LA CROCE
[J. – J. Gaume: “Catechismo di perseveranza”, vol. IV, Torino, 1881]
Devozione alla Croce. — E noi pure, figli della Chiesa cattolica, noi pure dobbiamo venerare la Croce, come il figlio bennato onora il ritratto del proprio padre, o piuttosto come onora il pegno più affettuoso dell’amor suo. Lasciamo che i mondani a loro talento accusino la Religione di rattristarci incessantemente con il porci dinanzi agli occhi un oggetto funesto. Ingannati! non vorranno mai essi persuadersi che la croce è tutto per il Cristiano fedele, e che gli compendia la bontà, la gloria, la sapienza di Dio? – Dall’alto della Croce Gesù Cristo ha dato la pace alle persone dabbene e anzi tal pace, che l’intero mondo de’ malvagi non potrebbe strappare dal loro cuore; dall’alto di quella Croce il Figlio di Dio, sacrificatore e vittima, invitando a sé tutti i giusti, ravvicinando la terra al cielo e il cielo alla terra, ci ha insegnato a soffrire e a morire. E di quella Croce per mezzo della quale Gesù Cristo ha trionfato della morte, di quella Croce che assegna un premio alla virtù e le assicura la sua immortale ricompensa; di quella Croce, segno di stretto e santo vincolo per tutti quelli che sono battezzati in Gesù Cristo, vale a dire per la più gran parte degli uomini; di quella Croce, io dico, voi vorreste distruggere il culto dell’universo?
Ah! se voi amate il genere umano, e se avete una patria, lasciate quella Croce sulla sommità dei palazzi per richiamare alla vita della penitenza i ricchi e i potenti; lasciatela su l’umile tetto del povero per ammaestrarlo alla pazienza e alla rassegnazione; lasciatela a tutti gli uomini perché tutti gli uomini hanno un orgoglio da reprimere, hanno passioni da combattere, e perché ad insegnar loro a stimarsi quanto valgono e a calpestare i vani pregiudizi dell’opinione, non vi ha miglior maestro di Gesù Cristo morente sopra una Croce. – Ma se noi vogliamo che la Croce sia nostro conforto, se vogliamo a lei appressare con amore e fiducia le moribonde nostre labbra, se vogliamo ch’ella protegga la nostra sepoltura, e ci sia un pegno di gloriosa risurrezione, leggiamo spesso in questo libro divino, e imprimiamo profondamente nel nostro cuore le lezioni che vi s’imparano. Colui che vuole acquistare la scienza dei Santi si accosti alla Croce; ivi egli attingerà la più sublime dottrina e le più patetiche lezioni che siano mai state date agli uomini. Gesù Crocifisso è per eccellenza il modello d’ogni virtù, è il libro di vita. San Paolo la studiò esclusivamente perché trovava nella sola Croce tutte le verità che gl’importava di conoscere. Tutti i Cristiani che bramano esser degni dì questo glorioso titolo imitino l’Apostolo e confermino lo stesso principio. Ove mai aveva attinto san Bernardo, domanda un celebre autore, quell’ardente amore di Dio e una si fervorosa devozione? Li aveva attinti nei patimenti del Redentore morto sopra una Croce! Ove aveva sant’Agostino raccolto i lumi che hanno fatto di lui uno dei luminari della Chiesa? Li aveva raccolti nelle piaghe di Gesù, come confessa egli stesso ! Il libro della Croce fu quello che inspirò un amore serafico a san Francesco. E san Tommaso, che in ogni circostanza si prostrava ai piedi del crocifisso, gli andava debitore della sua meravigliosa dottrina. « San Bonaventura, dice san Francesco di Sales, sembra non aver avuto, scrivendo, altra carta che la Croce, altra penna che la lancia, altro inchiostro che il prezioso sangue di Gesù Cristo. Con quanta effusione di amore esclama egli: È utile per noi essere con la Croce! Erigiamo qui tre tabernacoli, uno pei suoi piedi, uno per le sue mani e uno pel suo sacro costato. Qui io mi arresterò, qui veglierò, qui leggerò, qui mediterò avendo costantemente questo libro divino davanti agli occhi per studiare la scienza della salute in tutto il giorno, e perfino nella notte tutte le volte che mi sveglierò ». – Il profeta Giona si riposò deliziosamente all’ombra dell’albero di edera che il Signore aveva preparato per lui. Quale deve esser dunque la gioia d’un cristiano, allorché si riposa all’ombra del legno della Croce? Protetti da questo sacro legno noi possiamo dire: Gioisca pure Giona sotto la frescura di edera; prepari Abramo un ristoro per gli angeli al brezzo della valle di Mambre; sia Ismaele esaudito sotto un albero nel deserto; sia Elia nutrito sotto un ginepro; quanto a noi la nostra consolazione e il nostro giubilo consisteranno nell’abitare in spirito all’ombra della Croce.
INNI ALLA CROCE:
Lustra sex qui jam perégit,
Tempus implens córporis:
Sponte líbera Redémptor
Passióni déditus:
Agnus in Crucis levátur
Immolándus stípite.
Lustra sex qui jam perégit,
Tempus implens córporis:
Sponte líbera Redémptor
Passióni déditus:
Agnus in Crucis levátur
Immolándus stípite.
Felle potus ecce languet,
Spina, clavi, láncea,
Mite corpus perforárunt,
Unda manat, et cruor:
Terra, pontus, astra, mundus,
Quo lavántur flúmine!
Spina, clavi, láncea,
Mite corpus perforárunt,
Unda manat, et cruor:
Terra, pontus, astra, mundus,
Quo lavántur flúmine!
Crux fidélis, inter omnes
Arbor una nóbilis:
Silva talem nulla profert
Fronde, flore, gérmine:
Dulce ferrum, dulce lignum
Dulce pondus sústinent.
Arbor una nóbilis:
Silva talem nulla profert
Fronde, flore, gérmine:
Dulce ferrum, dulce lignum
Dulce pondus sústinent.
Flecte ramos, arbor alta,
Tensa laxa víscera:
Et rigor lentéscat ille,
Quem dedit natívitas:
Et supérni membra Régis
Tende miti stípite.
Tensa laxa víscera:
Et rigor lentéscat ille,
Quem dedit natívitas:
Et supérni membra Régis
Tende miti stípite.
Sola digna tu fuísti
Ferre mundi víctimam;
Atque portum præparáre
Arca mundo náufrago;
Quam sacer cruor perúnxit,
Fusus Agni córpore.
Ferre mundi víctimam;
Atque portum præparáre
Arca mundo náufrago;
Quam sacer cruor perúnxit,
Fusus Agni córpore.
Sempitérna sit beátæ
Trinitáti glória:
Æqua Patri, Filióque,
Par decus Paráclito:
Uníus, Triníque nomen
Laudet univérsitas.
Amen.
Trinitáti glória:
Æqua Patri, Filióque,
Par decus Paráclito:
Uníus, Triníque nomen
Laudet univérsitas.
Amen.
V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per Crucem tuam redemisti mundum.
R. Quia per Crucem tuam redemisti mundum.
Hymnus
Vexílla Regis pródeunt;
Fulget Crucis mystérium,
Qua Vita mortem pértulit,
Et morte vitam prótulit.
Vexílla Regis pródeunt;
Fulget Crucis mystérium,
Qua Vita mortem pértulit,
Et morte vitam prótulit.
Quæ, vulneráta lanceæ
Mucróne diro, críminum
Ut nos laváret sórdibus,
Manávit unda et sánguine.
Mucróne diro, críminum
Ut nos laváret sórdibus,
Manávit unda et sánguine.
Impléta sunt quæ cóncinit
David fidéli cármine,
Dicéndo natiónibus:
Regnávit a ligno Deus.
David fidéli cármine,
Dicéndo natiónibus:
Regnávit a ligno Deus.
Arbor decóra et fúlgida,
Ornata Régis púrpura,
Elécta digno stípite
Tam sancta membra tángere.
Ornata Régis púrpura,
Elécta digno stípite
Tam sancta membra tángere.
Beáta, cujus bráchiis
Prétium pepéndit sǽculi,
Statéra facta córporis,
Tulítque prædam tártari.
Prétium pepéndit sǽculi,
Statéra facta córporis,
Tulítque prædam tártari.
Sequens stropha dicitur flexis genibus.
O Crux, ave, spes única,
In hac triúmphi glória
Piis adáuge grátiam,
Reísque dele crímina.
In hac triúmphi glória
Piis adáuge grátiam,
Reísque dele crímina.
Te, fons salútis, Trínitas,
Collaudet omnis spíritus:
Quibus Crucis victóriam
Largiris, adde prǽmium.
Amen.
Collaudet omnis spíritus:
Quibus Crucis victóriam
Largiris, adde prǽmium.
Amen.
V. Hoc signum Crucis erit in cælo.
R. Cum Dóminus ad judicándum vénerit
R. Cum Dóminus ad judicándum vénerit
14 Settembre L'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
Questa festa, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega alla dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul Sepolcro di Cristo e in ricordo del ritrovamento della Croce di Gesù da parte di sant'Elena, madre dell’imperatore Costantino, avvenuto, secondo la tradizione, il 14 settembre del 320.
La Chiesa cattolica, e la Chiesa ortodossa celebrano la festività liturgica dell'Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre, anniversario del ritrovamento della vera Croce da parte di sant'Elena (14 settembre 320), madre dell'imperatore Costantino, e della consacrazione della Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme (335). Secondo la tradizione, Sant'Elena avrebbe portato una parte della Croce a Roma, in quella che diventerà la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e una parte rimase a Gerusalemme. Bottino dei persiani nel 614, fu poi riportata trionfalmente nella Città Santa.
La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo morendo sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione della croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo (Messale romano).
La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di "Cristo crocifisso". Il cristiano, accettando questa verità, "è crocifisso con Cristo", cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del "patibulum" (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov'era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.Nei secoli questa festività incluse anche la commemorazione del recupero da parte dell'imperatore Eraclio della Vera Croce dalle mani dei Persiani nel 628. Nell'usanza gallese, a partire dal VII secolo, la festa della Croce si teneva il 3 maggio. Quando le pratiche gallesi e romane si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Trionfo della Croce nel 1963, ed era usato per commemorare la conquista della Croce dai Persiani, e la data in maggio fu mantenuta come Ritrovamento della Santa Croce, comunemente detta Invenzione della Croce.
In Occidente ci si riferisce spesso al 14 settembre come al Giorno della Santa Croce; la festività in maggio è stata tolta dal calendario liturgico del rito romano in seguito alle riforme del Missale Romanum operate sotto Giovanni XXIII nel 1960/1962. La Chiesa ortodossa commemora ancora entrambi gli eventi, uno il 14 settembre, rappresentando una delle dodici grandi festività dell'anno liturgico, e l'altro il 1º agosto nel quale si compie la Processione del venerabile Legno della Croce, giorno in cui le reliquie della Vera Croce furono trasportate per le strade di Costantinopoli per benedire la città. In aggiunta alle celebrazioni nei giorni fissi, ci sono alcuni giorni delle festività mobili in cui viene fatto particolare ricordo della Santa Croce. La chiesa cattolica compie l'adorazione liturgica della Croce durante gli uffici del Venerdì Santo, mentre la chiesa ortodossa celebra un'ulteriore venerazione della Croce la terza domenica della Grande Quaresima. In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Croce viene portata in processione affinché la gente la possa venerare.
Diego Fusaro – Il fanatismo del mercato vuole annientare le religioni (Cristianesimo e Islam)
https://www.facebook.com/fusaro.diego?fref=ts
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