ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 5 novembre 2017

Un ascensore per l’inferno…

L'OSPEDALE DI BERGOGLIO      
         
 La metafora papale: "Vedo la Chiesa come un ospedale da campo". Ma è un ospedale dove si dà al ferito l’illusione di poter guarire senza fare i conti con la sua malattia, cioè il peccato e senza pentimento né conversione? 
di Francesco Lamendola  





Pochi mesi dopo la sua elezione, alla fine di agosto del 2013, il papa Francesco ha rilasciato una significativa intervista al direttore de La Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, paragonando la Chiesa ad un ospedale da campo. Secondo la sua (cattiva) abitudine, alla quale ha poi abituato costantemente, si fa per dire, i fedeli, il papa ha scelto un’immagine strana, inconsueta, e, per alcuni aspetti, sconcertante, per delineare quella che a lui sembra essere la funzione essenziale della Chiesa: cosa già di per sé inopportuna, per non dir peggio, perché quel che la Chiesa è, quello che deve essere, non dipende affatto dalle opinioni di questo o quel pontefice, non rientrando tra le funzioni del pontefice quella di cambiarne la natura. Ma questo non è un problema per un papa che, sempre in un’intervista, questa volta al capo della fazione massonica italiana, Eugenio Scalfari, e sempre poco dopo la sua elezione, ha dichiarato nella maniera più esplicita di sentirsi investito della missione di cambiare, appunto, la Chiesa.

Dunque, nel corso dell’intervista ad Antonio Spadaro, egli aveva riconosciuto di parlare poco di questioni come l’aborto o il matrimonio omosessuale, perché, trattandosi di questioni non negoziabili, servono solo a creare divisione; ragion per cui, a suo dire, è sbagliato parlare sempre di esse, mentre è giusto e doveroso che la Chiesa si occupi di “medicare le ferite”. Le ferite di chi, dei credenti o dei non credenti? Questi non lo precisa; si direbbe che egli pensi a tutti, dato che, per non “dividere”, ha già detto che intende parlare solo di quelle cose che non creano separazione, ma consenso e, per usare un vocabolo da lui molto amato, inclusione.
Ed ecco alcuni di passaggi di quella intervista:

Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso. […]
Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione.[…]
Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus..

Già da quell’epoca, avrebbe dovuto apparire chiaro che questo papa non ha intenzione di fare il papa, ma di svolgere un altro ruolo: quale, lasciamo che ciascun cattolico, in coscienza, lo giudichi da sé. Davvero sembra al papa che la Chiesa parli troppo di aborto e matrimonio omosessuale? A noi, francamente, sembra tutto l’opposto: che abbia smesso di parlarne quasi del tutto, che non ne parli praticamente mai. E già questo è molto, molto strano. La Chiesa ha scelto di non parlare più del peccato: perché di questo si tratta. Chiamare l’aborto una questione non negoziabile, significa adoperare un linguaggio improprio, che sottintende unì’dea completamente laica: le questioni negoziabili, o non negoziabili, sono faccende che si decidono sul tavolo della diplomazia, o su quello della pubblica opinione; i peccati, per la Chiesa cattolica, sono peccati e basta. E i peccati mortali portano all’inferno. Non piace, al papa Francesco, questo linguaggio? Pazienza; è un problema suo. Ma, come capo della Chiesa, sarebbe suo dovere occuparsi in primo luogo di questo: della salute delle anime; e, pertanto, metterle in guardia contro i peccati che conducono all’inferno, cioè all’eterna separazione da Dio. Oppure il papa Francesco non crede più né al Giudizio, né all’inferno? Vi sarebbe da pensarlo. Sempre l’ottimo Scalfari, recentemente, ha dichiarato che, dai suoi colloqui con il papa, ha ricavato l’impressione che egli non creda né al Giudizio, né all’inferno: che tutto ciò sia solo materia per pittori e poeti. Ma c’è di più. Il 23 agosto del 2017, nel corso di una udienza generale, il papa ha affermato che Dio, alla fine della storia, chiamerà a sé tutti gli uomini, per abitare con loro sotto la sua tenda. Tutti gli uomini? Niente separazione fra i giusti e i peccatori, dunque? Ma allora aveva ragione Scalfari: egli non cede né al Giudizio, né all’inferno; ma solo al paradiso. Una religione molto comoda, dunque, nella quale vanno tutti in paradiso, in premio della loro vita, che essa sia stata buona e santa, oppure che sia stata malvagia e peccaminosa. Ma questo è ancora cristianesimo? È ancora cattolicesimo? Ripetiamo: che ciascuno giudichi da sé, secondo coscienza E secondo dottrina. Perché il cattolicesimo non è una questione di opinioni, ma di dottrina; anche se questa parola non piace al papa, e lo ha detto, stavolta in una omelia da Casa Santa Marta, precisamente il 19 maggio 2017, e sempre per la stessa, incredibile ragione: che la dottrina crea divisione. Ma certo che la dottrina crea divisione: altrimenti, che dottrina sarebbe? A questo serve, la dottrina: a definire ciò che è vero, e a separarlo da ciò che è falso. Altrimenti, qualsiasi eresia avrebbe diritto di cittadinanza nella Chiesa; il che, purtroppo, è quel che sta accadendo, col silenzio e la connivenza di chi dovrebbe, invece, vegliare e vigilare. La dottrina è per la Chiesa quel che sono i muri per la casa: i muri proteggono la casa e definiscono il suo spazio, lo separano dall’esterno; e la dottrina fa esattamente la stessa cosa per la Chiesa, che è il Corpo mistico di Cristo, e comprende tutti i cattolici che hanno creduto e sperato, tutte le anime sante del Purgatorio e del Paradiso, e anche le migliaia e migliaia di martiri che hanno dato la loro vita per difendere quella dottrina, in tutta la sua purezza. Ma sappiamo che anche i muri piacciono poco al papa Francesco; se fosse per lui, vivremmo in un mondo dove ci sono solamente ponti, e nessun muro.
Strano, però: un mondo senza muri è anche un mondo senza case. E qui si vede l’inganno del concetto di “dialogo”, estensivamente e arbitrariamente adoperato, specialmente dai teologi e dai pastori della fase post-conciliare. Per poter dialogare con gli altri, è necessario che ciascuno sia se stesso. Per poter dialogare con i luterani (che sono eretici, fino a prova contrario, e se il Concilio di Trento non è stato tutto uno scherzo), la Chiesa cattolica deve essere distinta dal luteranesimo; per poter dialogare con gli islamici, deve essere distinta dall’islam; e se vuol dialogare con gi ebrei, deve essere distinta dal giudaismo (e non dire, come ora pare che stia dicendo, che gli ebrei sono già nella salvezza, perché l’Antica Alleanza è sempre valida: se così fosse, non c’era motivo che Gesù Cristo s’incarnasse, e nemmeno che fondasse la sua santa Chiesa per la salvezza delle anime di tutti gli uomini, ebrei compresi). Ma se cadono tutti i muri e se si abolisce tutto ciò che potrebbe creare divisione, allora scompaiono anche tutte le dimore, spariscono le identità, e quel che resta è solo una grande, indistinta marmellata sincretista, dove c’è posto per tutti, perché non esiste più alcuna verità assoluta. È questo che vuole, il papa Francesco? Egli è un alfiere della dittatura del relativismo? Vuole sostituire il relativismo alla dottrina cattolica? In effetti, guardando le foto, sconcertanti, di padre Sosa Abascal, che prega o medita in un tempo buddista, seduto nella posa del Loto, con lo sguardo ispirato; e riflettendo che è quello stesso padre Sosa che ha affermato l’impossibilità, per noi, di sapere quel che disse veramente Gesù Cristo, e, in un’altra occasione, che il diavolo non esiste; e considerando che in nessuna di quelle occasioni egli è stato ripreso dal suo diretto superiore, nonché confratello gesuita, il papa (sebbene lo statuto dei gesuiti vieti esplicitamente di accettare la nomina a papa, o anche solo a cardinale), ci sarebbe da crederlo. In tal caso, noi staremmo assistendo alla fine del cattolicesimo e alla liquidazione, o meglio, all’auto-liquidazione, della Chiesa cattolica. Un fatto, come si vede, di pochissima rilevanza, e di fronte al quale le quisquilie sull’aborto scompaiono addirittura, come è giusto che sia. C’è solo un piccolo dettaglio che non quadra: il popolo dei fedeli è stato informato della cosa? È stato detto, ai cattolici, che l’attuale gerarchia ecclesiastica sta perseguendo l’autoliquidazione della Chiesa e la distruzione del Vangelo di Gesù Cristo, per scioglierlo nel gran mare del sincretismo mondiale, nel quale c’è posto per Buddha, per Maometto, per Mosè e per tutti gli altri profeti e predicatori, e c’è un posticino, si capisce, anche per quel Gesù di Nazareth, non più Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio Egli stesso, ma il povero figlio del falegname, nato (chissà?) da una certa Maria, se fosse anche Vergine non si sa, è tutto da dimostrare, ma certo sa un po’ di leggenda; e che ha predicato tante belle cose, ha raccomandato l’inclusione, la misericordia, la bontà, il perdono, e, come tutti sanno, non hai mai nominato il Giudizio e l’inferno, non ha mai avuto niente a che fare col diavolo e con gli esorcismi, non ha mai fatto miracoli, forse non è neppure risorto (perché, come dice papa Francesco, la sua morte è una questione di storia, la sua resurrezione una questione di fede), né ha mai condannato il peccato, ma ha concepito la sua missione come un ospedale da campo.
Già: l’ospedale da campo. Vediamola un po’ più da vicino, questa metafora. 
Ospedale da capo o ascensore per l’inferno?

di Francesco Lamendola
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666 b

“Non sta più ministrando secondo il Mio Cuore.”


Numerose anime mistiche, incluse alcune persone Consacrate, stanno ricevendo messaggi di origine soprannaturale attraverso le comunicazioni tipiche dei mistici /locuzioni interiori, sogni, visioni). Questo sta avvenendo. Si badi bene: non c’è nessun riferimento alle grandiose “apparizioni” pompatissime e che dispongono di siti in cinque lingue, con ben in vista il “banner” per fare le “donazioni” ed i cui veggenti -spesso altezzosi quando non viziosi e falsi- vanno in “tourneè” in tutti i Paesi del mondo a fare degli “show”.
No, qui si parla di anime molto semplici, persone che vivono nella ordinaria quotidianità della vita. Che non hanno siti web e molti di loro neppure usano internet. Ma una caratteristica li accomuna: stanno ricevendo precisi messaggi che riferiscono, dal Cielo, che l’attuale Pontefice -che è regolarmente e canonicamente eletto, con buona pace delle fissazioni di qualcuno secondo i quali Bergoglio non sarebbe il papa legittimo. Nessun canonista, in tutto il mondo, ha mai preso sul serio questa insulsa ipotesi. Neppure studiosi che pure sono molto critici di Francesco- non sta governando la Chiesa bene. Ed il Cielo avverte che questo Papa non segue il mio Vangelo, non sta amministrando per me ma per altri.
Non ci vuole molto a capire cosa stia avvenendo. Però ora nessuno può dire “ma io non lo sapevo”. Oppure fingere che tutto vada bene. E’ in atto una spaventosa apostasia, già preannunciata da numerose profezie di ben oltre un secolo fa. Ed ora il Cielo avverte singole anime, persone umili, sconosciute, semplici.
Quello che colpisce in tutte queste comunicazioni dal Cielo è la sostanziale identicità, anche letterale, dei messaggi. Tutte ribadiscono quella frase che è stata posta come titolo a queste note. Inutile fare finta di niente o stracciarsi le vesti per presunte “irriverenze” o “mancanze di rispetto”. Qui parliamo di un Vicario di Cristo che “non sta più ministrando secondo il Mio Cuore.”. E’ gravissimo. Si ripete il tradimento di Giuda, il maledetto. Restiamo fedeli a Cristo ed alla Chiesa.
https://linformatoreweb.wordpress.com/2017/11/05/non-sta-piu-ministrando-secondo-il-mio-cuore/


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