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lunedì 18 settembre 2017

Non è un concetto logico?


Il mito del "pueblo". Francesco svela chi glielo ha raccontato

Quella di essersi affidato per sei mesi a una psicoanalista ebrea non è l'unica rivelazione inedita fatta da papa Francesco al suo intervistatore Dominique Wolton, nel libro uscito in Francia ai primi di settembre.
A metà del primo capitolo Jorge Mario Bergoglio fa anche per la prima volta il nome dell'antropologo che gli ha ispirato la sua concezione di "popolo":
"C'è un pensatore che lei dovrebbe leggere: Rodolfo Kusch, un tedesco che viveva nel nordovest dell'Argentina, un bravissimo filosofo e antropologo. Lui ha fatto capire una cosa: che la parola 'popolo' non è una parola logica. È una parola mitica. Non si può parlare di popolo logicamente, perché sarebbe fare unicamente una descrizione. Per capire un popolo, capire quali sono i valori di questo popolo, bisogna entrare nello spirito, nel cuore, nel lavoro, nella storia e nel mito della sua tradizione. Questo punto è veramente alla base della teologia detta 'del popolo'. Vale a dire andare con il popolo, vedere come si esprime. Questa distinzione è importante. Il popolo non è una categoria logica, è una categoria mitica".
E poche pagine più avanti Francesco torna sull'argomento per rimproverare a "L'Osservatore Romano" di aver travisato il suo pensiero:
"L'ho detto e lo ripeto: la parola 'popolo' non è un concetto logico, è un concetto mitico. Non mistico, ma mitico. […] Una volta avevo detto 'mitico' e all'Osservatore Romano si sono involontariamente sbagliati nella traduzione, parlando di 'popolo mistico'. E sapete perché? Perché non hanno capito ciò che significa il popolo mitico. Si sono detti: No, è il papa che si è sbagliato, mettiamo 'mistico'!".

In effetti è accaduto proprio questo. Di ritorno dal viaggio in Messico, nella consueta conferenza stampa in aereo, il 17 febbraio 2016, Francesco disse proprio – parlando in italiano – che "la parola 'popolo' non è una categoria logica, è una categoria mitica".
Il video della conferenza stampa, tuttora a disposizione, ne è prova inoppugnabile. Al minuto 52'29" la parola che esce dalla bocca del papa è "mitica" e non "mistica",
Il giorno dopo, però, "L'Osservatore Romano" cambiò la parola in "mistica". E altrettanto accadde nella trascrizione ufficiale in più lingue della conferenza stampa, quella che ancor oggi si può leggere nel sito del Vaticano.
Francesco seppe presto del cambio di parola. E in un'intervista del successivo 6 luglio al fido Antonio Spadaro, direttore de "La Civiltà Cattolica" – intervista poi finita in testa a un volume con le omelie e i discorsi di Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires pubblicato quella stessa estate –, ce la mise tutta per rimettere le cose a posto:
"C'è una parola molto maltrattata: si parla tanto di populismo, di politica populista, di programma populista. Ma questo è un errore. Popolo non è una categoria logica, né è una categoria mistica, se la intendiamo nel senso che tutto quello che fa il popolo sia buono o nel senso che il popolo sia una categoria angelicata. No! È una categoria mitica, semmai. Ripeto: mitica. Popolo è una categoria storica e mitica. Il popolo si fa in un processo, con l’impegno in vista di un obiettivo o un progetto comune. La storia è costruita da questo processo di generazioni che si succedono dentro un popolo. Ci vuole un mito per capire il popolo. Quando spieghi che cos’è un popolo usi categorie logiche perché lo devi spiegare: ci vogliono, certo. Ma non spieghi così il senso dell’appartenenza al popolo. La parola popolo ha qualcosa di più che non può essere spiegato in maniera logica. Essere parte del popolo è far parte di un’identità comune fatta di legami sociali e culturali. E questa non è una cosa automatica, anzi: è un processo lento, difficile, verso un progetto comune".
Curiosamente "L'Osservatore Romano" – l'11 novembre 2016, nel lanciare il libro con le omelie e i discorsi di Bergoglio – riprodusse interamente questa puntualizzazione, forse senza accorgersi di esserne stato esso stesso la causa.
Ma non fece una piega nemmeno chi cura la pubblicazione ufficiale dei testi del papa, dove si continuò a leggere "mistica" invece che "mitica".
E si è arrivati così al libro-intervista di quest'anno con Dominique Wolton, dove Bergoglio vuota il sacco.
Di nuovo senza che nessuno poi corregga l'errore, nella raccolta ufficiale dei discorsi del papa.
In ogni caso, questo "qui pro quo" un beneficio l'ha portato. Ha dato occasione a papa Francesco di chiarire ulteriormente il senso e le radici del suo populismo. Dove tra "mito" e "mistica" la differenza non è poi tanto forte, come s'è capito da tempo:

> Bergoglio politico. Il mito del popolo eletto
Quanto al suo ispiratore Rodolfo Kusch (1922-1979), è interessante che il papa ne abbia fatto il nome.
Autore sia di saggi di antropologia che di opere teatrali, Kusch si ispirò alla filosofia di Heidegger per distinguere tra "essere" e "stare", qualificando con la prima categoria la visione razionalista e dominatrice dell'uomo occidentale e con la seconda la visione dei popoli indigeni latinoamericani, in pace con la natura che li circonda e animati, appunto, da un "mito".
Per Kusch la prima delle due visioni, quella eurocentrica, è intollerante e incapace di capire la seconda, che invece lui voleva valorizzare e alla quale dedicò i suoi studi più importanti. Anche per questo si ritrovò ai margini della cultura delle élite dominanti e trovò invece in Bergoglio un ammiratore.
Sul pensiero di Kusch può essere utile leggere l'articolo di Cecilia Fiel uscito su "El Clarín" nel 2012 in occasione di un'onorificenza postuma a lui attribuita e un saggio del 2010 di Alberto Julián Pérez sulla rivista argentina "Mitológicas".

Settimo Cielo di Sandro Magister 18 set 


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