L'italiano nuovo: ignorante, solo, inerme
Non è mai stata una questione di soldi.
Siamo stati poveri, pezzenti e luridi, ma siamo rimasti noi stessi.
I soldi non sono il problema, l'economia
non è il problema. È l’acculturazione coatta il problema,
l'indottrinamento. I soldi neanche esistono; se esistono, son solo il
mezzo per distorcere l'umanità, sradicarla da ciò che è sempre stata e
volgerla in barzelletta.
L’usura è usata per ridurre il vecchio ordine a un balocco in disuso, altro che ricchezza.
Dominare culturalmente reca il vero
potere, e il potere, eventualmente, i soldi, la parte più evidente e
meno importante tanto che i veri potenti i soldi manco se li portano
appresso.
Gianni Agnelli girava (giustamente) senza portafoglio.
L’economia è il sicario della nuova etica al contrario.
Non è questione di bene o di male, bensì di sopravvivenza. La morale e l'etica nacquero per conservare, non per giudicare. Essere razzisti, avere costumi razzisti, misogini, antisemiti, omofobi significa essere sopravvissuti come italiani ai millenni. Solo un imbecille può credere che i comportamenti di un popolo obbediscano a moti reazionari o progressisti. Un popolo non è mai crudele invano, o spietato o dolce o babbeo perché, come credono su commissione i Saviano, i Mentana, i Lerner, le Gruber, vi è una sorgente favolosa di retrogradi e sciovinisti in grado di far sgorgare italiani retrogradi e sciovinisti.
Un italiano odiava certi individui o
etnie o comportamenti per istinto; e quell’istinto era istinto di
sopravvivenza, consolidato nel tempo.
Se obbediamo alla nostra natura
conserviamo noi stessi; se la rinneghiamo in nome di una nuova etica
imposta con l’inganno saremo perduti.
Questo sradicamento è voluto? Sì.
Come distruggere l'Italia e l'Europa,
l'unico vero baluardo razionale al nulla? Questo fu l'enigma che
affascinò i Saviano, i Mentana, i Lerner e le Gruber di ogni tempo. E la
risposta fu: inventiamo un mondo al contrario. Abbiamo inventato i
soldi, perché non questo?
Il mondo al contrario l'ho spiegato (Il mondo al contrario),
è semplicissimo. Ciò che era ritenuto (a torto o a ragione non importa,
come detto) valoroso, degno, pudico, giusto, razionale, bello è ora
giudicato privo di valore, indegno, vizioso, ingiusto, irrazionale,
brutto.
E viceversa!
E viceversa!
Vladimir Luxuria e Lady Gaga sono
progressisti, una donna che non si offre al primo venuto una minorata
mentale o una repressa; un uomo che non approfitta di una quattordicenne
un eunuco o un omosessuale sotto mentite spoglie. Notate che il termine
“omosessuale” applicato al grande Vladimir “col Vitalizio” Luxuria è
migliorativo; applicato, invece, a un uomo del vecchio ordine suona
peggiorativo e irridente. Miracoli del PolCor, capace di rendere il
truffatore Freud un bel Fregoli in fregola.
Si cominciò a distruggere la morale, la scuola, poi la lingua, poi la terra, i ruoli sessuali.
Sembrano sciocchezze?
La scuola è nozionista! Occorre
cambiarla, riformare continuamente i programmi, liofilizzarla, renderla
sterile e partecipe a tutti, geni e somari. Risultato: un esercito di
cretini che non sa compitare il proprio nome, ha notevoli problemi con
gli ausiliari e trova le tabelline un astruso enigma.
Ridateci le stanghette e le cornicette, per carità, il sette in condotta e le bacchettate in classe.
Il trionfo della tecnica!
Ricordiamo che la tecnica non è la
scienza. La tecnica è buona per gli idioti sapienti. Sanno tutto i
tecnici, di economia matematica computer aviogetti. Ignorano tutte le
materie profonde che rendono uomini a più dimensioni: storia arte
letteratura lingue antiche filosofia. Si intende alla fine questa guerra
all'umanesimo? Il latino non serve, la filosofia non serve, occorre
sveltire i programmi, togliere anni, mettere in condizione i nostri
ragazzi di competere sul mondo del lavoro!
Si intende finalmente la tagliola?
Questi maiali parlano sempre con lingua doppia!
Attenti!
Gliene frega assai a questa feccia del lavoro, loro che il lavoro l'hanno umiliato e azzerato, costantemente!
Il lavoro, ma quale lavoro! È lo
spessore umano e storico che donava la formazione scolastica il vero
bersaglio. Gente con la quinta elementare arrivava a guidare
multinazionali, e anche bene. Oggi dei dottorandi non sanno posporre il
predicato verbale al soggetto. E i tecnici? Loro sono la crema della
società. Loro muovono le fila del mondo! Tecnici che sanno dialogare con
un PC, ma non conoscono Carlo Magno e di nascosto compulsano l'oroscopo
di Branko.
Ora siamo diventati tutti dottori.
Ignoranti come cipolle lesse, disoccupati, inoccupati, sottoccupati, ma
dottori. Ce lo ripetevano: studiate! E adesso? Non sappiamo più fare
nulla. Tutto è stato ordito per renderci inetti al lavoro della
sopravvivenza: la caccia (di fatto) abolita (quale orrore), il servizio
militare abolito (non vorremmo, signori, allevare gente che sa
sparare!), l'agricoltura dismessa, i mestieri dileggiati e di fatto
aboliti anch'essi.
Non si sa far nulla: macellare una
bestia, coltivare ortaggi, accendere il fuoco, sparare, usare un
coltello, una bussola, avviare un automobile, costruire un muro,
riparare un tetto. Non si ha più commercio con pietre, legni, metalli,
calce, chiodi.
Hanno tolto agli italiani l'arte di arrangiarsi in proprio.
La tragedia del cinema e dell’arte.
Anche qui il mestiere dell’attore, costruito in anni di apprendistato
teatrale, o il mestiere di pittore e scultore, edificati nelle botteghe
del maestro, o il semplice artigianato del legno e del ferro che
produceva capolavori – tutto si sta perdendo.
Un tizio come Verdone che, negli anni
Sessanta, avrebbe forse fatto l’aiuto di un regista minore oggi
s’impalca a generale. Taccio di Sorrentino: lui è stato cooptato
direttamente dal direttivo PolCor, come Benigni e Mereghetti.
Come mai Paolo Mereghetti dona due semplici pallini (su quattro) a Il vedovo,
di Dino Risi, con Alberto Sordi e Franca Valeri, considerato un
classico della commedia all’italiana? Non lo sapete? Guardate il film e
lo scoprirete.
L'abolizione, di fatto, della scuola ha
distrutto la lingua. Ormai si parla un pidgin ristretto e imbastardito
di poche parole. Vi ripropongo il consueto sillogismo: meno parole si
conoscono, meno realtà si conosce. Ignorare aggettivi e nomi desueti
significa ignorare le sfumature di senso e storia di cui quelle stesse
parole sono circonfuse. Dire “grande” e usare solo “grande” invece di
“largo”, “maestoso”, “cospicuo”, “sterminato”, “interminato”,
“imponente”, “esteso” equivale a sopprimere parti del nostro encefalo
che, sull’onda di tali suoni, giudica e riconosce in nostra vece, per
istinto infallibile.
Luigi Berlinguer, altro comunista
pentito e in vendita a tranci sul mercato PolCor, si compiace:
finalmente la scuola con un anno in meno!
Ma sì, ancora un passetto e la si toglierà di mezzo questa maledetta scuola.
L’importante è non insegnare nulla, per carità!
Una sola cosa è sicura: i traditori e i maiali da scannare si riconoscono subito.
Hanno abolito la comunità, il paese, il
partito, l’amicizia sul campo, la solidarietà, il cameratismo, il
gineceo, il collegio, i legami con le madri, il rispetto per i padri.
Non c’è più neanche la solidarietà fra criminali. Tutto è individuale,
distaccato, superficiale, senza rimandi. Gli esseri umani sono soli,
sempre. Se ami tua madre, secondo il mondo al contrario, sei un
degenerato: cosa ci dicono i Mentana, i Zucconi, le Gruber? In America
sono tutti liberi, indipendenti sin da diciotto anni, se ne vanno loro,
mica come questi mammoni! Si comincia a capire? I padri, poi, non ne
parliamo … l’etica del mondo al contrario si è abbattuta sul patriarcato
come una furia … il padre è sempre un despota, un porco incestuoso, un
misogino … guardate i film del mondo al contrario sui padri … L’uomo
deve essere solo, deve …
Quanti di noi hanno fatto a pugni da
ragazzi, hanno insultato il compagno grasso o effeminato o ricco … sì,
perché il ricco era stupido! Un citrullo bleso, un essere inutile, uno
che non si sporcava col fango --- quanti di noi hanno offeso qualche
ragazza, qualche ritardato o ucciso una bestiola … il mondo al contrario
ha detto basta: chi uccide una lucertola è uno psicopatico in erba! E
allora si castra tutti, magari con le pillole, con lo psicologo in
cattedra, con le reprimende PolCor … questi bimbetti sono rincoglioniti
già a dieci anni. Ma il carattere non ne guadagna: ignoranti, cupi,
traviati, viziosi, arroganti. Ma questo vuole il PolCor, eserciti di
evirati e sciocchi devianti.
- L'abolizione della storia dell'arte ha recato un'italianità con un gusto sempre più declinante. Ottusa, passiva, beota. Si può dire, a ragione, che l'intera Italia è ormai estranea agli Italiani.
Quale conforto da Dio? Nessuno, Dio era il male. Dal passato? Nessuno, il passato era il male.
I classici? Chi li capisce più! E chi intende, oramai, tali note di Machiavelli che rinveniva la verità in Ovidio e Omero:
"Venuta la sera, mi ritorno a casa ed
entro nel mio scrittoio ... [ed] entro nelle antique corti delli
antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel
cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno
parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli
per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo
alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi
sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro”.
Se chiudessero i supermercati quanti Italiani scanserebbero la morte? Ben pochi.
L’apocalisse ci coglierebbe da soli,
senza amicizie e solidarietà, senza risorse e mezzi intellettuali,
stupidi, privi di riferimenti. Ancora pochi anni e al vero potere
basterà propalare qualche notizia falsa o chiudere qualche rubinetto per
annientare milioni di individui.
Inetti, inermi, soli: l’uomo europeo è pronto per lo scannatoio.
Negri e islamici sono fra noi, su commissione.
I negri senza coscienza e introspezione,
spensierati e pimpanti, gli islamici ancora imbevuti di credenze e
pronti all’apostolato.
Entrambi pronti, ma non alla sostituzione!
Alla distruzione!
E noi cosa opponiamo?
Nulla! Alla distruzione, dunque, perché di questo si tratta.
Quale africano o algerino potrà mai sostituire il mio amore per l’Italia?
No, qui si vuole sradicare millenni di principio di non contraddizione, bellezza, logica, devozione.
Sostituito l’ultimo ostacolo con il regno del tam tam e dei bonghi il potere non avrà più freni.
Gli araldi della dissoluzione non hanno mai suonato trombe più assordanti.
Roma, 9 agosto 2017
DISORIENTAMENTO PASTORALE. UN LIBRO DI DANILO QUINTO SULLA CHIESA E I TEMPI CHE VIVIAMO. DA LEGGERE.
Oggi voglio parlare di un libro duro e difficile, come lo è stata, e lo è, la vita di chi l’ha scritto, Danilo Quinto. Una vita nel Partito Radicale, e poi una conversione profonda. Che lo porterà a scrivere la sua prima opera, “DA SERVO DI PANNELLA A FIGLIO LIBERO DI DIO – Dalla più formidabile macchina mangiasoldi della partitocrazia italiana per arrivare a Cristo”, con la prefazione di Mons. Luigi Negri, allora vescovo di Ferrara (Edizioni Fede & Cultura).
Il libro di oggi invece è “Disorientamento pastorale. La fallacia umanistica al posto della verità rivelata?”, con un’introduzione teologica di mons. Antonio Livi, per i tipi della Casa editrice Leonardo da Vinci.
Un’introduzione che molto opportunamente si intitola: che cosa succede con papa Francesco? Perché la libertà di linguaggio del Pontefice, e la sua disinvoltura nel trattare i problemi alla presenza di giornalisti ed estranei fanno sì che molti discorsi e molte iniziative di papa Francesco siano “visti dall’opinione pubblica come una radicale riforma, se non proprio una rivoluzione, della Chiesa cattolica, con l’apparente rifiuto del magistero precedente al Vaticano II, l’adozione sistematica del linguaggio proprio del progressismo teologico e la definitiva rinuncia all’annuncio del Vangelo in termini dogmatici”.
Sappiamo che non tutto ciò che viene detto dal pontefice ha un significato autentico di “magistero”; “ma le parole di papa Bergoglio sono interpretate dai media di ispirazione anticattolica (cioè da quasi tutti i media purtroppo) come espressione di riformulare in modo radicale la dottrina cristiana”.
Da qui lo sconcerto e il disorientamento, sempre più palpabili, fra i “fedeli della strada”; di qui il libro di Danilo Quinto, un libro estremamente documentato e ricco di citazioni e riferimenti. Non solo ai pronunciamenti più o meno estemporanei e sorprendenti del Pontefice regnante, ma anche, come contrappunto, a ciò che scrivevano e pensavano sugli stessi argomenti studiosi, pontefici precedenti, dottori della Chiesa e santi.
È, a mio personale giudizio, un libro prezioso e deprimente. Deprimente perché la quotidianità cancella molta memoria, e ci impedisce di ricordare, uno dopo l’altro, i motivi di perplessità o di sincero scandalo occasionati da parole di un Pontefice di cui forse la prudenza e il giudizio ponderato non sono le virtù più evidenti. “In piena coscienza – scrive Danilo Quinto – mi sento di affermare che ogni giorno – anche quello dell’omelia quotidiana è un fatto sorprendente – il papa usa un linguaggio che si presta all’ambiguità e genera confusione rispetto ai dogmi della Chiesa cattolica”.
La lista è lunga. Episodi, prese di posizione, elogi (quello a Emma Bonino, che Danilo Quinto conosce benissimo, avendo lavorato con lei per anni e anni è esemplare nella sua – chiamiamola così, ingenuità), letture problematiche del Vangelo; tanto lunga che sarebbe troppo cercare di completarla. Ma credo che sia un libro, quello di Danilo Quinto, che valga la pena di leggere, anche perdonando certi toni che provengono ex abundantia cordis. L’autore ha pagato un prezzo alto, può permetterseli.
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