UNA MORALE
"ANTI-CRISTIANA"
Una mattina ci siam svegliati.... I cattolici possono offrire le chiese come cassa di risonanza agli esponenti della "morale anticristiana", ma non per ascoltare la testimonianza di chi parla in nome dei "veri" valori cattolici di Francesco Lamendola
Sono storie di ordinaria follia, ormai. La divorzista, abortista, omosessualista, pro-eutanasia, Emma Bonino, dopo una vita di "battaglie" per i supposti diritti civili, viene invitata da un prete piemontese a parlare, in chiesa, sul tema dell'immigrazione: è lei che spiega ai cattolici, e lo fa in un luogo sacro, quel che essi devono pensare e quel che devono fare in materia; d'altronde perfettamente in linea con il papa Francesco, con monsignor Galanttino per la C.E.I. e con il quotidiano L'Avvenire. Nello stesso tempo, nel profondo Veneto ex cattolico, un parroco che aveva organizzato un incontro con Luca Di Tolve e con la scrittrice Silvana De Mari sul tema dell'omosessualità, per spiegare come si possa uscire dalle dark room della società edonista e trasgressiva e come sia possibile correggere le deviazioni sessuali, restituendo la persona alla naturale relazione con l'altro sesso, è costretto a fare marcia indietro e a disdire l'incontro in chiesa, spostandolo in un'altra sede (notizia subito censurata dai media e "sparita", benché fosse uscita sul quotidiano Il Gazzettino di qualche giorno fa). Morale: i cattolici possono offrire le chiese come cassa di risonanza agli esponenti della morale anticristiana, ma non le possono usare per ascoltare la testimonianza di chi parla in nome dei valori cristiani e cattolici.
Chi voleva esprimere il proprio dissenso per la presenza della signora Bonino è stato allontanato; chi avrebbe voluto ascoltare le parole della signora De Mari non ha potuto farlo nel luogo stabilito. Le chiese non sono più dei cattolici: sono degli islamici, degli induisti, dei radicali, dei massoni, ma non più dei cattolici. Neanche la morale cattolica appartiene più ai cattolici: bisogna che se ne disfino, altrimenti verranno cacciati a pedate dalla loro stessa Chiesa. Così è accaduto, in Belgio, al professor Léonard, che ha osato definire l'aborto una forma di omicidio: e lo aveva fatto all'interno di una scuola cattolica. I vescovi di quel Paese non solo l'hanno scaricato, lo hanno anche pesantemente criticato, mentre il preside provvedeva a licenziarlo. Morale: i cattolici non possono più esporre la morale cattolica, nemmeno in casa loro, nelle loro scuole private, ai ragazzi delle famiglie cattoliche. Nelle scuole cattoliche deve regnare l'ideologia laicista, radicale e anticristiana; e così nelle chiese. Ma allora a che servono le scuole cattoliche, e cosa sono diventate le chiese cattoliche, se né le une, né le altre, possono assolvere al loro scopo naturale?
Nemmeno la stampa e la televisione sono più dei cattolici, anche se di nome parrebbero cattoliche. Il cattolico L'Avvenire è uscito con la prima pagina che era tutta un uno spot elettorale per l'approvazione della legge sullo ius soli, attualmente ferma in Parlamento. Cioè: lo sesso giornale che non considera affatto una priorità parlare dell'aborto, o della fecondazione eterologa, o dell'ideologia gender, ritiene cosa giusta e doverosa imporre ai suoi lettori una privata opinione politica, che nulla ha a che fare con l'etica cristiana e con il Vangelo, e lo fa in perfetta malafede, cioè sapendo benissimo di spaccare le coscienze dei cattolici, i quali, sulla legge in questione, non la pensano affatto in maniera uniforme, e non è neppure necessario che lo facciano, dato che non si tratta, appunto, di una questione etica, ma politica, e tanto meno di una questione di etica cristiana. Le cose non vanno meglio con le televisioni "cattoliche", le quali non hanno parlato, per quanto possibile, del milione di cattolici polacchi che hanno recitato il Rosario ai confini del loro Paese, per proteggerlo, con l'aiuto della Vergine Maria, dalla perdita della sua identità cattolica; così come hanno tranquillamente taciuto sulla manifestazione che ha coinvolto un milione di cattolici dell'Ecuador, i quali hanno proclamato il valore irrinunciabile della famiglia cristiana, contro l'aberrazione delle cosiddette famiglie "arcobaleno". Silenzio anche sulla dedicazione della Nigeria al Cuore Immacolato di Maria, da parte della chiesa cattolica e dei fedeli di quel Paese, silenzio anche sul "miracolo del Sole" che ha ricordato a molti quello di Fatima di un secolo fa (1917).
Conclusione: i cattolici hanno il diritto di essere informati, dai loro stessi organi di stampa e dalle loro sesse televisioni, solo nel senso desiderato dal clero modernista della neochiesa progressista e massonica; devono essere influenzati in senso favorevole all'immigrazionismo e al tendenze anticristiane e anticattoliche, portate avanti e finanziate dai poteri finanziari mondiali; non devono sapere che milioni di cattolici la pensano in tutt'altro modo, che vogliono rimanere cattolici e manifestare la loro fede cattolica, i loro valori cattolici e la loro morale cattolica; non devono sapere che una parte consistente della Chiesa è contraria alla svolta modernista e progressista e si batte per difendere la famiglia, la libertà e l'identità stessa della Chiesa e del modo di essere, di vivere, di sentire, di pensare e di agire dei cattolici. E di ciò dobbiamo ringraziare i Galantino i Paglia, i Perego, i Tarquinio, e naturalmente, inutile girarci intorno, il papa Francesco, che è il motore e l'anima di questa manovra. Una manovra il cui scopo è traghettare un miliardo e mezzo di cattolici verso una fede che non è più la fede cattolica, una messa che non è più il Sacrificio eucaristico, una morale che non è più quella del Vangelo: cioè, tanto per esser chiari, verso l'apostasia. Perché, se qualche anima bella - e noi ne conosciamo diverse - non l'avesse ancora capito, o non avesse voluto farsene una ragione, la posta in gioco è questa: se i cattolici potranno rimanere cattolici o se un mattino si sveglieranno e sapranno di non essere più tali.
Molti accenni sono già stati fatti, anche in maniera esplicita, dal clero modernista ed apostatico; molti segnali sono già stati dati: per esempio, quando il papa ha affermato che è sufficiente basarsi sulla propria coscienza; che, sulla predestinazione, Lutero aveva ragione; che Dio non è cattolico; oppure quando il generale dei gesuiti, Sosa Abascal, ha dichiarato che nessuno sa cosa disse realmente Gesù Cristo, perché ai suoi tempi non c'era il registratore, o quando ha detto che il diavolo non esiste, e che si ratta solo di un'immagine simbolica; o quando monsignor Paglia ha tenuto un discorso iperbolicamente elogiativo del defunto Marco Pannella, da lui chiamato uomo di altissima spiritualità, che tutti dovrebbero prendere a modello. A volte sono stati segnali di secondaria importanza, e tuttavia eloquenti: che c'entra il disegnatore Sergio Staino, penna storica dell'estrema sinistra marxista, nonché ateo dichiarato e militante, addirittura presidente onorario dell'UAAR, Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, che c'entra costui con il quotidiano d.o.c. dei cattolici, L'Avvenire? Che c'entra il Gesù da lui disegnato, che pare un morto di sonno, un povero "sfigato", tutto, tranne che Dio, che c'entra un simile Gesù con il Gesù Cristo in cui credono i cattolici, per i quali Egli è il Verbo divino incarnato, e che disse di sé: Io sono la via, la verità e la vita? Lo saprà Marco Tarquinio, il direttore del giornale; ma i cattolici non solo non lo capiscono, ma ne sono turbati, angustiati, scandalizzati. É un segnale, meno clamoroso di altri, ma pur sempre un segnale: è come dire ai cattolici: guardate che dovete aggiornarvi, che dovete cambiare, che dovette essere meno cattolici, più aperti, più "dialoganti", dovete valorizzare l'altro, dovete abbracciare i non cattolici, e anche i nemici della Chiesa e del Vangelo, i nemici della morale cattolica.
Altre volte i segnali sono stati ben più forti, e non solo nell'ambito della parola, ma anche nella sfera dei fatti: che cosa hanno commesso di tanto grave, di tanto terribile, di tanto imperdonabile e persino d’indicibile, i Francescani e le Francescane dell'Immacolata, per essere commissariati e praticamente imprigionati, e questo fin dai primi mesi del pontificato di Bergoglio? Nessuno lo sa, di preciso. Le accuse, tardive di mezzo secolo, che si sono abbattute sul loro fondatore, padre Stefano Mannelli, non convincono; del resto, non c'è stata alcuna inchiesta, alcun procedimento, al giudizio. Eppure tutto questo è avvenuto, ed è avvenuto nel complice silenzio del mondo cattolico. I Tarquinio, i Paglia, i Galantino, i Bianchi, i Melloni, i Cardini, si son guardati bene dal porre domande, dal chiedere al papa di fare chiarezza. Sarebbe stato doveroso: questo silenzio, questa omertà, questo far finta di nulla, mentre una congregazione religiosa fiorente, che aveva attirato uomini e donne entusiasti di servire Cristo e la Madonna, ricevono un trattamento poco migliore di quello che si potrebbe riservare a dei delinquenti, hanno un che di sinistro: sanno di dittatura, di totalitarismo. Il papa misericordioso non si perita di agire con inaudita durezza verso i figli migliori della Chiesa cattolica; e intanto invita a Messa i musulmani, elogia i radicali, nega che gli ebrei abbiano bisogno di convertirsi, dichiara la signora Bonino "una grande italiana": lei, la storica portabandiera del divorzio, dell'aborto, dell'eutanasia, delle unioni civili, dei matrimoni omosessuali, dell'utero in affitto, della droga libera, eccetera.
Una mattina ci siam svegliati…
di Francesco Lamendola Del 17 Ottobre 2017
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http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/1927-una-morale-anti-cristiana
Vien da chiedersi se Dio sia lui o se sia quell’Altro: il papa non sta predicando il Vangelo di Cristo ma "il suo". Che ha una tonalità tutta umana ma non eleva verso Dio di questo l’accusiamo altro che gabinetto chimico
di Francesco Lamendola
BERGOGLIO: MA E' LUI DIO ?
Vien da chiedersi se Dio sia lui o se sia quell’Altro: il papa non sta predicando il Vangelo di Cristo ma "il suo". Che ha una tonalità tutta umana ma non eleva verso Dio di questo l’accusiamo altro che gabinetto chimico
di Francesco Lamendola
A vedere le folle strabocchevoli, e soprattutto scomposte, che osannano papa Francesco, vien da chiedersi se Dio sia lui o se sia quell’Altro, quel Gesù Cristo che si è fatto uomo ed è morto per amore degli uomini, e più precisamente per rimettere i loro peccati, al fine di strapparli al mondo malvagio (cfr. san Paolo, Galati, 1, 4); e vien da chiedersi se il Vangelo abbia trovato il modo di riconciliarsi con il mondo, sicché questo non è più il nemico irriducibile, che deve essere vinto, e, possibilmente, convertito, oppure lasciato alla sua perdizione, se non vuol convertirsi, bensì un interlocutore più che valido, con il quale si deve comunque “dialogare”, qualsiasi cosa ciò significhi, ma non tentare di convertirlo, perché ciò sarebbe irrispettoso della sua “libertà”. Un concetto di libertà, questo, che non è cattolico, e nemmeno cristiano, se è vero, come è vero, che il Magistero ha sempre insegnato che la vera libertà non può essere mai disgiunta dalla verità, e che fuori della Verità di Cristo (Io sono la via, la verità e la vita) non esiste alcuna libertà, ma, semmai, solo licenza e confusione. La recentissima visita di papa Francesco a Milano, e specialmente ai quartieri poveri, ai detenuti delle carceri, agli “ultimi”, ha acceso un entusiasmo da stadio; e quando il santo padre si è dovuto ritirare in gabinetto, la gente si è affrettata a puntare i telefonini per immortalare la scena sublime e commovente, mentre i telegiornali e i giornali si sono gettati sul ghiotto boccone, per informare il pubblico che sua santità si era ritirato al gabinetto, ma non in un aristocratico gabinetto collegato alle fognature cittadine, bensì in un rozzo e proletario bagno chimico, come si addice a un pellegrino portatore di misericordia e soprattutto di umiltà. Vuoi mettere con un Pio XII, o anche con un Giovanni Paolo II, per non parlare di Benedetto XVI: quelli erano papi che non facevano notizia quando avevano un bisogno corporale. Ma Francesco, sì: è tanto modesto, tanto modesto, che non può fare a meno di estasiare le folle e mandarle in delirio anche quando gli scappa un bisognino, e deve soddisfare le sue necessità in un bagno chimico, così, in mezzo alla folla che lo ammira e lo circonda da ogni parte, perché sia chiaro a tutti che lui è umile, così umile che non pretende nemmeno di essere accompagnato in una vera stanza da bagno, con lo specchio e le pareti di maiolica.
Nel frattempo, fra una sortita e l‘altra al gabinetto, non ha certo sprecato il suo temo nel catechizzare le folle, sempre nel suo stile abituale, modesto e soprattutto discreto, quasi riservato; più o meno come quando va a comprarsi le scarpe, o gli occhiali, e ci va come un qualsiasi cittadino, così, senza tante cerimonie; o come quando sale o scende dall’aereo con la sua valigetta ventiquattr’ore in mano, portandola da sé, perché lui non ha bisogno di portaborse o di assistenti, è uno di noi, un cattolico semplice, semplice. Infatti non vuol considerarsi papa (salvo esercitare l’autorità di pontefice nella maniera più autoritaria che si sia mai vista nella storia della Chiesa moderna), si presenta come il vescovo di Roma e basta: i papi sono roba del passato, di prima del Concilio, ora c’è la chiesa gioiosa e misericordiosa che marcia a passo di carica verso le magnifiche sorti e progressive dell’accoglienza indiscriminata ai falsi profughi islamici, del falso dialogo interreligioso e del falso ecumenismo, per concorrere a instaurare la falsa religione sincretista mondiale e la falsa tolleranza laicista e secolarizzata, che chiude un occhio, e anche tutti e due, su divorzio, aborto, eutanasia, matrimoni omosessuali e altre piacevolezze degli amici radicali di papa Bergoglio, Emma Bonino, il defunto Marco Pannella e soprattutto Eugenio Scalfari, il gran papa riconosciuto dello gnosticismo massonico e anticristiano. Evidentemente, questo è il mondo secondo la neochiesa di papa Francesco: il quale non è più l’insieme delle forze che si oppongono al Vangelo, ma qualcosa di buono in se stesso (e tanto peggio per il dogma del Peccato originale), di perfettamente accettabile e col quale ogni cristiano può andare a spasso, tenendosi sotto braccio, come due vecchi amici che qualche volta litigano, ma in fondo si stimano e provano un autentico affetto, che scavalca le quisquilie morali e dottrinali.
Certo fa piacere che siano finiti i tempi della guerra fredda, della diffidenza, dell’ostilità, dello scontro; che tutto si sia concluso nel migliore dei modi, vale a dire a tarallucci e vino. Non può che far piacere avere un papa così solerte e infaticabile nel gettare ponti e nel demolire muri, al punto da invitare i musulmani a pregare Allah nelle chiese cristiane, durante la santa Messa. Un papa così, ce lo invidiano in tutto il mondo: tanto che, al suo confronto, il Poverello di Assisi - cui pure ha voluto ispirarsi, assumendo, primo ed unico papa nella storia della Chiesa, dopo altri 265 che non avevano osato farlo, proprio il suo nome – sembra aver qualcosa sbagliato, di superato. Perché san Francesco d’Assisi era andato in Egitto per convertire il Sultano, e ci era andato, come riferiscono le fonti e come ricorda anche Dante Alighieri, per la sete del martirio; ma papa Francesco non vuol convertire nessuno, anzi, ha fastidio dell’apostolato, e ritiene che l’unica cosa buona che i cattolici possano fare nei confronti delle altre religioni è quella di domandare scusa a tutti quanti per i torti e le atrocità innominabili che la Chiesa ha inflitto loro nel corso di secoli e millenni. E questo mentre stanno sterminando e cacciando dalle loro case e dalle loro terre milioni di cristiani dall’Africa e dal Medio Oriente; e mentre in Cina i cattolici devono scegliere se intrupparsi nella Chiesa di Stato, approvata dal governo comunista e ora anche dal papa, o in quella vera, che continua ad essere perseguitata perché non accetta di sottomettersi allo Stato e continua a ritenere (a torto, a quanto pare) che essa deve obbedire innanzitutto ai precetti morali che vengono da Roma. Si vede che la predicazione della parola di Dio è diventata una pratica obsoleta (e pure un po’ arrogante, perché eurocentrica); che la guerra a morte dichiarata dall’islam ai cristiani è una nostra assurda fisima, priva di qualunque riscontro nella realtà dei fatti (tanto è vero che papa Francesco ha formalmente proibito di usare l’espressione “terrorismo islamico”); e che parlare dei peccati che allontanano l’uomo da Dio è adesso una cosa sconveniente, basata sulla “pedagogia della paura” (e infatti papa Francesco ha affermato che Giuda si è pentito d’aver tradito Cristo e che Dio lo ha perdonato). Vorrà dire che le anime si salvano comunque, che non sono in pericolo mai, qualunque cosa facciano gli uomini, anche i peccati più orrendi; e che seguire questa o quella fede è questione di gusti e preferenze. Si vede che le parole di Gesù ai suoi discepoli: Andate presso tutte le genti ad annunciare il Vangelo: chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato (Marco, 16, 16) dobbiamo essercele sognate di notte, forse dopo una cena troppo sostanziosa e nel corso di un sonno piuttosto agitato. Del resto, di che meravigliarsi? Il nuovo generale dei gesuiti, Arturo Sosa Abascal, ha detto, testualmente, che noi non sappiamo quel che ha detto veramente Gesù Cristo, perché ai suoi tempi non esistevano i registratori; dunque, niente di più facile che quelle parole gli siano state attribuite a torto, da qualche suo seguace un po’ troppo zelante, diciamo un po’ birichino.
A questo punto, è abbastanza chiaro, se non altro, che papa Francesco sta predicando un vangelo (con la minuscola) che non è quello che la Chiesa cattolica ha insegnato per duemila anni: quello di Gesù Cristo; ma uno diverso: il suo.
«Ci sono alcuni che vi turbano e vogliono stravolgere il Vangelo di Cristo»
di Francesco Lamendola
Articolo d'Archivio
Già pubblicato il 27 Marzo 2017
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