La guerra a Giovanni Paolo II dei vescovi tedeschi
«L’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul Matrimonio e
la Famiglia era noto come la roccaforte della resistenza contro il programma di
misericordia di Francesco. Adesso il papa l’ha sciolto e ne ha fondato uno
nuovo». Non si potrebbe essere più chiari di così, e l’autore di questa
“sentenza” è Thomas Jansen, direttore di Katholisch.de, il sito internet ufficiale
della Conferenza episcopale tedesca, che lo scrive in un articolo titolato “Un thinktank per Amoris Laetitia”. Tanto per capire, vuol dire che la sola
esortazione post-sinodale «non è sufficiente per cambiare il paradigma
teologico-morale della Chiesa cattolica». Un Istituto su Matrimonio e Famiglia
“rifondato” (per usare l’espressione usata da Vatican Insider) provvederà le
armi teologiche per portare a compimento la rivoluzione.
Il commento ufficiale della Conferenza episcopale tedesca è
significativo, perché è da lì che viene la spinta maggiore a rovesciare
l’insegnamento bimillenario della Chiesa su matrimonio e famiglia, e anzi nei
giorni scorsi c’è chi ha scritto che proprio da settori della Chiesa tedesca
vengono pressioni sul Papa per accelerare certe riforme in modo da rendere
eventualmente impossibile al suo successore di tornare indietro.
La battaglia – che peraltro ha le sue radici nello scontro
seguito alla pubblicazione dell’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae (1968) – è
iniziata nel momento in cui papa Francesco ha annunciato il doppio Sinodo sulla
famiglia. Come si ricorderà si è dato fuoco alle polveri con il Concistoro del
febbraio 2014, con la “lezione” che il Papa ha chiesto di svolgere al cardinaleWalter Kasper, come introduzione ai lavori sinodali. Subito ci si è concentrati
sul tema della comunione ai divorziati risposati, ma era soltanto lo strumento
per scardinare l’intero edificio della morale cattolica. Infatti il documentopresentato dai vescovi tedeschi come sintesi delle risposte al questionario
diffuso tra i fedeli in preparazione del Sinodo, aveva già il carattere della
guerra totale: tutto il magistero romano in fatto di gender, unioni
omosessuali, relazioni prematrimoniali, ammissione dei divorziati risposati ai
sacramenti viene «respinto espressamente». Si parte dalla constatazione che la
gente non segue più la morale sessuale insegnata dalla Chiesa e che i giovani
non capiscono certe norme etiche, per arrivare ad «invocare un cambiamento
profondo della morale cattolica».
E quindi, porte aperte a seconde nozze, unioni omosessuali,
controllo artificiale delle nascite, rapporti prematrimoniali e così via. Il
documento puntava dritto, non a caso, al superamento della Humanae Vitae, con i
princìpi di morale sessuale che confermava.
Dall’Istituto Giovanni Paolo II venne in effetti una
risposta: come ricorda Thomas Jansen, due professori dell’istituto – Juan José
Perez Soba e Stephan Kampowski – pubblicarono immediatamente un libro – “Il vangelo della famiglia” – con un sottotitolo eloquente: “nel dibattito sinodale
oltre la proposta del cardinale Kasper”. I due docenti rispondevano all’invito
di papa Francesco per un dibattito franco e così, confutando le tesi di Kasper
sugli sposi passati in seconde unioni, essi indicavano anche le linee di un
atteggiamento pastorale misericordioso nella linea tracciata da Giovanni Paolo
II.
Come i Sinodi siano andati e delle polemiche e opposte
interpretazioni che hanno seguito l’esortazione post-sinodale al punto da
spingere quattro cardinali a esprimere al Papa cinque Dubia, è ben noto. Così
Jansen ricorda che l’attuale cambiamento dell’Istituto segue la decapitazione
dei vertici del Giovanni Paolo II quando l’anno scorso il Gran cancelliere
cardinale Agostino Vallini e il preside monsignor Livio Melina furono
sostituiti rispettivamente da monsignor Vincenzo Paglia e monsignor Pierangelo
Sequeri.
Un ulteriore tassello riguarda il nome dell’istituto. Non
solo un semplice aggiornamento non avrebbe bisogno di chiudere e rifondare, ma
ha destato curiosità anche la denominazione di “Scienze del Matrimonio e della
famiglia”. Qualcuno lo ha legato a questa annunciata apertura alle varie
discipline con cui si vuole allargare il discorso sulla famiglia (perfino
all’ecologia), coerentemente alle linee impostate da Amoris Laetitia. Ma c’è chi vi ha trovato una inquietante
connessione con il dibattito avvenuto al tempo dell’Humanae Vitae. Il giornalista Steve Skojec (Onepeterfive.com) riprendendo in mano il testo della
Commissione di esperti che presentò a Paolo VI la relazione di maggioranza, a
favore della contraccezione, ha infatti scoperto che già questa commissione
aveva proposto la creazione di un istituto pontificio «per le scienze legate
alla vita matrimoniale». L’idea era di avere a disposizione un gruppo di
esperti di varie materie in grado di portare avanti la rivoluzione della morale
propugnata dalla Commissione creata da Paolo VI. Uno dei compiti fondamentali
di questo Istituto di Scienze sulla vita matrimoniale, dice la relazione,
sarebbe dovuto essere quello di vedere come «la dottrina del matrimonio debba
applicarsi a differenti parti del mondo». In pratica si prefigura quella
maggiore autonomia delle Conferenze episcopali in materia dottrinale che papa
Francesco auspica nella Evangelii Gaudium e che è già nei fatti come esito
delle diverse interpretazioni date ad alcuni passaggi di Amoris Laetitia.
Non può essere allora un caso che la rifondazione
dell’Istituto Giovanni Paolo II proceda di pari passo con i lavori di una
commissione storica (prima negata da monsignor Paglia, poi minimizzata, in
realtà dai grandi poteri) che ha lo scopo di rivedere tutto il dibattito che ha
accompagnato i lavori che hanno poi portato alla pubblicazione della Humanae
Vitae. Qualcuno ha ancora dubbi su dove si voglia andare a parare?
Riccardo Cascioli
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