta teologia, quella, riproposta dall’autore del saggio, senza intenti rivoluzionari e contrari alla Tradizione della Chiesa, quella che si nutre di fede concreta, di vivida speranza, di carità intrisa di misericordia e di giustizia, quella teologia, insomma, che ha portato i Gesuiti di Hiroshima, che stavano «vivendo il messaggio di Fatima», ed essere maternamente protetti dalla Madonna. (Cristina Siccardi)
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