ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 19 luglio 2017

Il Concilio anticipò il '68

Ecco cosa c'è davvero dietro la "guerra" dei Pontefici

Bufera sulle parole di Benedetto XVI. Un'intervista di Pera spiega la crisi della Chiesa e il nuovo ruolo del pontificato di Bergoglio
"Ma la cosa che più mi ha commosso è che ha vissuto in questo ultimo periodo della sua vita…sempre di più la certezza profonda che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se a volte la barca si è riempita fino quasi a capovolgersi…".
Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio


Così Joseph Ratzinger ha ricordato l'amico, da poco defunto, Joachim Meisner, uno dei quattro cardinali dei dubia. Queste parole, ovviamente, non sono passate inosservate e hanno scatenato diverse polemiche tra i vaticanisti, progressisti in testa, che hanno accusato Benedetto XVI di attaccare il Papa regnante.
Ma cosa sta accadendo in Vaticano? Non è facile dirlo con certezza e si può solo rimanere nel campo delle ipotesi. Mario Sechi ha recentemente scritto un articolo che aiuta a fare un po' di chiarezza. L'ex direttore del Tempo, riprendendo un'intervista di Marcello Pera a Il Mattino, ricostruisce la recente storia della Chiesa, dal Concilio Vaticano II ad oggi. Una storia dominata dallo scontro tra le forze rivoluzionarie, che hanno cercato in tutti i modi di applicare il Concilio, e quelle conservatrici, che hanno cercato di frenarle, come Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Celebri le parole di Paolo VI: "Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa". Il pontefice si riferiva alla situazione della Chiesa nel postconcilio, quando tante dottrine, che poco avevano a che fare con quella cattolica, attraevano sempre più fedeli (e pure qualche vescovo e cardinale).
In un certo senso, si può dire che il Concilio anticipò il '68, come dice Pera nell'intervista citata, soprattutto nella liturgia. La costituzione conciliare Sacrosanctum conciliumintroduceva importanti novità nel campo della celebrazione liturgica, come l'uso delle lingue nazionali durante la Messa: "Si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti". Cosa accadde poi? Pian piano il latino fu messo nel dimenticatoio e si cominciò a celebrare il Santo sacrificio solamente utilizzando le lingue locali. Perché? Perché i padri conciliari progressisti, che pure volevano questo cambiamento radicale, avevano compreso che una simile posizione non sarebbe stata accettata dai conservatori. Un anedotto su Paolo VI e la liturgia è significativo a tal proposito. È il lunedì di Pentecoste e il Santo Padre si sta preparando a celebrare la Messa, ma trova preparati i paramenti verdi anziché quelli rossi. Il papa si informa sul perché di questi cambiamenti e i cerimonieri rispondono: "Ma Santità, ormai è tempus per annum, il colore è verde. L'ottava di Pentecoste è abolita". E Paolo VI chiede: "Verde, ma come? Chi ha abolito l'ottava?". E i cerimonieri: "Lei, Santo Padre". e Paolo VI pianse.
Fino al 2013, anno delle dimissioni di Benedetto XVI e dell'elezione di Francesco, la Chiesa è riuscita ad arginare le frange più progressiste della Chiesa. Ma l'elezione di Francesco avrebbe, nella ricostruzione di Pera, rappresentato una "frattura": la vittoria del Concilio e di coloro che hanno cercato di applicarlo. Scrive Sechi: "Il Papato di Francesco è a un bivio, esaurita la spinta della novità dirompente del suo messaggio, Bergoglio ha messo mano alla riforma della Curia e dopo un periodo di stallo ha accelerato la sua azione quando qualche giorno fa ha deciso di non confermare il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Mueller al vertice della Congregazione della Fede, nominando come nuovo prefetto monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo spagnolo, gesuita come Bergoglio". Mueller (scelto da Benedetto XVI) ha sempre fatto fatica ad accettare i comportamenti di papa Francesco, tanto che, in un'intervista a Ewtn, disse: "Sono a favore di un trattamento migliore per i funzionari della Santa Sede. Perché non possiamo solo parlare di Dottrina Sociale, dobbiamo anche rispettarla. E il papa stesso ha detto ci sono vecchi comportamenti delle Corti, siamo assolutamente contro questo genere di trattamenti e dobbiamo licenziare le persone solo se fanno degli errori. I criteri per i nostri collaboratori nella nostra Congregazione sono ortodossia, integrità di vita sacerdotale e morale e la competenza nella materia, e questa è la posizione che ho preso, io non sono un uomo di corte. Sono un vecchio professore tedesco, siamo molto chiari".
Francesco, contrariamente a quanto possano pensare i più, è infatti un uomo d'imperio, come scrive Sechi: "Esercita il potere monarchico con assoluta fermezza". Lo si è capito all'inizio del suo pontificato, quando organizzò la veglia di preghiera contro la guerra in Siria. Ma anche, e soprattutto, quando presentò la riforma della Curia e disse: "Ecco la mia riforma, le resistenze malevole sono ispirate dal demonio". Come dire: prendere o lasciare.

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