Summorum Pontificum. Si radunano gli avvoltoi?
Avete presente quando abbiamo denunciato che si era in procinto di scagliare un attacco al Summorum Pontificum? Molti non ci credevano. Possibile che si arrivi a tanto? Ebbene siori e siore, il menù di oggi propone proprio questo. L’ora X è scattata, l’assalto finale, l’ultima spiaggia degli ottuagenari per sentirsi vincenti.
Il segnale lo ha lanciato Bergoglio, durante un discorso alla settimana liturgica nazionale. “La riforma liturgica è irreversibile”, dice il Papa, anzi va portata a termine. Dunque quella che è universalmente percepita come una riforma fallimentare che ha allontanato i cattolici dalla Messa diventa “irreversibile” e non si può proprio ridiscuterne i canoni. Eh no amici miei, ha dato “frutti indiscutibilmente benefici”. Lo si afferma con “autorità magisteriale”. Se i fatti contraddicono la teoria, tanto peggio per i fatti. O no?
Forse siamo come sempre in malafede, ma l'eventualità che il movimento popolare che fa capo al Summorum Pontificum sia in procinto di essere cucinato a dovere appare concreta. D’altronde lo si vede già. Nelle diocesi dove si era in procinto di avere nuovi centri di Messa è stato bloccato tutto. Altrove, dove invece la Messa in Latino era già tornata da molti anni, con rinnovata arroganza si stanno mettendo i bastoni fra le ruote a fedeli e sacerdoti, nel tentativo di farli desistere. Attorno a ciò che è nato dal Motu Proprio, insomma, c’è aria pesante e da un anno a questa parte stanno affilando le lame per ammazzare i maiali, che saremmo noi.
D’altronde Andrea Grillo lo ha detto in tempi non sospetti. L’obiettivo è chiudere tutto, sbaraccare, cacciare. La furia rivoluzionaria non accetta mediazione.
Il colpo era in canna da un certo periodo e qualche segnale c'era già stato. Un sacerdote veronese a luglio aveva scritto al Papa per lamentare una certa deriva tradizionalista. "Ma come? dopo tutto quello che abbiamo fatto questi giovani che vogliono?" scriveva il vegliardo. La risposta, a questo punto un programma, di Francesco non era tardata. "Tranquillo, ghe pensi mi". E ci ha pensato.
Certo la soppressione del Motu Proprio non è un intento diretto del Papa, ma sicuramente molti vedono come fumo negli occhi l'afflato tradizionalista. La strumentalizzazione delle parole dell'altro giorno avverrà sicuramente.
E il cardinal Sarah? Alla fine è il primo ad essere colpito da questo discorso, che va a smentire tutto ciò che ha detto, in qualità di prefetto del Culto divino su una riforma della riforma, negli ultimi tempi. Bergoglio non lo dimissiona a calci come ha fatto con Muller (anche se alla scadenza del mandato probabilmente dal Vaticano invocheranno i respingimenti dei barconi per rimandare lo scomodo africano in Guinea), ma di fatto lo esautora, lo scavalca, come aveva già fatto.
Si stanno radunando gli avvoltoi?
di Francesco Filipazzi
http://www.campariedemaistre.com/2017/08/summorum-pontificum-si-radunano-gli.html
Voltaire e il Vaticano II
di Padre João Batista de A. Prado Ferraz Costa
Pubblicato sul sito della parrocchia Santa Maria delle Vittorie, Anápolis, Brasile
Pubblicato sul sito della parrocchia Santa Maria delle Vittorie, Anápolis, Brasile
Nella sua celebre opera: La crisi del Mondo Moderno, il Padre Leonel Franca riproduce un’importante corrispondenza tra Voltaire e D’Alembert, i due grandi ideologi dell’Enciclopedia, che fu il manifesto dell’Illuminismo.
Tale corrispondenza rivela la grande astuzia dei rivoluzionari nel disseminare le loro idee temerarie e false attraverso un valente e sottile aggiramento di tutta la resistenza dei settori più conservatori della società e delle autorità in generale.
Ma, come si sa, nell’Ancien Régime non circolava solo la tattica rivoluzionaria, c’era anche molta irresponsabilità e incuria da parte della monarchia e delle elite che avrebbero dovuto esercitare la loro missione di preservare l’ordine. Per esempio, Rousseau aveva libero accesso a Corte e nei salotti della nobiltà. Qua e là si attuavano dei mezzi repressivi isolati, ma insufficienti rispetto alla gravità della situazione.
In effetti, la Rivoluzione fu un castigo per tanta leggerezza e negligenza nel compimento dei doveri da parte di coloro che dirigevano le istituzioni.
La stessa cosa accade molte volte negli ambienti cattolici della Tradizione. Si ricorda che da noi, in Brasile, negli anni cinquanta c’era un cardinale arcivescovo, uomo pio e di buona dottrina, ma molto ingenuo nel giudicare gli uomini e gli eventi, che finì col favorire la penetrazione e l’espansione del modernismo nella sua diocesi. Si ricorda anche che, nonostante la chiarezza dell’eccellente enciclica Humani generis di Pio XII, i seguaci della nuova teologia non furono repressi com’era necessario.
Senza parlare della rimozione promozione di Mons. Montini alla diocesi di Milano.
Fatto è che si è arrivati al Vaticano II, il quale è stato come una sorta di Rivoluzione francese dentro la Chiesa, preceduta da un “illuminismo ecclesiastico”: il modernismo e il neo-modernismo.
Nella corrispondenza riportata dal Padre Leonel Franca, Voltaire si rivolge a D’Alembert dicendogli che nell’Enciclopedia erano presenti alcune espressioni molto compromettenti sulla metafisica e la teologia. Ed erano tali in quanto ortodosse e cioè conformi alla filosofia perenne! D’Alembert risponde che in realtà tali espressioni presenti nell’opera servivano a dissimulare i propositi degli enciclopedisti di fronte ai censori. E tranquillizza Voltaire dicendo che il tempo avrebbe permesso di distinguere ciò che gli enciclopedisti pensavano da ciò che dicevano.
Questa tattica rivoluzionaria fu certamente impiegata durante il Vaticano II, per vincere la resistenza dei conservatori e ingannare la Curia romana che annoverava brillanti teologi come il cardinale Ottaviani e Mons. Dino Stafa. Negli atti del Vaticano II ci sono molte cose che dispiacciono ai Voltaire di oggi e dissimulano la realtà agli occhi degli incauti.
Tale espediente trova conferma anche prendendo in considerazione le parole del teologo della Nouvelle Theologie: il Padre domenicano Yves Congar, creato cardinale da Giovanni Paolo II. Egli ebbe a dire che Paolo VI parlava per la destra e agiva per la sinistra; e ciò che contano sono i fatti e non le parole.
Questa dichiarazione di Congar, richiede qualche commento.
Ricordo bene che quando fui ordinato suddiacono da Mons. Candido Alvim Pereira, questi disse che quando venne approvata la costituzione conciliare sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium, i Padri conciliari mai avrebbero potuto immaginare la riforma liturgica che venne in seguito realizzata in nome del Vaticano II. La stessa cosa disse l’anziano cardinale Stickler quando mi ordinò presbitero.
Parimenti, la Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, che contraddice tutto il magistero precedente (che non solo condannava la tolleranza dogmatica, ma prescriveva la libertà dei culti come un male, al contrario del Vaticano II che afferma che si tratterebbe di un diritto radicato nella natura umana!), afferma, alla maniera subdola di D’Alembert e Voltaire, che il diritto pubblico ecclesiastico resta inviolabile e i doveri degli Stati nei confronti della Chiesa restano in vigore.
Ora, pochi anni dopo il Concilio, quasi tutti i concordati fra la Santa Sede e i diversi Stati vennero riformati in senso liberale, e il più tristemente celebre è stato quello legato alla riforma legislativa sulla tolleranza religiosa in Spagna, fatta su espressa richiesta di Paolo VI.
L’albero si conosce dai suoi frutti, dice il Vangelo. E il filosofo dell’ermeneutica, Guadamer, diceva che un metodo di valutazione di una teoria consiste nel verificare la storia dei suoi effetti e cioè effettuare una lettura posteriore dei testi.
Ebbene, la lettura posteriore dei documenti del Vaticano II, in occasione del cinquantenario, conferma quello che gli empii illuministi dicevano sull’Enciclopedia: il tempo si incaricherà di distinguere ciò che diciamo da ciò che pensiamo.
Rahner, Congar, De Lubac e altri volevano l’ecumenismo umanista, il cristianesimo anonimo, l’accettazione da parte della Chiesa dei “valori“ secolari della cultura moderna, l’autonomia delle realtà temporali. Tutto questo è più o meno latente nel Vaticano II e oggi è una realtà che viviamo, non solo nel mondo, ma anche negli ambienti cattolici.
Così, la lettura posteriore degli atti del Vaticano Ii prova quale fosse realmente il loro significato.
Tale corrispondenza rivela la grande astuzia dei rivoluzionari nel disseminare le loro idee temerarie e false attraverso un valente e sottile aggiramento di tutta la resistenza dei settori più conservatori della società e delle autorità in generale.
Ma, come si sa, nell’Ancien Régime non circolava solo la tattica rivoluzionaria, c’era anche molta irresponsabilità e incuria da parte della monarchia e delle elite che avrebbero dovuto esercitare la loro missione di preservare l’ordine. Per esempio, Rousseau aveva libero accesso a Corte e nei salotti della nobiltà. Qua e là si attuavano dei mezzi repressivi isolati, ma insufficienti rispetto alla gravità della situazione.
In effetti, la Rivoluzione fu un castigo per tanta leggerezza e negligenza nel compimento dei doveri da parte di coloro che dirigevano le istituzioni.
La stessa cosa accade molte volte negli ambienti cattolici della Tradizione. Si ricorda che da noi, in Brasile, negli anni cinquanta c’era un cardinale arcivescovo, uomo pio e di buona dottrina, ma molto ingenuo nel giudicare gli uomini e gli eventi, che finì col favorire la penetrazione e l’espansione del modernismo nella sua diocesi. Si ricorda anche che, nonostante la chiarezza dell’eccellente enciclica Humani generis di Pio XII, i seguaci della nuova teologia non furono repressi com’era necessario.
Senza parlare della rimozione promozione di Mons. Montini alla diocesi di Milano.
Fatto è che si è arrivati al Vaticano II, il quale è stato come una sorta di Rivoluzione francese dentro la Chiesa, preceduta da un “illuminismo ecclesiastico”: il modernismo e il neo-modernismo.
Nella corrispondenza riportata dal Padre Leonel Franca, Voltaire si rivolge a D’Alembert dicendogli che nell’Enciclopedia erano presenti alcune espressioni molto compromettenti sulla metafisica e la teologia. Ed erano tali in quanto ortodosse e cioè conformi alla filosofia perenne! D’Alembert risponde che in realtà tali espressioni presenti nell’opera servivano a dissimulare i propositi degli enciclopedisti di fronte ai censori. E tranquillizza Voltaire dicendo che il tempo avrebbe permesso di distinguere ciò che gli enciclopedisti pensavano da ciò che dicevano.
Questa tattica rivoluzionaria fu certamente impiegata durante il Vaticano II, per vincere la resistenza dei conservatori e ingannare la Curia romana che annoverava brillanti teologi come il cardinale Ottaviani e Mons. Dino Stafa. Negli atti del Vaticano II ci sono molte cose che dispiacciono ai Voltaire di oggi e dissimulano la realtà agli occhi degli incauti.
Tale espediente trova conferma anche prendendo in considerazione le parole del teologo della Nouvelle Theologie: il Padre domenicano Yves Congar, creato cardinale da Giovanni Paolo II. Egli ebbe a dire che Paolo VI parlava per la destra e agiva per la sinistra; e ciò che contano sono i fatti e non le parole.
Questa dichiarazione di Congar, richiede qualche commento.
Ricordo bene che quando fui ordinato suddiacono da Mons. Candido Alvim Pereira, questi disse che quando venne approvata la costituzione conciliare sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium, i Padri conciliari mai avrebbero potuto immaginare la riforma liturgica che venne in seguito realizzata in nome del Vaticano II. La stessa cosa disse l’anziano cardinale Stickler quando mi ordinò presbitero.
Parimenti, la Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, che contraddice tutto il magistero precedente (che non solo condannava la tolleranza dogmatica, ma prescriveva la libertà dei culti come un male, al contrario del Vaticano II che afferma che si tratterebbe di un diritto radicato nella natura umana!), afferma, alla maniera subdola di D’Alembert e Voltaire, che il diritto pubblico ecclesiastico resta inviolabile e i doveri degli Stati nei confronti della Chiesa restano in vigore.
Ora, pochi anni dopo il Concilio, quasi tutti i concordati fra la Santa Sede e i diversi Stati vennero riformati in senso liberale, e il più tristemente celebre è stato quello legato alla riforma legislativa sulla tolleranza religiosa in Spagna, fatta su espressa richiesta di Paolo VI.
L’albero si conosce dai suoi frutti, dice il Vangelo. E il filosofo dell’ermeneutica, Guadamer, diceva che un metodo di valutazione di una teoria consiste nel verificare la storia dei suoi effetti e cioè effettuare una lettura posteriore dei testi.
Ebbene, la lettura posteriore dei documenti del Vaticano II, in occasione del cinquantenario, conferma quello che gli empii illuministi dicevano sull’Enciclopedia: il tempo si incaricherà di distinguere ciò che diciamo da ciò che pensiamo.
Rahner, Congar, De Lubac e altri volevano l’ecumenismo umanista, il cristianesimo anonimo, l’accettazione da parte della Chiesa dei “valori“ secolari della cultura moderna, l’autonomia delle realtà temporali. Tutto questo è più o meno latente nel Vaticano II e oggi è una realtà che viviamo, non solo nel mondo, ma anche negli ambienti cattolici.
Così, la lettura posteriore degli atti del Vaticano Ii prova quale fosse realmente il loro significato.
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