ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 4 agosto 2017

U golpe et lione


La Chiesa post-sessuale (I parte)


Sappiamo tutti che gli attuali vertici cattolici sono uso stupire con dichiarazioni fuori dalle righe, apparentemente politicamente scorrette in quanto innovative rispetto a una tradizione di pensiero cattolico. Ciò riguarda una molteplicità di temi dai rapporti con l’islam, ai principi non negoziabili, alle questioni legate alla bioetica.
Ormai sui “pronunciamenti” dei leaders cattolici e sul vescovo di Roma sono state formulate le ipotesi più diverse riassumibili schematicamente nelle seguenti correnti di pensiero:

Bergoglio è terribilmente ingenuo e dunque le cose che dice risentono di una visione del mondo eccessivamente ottimistica. Ciò sarebbe dovuto principalmente a due fattori: all’inesperienza curiale che condizionerebbe anche la sua conduzione politica di un’ entità istituzionale giacchè non bisogna dimenticare che un Papa è anche un capo di stato e al fatto che proviene dall’Argentina e risentirebbe dunque di una spiritualità latina dunque viscerale, entusiasta che facilmente cade preda del coinvolgimento emotivo.
I sostenitori di questa ipotesi hanno creduto che con la giusta dose di esperienza Bergoglio avrebbe acquistato quei caratteri di maggior diplomazia e prudenza che ancora non possedeva.

Bergoglio è vittima della corte bizantina che lo circonda la quale gli trasmette informazioni adulterate al fine da indurlo a prendere decisioni conformi all’interesse di alcuni potentati politico – economici internazionali. I sostenitori di questa ipotesi dunque lo hanno applaudito mentre si sforzava di ripulire il governo vaticano dagli elementi spuri che ne condizionavano l’azione di governo.

Bergoglio è uomo estremamente scaltro, golpe et lione come direbbe messer Machiavelli. Così scaltro da perseguire un piano di rilancio della Chiesa e del cristianesimo noto a lui solo e ai suoi più stretti collaboratori. I laici dunque non si preoccupino se non riescono a capire dove sta conducendo la Chiesa perché in un secondo momento tutto sarà più chiaro.

Taluni vertici cattolici sono semplicemente incompetenti, ossia non conoscono i fenomeni di cui discorrono a partire dall’islam, dai fenomeni immigratori, dalla politica internazionale e su una quantità di altri temi non esclusi quelli teologici. Del resto lo stesso Ludwig Muller nel suo ruolo di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ha ammesso, ad esempio, che è necessario “strutturare teologicamente” il papato dal momento che Bergoglio non è un teologo di professione.  A complicare le cose secondo alcune testimonianze il vescovo di Roma avrebbe un carattere ostinato, renitente alla flessibilità di pensiero e, si potrebbe dire, rigidamente strutturato, quasi mineralizzato.

Alcuni esponenti della gerarchia patiscono di quella che certi esistenzialisti del secolo scorso come Sartre chiamano “falsa coscienza”: significa fare delle affermazione e agire delle azioni motivandole con ragioni che non hanno nulla a che vedere con il proprio pensiero recondito, spesso oscuro anche a chi esprime quelle affermazioni e quelle azioni. Così un soggetto può decidere di dichiararsi a favore del dialogo, dell’ecumenismo, del ridimensionamento della Chiesa adducendo il motivo evangelico di voler contribuire a fare dell’umanità una fratellanza universale valorizzando, come si suol dire “ciò che ci unisce, anziché ciò che ci divide” mentre in realtà nutre dei sentimenti, spesso inconsapevoli, di profonda avversione verso l’occidente ingiusto e iniquo che secondo lui affama i poveri e che, colpevolmente, dovendo decidere fra un modello capitalista e uno marxista ha scelto il primo e scartato il secondo. Insomma vale il principio per cui se una certa ideologia è stata sconfitta chi l’ha battuta non deve vincere: siamo dunque alla logica del “muoia Sansone con tutti i filistei”. Se l’occidente non può essere socialista, non deve essere nemmeno identitario anche a costo di distruggerlo ricorrendo a una visione del mondo mutuata da un’altra cultura.

Di certo possiamo dire che le parole degli attuali vertici cattolici sono di un conformismo e di un’omologazione qualunquistica così stupefacente con il mainstream del pensiero relativista dominante che si può senz’altro definire il suo pensiero aderente con le parole del think tank internazionale che determina il destino planetario. Così aderente da domandarsi, ed è questa un’ulteriore ipotesi, se taluni esponenti del clero anche ad alto livello a quel think tank non appartenga a pieno titolo.

ERMAFRODITISMO CATTOLICO

Di fronte a tanti dubbi possiamo trarre alcune conclusioni: alle incertezze, alle oscillazioni, alle ambiguità dell’azione di governo della gerarchia cattolica fa riscontro paradossalmente un’evidenza certa: negli ultimi anni il processo di depotenziamento, ma potremmo dire di desessualizzazione della Chiesa cattolica avviato all’indomani del Concilio Vaticano II ha forse raggiunto il suo acme. Siamo ormai in presenza di una clero postsessuale o per meglio dire asessuato, cioè privo di pulsioni vitali da agire e incapace di provare piacere per qualsiasi cosa: un clero annoiato di Cristo e decisamente entrato in una sorta di andropausa spirituale in cui tutto ciò che è percorso dalla linfa vitale del Vangelo, l’escatologia, la profezia, la trascendenza, viene straccamente vissuto con la disillusione e l’arida professionalità tipica di certi vecchi funzionari in disarmo incapaci di provare impulsi vitalistici in grado di scuotere la noia polverosa di chi vive quotidianamente le medesime futili cose.
Ecco dunque: le dichiarazioni di certi vertici cattolici sembrano affette da un linguaggio così clericalmente corretto e intellettualmente insipido da evocare per analogia simbolica una forma di impotenza sessuale.
Una delle conseguenze di questo ermafroditismo linguistico riguarda il sorgere di una lunga stagione caratterizzata da languide “filiali suppliche” o “accorati appelli” quasi sempre inascoltati che gruppi di fedeli sempre più spesso rivolgono alla gerarchia. Questo tipo di linguaggio del resto è riecheggiato anche dal tono lagrimevole e un po’ querulo tipico di alcuni media cattolici  importanti. Del resto una certa svenevolezza espressiva non è se non il correlativo oggettivo proiettato da una parte della Chiesa desessualizzata.
Forse non potendo più attivare performance attive in grado di tonificare un popolo cristiano un crisi di vitalità, parte del clero pensava di rubacchiare ancora qualche scampolo di piacere offrendo al machismo islamico la passività prona – e un po’ imbarazzante – tipica di chi può provare piacere solo in posizione recettiva.
Qualche esponente della gerarchia in buona fede ha pensato forse di disinnescare la Chiesa per trasformarla in un’entità inoffensiva nell’illusione di renderla più tollerabile ai suoi avversari; ma è mancata evidentemente la prudenza per immaginare che il vitalismo islamico e lo scaltro machiavellismo laicista non si sarebbero fatti intenerire dalla languida arrendevolezza di una chiesa  inerme. Resta peraltro il dubbio che da parte di altri esponenti del clero il disarmo della chiesa sia stato freddamente pianificato nella speranza di poter stipulare una resa più onorevole a proprio beneficio.
Infine sembra addirittura di percepire i rantolii eccitati di qualche esponente cattolico il quale pare godere alla prospettiva di un occidente e di una chiesa finalmente privi di mura e prossimi ad essere conquistati: insomma si avverte l’eco di un eccitazione un po’ masochista all’idea di essere posseduti e sottomessi da chi ancora ha il vigore per assumere un ruolo dominante.
di Marco Sambruna
http://www.campariedemaistre.com/2017/08/la-chiesa-post-sessuale-i-parte.html

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