Ad Matutinum
Su Maria Madre di Dio e Vergine, lib. 5, c. 6
La Chiesa celebra frequentemente e con devozione le feste sacre alla Madre di Dio, perché festeggiando spesso in certi tempi dell'anno e con pubbliche cerimonie, fra tutti i beati e beate, la beatissima Madre del Signore e Dio nostro, ella sa certo di compiere un dovere grato a Dio e degno dei fedeli. Però tra le feste che in tanti secoli si rispettano religiosamente fino ad oggi, quella dell'Assunta è considerata la più grande e tiene il primo posto. In verità nessun giorno fu per Maria più lieto e giocondo; basti pensare che in esso le fu conferita solennemente la felicità dell'anima e del corpo. Perciò mai così come allora ella esultò grandemente e in modo mirabile nel Dio vivo, con lo spirito, con l'anima e con il corpo e poté dire con sommo diritto: «Ha guardato all'umiltà della sua ancella, per questo tutte le generazioni mi chiameranno beata: poiché grandi cose ha fatto in me colui che è potente».
Abbiamo udito leggere dal santo Vangelo, che una pia donna, per nome Marta, diede ospitalità al Signore. E mentr'ella era occupata in servirlo, Maria, sua sorella, stava seduta ai piedi del Signore e ascoltava la sua parola. Quella faticava, questa riposava; l'una dava, l'altra riceveva copiosamente. Marta tutta affaccendata nell'occuparsi della cura del servizio, interpellò il Signore, lamentandosi che sua sorella non l'aiutasse punto nel lavoro.
Perciò, o beata e augusta Madre, noi, che vogliamo bene a te e a tuo Figlio, non possiamo non essere profondamente contenti per codesta tua limpida e impensabile felicità. Infatti ciò che Dio disse a te e di te, si compie e si completa con una conclusione felicissima. Tu sei felice, non soltanto per la tua fede, ma anche perché oggi hai conseguito gli effetti e lo scopo della tua fede e delle tue opere; ora hai meritato di sperimentare la dolcissima visione di Colui che tu avevi amato e desiderato con tutta te stessa. Tu ospitasti l'Emmanuele che entrava nella città terrena come un forestiero; e ora lui ti restituisce l'ospitalità ricevendoti nella sua reggia; come la madre di Salomone, tu sei onorata dal tuo figlio, che è re.
Giorno felice! Oggi dal deserto di questo mondo viene trasportato nella città santa del cielo un tesoro prezioso: gli abitanti del cielo ne hanno immensa gioia comune e immensa ammirazione. Giorno felice! Oggi la sposa, l'ardente e continuo desiderio della sposa viene soddisfatto: ella trovò quanto aveva cercato, ricevette ciò che aveva bramato, possedette quello che aveva atteso: ora è appagata dalla visione e dal gusto di quella gioia immensa e totale. Giorno felice! Oggi quella umilissima schiava del Signore fu così sublimata e innalzata da diventare regina del cielo, signora della terra; ella dopo il Cristo è posta nel trono tanto in alto da non poter salire più in su. Giorno felice e santo! Oggi nel regno di Dio essa venne costituita e confermata regina e madre potente e clemente per noi, affinché essa, che pur rimane sempre madre del giudice, sia madre di misericordia che ci protegge, intercedendo per noi presso il Cristo e procurandoci ciò che è necessario alla nostra salvezza.
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In Assumptione Beatae Mariae Virginis
Allelúja, allelúja. Assumpta est María in coelum: gaudet exércitus Angelórum. Allelúja.
Si rallegrano gli angeli e cantano inni gioiosi per il grande e glorioso dies natalis della Beata Vergine Maria, la quale oggi vien glorificata in anima e corpo, è assunta al cielo per divenire regina del Regno di Cristo! Ella, concluso il suo bel cammino iniziato coll'Annunciazione, ha il suo trionfo celeste, lei che portò nel ventre il Cristo Signore e lo allattò al seno. Ella è assunta al cielo, ove l'accolgono festanti gli Angeli e i Beati, porgendole l'aurea corona di Signora dell'Universo, ove l'attende il suo Figlio Gesù, donde presso suo Figlio è e sarà avvocata e mediatrice per noi peccatori.
Il mistero della dormizione
Nelle Sacre Scritture apparentemente non vi è traccia della sorte finale di Maria. La vicenda, tanto cara all'iconografia orientale, in cui è molto diffusa la raffigurazione della Vergine sul letto di morte nel Getsemani con gli Apostoli attorno a lei, ha origine in leggende apocrife del IV secolo, tanto meravigliose e spettacolari quanto diverse ed incoerenti tra loro. Secondo queste leggende, per esempio quella del Transitus Beatae Virginis dello pseudo-Giuseppe d'Arimatea, Maria si sarebbe addormentata per tre giorni (che richiamano simbolicamente i tre giorni trascorsi dal Cristo nel sepolcro prima di risorgere), dopo che gli Apostoli le avevano celebrato il funerale; il terzo giorno S. Tommaso volle aprire la tomba, e si scoprì che il corpo più non v'era, ma era stato portato direttamente in cielo da Nostro Signore Gesù Cristo, secondo quella che sarebbe dovuta essere la sorte di tutti gli uomini, se i nostri progenitori non avessero disubbidito a Dio. C'è chi ha voluto cercare una prova scritturale di questa fede comune della Chiesa nel versetto dell'Apocalisse Signum magnum appáruit in coelo: múlier amicta sole, et luna sub pédibus ejus, et in cápite ejus coróna stellárum duódecim (XII, 1), che è anche l'introito della festa odierna; altri nel versetto della Genesi Inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius: ipsa conteret caput tuum et tu insidiaberis calcaneo ejus. Altri, più in generale, trovano che molte delle frasi pronunciate dalla Sapienza nei libri sapienziali della Bibbia (che tutti i cristiani antichi considerano essere una prefigurazione allegorica di Maria) possano avere compimento solo dopo aver assunto che ella sia stata portata al Cielo in anima e corpo, e da lì sia potente intercessione per noi anzi a Dio.
Altri, forse meglio, notano che i primi cristiani, pur molto intenti a ritrovare e venerare le reliquie dei martiri e dei santi, non abbiano mai trovato (né del resto mai cercato, come si deduce da diverse fonti) le spoglie mortali della Beata Vergine Maria: è dunque da opinare che nella Chiesa antica fosse ben nota, forse addirittura per testimonianza diretta degli Apostoli, la sorte subita dalla Santa Vergine, sorte che dal Concilio di Efeso nel 431 è stata così definita: Non conobbe la corruzione del sepolcro il corpo di Maria: Iddio l'ha portata in Paradiso.
Interpretazione ed evoluzione storica
Tra le cose che più colpiscono coloro che si avvicinano alle diverse forme della liturgia è la differenza nominale tra Assunzione, come è chiamata la festa odierna in Occidente, e Dormizione, come invece la chiamano tutte le Chiese Orientali, tanto che molti inesperti hanno addirittura pensato a una differenza dottrinale tra le due. Ma per capire questo è necessario analizzare con ordine l'evoluzione storica di questa credenza della Chiesa.
Come avresti potuto essere concepita e poi svanire in polvere, esclama san Germano, Tu che, per la carne che desti al Figlio di Dio liberasti il genere umano dalla corruzione della morte? Era mai possibile che il vaso del tuo Corpo, che fu pieno di Dio, se ne andasse in polvere, come qualsiasi carne? Colui, che si è annientato in te, è Dio fin dal principio e perciò vita, che precedette i secoli, ed era necessario che la Madre della Vita abitasse insieme con la Vita e cioè che si addormentasse per un istante nella morte, per assomigliare a Lui e che poi il passaggio di questa Madre della Vita fosse come un risveglio. Un figlio prediletto desidera la presenza della madre e la madre, a sua volta, aspira a vivere col figlio. Era giusto perciò che salissi al Figlio tu che ardevi nel cuore di amore per Dio, frutto del tuo seno; era giusto ancora che Dio, nell'affetto filiale che portava alla Madre sua, la chiamasse presso di sé a vivere nella sua intimità.
Queste parole sono tolte dal primo discorso sulla Dormizione di S. Germano; i suoi due sermoni su tale festa, uniti ai poetici inni di S. Giovanni Damasceno, sono una testimonianza della radicazione della fede ortodossa nella Dormizione, secondo la credenza antica del sonno di tre giorni e della successiva assunzione al cielo, da cui l'Oriente Cristiano mai difettò.
Decisamente più complessa fu la questione in Occidente: sebbene la dottrina dell'Assunzione fosse stata universalmente diffusa e accettata, i teologi gallicani, che ripugnavano gli apocrifi e dunque questa tesi che da essi pareva esser stata tolta, attorno al IX secolo fecero depennare l'Assunzione dall'elenco delle feste mariane, invocando una riesamina della stessa (concilio capitolare di Aix-la-Chapelle, 800 circa), che si concluse poco più di tredici anni dopo con la conferma del Concilio di Magonza. Il secolo IX non fu tuttavia esente da altre contestazioni sull'argomento, tra cui Adone, scettico, e uno pseudografo di S. Girolamo, Pascasio Radberto, il quale compose a nome del gran santo un sermone, conosciuto come Cogitis me, incentrato sulla morte della Madonna e fortemente scettico sul suo transito corporale al cielo. Peraltro, questo sermone divenne popolare anche in ambiente favorevole alla festa dell'Assunzione, entrando persino nel Breviario e aumentando la confusione, sino alla salutare riforma di S. Pio V. E' da dire che anche grandi santi come S. Bernardo, pur mai negandola, non fanno mai riferimento all'Assunzione della Vergine; pare tuttavia che la gran massa del clero e dei fedeli sia stata poco condizionata dalle obiezioni di questi pochi, per quanto importanti fossero, specialmente dacché l'Assunzione era stata chiaramente affermata come fede comune della Chiesa, e non come episodio di ispirazione apocrifa, così come effettivamente è (a pensarci, è più probabile che l'Apocrifo sia stato scritto in seguito alla fede ecclesiastica già diffusa da almeno due secoli e mezzo, al tempo della redazione).
Tutto questo, con ordine, razionalità e austerità scolastiche, non senza una profonda devozione mariana trasparente dalle armoniche, precise e profonde righe, è chiarificato, inquadrato e confermato da uno pseudografo di S. Agostino del X-XI secolo, che nel suo Liber unus de Assumptione BMV riordina tutti i riferimenti scritturali sani e le credenze tradizionali, legittimando completamente il culto dell'Assunzione e slegandola definitivamente dall'influsso degli apocrifi.
Nessuno nega che Cristo poté concedere a Maria questo privilegio. Se Egli lo poté, lo volle, perché vuole tutto quello che è giusto e conveniente. Pare dunque che si possa, con ragione, concludere che Maria godette nel corpo, come nell'anima, una felicità inenarrabile nel Figlio e con il Figlio; che sfuggì alla corruzione della morte colei la cui integrità verginale fu consacrata, dando alla luce un Figlio così grande. Vive tutta intera colei dalla quale noi abbiamo la vita perfetta, è con Colui che portò nel suo seno, presso Colui che concepì, generò, nutrì della sua carne. Madre di Dio, nutrice di Dio, domestica di Dio, compagna inseparabile di Dio. Io non ho la presunzione di parlare di lei in modo diverso, perché non oso pensare in modo diverso" (op. cit., col. 1148)
Apparentemente, la fede nell'Assunzione parve uscire rinforzata dalla teologia del secondo medioevo (venendo appoggiata e sostenuta dai grandi come S. Tommaso e S. Bonaventura), e parve passare indenne alle eresie (dal protestantesimo all'illuminismo, nonché in tempi più recenti al modernismo) che nei secoli a venire misero in dubbio questa credenza. Nonostante ciò, alla maggior parte dei vescovi, interrogati dal Sommo Pontefice, parve opportuno che questa fede venisse confortata dalla proclamazione dommatica; e così fu. Pio XII, il primo novembre 1950, con la bolla dommatica Munificentissimus Deus, proclamò solennemente il dogma dell'Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria, alla quale chiunque non creda è scomunicato ed è fuori dalla salutare comunione della Chiesa Cattolica.
E' dogma rivelato che Maria, l'Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine, al termine della sua vita terrena, fu elevata, anima e corpo, alla gloria del cielo. (Pio XII, Munificentissimus Deus)
Veniamo ordunque alla differenza tra Dormizione e Assunzione: è una differenza quasi sostanzialmente lessicale, che identifica una diversa luce dalla quale è visto il medesimo mistero:
- La prospettiva orientale (Dormizione) si conforma alla fede dei primi secoli, raccontata anche negli scritti apocrifi e citata da molti Padri (cfr. S. Gregorio Teologo), e prevede che la Beata Vergine si sia addormentata e, sepolta nel Getsemani dagli Apostoli, abbia trascorso tre notti nel sepolcro senza però andare incontro alla morte corporale, e poi il Figlio suo l'abbia portata gloriosamente nel Cielo
- La prospettiva occidentale (Assunzione), per effetto delle disquisizioni del medioevo che avevano portato a lasciar da parte la narrazione tradizionale per concentrarsi sulla possibilità teologica di un'assunzione corporale, parla solo del momento in cui Gesù Cristo porta la Madre sua al Cielo nella gloria degli angeli e dei santi, senza specificare in quale momento, ne se ciò è stato effettivamente preceduto da un sonno di tre giorni nella tomba.
Si può affermare in definitiva che la formula inclusiva dell'Assunzione, così come è stata solennizzata da Pio XII, non esclude né comporta necessariamente la Dormizione, che però essendo antica credenza comune di tutta la Chiesa resta valida e venerabile per tutte le tradizioni che sono legate a questa interpretazione.
La festa nei tempi antichi
Le più antiche liturgie ad avere inserite nel proprio calendario la festa della dormitio sono quelle copta e siriaca, alle quali tradizioni peraltro si riconducono le narrazioni apocrife; la Chiesa Gerosolimitana ha sin dal 450 una festa dedicata a Maria Santissima (la festa della Παναγία), ma che fino al VII secolo almeno non ha riferimento alcuno all'Assunzione. A istituirla nel tipico costantinopolitano (inizi del VII secolo) fu l'Imperatore Maurizio, il quale ritenne che fosse necessario onorare particolarmente questo evento, conformandosi così a quella che il Concilio Efesino stesso aveva approvato come verità di fede dettata dalla Chiesa sulla base della tradizione apostolica. La festa dell'Assunzione è introdotta a Roma verso l'anno 650 e nella stessa epoca, forse anche alquanto prima, come in Gallia per la dipendenza di san Gregorio di Tours dagli apocrifi, l'Assunzione diviene oggetto di una commemorazione solenne fatta prima il 18 gennaio e più tardi il 15 agosto.
Nell'Urbe la festa dell'Assunzione venne subito di buon grado accettata dai Sommi Pontefici; la prima liturgia di questo giorno era in realtà una celebrazione ordinaria arricchita di un solo riferimento all'Assunzione, ovverosia l'orazione che accompagnava la processione prima della Messa stazionale a S. Maria Maggiore:
Veneranda nobis, Domine, hujus diei festivitas, in qua Sancta Dei Genetrix mortem subiit temporalem. Nec tamen mortis nexibus deprimi potuit, quae Filium tuum Dominum nostrum de se genuit incarnatum. Per eundem...
Dobbiam noi venerare, o Signore, la festa di questo giorno, in cui la Santa Madre di Dio subì la morte temporale. Ma non poté tuttavia esser tenuta dai legacci della morte, colei che generò dentro di sé il Figlio tuo e Signore nostro incarnato. Per lo stesso...
"Non si poteva essere insieme più sobrii, più completi e più precisi. La fede nella morte, nella risurrezione e nell'Assunzione di Maria è affermata nettamente ed è messo in evidenza il motivo fondamentale di questa fede: la Maternità divina o, meglio, il fatto che la carne di Cristo, Verbo Incarnato, è stata presa da Maria." commenta il Gueranger. Questa colletta risale al secolo VIII, e le parole in essa contenute possono ritrovarsi in quelle utilizzate da S. Andrea di Creta (vescovo dal 711 al 720) nel suo triduo di prediche sulla Dormizione.
Stando allo Schuster,
Nell'Urbe la festa dell'Assunzione venne subito di buon grado accettata dai Sommi Pontefici; la prima liturgia di questo giorno era in realtà una celebrazione ordinaria arricchita di un solo riferimento all'Assunzione, ovverosia l'orazione che accompagnava la processione prima della Messa stazionale a S. Maria Maggiore:
Veneranda nobis, Domine, hujus diei festivitas, in qua Sancta Dei Genetrix mortem subiit temporalem. Nec tamen mortis nexibus deprimi potuit, quae Filium tuum Dominum nostrum de se genuit incarnatum. Per eundem...
Dobbiam noi venerare, o Signore, la festa di questo giorno, in cui la Santa Madre di Dio subì la morte temporale. Ma non poté tuttavia esser tenuta dai legacci della morte, colei che generò dentro di sé il Figlio tuo e Signore nostro incarnato. Per lo stesso...
"Non si poteva essere insieme più sobrii, più completi e più precisi. La fede nella morte, nella risurrezione e nell'Assunzione di Maria è affermata nettamente ed è messo in evidenza il motivo fondamentale di questa fede: la Maternità divina o, meglio, il fatto che la carne di Cristo, Verbo Incarnato, è stata presa da Maria." commenta il Gueranger. Questa colletta risale al secolo VIII, e le parole in essa contenute possono ritrovarsi in quelle utilizzate da S. Andrea di Creta (vescovo dal 711 al 720) nel suo triduo di prediche sulla Dormizione.
Stando allo Schuster,
La Messa Romana
La Messa Tridentina, così come l'Ufficio, dell'Assunzione della Vergine ancora al tempo del Tridentino non avevano una liturgia veramente propria: molte parti erano tratte dal comune delle feste della Madonna, e le stesse antifone di Laudi e Vesperi erano per metà proprie e per metà prese dal comune. Fu solo nel 1951 che Pio XII, per solennizzare ulteriormente la festa di cui aveva proclamato il dogma qualche Mese prima, fece riscrivere una nuova Messa e un nuovo Ufficio.
Fa infatti scrivere degli appositi inni per il Mattutino e le Laudi, muta i passi biblici dei capitoli, e finanche le letture del Mattutino (le tre dal Cantico dei Cantici che, secondo il comune, corredavano il primo notturno, sono sostituite da una dalla Genesi e due dalla prima lettera paolina ai Corinzi, sul tema della morte; al bel sermone di S. Giovanni Damasceno del II notturno è aggiunto un breve estratto della solenne proclamazione dogmatica; è totalmente rivoluzionato il Vangelo, e dunque anche le tre letture omiletiche del III notturno).
Per quanto concerne la Messa, viene scelta una nuova Epistola, non più tratta dal comune, ma dal libro di Giuditta (XIII, 22-25 et XV, 10), che poi è la stessa della festa dei Sette Dolori della B.V. Maria: in essa Maria è presentata come corredentrice, come colei che soffrendo insieme al Figlio ha contribuito attivamente alla nostra redenzione: e così come Nostro Signore doveva morire per poter gloriosamente risorgere, così era necessario che una spada trafiggesse il cuore della Madonna perché ella potesse trionfalmente esser portata a regnare nei cieli. "Maria ci appare, oggi più che mai, Regina vivente e trionfante nel cielo e i nostri canti di gioia si uniscono alla lode di santa Elisabetta, per salutarla benedetta fra tutte le donne e possiamo e dobbiamo rivolgere le parole, che il Sommo Sacerdote Onia diceva a Giuditta, molto tempo prima della Incarnazione, a Colei che per il demonio è più temibile di tutta l'armata dei cristiani e che sul Calvario, unita al Figlio immolato, schiacciò il capo al serpente". (Gueranger)
Viene completamente cambiato anche il Vangelo. Nell'età più antica il Vangelo odierno era l'insieme armoniosa di due passi diversi: l'episodio di Marta e Maria (Luca X, 38-42) e l'episodio della donna che esclama a Gesù Beatus venter (XI, 27-28); questi due passi erano legati da molti secoli, tant'è che ancora oggi si leggono in questa festa, nonché nel Grande Ufficio di Paraclisi nei quindici giorni precedenti, nella chiesa bizantina. Nei secoli questi due passi si scindettero, e mentre il primo restò come Vangelo di questa festa, il secondo passò all'officiatura penitenziale della vigilia. La riforma piana optò comunque per la sostituzione di questo Vangelo con uno più prettamente mariano, tolto dalla festa della Visitazione, ossia l'incontro con S. Elisabetta e l'inizio del gran cantico del Magnificat. Anche se poco relato alla festa apparentemente, sono sempre incredibili i sentimenti a cui il cuore si apre alle parole del Cantico della Beata Vergine, parole che secondo il Gueranger "furono senza dubbio la preghiera di tutta la vita della Santa Vergine e la Chiesa, cantando il Magnificat ogni giorno, in tutte le solennità vi trova sempre un senso nuovo e più profondo. Maria lo ripeté a Nazaret, a Cana, dopo la Risurrezione, sul Monte degli Ulivi, quando Gesù salì al cielo e molti autori spirituali pensano che lo cantasse, nel suo cuore colmo di dolore, il Venerdì santo a sera, mentre discendeva dal Calvario". In questo senso dunque, essendo stato l'inno di esultanza di tutta la vita della Vergine, non può che essere l'inno di esultanza anche della sua esaltazione celeste.
La Messa Tridentina, così come l'Ufficio, dell'Assunzione della Vergine ancora al tempo del Tridentino non avevano una liturgia veramente propria: molte parti erano tratte dal comune delle feste della Madonna, e le stesse antifone di Laudi e Vesperi erano per metà proprie e per metà prese dal comune. Fu solo nel 1951 che Pio XII, per solennizzare ulteriormente la festa di cui aveva proclamato il dogma qualche Mese prima, fece riscrivere una nuova Messa e un nuovo Ufficio.
Fa infatti scrivere degli appositi inni per il Mattutino e le Laudi, muta i passi biblici dei capitoli, e finanche le letture del Mattutino (le tre dal Cantico dei Cantici che, secondo il comune, corredavano il primo notturno, sono sostituite da una dalla Genesi e due dalla prima lettera paolina ai Corinzi, sul tema della morte; al bel sermone di S. Giovanni Damasceno del II notturno è aggiunto un breve estratto della solenne proclamazione dogmatica; è totalmente rivoluzionato il Vangelo, e dunque anche le tre letture omiletiche del III notturno).
Per quanto concerne la Messa, viene scelta una nuova Epistola, non più tratta dal comune, ma dal libro di Giuditta (XIII, 22-25 et XV, 10), che poi è la stessa della festa dei Sette Dolori della B.V. Maria: in essa Maria è presentata come corredentrice, come colei che soffrendo insieme al Figlio ha contribuito attivamente alla nostra redenzione: e così come Nostro Signore doveva morire per poter gloriosamente risorgere, così era necessario che una spada trafiggesse il cuore della Madonna perché ella potesse trionfalmente esser portata a regnare nei cieli. "Maria ci appare, oggi più che mai, Regina vivente e trionfante nel cielo e i nostri canti di gioia si uniscono alla lode di santa Elisabetta, per salutarla benedetta fra tutte le donne e possiamo e dobbiamo rivolgere le parole, che il Sommo Sacerdote Onia diceva a Giuditta, molto tempo prima della Incarnazione, a Colei che per il demonio è più temibile di tutta l'armata dei cristiani e che sul Calvario, unita al Figlio immolato, schiacciò il capo al serpente". (Gueranger)
Viene completamente cambiato anche il Vangelo. Nell'età più antica il Vangelo odierno era l'insieme armoniosa di due passi diversi: l'episodio di Marta e Maria (Luca X, 38-42) e l'episodio della donna che esclama a Gesù Beatus venter (XI, 27-28); questi due passi erano legati da molti secoli, tant'è che ancora oggi si leggono in questa festa, nonché nel Grande Ufficio di Paraclisi nei quindici giorni precedenti, nella chiesa bizantina. Nei secoli questi due passi si scindettero, e mentre il primo restò come Vangelo di questa festa, il secondo passò all'officiatura penitenziale della vigilia. La riforma piana optò comunque per la sostituzione di questo Vangelo con uno più prettamente mariano, tolto dalla festa della Visitazione, ossia l'incontro con S. Elisabetta e l'inizio del gran cantico del Magnificat. Anche se poco relato alla festa apparentemente, sono sempre incredibili i sentimenti a cui il cuore si apre alle parole del Cantico della Beata Vergine, parole che secondo il Gueranger "furono senza dubbio la preghiera di tutta la vita della Santa Vergine e la Chiesa, cantando il Magnificat ogni giorno, in tutte le solennità vi trova sempre un senso nuovo e più profondo. Maria lo ripeté a Nazaret, a Cana, dopo la Risurrezione, sul Monte degli Ulivi, quando Gesù salì al cielo e molti autori spirituali pensano che lo cantasse, nel suo cuore colmo di dolore, il Venerdì santo a sera, mentre discendeva dal Calvario". In questo senso dunque, essendo stato l'inno di esultanza di tutta la vita della Vergine, non può che essere l'inno di esultanza anche della sua esaltazione celeste.
La Divina Liturgia bizantina
Anche nella liturgia bizantina nei secoli si è aumentata la solennità tribuita a questa gran festa, che ispirò la devozione e l'eloquenza di grandi padri come lo pseudo-Dionigi l'Aeropagita (V secolo), Modesto di Gerusalemme (VII secolo), Andrea di Creta (VIII secolo), S. Giovanni Damasceno (VIII secolo), Germano di Costantinopoli (VIII secolo)...
L'apolytikion e il kontakion magnificano la natura della Madonna, che sola poté partorire vergine ed esser preservata dalla corruzione del sepolcro, dacché "qual madre della vita l'ha portata alla vita, colui che in nel suo sempre vergine grembo prese dimora"; in essi è cantato l'inno di lode, e ovviamente è supplicata l'intercessione della più grande nostra mediatrice in cielo tra i santi, alla quale "tutti dopo Dio ricorriamo, qual fermo baluardo e difesa". Dal Magnificat sono tratti invece gli stichi del Prokimenon.
L'Apostolo è tratto dalla lettera paolina ai Filippesi (II; 5-11), nel quale è cantata la lode di Gesù Cristo, venendone raccontate mirabilmente e concisamente l'Incarnazione, la Passione e il trionfo finale; nulla di strano che la Chiesa applichi queste parole anche alla Santa Vergine, la quale lo ha accompagnato in tutta la sua vita umana e divina, ricevendo dentro al suo grembo verginale il Verbo Incarnato, accompagnando con lacrime e dolori la Passione, ed infine compartecipando in questo giorno della gloria celeste del Figlio, Re di tutto l'Universo, del quale ella è incoronata dal Figlio suo Regina.
Come sopraddetto, il Vangelo è l'unione del brano di Marta e Maria e di quello della donna che beatifica il grembo che portò il Cristo. A proposito degli ultimi due versetti, troppo spesso interpretati da parte degli eretici come una sminuizione dalla Madonna, a causa della frase Μενοῦνγε μακάριοι οἱ ακούοντες τὸν λόγον τοῦ Θεοῦ καὶ φυλασσοντες αὐτόν (dove il Μενοῦνγε ha un valore contrappositivo molto forte), si consiglia di leggere la bella omelia di S. Giovanni Crisostomo su questo passo, che chiarifica la visione cattolica di esso.
Il Megalinario odierno è tutto particolare, perché tolto dalla IX ode del Mattutino, ed è forse una delle più belle magnificazioni della Madonna, presentando veramente la bellezza soprannaturale di questa creatura naturale.
Αἱ γενεαὶ πᾶσαι μακαρίζομέν σε, τὴν μόνην Θεοτόκον.
Νενίκηνται τῆς φύσεως οἱ ὅροι, ἐν σοὶ Παρθένε ἄχραντε· παρθενεύει γὰρ τόκος, καὶ ζωὴν προμνηστεύεται θάνατος. Ἡ μετὰ τὸκον Παρθένος, καὶ μετὰ θάνατον ζῶσα, σῴζοις ἀεί, Θεοτόκε, τὴν κληρονομίαν σου.
Tutte le generazioni ti proclamano beata, la sola Madre di Dio.
Furon vinte in te, o Vergine immacolata, le leggi della natura: Verginale fu il tuo parto, e la tua morte fu foriera di vita. Tu, Vergine dopo il parto, vivente dopo la morte, salva sempre, o Madre di Dio, la tua eredità.
Anche nella liturgia bizantina nei secoli si è aumentata la solennità tribuita a questa gran festa, che ispirò la devozione e l'eloquenza di grandi padri come lo pseudo-Dionigi l'Aeropagita (V secolo), Modesto di Gerusalemme (VII secolo), Andrea di Creta (VIII secolo), S. Giovanni Damasceno (VIII secolo), Germano di Costantinopoli (VIII secolo)...
L'apolytikion e il kontakion magnificano la natura della Madonna, che sola poté partorire vergine ed esser preservata dalla corruzione del sepolcro, dacché "qual madre della vita l'ha portata alla vita, colui che in nel suo sempre vergine grembo prese dimora"; in essi è cantato l'inno di lode, e ovviamente è supplicata l'intercessione della più grande nostra mediatrice in cielo tra i santi, alla quale "tutti dopo Dio ricorriamo, qual fermo baluardo e difesa". Dal Magnificat sono tratti invece gli stichi del Prokimenon.
L'Apostolo è tratto dalla lettera paolina ai Filippesi (II; 5-11), nel quale è cantata la lode di Gesù Cristo, venendone raccontate mirabilmente e concisamente l'Incarnazione, la Passione e il trionfo finale; nulla di strano che la Chiesa applichi queste parole anche alla Santa Vergine, la quale lo ha accompagnato in tutta la sua vita umana e divina, ricevendo dentro al suo grembo verginale il Verbo Incarnato, accompagnando con lacrime e dolori la Passione, ed infine compartecipando in questo giorno della gloria celeste del Figlio, Re di tutto l'Universo, del quale ella è incoronata dal Figlio suo Regina.
Come sopraddetto, il Vangelo è l'unione del brano di Marta e Maria e di quello della donna che beatifica il grembo che portò il Cristo. A proposito degli ultimi due versetti, troppo spesso interpretati da parte degli eretici come una sminuizione dalla Madonna, a causa della frase Μενοῦνγε μακάριοι οἱ ακούοντες τὸν λόγον τοῦ Θεοῦ καὶ φυλασσοντες αὐτόν (dove il Μενοῦνγε ha un valore contrappositivo molto forte), si consiglia di leggere la bella omelia di S. Giovanni Crisostomo su questo passo, che chiarifica la visione cattolica di esso.
Il Megalinario odierno è tutto particolare, perché tolto dalla IX ode del Mattutino, ed è forse una delle più belle magnificazioni della Madonna, presentando veramente la bellezza soprannaturale di questa creatura naturale.
Αἱ γενεαὶ πᾶσαι μακαρίζομέν σε, τὴν μόνην Θεοτόκον.
Νενίκηνται τῆς φύσεως οἱ ὅροι, ἐν σοὶ Παρθένε ἄχραντε· παρθενεύει γὰρ τόκος, καὶ ζωὴν προμνηστεύεται θάνατος. Ἡ μετὰ τὸκον Παρθένος, καὶ μετὰ θάνατον ζῶσα, σῴζοις ἀεί, Θεοτόκε, τὴν κληρονομίαν σου.
Tutte le generazioni ti proclamano beata, la sola Madre di Dio.
Furon vinte in te, o Vergine immacolata, le leggi della natura: Verginale fu il tuo parto, e la tua morte fu foriera di vita. Tu, Vergine dopo il parto, vivente dopo la morte, salva sempre, o Madre di Dio, la tua eredità.
Festa dell'Assunta, 1923
Il 15 agosto 1923, a sera, la Madonna si manifestò a Josefa Menendez in tutta la sua bellezza. Nel giorno sacro al mistero della sua Assunzione, la Madre Celeste volle rallegrare la sua diletta devota. Estasiata davanti alla bellezza della Madonna, Josefa esclamò: Madre mia, com'è bello questo giorno! Tutto il mondo esulta a ricordare il vostro ingresso in Cielo!
- Sì, rispose Maria, proprio in questo giorno la gioia piena e perfetta è cominciata per me, poiché durante la mia vita l'anima mia fu trafitta da una spada.
- Ma soffriste sempre in vita? La presenza del Bambino Gesù, così piccolo e bello, non era per Voi una immensa consolazione?
- Figlia mia, ascolta! Sin dalla mia infanzia ebbi conoscenza delle cose divine; così che quando l'Arcangelo mi annunziò il mistero dell'Incarnazione e mi vidi scelta per Madre del Salvatore degli uomini, il mio cuore fu sommerso in un torrente di amarezza, perché sapevo tutto quello che il tenero e Divino Bambino doveva soffrire; e la profezia del vecchio Simeone non fece che confermare le mie angosce materne.
Tu puoi quindi figurarti quali dovevano essere i sentimenti nel contemplare le attrattive del mio Figlio, il suo corpo, che sapevo doveva essere un giorno così crudelmente maltrattato.
Io baciavo quelle mani e mi sembrava che le mie labbra s'impregnassero già di sangue. Baciavo i suoi piedi e li contemplavo già confitti alla Croce. E quando Egli fece i primi passi e mi corse incontro con le braccia aperte, non potei trattenere le lacrime al pensiero di quelle braccia stese sulla Croce.
Quando giunse all'adolescenza, apparve in Lui un tale assieme di grazia affascinante che non lo si poteva contemplare senza restarne rapiti! Solo il mio cuore di Madre si stringeva al pensiero dei tormenti, di cui in anticipo provavo la ripercussione.
Dopo la lontananza dei tre anni della vita apostolica, le ore della sua Passione e Morte furono per me il più terribile dei martiri.
Quando il terzo giorno lo vidi risuscitato e glorioso, certo la prova cambiò aspetto, poiché Egli non poteva più soffrire. Ma quanto dolorosa doveva essere la separazione da Lui! Che lungo esilo per me quando Gesù salì al Cielo! Come sospiravo l'istante della eterna unione!
Sull'entrare del mio sessantatreesimo anno, l'anima mia passò come un lampo dalla terra al Cielo. Dopo tre giorni gli Angeli raccolsero la mia salma e la trasportarono in trionfo di giubilo per riunirla all'anima. Quale ammirazione, quale adorazione e dolcezza, quando i miei occhi videro per la prima volta nella sua gloria e nella sua maestà il mio Figlio e mio Dio, in mezzo alle schiere angeliche!
Che dire poi, figlia mia, dello stupore che m'invase alla vista della mia estrema bassezza, che veniva coronata da tanti doni e circondata da tante acclamazioni?... Non più tristezza ormai, non più ombra alcuna! Tutto è dolcezza, gloria, amore! -
A questo punto la Madonna tacque un istante, immersa nel magnifico ricordo del suo ingresso in Cielo; poi continuò:
- Tutto passa, figlia mia, e la beatitudine non ha fine. Soffri ed ama! ... Coraggio! ... L'inverno della vita è breve e la primavera sarà eterna! - Ciò detto, la Madonna sparì.
Ecco come la Vergine Celeste premia e consola certe anime che sanno onorarla e come gode che sia ricordato il giorno del suo ingresso in Paradiso!
[Brano tratto da "Vera devozione a Maria", di Don Giuseppe Tomaselli, Imprimatur Can. Carciotto Vic. Gen., Catania 13 maggio 1952].
Pensiero del giorno - Amiamo Maria, amiamola come figli!
Maria è assai più grande di quello che noi possiamo supporre […]. Amiamo Maria, amiamola come figli, ed essa ci farà santi, poiché nella sua materna bontà ha preso l'impegno di lavare tutte le nostre miserie. Il mezzo fondamentale per essere perfetti è la devozione a Maria; tutti gli altri tesori della grazia ne sono la conseguenza, perché ci vengono da Lei. Essa ci donò Gesù Cristo, Essa ce lo dona continuamente, poiché Dio non ha mutata la via provvidenziale che seguì per redimerci. Dedichiamoci a Maria, e non temiamo di esagerare dandoci a Lei, poiché in Lei è la maternità di Dio, ed in Lei noi troviamo Dio solo. Il giorno nel quale le anime si daranno a Maria veramente, sarà il giorno della più bella fioritura di Santi, poiché in quel Cuore materno è il calore vitale della grazia divina che fa germinare anche gli sterpi inariditi.
[Brano tratto da "La Sacra Scrittura", vol. V, di don Dolindo Ruotolo, Apostolato Stampa].
15 agosto. Assunzione di Maria Vergine. Magistero del Venerabile Papa Pio XII
15/8/2017
Preghiera a Maria Vergine Assunta in Cielo di Papa Pio XII. Costituzione Apostolica MUNIFICENTISSIMUS DEUS – La glorificazione di Maria con l’Assunzione al Cielo in anima e corpo.
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Preghiera a Maria Vergine Assunta in Cielo
di Papa Pio XII
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O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini.
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PIO XII
SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERENNE MEMORIA
COSTITUZIONE APOSTOLICA
MUNIFICENTISSIMUS DEUS (1)
LA GLORIFICAZIONE DI MARIA
CON L’ASSUNZIONE AL CIELO
IN ANIMA E CORPO
Guercino – Assunzione al Cielo
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Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28).
Il Nostro pontificato, come anche l’età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l’ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.
Dio, infatti, che da tutta l’eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4, 4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.
Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d’immortale memoria, definì solennemente il dogma dell’immacolata concezione dell’augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa.
Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo.
Plebiscito unanime
Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine.
Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochipadri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all’apostolica sede questa definizione.
In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all’insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell’orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell’assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita.
In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie.
Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede apostolica circa l’assunzione della beatissima vergine Maria al cielo.(2)
Il magistero della chiesa
Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell’episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: «Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l’assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate».
E coloro che «lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio» (At 20, 28) hanno dato all’una e all’altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo «singolare consenso, dell’episcopato cattolico e dei fedeli»,(3) nel ritenere definibile, come dogma di fede, l’assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse.(4) Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l’assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv 14, 26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. «Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede».(5) Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, «debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a credere come rivelate da Dio».(6)
Di questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall’antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente.
I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s. Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un’acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell’ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l’augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall’amore verso colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l’armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all’alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto.
L’omaggio dei fedeli
Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l’approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell’assunzione della beatissima Vergine.
La liturgia delle chiese d’oriente e d’occidente
Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall’antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana».(7)
Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell’Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d’immortale memoria, mandò all’imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei».(8)
Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini». E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l’assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: «A te Dio, re dell’universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò».(9)
La festa dell’Assunta
Il fatto poi che la sede apostolica, erede dell’ufficio affidato al Principe degli apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf.Lc 22, 32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell’Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall’inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria.(10) In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell’Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l’ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli.(11) Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall’obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni «che la santa chiesa romana ricevette dall’antichità ed osserva tuttora».(12)
Ma poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall’albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l’oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l’incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste «glorificazione», a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo.
La voce dei santi padri
Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l’assunzione corporea dell’alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».(13)
Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l’incorruzione e l’assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: «Tu, come fu scritto, apparisci “in bellezza”, e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell’eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita».(14) E un altro antico scrittore dice: «Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell’immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un’eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo».(15)
Con l’estendersi e l’affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.
L’insegnamento dei teologi
Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l’accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell’assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura.
Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l’assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l’intima unione di Maria col suo Figlio; e quell’amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre.
Frequentemente poi s’incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(16) per illustrare la loro fede nell’assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: «Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l’Arca della tua santificazione» (Sal 131, 8), e vedono nell’Arca dell’Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44, 10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d’incenso» per essere incoronata (Ct 3, 6; cf. 4, 8; 6, 9). L’una e l’altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.
Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l’assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell’Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l’apostolo Giovanni contemplò nell’isola di Patmos (Ap 12, 1s). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne» (Lc 1, 28), poiché vedevano nel mistero dell’assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva.
Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; – non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, – perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1, 28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».(17)
Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell’assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, s. Antonio da Padova. Nella festa dell’Assunzione, commentando le parole d’Isaia: «Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi» (Is 60, 13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha chiaramente – dice – che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore». Perciò scrive il Salmista: «Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l’Arca della tua santificazione». Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così «risorse anche dall’Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste».(18)
La dottrina di s. Alberto Magno e di s. Tommaso d’Aquino
Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero».(19) E in un discorso tenuto il giorno dell’Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell’angelo: «Ave, o piena di grazia …», il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.(20)
Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa cattolica che insieme all’anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria.(21)
L’interpretazione di s. Bonaventura
Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell’integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere.(22) Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della s. Scrittura: «Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8, 5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. … Poiché infatti … la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l’anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l’anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione».(23)
Il pensiero della Scolastica nel secolo XV
Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell’anima e del corpo – per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli – esige apertamente che «Maria non debba essere se non dov’è Cristo»;(24) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l’anima e il corpo, come dell’uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile».(25)
La conferma dei più recenti scrittori sacri
In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, s. Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l’arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l’alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».(26)
Parimenti s. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s’impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?».(27)
E s. Alfonso scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito».(28)
Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell’assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef5, 27), la quale è detta dall’apostolo «colonna e fondamento della verità» (1 Tm 3, 15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa la glorificazione non solo dell’anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell’assunzione, dice: «Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è issata talmente nell’anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico».(29)
Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che «i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l’onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura»(30) fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell’assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d’animo, con cui doveva credersi l’immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite.
Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l’alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo – non diciamo, con l’anima, ma neppure col corpo – colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l’eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.
Maria è la nuova Eva
Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com’è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell’apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, «quando… questo corpo mortale sarà rivestito dell’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria» (1 Cor 15, 54).
In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm 1, 17).
Le ragioni del nuovo dogma
Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell’orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell’assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo – verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell’animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi – riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine.
Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell’assunzione sarà di grande vantaggio all’umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l’unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l’aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.
La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l’Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.
La solenne definizione
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.
Affinché poi questa Nostra definizione dell’assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualchepersona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.
A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso S. Pietro, nell’anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell’anno dodicesimo del Nostro pontificato.
Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica,
così definendo abbiamo sottoscritto
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(1) PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.
La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell’Oriente e dell’Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell’Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l’armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.
(2) Petitiones de Assumptione corporea B. Virginis Mariae in Caelum definienda ad S. Sedem delatae, 2 voll., Typis Polyglottis Vaticanis, 1942.
(3) Bulla Ineffabilis Deus: Acta Pii IX, pars I, vol. 1, p. 615; EE 2/app.
(4) Cf. CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 4: COD 808-809.
(5) CONC. VAT. I, Const. dogm. Pastor aeternus de Ecclesia Christi, c. 4: COD 816.
(6) CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 3: COD 807.
(7) Litt. enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), p. 541; EE 6/475.
(8) Sacramentarium Gregorianum.
(9) Menaei totius anni.
(10) Liber Pontificalis.
(11) Ibidem.
(12) Responsa Nicolai Papae I ad consulta Bulgarorum, 13 nov. 866.
(13) S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 14; cf. etiam ibid., n. 3.
(14) S. GERMANUS CONST., In sanctae Dei Genetricis Dormitionem, sermo I.
(15) Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.
(16) Cf. S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 2, 11;Encomium in Dormitionem… (S. Modesto Hierosol. attributum).
(17) AMEDEUS LAUSANNENSIS, De Beatae Virginis obitu, Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram.
(18) S. ANTONIUS PATAV., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo.
(19) S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive quaestiones super Evang. “Missus est”, q. 132.
(20) S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de sanctis, sermo XV: In Annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q. 132. ,
(21) Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12, q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3, sol. 1 et 2.
(22) Cf. S. BONAVENTURA, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5.
(23) S BONAVENTURA, De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1.
(24) S. BERNARDINUS SENENSIS, In Assumptione B.M. Virginis, sermo 2.
(25) IDEM, l.c.
(26) S. ROBERTUS BELLARMINUS, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Mariae Virginis.
(27) Oeuvres de St François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l’Assomption.
(28) S. ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1.
(29) S. PETRUS CANISIUS, De Maria Virgine.
(30) SUAREZ F., In tertiam panem D. Thomae, quaest. 27, art. 2, disp. 3, sec. 5, n. 31.
(31) Bulla Ineffabilis Deus: l. c., p. 599; EE 2/app.
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fonte: Sito della Santa Sede
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Preghiera a Maria Vergine Assunta in Cielo
di Papa Pio XII
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O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini.
- Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l’anelito della nostra devozione e del nostro amore.
- Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l’umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell’anima vostra nel contemplare faccia a faccia l’adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza; e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell’anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinchè apprendiamo, fin da quaggiù, a gustare Iddio, Iddio solo, nell’incanto delle creature.
- Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio; e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.
- Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgono ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli; e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria.
- Noi crediamo infine che nella gloria, ove voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, voi siete; dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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PIO XII
SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERENNE MEMORIA
COSTITUZIONE APOSTOLICA
MUNIFICENTISSIMUS DEUS (1)
LA GLORIFICAZIONE DI MARIA
CON L’ASSUNZIONE AL CIELO
IN ANIMA E CORPO
Guercino – Assunzione al Cielo
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Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28).
Il Nostro pontificato, come anche l’età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l’ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.
Dio, infatti, che da tutta l’eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4, 4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.
Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d’immortale memoria, definì solennemente il dogma dell’immacolata concezione dell’augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa.
Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo.
Plebiscito unanime
Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine.
Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochipadri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all’apostolica sede questa definizione.
In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all’insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell’orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell’assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita.
In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie.
Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede apostolica circa l’assunzione della beatissima vergine Maria al cielo.(2)
Il magistero della chiesa
Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell’episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: «Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l’assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate».
E coloro che «lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio» (At 20, 28) hanno dato all’una e all’altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo «singolare consenso, dell’episcopato cattolico e dei fedeli»,(3) nel ritenere definibile, come dogma di fede, l’assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse.(4) Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l’assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv 14, 26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. «Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede».(5) Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, «debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a credere come rivelate da Dio».(6)
Di questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall’antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente.
I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s. Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un’acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell’ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l’augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall’amore verso colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l’armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all’alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto.
L’omaggio dei fedeli
Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l’approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell’assunzione della beatissima Vergine.
La liturgia delle chiese d’oriente e d’occidente
Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall’antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana».(7)
Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell’Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d’immortale memoria, mandò all’imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei».(8)
Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini». E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l’assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: «A te Dio, re dell’universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò».(9)
La festa dell’Assunta
Il fatto poi che la sede apostolica, erede dell’ufficio affidato al Principe degli apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf.Lc 22, 32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell’Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall’inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria.(10) In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell’Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l’ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli.(11) Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall’obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni «che la santa chiesa romana ricevette dall’antichità ed osserva tuttora».(12)
Ma poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall’albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l’oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l’incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste «glorificazione», a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo.
La voce dei santi padri
Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l’assunzione corporea dell’alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».(13)
Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l’incorruzione e l’assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: «Tu, come fu scritto, apparisci “in bellezza”, e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell’eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita».(14) E un altro antico scrittore dice: «Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell’immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un’eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo».(15)
Con l’estendersi e l’affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.
L’insegnamento dei teologi
Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l’accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell’assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura.
Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l’assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l’intima unione di Maria col suo Figlio; e quell’amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre.
Frequentemente poi s’incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(16) per illustrare la loro fede nell’assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: «Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l’Arca della tua santificazione» (Sal 131, 8), e vedono nell’Arca dell’Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44, 10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d’incenso» per essere incoronata (Ct 3, 6; cf. 4, 8; 6, 9). L’una e l’altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.
Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l’assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell’Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l’apostolo Giovanni contemplò nell’isola di Patmos (Ap 12, 1s). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne» (Lc 1, 28), poiché vedevano nel mistero dell’assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva.
Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; – non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, – perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1, 28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».(17)
Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell’assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, s. Antonio da Padova. Nella festa dell’Assunzione, commentando le parole d’Isaia: «Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi» (Is 60, 13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha chiaramente – dice – che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore». Perciò scrive il Salmista: «Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l’Arca della tua santificazione». Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così «risorse anche dall’Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste».(18)
La dottrina di s. Alberto Magno e di s. Tommaso d’Aquino
Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero».(19) E in un discorso tenuto il giorno dell’Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell’angelo: «Ave, o piena di grazia …», il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.(20)
Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa cattolica che insieme all’anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria.(21)
L’interpretazione di s. Bonaventura
Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell’integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere.(22) Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della s. Scrittura: «Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8, 5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. … Poiché infatti … la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l’anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l’anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione».(23)
Il pensiero della Scolastica nel secolo XV
Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell’anima e del corpo – per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli – esige apertamente che «Maria non debba essere se non dov’è Cristo»;(24) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l’anima e il corpo, come dell’uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile».(25)
La conferma dei più recenti scrittori sacri
In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, s. Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l’arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l’alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».(26)
Parimenti s. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s’impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?».(27)
E s. Alfonso scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito».(28)
Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell’assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef5, 27), la quale è detta dall’apostolo «colonna e fondamento della verità» (1 Tm 3, 15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa la glorificazione non solo dell’anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell’assunzione, dice: «Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è issata talmente nell’anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico».(29)
Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che «i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l’onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura»(30) fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell’assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d’animo, con cui doveva credersi l’immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite.
Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l’alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo – non diciamo, con l’anima, ma neppure col corpo – colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l’eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.
Maria è la nuova Eva
Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com’è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell’apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, «quando… questo corpo mortale sarà rivestito dell’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria» (1 Cor 15, 54).
In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm 1, 17).
Le ragioni del nuovo dogma
Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell’orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell’assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo – verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell’animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi – riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine.
Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell’assunzione sarà di grande vantaggio all’umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l’unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l’aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.
La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l’Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.
La solenne definizione
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.
Affinché poi questa Nostra definizione dell’assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualchepersona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.
A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso S. Pietro, nell’anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell’anno dodicesimo del Nostro pontificato.
Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica,
così definendo abbiamo sottoscritto
.
(1) PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.
La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell’Oriente e dell’Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell’Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l’armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.
(2) Petitiones de Assumptione corporea B. Virginis Mariae in Caelum definienda ad S. Sedem delatae, 2 voll., Typis Polyglottis Vaticanis, 1942.
(3) Bulla Ineffabilis Deus: Acta Pii IX, pars I, vol. 1, p. 615; EE 2/app.
(4) Cf. CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 4: COD 808-809.
(5) CONC. VAT. I, Const. dogm. Pastor aeternus de Ecclesia Christi, c. 4: COD 816.
(6) CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 3: COD 807.
(7) Litt. enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), p. 541; EE 6/475.
(8) Sacramentarium Gregorianum.
(9) Menaei totius anni.
(10) Liber Pontificalis.
(11) Ibidem.
(12) Responsa Nicolai Papae I ad consulta Bulgarorum, 13 nov. 866.
(13) S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 14; cf. etiam ibid., n. 3.
(14) S. GERMANUS CONST., In sanctae Dei Genetricis Dormitionem, sermo I.
(15) Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.
(16) Cf. S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 2, 11;Encomium in Dormitionem… (S. Modesto Hierosol. attributum).
(17) AMEDEUS LAUSANNENSIS, De Beatae Virginis obitu, Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram.
(18) S. ANTONIUS PATAV., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo.
(19) S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive quaestiones super Evang. “Missus est”, q. 132.
(20) S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de sanctis, sermo XV: In Annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q. 132. ,
(21) Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12, q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3, sol. 1 et 2.
(22) Cf. S. BONAVENTURA, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5.
(23) S BONAVENTURA, De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1.
(24) S. BERNARDINUS SENENSIS, In Assumptione B.M. Virginis, sermo 2.
(25) IDEM, l.c.
(26) S. ROBERTUS BELLARMINUS, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Mariae Virginis.
(27) Oeuvres de St François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l’Assomption.
(28) S. ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1.
(29) S. PETRUS CANISIUS, De Maria Virgine.
(30) SUAREZ F., In tertiam panem D. Thomae, quaest. 27, art. 2, disp. 3, sec. 5, n. 31.
(31) Bulla Ineffabilis Deus: l. c., p. 599; EE 2/app.
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fonte: Sito della Santa Sede
https://www.riscossacristiana.it/15-agosto-assunzione-di-maria-vergine-magistero-del-venerabile-papa-pio-xii/
Sinj, quando la Madonna mise in fuga i turchi
Sinj, quando la Madonna mise in fuga i turchi
15-08-2017
È stata una solennità dell'Assunzione del tutto speciale, quella celebrata il 15 agosto di due anni fa presso il santuario della Madonna di Sinj, nell'entroterra dalmata a una trentina di chilometri da Spalato. Alla processione per le vie della cittadina e alla solenne celebrazione eucaristica hanno partecipato circa centomila fedeli – una folla mai vista prima in questo santuario -, la presidente Kolinda Grabar-Kitarovic a guidare la folta delegazione dello Stato, nonché la gerarchia cattolica croata al gran completo. La Santa Messa è stata presieduta dal cardinal Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e inviato speciale di papa Francesco.
In quella occasione si celebrava infatti il trecentesimo anniversario della vittoria della guarnigione veneziano-croata sui turchi che assediavano la città, una vittoria ottenuta, così racconta la tradizione, per un intervento miracoloso della Madonna, che la mattina del 15 agosto 1715 avrebbe messo in fuga le truppe ottomane accampate attorno alla fortezza della cittadina.
Così ci racconta la pia tradizione popolare, cosa ci dicono invece le fonti storiche a proposito di questo fatto?
Va anzitutto ricordato che l'assedio turco a Sinj e alle altre fortezze veneziane nell'entroterra dalmata rientrava nel più vasto quadro della Seconda Guerra di Morea, nota anche come Settima Guerra veneziano-ottomana, che fu combattuta tra la Serenissima e l'Impero Ottomano tra il 1714 e il 1718.
Sebbene il teatro principale di questa guerra fosse il Peloponneso, decisivo per il controllo del Mar Egeo, e che Venezia perse, insieme all'isola di Creta, a seguito di questo conflitto, importanti vittorie furono riportate dalla Serenissima nell'entroterra dalmata, con la vittoriosa difesa di Sinj e la conquista di Imotski, cittadina posta a una cinquantina di km in linea d'aria a sud-est di Sinj.
Consultando la documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Venezia, il professor Marko Rimac, del Dipartimento di Storia presso la Facoltà di filosofia dell'Università di Spalato, ha scoperto i dispacci che il Provveditore Generale di Sinj, Giorgio Balbi, comandante della fortezza di Sinj della Regione del Cetina, inviò ai superiori relazionando sulla situazione nel territorio affidatogli.
Dal rapporto del comandante apprendiamo che i turchi, ormai sul punto di conquistare la fortezza di Sinj, e con i difensori ormai allo stremo, la mattina del 15 agosto senza apparente motivo toglievano l'assedio alla città.
Citiamo dal diario del comandante, quale riportato dal professor Rimac - il testo, scritto nell'italiano di allora, è comunque perfettamente comprensibile: «Non uolsero li nemici più esperimentare la costanza di q(ue)sta Piazza, e ridotta la notte seguente al Campo l'Artigliaria abbandonarono la Mattina di 15 anco le loro Trinciere. Habbiamo solenizato con giubilo quel g(ior)no dell'assunta della Vergine in Cielo, e uenerando la sua Imagine Sacra trasportata dalla Nuoua Chiesa del Borgo in quella di q(ue)sta Fortezza le habbiamo esebiti li n(ost)ri Cuori p(er) la gratia della sua miracolos' assistenza, e protetione. Circa l'hore 19 del g(ior)no stesso il Campo principiò à far leuata, e piegando à tutta furia le Tende p(ri)ma dell'hore 23 quello si uide ueram(en)te partito. L'abbandono di quantità di scale, di Fassine, di Zappe, di Badei, di Palle, di Bombe, e Granate han dimostrato le premura ch' hauevano di ritirarsi».
I croati considerano – con qualche ragione - la Repubblica di Venezia una potenza imperialistica che per secoli occupò manu militari una porzione della loro terra. Va tuttavia detto che la presenza della Serenissima lungo la costa dalmata e nel suo entroterra fu provvidenziale, in quanto costituì per secoli una barriera insuperabile all’espansionismo ottomano.
Del resto, la liberazione di Imotski dall’occupazione turca da parte dell’esercito di Venezia, avvenuta nel 1717 a conclusione della Seconda guerra di Morea, e celebrata con una Messa solenne solo pochi giorni fa, portò a una successiva ridefinizione dei confini tra la Serenissima e l’Impero Ottomano anche nell’entroterra dalmata con un accordo bilaterale poi ratificato dal trattato di Passarowitz del 1718. I confini di allora sono gli stessi esistenti oggi tra la Repubblica di Croazia e la Bosnia-Erzegovina - anche se da una parte e dell’altra del confine vivono croati - e se non fosse quindi stato per questa vittoria finale di Venezia, che portò Imotski a far parte del territorio della Serenissima, questa città oggi non sarebbe una città di confine in territorio croato, bensì apparterrebbe alla Bosnia-Erzegovina.
Che cosa, o chi causò quella che il comandante Balbi chiama la “premura” dei turchi di fuggire? La storia non sa dare una risposta a questa domanda, tuttavia, essendo tale fuga avvenuta all’improvviso proprio la mattina, e completata nella serata del 15 agosto, non vi sono dubbi sul fatto che sia dovuto a un intervento miracoloso di Maria Santissima.
Come abbiamo letto dal diario del comandante, di tale aiuto furono da subito assolutamente certi gli stessi assediati, tant’è che Balbi, insieme ai suoi ufficiali, raccolse 80 monete d’oro e inviò a Venezia il quadro della Madonna, affinché all’immagine fosse realizzata una corona d’oro. Si trattava dell’immagine che, come abbiamo letto dalle vive parole di Balbi citate in precedenza, era stata trasferita dalla chiesa del borgo a quella della fortezza affinché la proteggesse dagli assedianti.
La solenne incoronazione dell’immagine ebbe luogo 22 settembre 1716, e oggi questo quadro è oggetto della venerazione dei numerosissimi pellegrini che ogni giorno giungono nel santuario.
L’intervento di Maria Santissima fu decisivo per risolvere una situazione assai pericolosa. Se i turchi avessero conquistato Sinj, essi sarebbero stati a un passo da Spalato e dalla costa dalmata, la quale sarebbe potuta servire come base per attaccare la penisola italiana e la stessa Roma. In pratica, si sarebbe loro aperta un’altra finestra, assai invitante, sull’Occidente cristiano dopo che si era chiusa la via dell’Europa Centrale a seguito della sconfitta di Vienna del 1683.
Maria Santissima è quindi la “Fortezza inespugnabile” che ci è sempre vicina e interviene in nostro aiuto quando tutto sembra ormai perduto, e che vince i nemici della fede e della Chiesa quando ormai sembra che essi abbiano preso il sopravvento. Ciò che noi dobbiamo fare è affidarci a lei, vivendo una vita retta e osservando i Dieci Comandamenti per meritarci la protezione del Cielo. Una lezione, quella di Sinj, da non dimenticare e che anche oggi è estremamente attuale.
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