BESTIARIO CLERICALE. 8 X 1000 ADDIO – GIÙ LE MANI
DALL’EUCARESTIA – DIVORZIO CATTOLICO, PICCOLE BUGIE SU SINODI E VESCOVI – ENZO
BIANCHI È PREOCCUPATO…
Questo è un Bestiario clericale particolare. Perché invece di offrirvi delle primizie – si fa per dire – colte qua e là, pubblichiamo tre lettere di persone che seguono questo blog, e che vogliono far sapere la loro su tre argomenti importanti: l’8 per mille, il recente discorso del Pontefice regnante alla Rota Romana, quello in cui ribadiva che tocca al vescovo diocesano amministrare se ne esistono condizioni evidenti quello che molti chiamano “divorzio cattolico”, e l’abitudine di ricorrere ad aiuti esterni per la distribuzione dell’eucarestia, anche quando non ce ne sarebbe la necessità. E poi magari un bon bon finale lo aggiunge chi scrive…
La prima lettera è la copia di quella inviata all’Istituto Centrale Sostentamento del Clero da un lettore di Stilum Curiae.
All’Istituto Centrale Sostentamento Clero.
Sono un ormai vecchio cattolico di Chieri, in provincia e diocesi di Torino. Ho tra le mani il dépliant con il modulo di ccp che dovrebbe servire per inviare il contributo per il sostentamento del Clero, e poco fa in televisione ho visto la pubblicità a favore del versamento dell’8X1000 allo stesso scopo.
Ho deciso di scrivervi per farvi sapere che da qualche anno a questa parte io, sebbene cattolico, o forse proprio per questo, non ho più versato l’8X1000 né altri contributi alla mia Chiesa e non lo farò neppure quest’anno. E soprattutto per spiegarvi il perché di questa mia decisione.
Ma prima, lasciate che vi rivolga una domanda: come mai i sacerdoti che compaiono nel dépliant e nei filmati televisivi sono tutti così “precisini”, ordinati nel vestire, con clergyman e colletto bianco bene in vista, i paramenti liturgici impeccabili: tutto il contrario, insomma, di come normalmente si presenta la maggior parte di loro, senza che nessuna autorità abbia niente da ridire? Perfino il sacerdote che celebra il Sacramento della Penitenza veste il camice bianco e la stola, spettacolo non dico raro, ma rarissimo a vedersi nella realtà. Vi dico io perché. Perché voi sapete, e le Autorità ecclesiali sanno, e i sacerdoti stessi sanno molto bene, che alla maggior parte della gente piacerebbe vedere i sacerdoti mostrarsi così, piuttosto che sbracati, come nemmeno i laici più sbracati si presentano. Ma evidentemente a voi di quello che pensano i laici non importa un bel niente. Salvo accontentarli nel momento in cui vi rivolgete a loro per chiedere soldi.
Ma il motivo principale del mio rifiutare un generico sostentamento del Clero è un altro. Non intendo più aiutare sacerdoti che in gran parte non mi piacciono: sacerdoti che hanno distrutto e continuano a distruggere la Liturgia; alacremente impegnati a seminare confusione fra i fedeli, predicando le loro peregrine opinioni piuttosto che il Vangelo che la Chiesa ci trasmette da 2000 anni e che è sintetizzato nel Catechismo della Chiesa Cattolica; sacerdoti che trovano più comodo assecondare le voglie della gente piuttosto che arrischiarsi ad annunciarle le esigenze del Vangelo; che fanno gli assistenti sociali, in concorrenza con i sindacalisti e i politici, ma trascurano la loro missione specifica, che è annunciare la vita eterna e spiegare come si fa a raggiungerla; secondo i quali non si sa che cosa Gesù abbia realmente detto, visto che gli Apostoli non avevano il microfono per registrare le sue parole: così ognuno di loro si sente autorizzato a interpretare il Vangelo a modo suo.
Mi spiace, ma io non do più i miei soldi ad un Clero così. So bene che sovvenire alle necessità della Chiesa, e soprattutto del Clero, è un dovere di ogni cattolico. E io, nei limiti delle mie possibilità, ho intenzione di farlo. Ma a modo mio: aiutando personalmente, “brevi manu”, come si diceva quando si studiava il latino, i sacerdoti che, per quello che mi è dato vedere e constatare, lo meritano.
Saluti.
Lettera firmata
LA SECONDA LETTERA È STATA INVIATA A UN SACERDOTE CHE TRATTA CON ECCESSIVA LEGGEREZZA L’EUCARESTIA.
Reverendo,
Incuriosito dai sempre più frequenti laici che ormai abitualmente distribuiscono la Santa Comunione presso la parrocchia di cui lei è Sacro Pastore ,ho scoperto che il Sacerdote può avvalersi nella distribuzione della Santa Comunione di ministri straordinari laici: l’accolito o altri laici debitamente istruiti. Ebbene questi laici dovrebbero essere informati su tali normative affinché non disubbidiscano e commettano peccato a Santa Madre Chiesa. Lʼobbedienza a Santa Madre Chiesa è fondamentale per il cristiano che vuole appartenere ad Essa. Certamente lei ha autorizzato queste persone in buona fede e per zelo pastorale non accorgendosi che andavano contro un espresso divieto. Infatti “straordinario” non vuole dire “abituale” o “domenicale”. Questa pratica di servirsi di laici nella distribuzione della Santa Comunione non è regolamentata da un indulto ma da precisi divieti scritti che di seguito riporto. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI. ISTRUZIONE Redemptionis sacramentum (che regolamenta attualmente e con piena validità Apostolica l’intera questione)
[151.] Soltanto in caso di vera necessità si dovrà ricorrere all’aiuto dei ministri straordinari (compreso l’accolito) nella celebrazione della Liturgia. Ciò, infatti, non è previsto per assicurare una più piena partecipazione dei laici, ma è per sua natura suppletivo e provvisorio nota (252) ….[[157.] Se è di solito presente un numero di ministri sacri sufficiente anche alla distribuzione della santa Comunione, non si possono deputare a questo compito i ministri straordinari della santa Comunione (compreso l’accolito). In simili circostanze, coloro che fossero deputati a tale ministero, NON LO ESERCITINO….158.] Il ministro straordinario della santa Comunione, infatti, potrà amministrare la Comunione soltanto quando mancano il Sacerdote o il Diacono, quando il Sacerdote è impedito da malattia, vecchiaia o altro serio motivo o quando il numero dei fedeli che accedono alla Comunione è tanto grande che la celebrazione stessa della Messa si protrarrebbe troppo a lungo. Tuttavia, ciò si ritenga nel senso che andrà considerata motivazione DEL TUTTO INSUFFICIENTE un breve prolungamento, secondo le abitudini e la cultura del luogo”.
Però è vietatoallargare “abusivamente, i termini di ECCEZIONALITÀ ai casi che non possono essere giudicati come eccezionali”, e i pastori devono impedire tempestivamente abusi e trasgressioni.
Affinché questi fratelli e sorelle non rimangano nell’ignoranza del loro peccare, ritengo opportuno che sia lei ad informare tutti i laici a ciò a cui si espongono ed alla gravità dei loro atti. Infatti i principi che regolamentano tutta la questione sono diretti ai presbiteri ed a tutto il Popolo di Dio. Però ce n’è uno che riguarda espressamente tutti quei laici (accolito e ministri straordinari) che coadiuvano arbitrariamente il sacerdote nella distribuzione della Santa Comunione. Infatti alla fine della nota 157 della Redemptionis Sacramentum, sopra riportata, è scritto che i ministri straordinari (compreso l’accolito) si devono rifiutare di coadiuvare i sacerdoti (cioè se il sacerdote li invita) se non c’è eccezionalità: perché anche un solo Sacerdote è sufficiente a soddisfare tutti i presenti in caso di normale affluenza o in caso di breve prolungamento della Santa Messa. È doveroso da parte sua informare di tutto ciò anche i confratelli che esercitano il Sacro Ministero nella parrocchia di cui lei è il solo responsabile. Il perseverare nell’errore ,dopo essere venuti a conoscenza della verità, costituisce colpa grave e si configura nella specie di delitto contro la Santa Sede Apostolica . Lʼamore che provo per la sua augusta persona e l’amore che provo per i miei fratelli mi ha spinto in questa ricerca. Per il bene della anime ed a maggior Gloria di Dio e della Sua Santa Chiesa ,certo di averle fatto cosa graditissima, filialmente la saluto.
INFINE DA ROMA CI HA SCRITTO UN SACERDOTE, IN TEMA DI “DIVORZIO CATTOLICO”, MOTU PROPRIO E DISCORSO DEL PONTEFICE ALLA ROTA ROMANA.
“Sono uno di quei Chierici, numerosi, che La seguono.. E avrebbero da aggiungere capitoli di narrativa surreale a ciò di cui Lei con garbo e perizia tratta giornalmente”, ci dice questo amico sconosciuto. Che ci segnala anche il discorso del Pontefice alla Rota, e il modo in cui alcuni siti, particolarmente contigui all’entourage pontificio hanno trattato il tema. Ecco la lettera:
“Che dire… Anzitutto Francesco premette che i Motu Proprio sono frutto dei due Sinodi sulla famiglia, quindi «espressione di un metodo sinodale» e «approdo di un serio cammino sinodale»….
Ma come? Sarà sfuggito sia al Papa che ai giornalisti che i due Motu Proprio sono stati promulgati tra un sinodo e l’altro, giusto PRIMA dell’avvio della seconda sessione del Sinodo? I Motu Proprio datano il 15 Agosto 2015, mentre la seconda fase del Sinodo apre il 4 ottobre 2015..
Se poi passa il concetto che ripubblicare testi scritti decenni prima da Kasper, Lehmann e Víctor Manuel Fernández sia “l’approdo di un serio cammino sinodale” , allora siamo alle prese con una disforia diacronica patologica.. Sarà che “il tempo è superiore allo spazio”.. Ma decidere ciò che è accaduto prima e ciò che è stato fatto dopo non rientra tra i poteri che l’Eterno ha delegato al Suo Vicario…
La cronistoria del Sinodo e dei motu proprio ci dice invece che sono stati due provvedimenti volti di fatto:
1) a indicare chiaramente al Sinodo (che non rispondeva alle aspettative di chi lo aveva convocato nonostante la scelta mirata degli organizzatori e dei partecipanti!) quale fosse la direzione da prendere : tra le cause di nullità, la mancanza di fede – mentre ogni Sacramento è valido ex opere operato in presenza di Ministro, Materia Forma e Intenzione.. altrimenti un vescovo che non avesse la fede non ordinerebbe validamente, un sacerdote senza fede non assolverebbe né consacrerebbe validamente.. E allora i miracoli eucaristici, a Orvieto ad esempio? – e il mostruoso “eccetera”, un’abominevole clausola in bianco che mai nessun giurista apporrebbe a “conclusione” di una serie di condizioni di nullità negoziale, pena l’incertezza assoluta del diritto e l’imprevedibile arbitrio del giudice !
2) a SVUOTARE la discussione sinodale (già per altro pesantemente manipolata) da qualsiasi decisione concreta in materia, considerato il fatto che le misure processuali pratiche erano già prese..!
«Affidare l’intero processo breviore al tribunale interdiocesano – ammonisce inoltre il Pontefice – porterebbe a snaturare e ridurre la figura del vescovo padre, capo e giudice dei suoi fedeli a mero firmatario della sentenza».
Questa poi! Ma non è lo stesso Papa che in Evangelii Gaudium delega alle Conferenze Episcopali competenza “in materia dottrinale” ?
“Vescovo padre capo e giudice”, per queste cose sì…Per il resto, un Vescovo fa il passacarte della Conferenza Episcopale, o come si dice in gesuitico, il “missionario e testimone dello spirito sinodale” (roba che Lenin, Goebbels…. e Buñuel sono lì che prendono appunti su come si crea una neolingua di regime..)
Un Vescovo che ha le mani legate in tutto il resto e non decide più né sui seminari né sulla liturgia né sui sacramenti perché ha già deciso la Conferenza Episcopale (ultimo, Magnum Principium..), un Vescovo che può essere sollevato dall’incarico da un giorno all’altro secondo le bon plaisir du Roy com’è avvenuto a Ciudad del Este, ad Albenga eccetera..!
Affidare poi il processo a Tribunali interdiocesani non snatura il ruolo del Vescovo.. bensì porta ad avere un giusto processo e permette al Vescovo di occuparsi della diocesi, dei suoi preti, delle anime a lui affidate.. !
Si tratta pur sempre di un potere delegato, quindi un Vescovo che volesse, potesse e sapesse occuparsi direttamente dei casi, avrebbe potuto farlo già prima…Solo che.. I Vescovi non hanno tempo di occuparsi di processi matrimoniali, tra le mille occupazioni e responsabilità.. Molti, non essendo canonisti, oltre al tempo non hanno neppure le competenze minime richieste..
Insomma, è lampante che qualcuno menta sapendo di mentire… Sicuro che il cerchio magico gli darà comunque ragione contro ogni evidenza, dacché “la verità è ciò che serve al partito” .. E se i fatti ci daranno torto, tanto peggio per i fatti.
Dio la benedica,
in Christo
ENZO BIANCHI, FONDATORE DI BOSE, È PREOCCUPATO.
“Personalmente sono preoccupato per la crescente opposizione a Papa Francesco: ormai c’è chi lo accusa di magistero incerto e ambiguo, addirittura di assecondare l’eresia. Questo avviene ‘nella Chiesa’, tra credenti cattolici fino a ieri in profondo ossequio al Papa”. Lo scrive Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, nell’articolo “Un’opinione pubblica che sia di comunione” pubblicato sul numero di dicembre della rivista “Vita pastorale”, anticipato oggi al Sir. Bianchi individua il motivo di tali contestazioni a Francesco: “Non la dottrina, non la fede, ma – spiega – la sua semplicità priva di atteggiamenti ieratici, il suo sottrarsi a immagini sontuose del Papa, il suo stile confidenziale che abbraccia, tocca, stringe senza voler affermare la sacralità della sua persona, provocano una sorta di paura che un vescovo ha espresso in questi termini: ‘Giorno dopo giorno smonta tutto il pontificato romano!’”. E, tout en passant, per Bianchi “sarebbe auspicabile un intervento autoritativo” per lasciare “che l’uso del rito di Pio V sia praticato da quei fedeli che a esso sono affezionati e lo vivono seriamente”.
Ah che bestiacce questi tradisssionalisti! Son quasi peggio dei rasssisti e dei fasssisti!
Ma siamo sicuri che le ragioni del disagio – crescente, e a ogni livello, anche fra i cattolici della strada – nei confronti di questo Pontefice e dei suoi comportamenti siano proprio quelle indicate da Bianchi? Ci permettiamo di dubitarne, con forza. E lanciamo una pista: non sarà che la gente cominci ad accorgersi che l’immagine mediatica cucinata da amorosi cuochi amici non corrisponda a quello che poi ci troviamo nel piatto, usando una metafora di cultura culinaria, tema a cui sappiamo che il fondatore di Bose è sensibile?
MARCO TOSATTI
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