NELLE MANI DI PAZZI SCATENATI
di Francesco Lamendola
Un nuovo tipo antropologico sta venendo avanti, ogni giorno più loquace, più rumoroso, più invadente, non di rado aggressivo, sentendosi forte del sostegno di tutto l’establishment politico e culturale, dal Presidente della Repubblica al papa, dagli intellettuali di grido ai direttori dei giornali e delle televisioni: il fanatico buonista e progressista con la sindrome del Buon Samaritano, il Redentore laico dell’umanità, il Raddrizzatore di torti e ingiustizie globali. Ha occupato tutte le posizioni chiave e, adesso, comincia a risalire dal basso, a partire dalle posizioni minime, diffondendosi come un virus, come un’epidemia, e riproducendosi come le zanzare in uno stagno nel caldo dell’estate; posizioni minime, ma non ininfluenti, perché ha la legge dalla sua, i tribunali dalla sua, il parlamento dalla sua, i mezzi d’informazione dalla sua, il progresso e la giustizia dalla sua, e, naturalmente, anche dio dalla sua. Non il Dio vero, probabilmente; non il Gesù Cristo del Vangelo, come ci è sempre stato insegnato e tramandato dalla Chiesa cattolica, ma un altro dio e un altro Gesù, quello della neochiesa gnostica e massonica, un dio che perdona tutti, peccatori compresi (anche se non si pentono) e un Gesù che non ci chiede alcuno sforzo per santificarci, ma ci viene incontro anche se siamo in peccato mortale, anzi, ci domanda perfino di restare in peccato mortale (si veda il paragrafo 303 della esortazione apostolica di papa Francesco Amoris laetitia, che di apostolico, se le parole hanno un senso, non ha praticamente nulla, bensì una malizia e una capacità di confondere e adulterare la verità, che sanno piuttosto di diabolico).
Che vogliono, tutti costoro, esattamente? Il loro intento dichiarato è quello di “includere” tutti quanti in una sola, grande famiglia; di mandare i disabili al liceo classico, di proclamare cittadini italiani tutti quelli che lo vogliono, così, per il solo fatto di essere in Italia o di nascere in Italia; di far passare avanti nelle prestazioni mediche, nell’assistenza ai poveri, nell’assegnazione di alloggi popolari, nella concessione dell’assegno di disoccupazione, sempre e comunque gli stranieri e i “profughi”, anche se è tutto da vedere se sono davvero dei profughi, anzi, anche se le cifre dicono chiaro e tondo che non lo sono neppure nel dieci per cento dei casi; di infliggere sanzioni pesantissime ai tifosi o ai calciatori dalla cui bocca esca la benché minima offesa nei confronti degli ebrei, mentre, per il resto, possono bestemmiare ed insultare tutto e tutti, a cominciare dal Dio della stragrande maggioranza degli italiani; di denunciare chiunque osi “discriminare” un omosessuale, intendendo, per “discriminar, anche il fatto di assumere qualcun altro in un luogo di lavoro, magari per la semplicissima ragione che costui ha migliori referenze; di criminalizzare chi mangia carne, chi fuma, chi va a caccia, trattandolo da nemico pubblico, da delinquente, da sadico e ignorante; e, a farla breve, d’imporre, per statuto e per legge, la pubblica bontà, così come i philosophes illuministi volevano imporre la pubblica felicità. Encomiabile desiderio; solo che essi lo vogliono perseguire da giacobini, imponendolo con metodi totalitari e stabilendo essi soli, a loro insindacabile giudizio, cosa siano la bontà, l’inclusione, l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione, e trascinando in tribunale, per spedirlo in galera o fargli pagare una multa salatissima, chiunque manifesti, con atti o con parole, anche la più piccola perplessità rispetto al loro modo di fare.
Nello Stato, nella pubblica amministrazione, nella scuola, nelle aziende, nelle poste, negli ospedali, nel trasporto pubblico, e, naturalmente, nella Chiesa, o forse sarebbe meglio dire nella neochiesa gnostica e massonica, quella che fa il tifo più per Marco Pannella che per Gesù Cristo, e quella che segue più il Vangelo di don Milani o di don Gallo, che quello di un banale e insignificante Gesù Cristo (del quale, dice padre Sosa, il generale dei gesuiti, non sappiamo nemmeno cosa disse realmente, e dunque tanti saluti a duemila anni di Magistero ecclesiastico, e buonanotte a tutti) essi spadroneggiano in lungo e in largo. Non ascoltano nessuno, non accettano obiezioni: hanno la verità in tasca, loro soltanto, e più non dimandare. Se, per esempio, un insegnante fa presente che è una follia permettere che il programma di trenta ragazzi di un istituto superiore venga condizionato dalla cosiddetta inclusione di un ragazzo autistico, o ritardato mentale, che, però, i suoi genitori vogliono vedere felicemente diplomato, anche se non parla o se ragiona come un bimbo di prima elementare, tali obiezioni vengono sdegnosamente respinte, con l’accusa, esplicita o implicita, di non voler collaborare alla sua inclusione, di non volersi mettere dalla parte del più debole. Oppure se un consigliere comunale non si mostra convinto che sia cosa buona e giusta destinare una parte del magro bilancio del comune, finanziato dai cittadini onesti, per pagare la mensa ai bambini stranieri che frequentano la scuola o l’asilo, dato che quei pochi euro, volendo, le loro famiglie li avrebbero, ma preferiscono farsi mantenere gratis, e visto che ci sono tanti italiani poveri i quali, per davvero, non arrivano alla fine del mese, e dei quali nessuno si ricorda, subito si solleva una bagarre, il sindaco si straccia le vesti, la stampa sbatte il mostro in prima pagina, e cortei e manifestazioni d’immigrati o dei centri sociali stigmatizzano l’odioso atteggiamento del solito razzista nostrano, dal cuore duro e insensibile, che avrebbe perfino il coraggio di lasciare a bocca asciutta un povero bambino dell’asilo, mentre i suoi compagni “ricchi” sbafano allegramente. E se, per fare un altro esempio, i fedeli d’una parrocchia si stancano di sentire le arringhe marxiste del loro prete, che sfrutta il pulpito per insolentire le loro credenze più sacre, per sbeffeggiare il culto di Maria, per denigrare il Rosario, e per decantare, ogni santo giorno, il dovere dell’accoglienza e della solidarietà verso i “poveri” profughi, o verso i “discriminati” omosessuali, o verso gli “emarginati” handicappati, e provano, mettiamo, a rivolgersi al loro vescovo, chiedendogli d’intervenire per por fine allo scandalo, non è cosa affatto rara che si sentano insolentire anche da quello, e accusare di chiusura e d’insensibilità verso i tempi nuovi, verso il “glorioso” rinnovamento della Chiesa, verso la lieta stagione della “misericordia” inaugurata dal papa Francesco; il quale, chiamandosi Francesco come il Poverello di Assisi, deve certamente essere santo e infallibile, e dunque bisogna essere dei cattolici per duri, ben cattivi, ben egoisti, se non ci si lascia persuadere dalla sua dolcezza e dal vento di novità che soffia dal suo pontificato.
Siamo dunque nelle mani di questi pazzi scatenati, di questi ossessi, di questi invasati, eredi della tradizione giacobina e comunista, più il cattolicesimo pauperista ed estremista di Fra Dolcino o di Camilo Torres; gente che, se non ne avesse bisogno, giacché ha dalla sua parte tutti gli strumenti del potere, prenderebbe il mitra per imporre la “giustizia” sulla terra, poiché sono gli eredi ideologici degli orfanelli di Marx e Che Guevara, di Renato Curcio e Toni Negri: né si scordi che molti brigatisti venivano appunto da una formazione cattolica. Ora, però, non c’è bisogno di prendere il mitra: i boy scout e i papa boys di vent’anni fa, di trent’anni fa, sono arrivati al potere, si chiamano Renzi e Mattarella, Boldrini e Fedeli, e giù lungo la piramide, fino all’ultimo insegnante di religione cattolica di estrazione catto-comunista, e fino all’ultimo insegnante “di sostegno” di idee catto-progressiste. Tutti buoni, inclusivi, accoglienti, pietosi e misericordiosi, tutti liberi da pregiudizi razzisti e omofobi, tutti immuni dall’orribile vizio del giudicare, o di avere dei valori assoluti, per esempio di credere nella propria religione come quella vera, o nella propria Patria come quella più meritevole d’amore rispetto ad altre, quali il Niger, il Mali o il Senegal, che invece, secondo loro, sono altrettanto meritevoli del nostro amore di cittadini del mondo, per cui non c’è alcun problema che l’Italia si faccia carico di qualche altro milione di africani di religione islamica, lo dicono anche Paglia, Galantino e Perego, tutti monsignori di alto rango, e quindi come si potrebbe dubitarne? Come dubitare che direla mia famiglia, la mia terra, la mia fede, non siano orrende parolacce che escludono, stabliscono delle distanze, sottintendono dei pregiudizi; dei vizi capitali, delle forme di egoismo, delle spie e di un atteggiamento non cristiano, del quale ci si dovrebbe pentire, vergognare ed emendare? E come negare che un’attrice famosa, a vent’anni o trent’anni dai fatti, ha tutte le ragioni di denunciare il produttore cinematografico che se la portò a letto, lei, ingenua e candida verginella, ignara delle brutture del mondo, promettendole una parte in un film, parte che poi ha avuto, e che è stata il trampolino della sua carriera miliardaria? Chi ne dubitasse, con ciò stesso mostrerebbe la propria matrice ideologica maschilista, sessista, reazionaria.
La presidenta Laura Boldrini con papa Bergoglio
Siamo nelle mani di pazzi scatenati
di Francesco Lamendola Del 25 Ottobre 2017
continua su
LA FINE DELLA CRISTIANITA'
C’è un processo che sta avvenendo sotto i nostri occhi di cui non cogliamo la portata e che è ben più importante e vasto della crisi economica: il cristianesimo sta lasciando l’Europa: siamo giunti alla fine della cristianità?
di Marcello Veneziani
C’è un processo straordinario che sta avvenendo sotto i nostri occhi e dentro le nostre menti di cui non cogliamo la portata, che è ben più importante, vasto e radicale della crisi economica: il cristianesimo sta lasciando l’Europa. O, più radicalmente siamo giunti alla fine della cristianità?
Tre fattori di natura diversa stanno spingendo in quella direzione.
Scristianizzazione dell’Europa
Il primo è l’ormai secolare scristianizzazione dell’Europa che accelera a passi da gigante. Un processo che non riguarda solo il sentimento religioso, la partecipazione ai riti e alle messe, il calo dei sacramenti, il crollo delle vocazioni ma investe il senso di appartenenza alla civiltà cristiana e va dalla cultura al sentire popolare, dagli orientamenti di fondo alla vita quotidiana.
Quel che appariva come naturale e civile, consolidato nei millenni, nei costumi e nei cuori, sta cadendo a una velocità sorprendente e investe in primo luogo la persona in rapporto alla vita e al sesso, alla nascita e alla morte; subito dopo travolge la famiglia in ogni aspetto. E la morale, i costumi, i linguaggi. Sconcertano e indignano persino, convinzioni comuni da secoli, in vigore fino a pochi anni fa, figlie della civiltà cristiana.
Non si comprende più il linguaggio del sacro, non si riesce più a viverlo e a rappresentarlo, tantomeno a figurarlo. L’esempio più lampante sono le chiese edificate negli ultimi decenni, che non sanno suscitare devozione, preghiera, contemplazione, ammirazione.
Il peccato originale dell’Unione europea
Al primo fattore sociale e culturale si è unito un secondo fattore istituzionale: l’Unione Europea non esprime una comune visione storica e strategica, culturale e spirituale ma è forte, evidente e prevalente la spinta a liberarsi, emanciparsi da ogni legame con la civiltà cristiana e il suo universo di valori e consuetudini.
Il peccato originale dell’Unione europea si rivelò già nel rifiuto di riconoscere, come chiesero invano San Giovanni Paolo II e Ratzinger, le radici cristiane dell’Europa, insieme alla civiltà greca e romana.
Quelle origini erano peraltro l’unica base comune su cui poter fondare l’Europa, che per il resto è divisa e lacerata da secoli. Ma le norme che sono poi seguite, tante decisioni assunte dai consessi europei e delle sentenze delle corti europee, sono state improntate a un’evidente scristianizzazione dell’Europa.
Ciò è avvenuto nonostante la presenza di un partito popolare europeo d’ispirazione cristiana per anni maggioritario in seno all’Europa, e nonostante la leadership europea di Angela Merkel, alla guida di quel partito e della nazione-egemone nell’Unione.
Il filo comune che ha tessuto l’Europa è stato affidato alla moneta e alle linee economico-finanziarie, sradicando ogni possibile richiamo all’unità di natura meta-economica, salvo un vago illuminismo imperniato sui diritti umani.
La pressione degli immigrati
Il terzo fattore è la massiccia pressione degli immigrati, in prevalenza di religione islamica che si ammassa sulle sponde del Mediterraneo e riempie le strade e le città europee. A parte gli evidenti traumi e disagi sociali e civili, in tema di accoglienza e ordine pubblico, quell’invasione produrrà un’ulteriore alienazione della cristianità in Europa.
La sorte degli immigrati sembra segnata da un bivio: radicalizzazione nell’islamismo o integrazione nel laicismo nichilista occidentale. Certo, avverrà pure l’inverso, la conversione di alcuni di loro al cristianesimo, anche per integrarsi nelle nostre società; ma più difficile sarà nei confronti di chi ha già una forte impronta monoteista di tipo islamico.
Gli immigrati si convertono all’ateismo pratico d’Occidente, che ha fede nella tecnica, nel mercato e nell’io. Ma accade anche il caso inverso, il radicalizzarsi nella fede originaria, islamica in particolare, quando si è a rischio di perderla, per affermare la loro identità in reazione al mondo circostante che sentono come estraneo e insensato.
Ai tre fattori imponenti del declino cristiano se n’è aggiunto dal 2013 un quarto, che da un verso risponde ai primi tre, dall’altro induce la Chiesa a non subire ma favorire questo “decentramento” del cristianesimo nelle periferie del pianeta: l’elezione di un papa ‘venuto dalla fine del mondo’ e il segno del suo pontificato tutto rivolto all’esterno, fuori dalla cristianità, aprendosi al mondo, accogliendo gli altri, a partire dagli islamici, rivolgendosi a chi è più lontano dalla fede cristiana e dai suoi luoghi.
Il suo tema principale è il pauperismo coi suoi corollari, l’accoglienza dello straniero senza riserve e il primato di cure e attenzioni alle cosiddette vite di scarto. I padri della chiesa a cui si ispira sono Bauman, don Milani e la sociologia della Liberazione.
Il cristianesimo sta ritirandosi dall’Europa e sta cercando di risalire dai bordi, visto che il portone principale è inagibile. Certo, è vano arroccarsi in una posizione di pura difesa del cattolicesimo romano e della sua tradizione.
Però la Chiesa di Francesco sembra tutta immersa nello spirito del tempo, che è permeato di ateismo pratico e di umanitarismo laico; e spesso ammicca ai temi, ai dogmi e alle fisime del politically correct. Reputa giusto ciò che è nuovo, ciò che smentisce l’esperienza dei secoli, la fede dei millenni, l’autorità dei padri.
Qualcuno dirà che è missione del cristiano non fermarsi solo al proprio gregge ma inseguire evangelicamente la pecorella smarrita. Il problema è che si è smarrito il Pastore.
La fine della cristianità
di Marcello Veneziani
Tratto da Tramonti (ed.Giubilei Regnani, p.304, 18 euro), il nuovo libro di Marcello Veneziani
Fonte: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/la-fine-della-cristianita/ del 25 Ottobre 2017
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.