L'ENNESIMA BESTEMMIA PAPALE
Ha bestemmiato contro lo Spirito Santo e nessuno ha fatto una piega! togliendo il Giudizio, il discrimine fra buoni e malvagi, il (falso) papa Bergoglio sta cambiando la dottrina toccando il vertice dell’eresia e dell’apostasia
di Francesco Lamendola
Nell’udienza generale di mercoledì 23 agosto 2017, nell’aula Paolo VI, il papa, falsificando la Bibbia, ha bestemmiato contro lo Spirito Santo. Fa specie che quasi nessuno se ne sia accorto: vuol dire che il livello medio di conoscenza della dottrina cattolica lascia molto, ma molto a desiderare. Pure, fra tutte quelle persone, radunate lì per ascoltare la voce del successore di san Pietro, ce n’erano alcune che non potevano non capire, a cominciare dai sacerdoti; tuttavia, non hanno fatto una piega. O hanno finto di non aver sentito, di non aver compreso, oppure, peggio ancora, hanno sentito e capito benissimo, ma hanno approvato la falsificazione e l’intollerabile forzatura di significato che il (falso) papa Bergoglio ha impresso alle sacre Scritture. Fatto sta che, in altri tempi, diciamo solo pochi anni fa, lo scandalo sarebbe scoppiato: qualcuno avrebbe sentito il dovere morale di alzare la mano, di sollevare la questione, di porre l’interrogativo scomodo: Perché il papa ha detto una cosa simile? Egli è il capo della Chiesa, non ne è il padrone; ed è il custode della fede, senza alcun potere di modificarla a suo piacere. Si è comportato come il direttore di una banca, o come l’amministratore delegato di una grande azienda, i quali dispongono dei soldi dei risparmiatori o degli azionisti, come se fossero soldi loro. Una cosa peggio che scandalosa: una cosa delittuosa, un incredibile abuso, reso ancor più riprovevole, ancor più sacrilego, dall’essere stato perpetrato nella piena consapevolezza della buona fede altrui: mai più un pellegrino, il quale si reca a Roma per udire la voce del papa, si aspetta che egli oserebbe falsificare la dottrina, per giunta su di un punto di capitale importanza.
L’argomento dell’udienza verteva sulla virtù teologale della Speranza cristiana, peraltro senza evidenziarne adeguatamente il carattere soprannaturale, di dono divino che si trasmette agli uomini, e che gli uomini non possono, in alcun modo, darsi da se stessi; e prendeva lo spunto da un passo del Libro dell’Apocalisse, 21, 5, nel quale si dice: Ecco, io faccio nuove tutte le cose; il sottotitolo, peraltro (si confronti il testo esatto sul sito internet intitolato Francesco, alla pagina Udienze 2017) recita: La novità della speranza cristiana, e questa volta, chi lo sa perché, la parola “speranza” è scritta con la lettera minuscola, come se fosse una virtù di origine umana, invece che un dono sopranaturale della grazia divina. Non lo riportiamo integralmente; invitiamo tutti a farlo, sul detto sito internet; ne riportiamo solo la prima parte, fino a circa un terzo del testo completo, perché è in essa che si trova la bestemmia contro lo Spirito Santo. Prima di procedere, però, vogliamo ricordare che cos’è il peccato contro lo Spirito Santo, come viene insegnato perfino ai bambini destinati alla Prima Comunione, e che, pertanto, qualsiasi cattolico adulto, degno di questo nome, dovrebbe conoscere benissimo, e, ovviamente, saper anche riconoscere, allorché, per disavventura, vi si dovesse imbattere. Esso è di sei tipi, e precisamente: 1, disperare della salvezza; 2, presunzione di salvarsi senza merito; 3, impugnare la verità conosciuta; 4, invidia della grazia altrui; 5, ostinazione nei peccati; 6, impenitenza finale. Osserviamo, di sfuggita, che il (falso) papa Bergoglio ha già commesso alcuni di questi peccati, per esempio il terzo, nell’esortazione Amoris laetitia, quando ha aperto uno spiraglio sulla liceità dell’adulterio e delle seconde nozze o della nuova convivenza, da parte di un coniuge separato, il che va contro l’insegnamento esplicito di Gesù Cristo sulla indissolubilità del matrimonio; e il quinto, per la stessa ragione, quando ha affermato che il separato risposato può anche permanere nella situazione di adulterio, e tuttavia accostarsi al Sacrificio eucaristico; e il primo e il sesto contemporaneamente, quando ha detto che anche Giuda forse si è salvato, perché si era pentito, di nuovo andando contro le esplicite parole dei Vangeli, ove si dice che Giuda si suicidò perché disperava della salvezza e che provava sì rimorso, ma non pentimento, che è tutta un’altra cosa, ossia quello che mostrò di provare san Pietro dopo che aveva rinnegato Gesù Cristo. Ma nella udienza del 23 agosto scorso, la bestemmia contro lo Spirito Santo si concretizza nella prima forma: presunzione di salvarsi senza merito.
Ecco dunque il testo del discorso iniziale di Bergoglio:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Abbiamo ascoltato la Parola di Dio nel libro dell’Apocalisse, e dice così: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (21,5). La speranza cristiana si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese.
Non è cristiano camminare con lo sguardo rivolto verso il basso – come fanno i maiali: sempre vanno così – senza alzare gli occhi all’orizzonte. Come se tutto il nostro cammino si spegnesse qui, nel palmo di pochi metri di viaggio; come se nella nostra vita non ci fosse nessuna meta e nessun approdo, e noi fossimo costretti ad un eterno girovagare, senza alcuna ragione per tante nostre fatiche. Questo non è cristiano.
Le pagine finali della Bibbia ci mostrano l’orizzonte ultimo del cammino del credente: la Gerusalemme del Cielo, la Gerusalemme celeste. Essa è immaginata anzitutto come una immensa tenda, dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro (Ap 21,3). E questa è la nostra speranza. E cosa farà Dio, quando finalmente saremo con Lui? Userà una tenerezza infinita nei nostri confronti, come un padre che accoglie i suoi figli che hanno a lungo faticato e sofferto. Giovanni, nell’Apocalisse, profetizza: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! [… Egli] asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate […] Ecco io faccio nuove tutte le cose!» (21,3-5). Il Dio della novità!
Lasciamo perdere la faccenda del “Dio delle novità e delle sorprese”, che è, nella più benevola delle interpretazioni, una trovata di dubbio gusto, come se Dio fosse un prestigiatore che vuole sempre stupire il suo pubblico, improvvisando qualcosa di diverso da ciò che gli uomini si aspettavano da ciò che Lui stesso aveva fatto loro conoscere: come se la divina Rivelazione fosse solo la facciata di un copione a sorpresa che Egli tiene da conto per il gran finale, come un poeta barocco, un Giambattista Marino, il cui scopo dichiarato è meravigliare ad ogni costo. Sorvoliamo anche, per quanto possibile, sulla greve similitudine dei maiali, che è di una crudezza inutile e grossolana, e che, oltretutto, se presa alla lettera, renderebbe quanto meno imbarazzanti le amicizie e le simpatie sbandierate da questo (falso) papa nei confronti d’individui come il defunto Marco Pannella e come la vivente Emma Bonino, i quali, in base alla sua immagine, vivono certamente guardando in basso, come se tutto il nostro cammino si spegnesse qui, nel palmo di pochi metri di viaggio; come se nella nostra vita non ci fosse nessuna meta e nessun approdo: e che, pertanto, somiglierebbero a dei maiali; né occorre specificare cosa si debba pensare di chi ostenta d’accompagnarsi ai maiali. Concentriamo invece la nostra attenzione - ma, ripetiamo, non è che occorra “concentrarsi” poi tanto, la cosa essendo purtroppo evidentissima – sul terzo capoverso.
Riferendosi sempre all’Apocalisse, e citando un versetto preciso, Ap 21, 3, egli descrive la Gerusalemme celeste, ossia il Paradiso, comeuna immensa tenda, dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro. Quali uomini saranno chiamati da Dio per abitare con Lui sotto l’immensa tenda della Gerusalemme Celeste? Tutti gli uomini, dice il papa. Davvero? Ma allora, che senso ha parlare del Giudizio, dell’inferno e del Paradiso? Infatti, Bergoglio non ne parla mai, anche se la dottrina dei Novissimi fa parte, da sempre, del sacro Magistero, oltre che del diretto insegnamento di Gesù Cristo, ribadito più volte nei quattro Vangeli e negli altri testi del Nuovo Testamento; dice che Dio accoglierà tutti gli uomini. E cosa dice, esattamente, il passo da lui citato dell’Apocalisse? Riportiamo la traduzione della Bibbia di Gerusalemme: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. Quel “tutti”, insomma, non c’è. E non si tratta di un dettaglio, di un caso fortuito: non c’è perché non potrebbe esserci. Prima di descrivere la Gerusalemme Celeste, l’Apocalisse ha descritto la battaglia finale tra le forze del Bene e quelle del Male, nonché il Giudizio universale di Dio, dopo la resurrezione dei corpi: ed ecco cosa dice (20, 7-15):
Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magog, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.
Vidi poi un gran trono bianco e Colui che sedeva su di esso. Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé. Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.
Ha bestemmiato contro lo Spirito Santo
di Francesco Lamendola
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PAPA FRANCESCO E IL NATALE 2017 (CON QUALCHE NOTA)
Alcuni passi dagli interventi natalizi 2017 di Jorge Mario Bergoglio, tra consensi e perplessità.
Anche quest’anno gli interventi di papa Francesco dalla vigilia di Natale all’udienza generale di questa mattina, mercoledì 27 dicembre 2017, hanno offerto spunti di riflessione, suscitando come di consueto un misto di consensi e di perplessità. Ne riproduciamo alcuni passi che sembrano significativi per l’uno o l’altro verso. Con qualche annotazione.
Angelus di domenica 24 dicembre 2017 (parte dei saluti): “In queste ore che ci separano dal Natale, mi raccomando: trovate qualche momento per fermarvi in silenzio e in preghiera davanti al presepe, per adorare nel cuore il mistero del vero Natale, quello di Gesù, che si avvicina a noi con amore, umiltà e tenerezza. (NdR: è un consiglio indubbiamente da condividere… valido però laddove non ci siano presepi come quello di piazza San Pietro – quasi del tutto ‘terreno’ come abbiamo già notato – o ad esempio quello di don Massimo Biancalani a Vicofaro/Pistoia, in cui protagonista è –poteva essere altrimenti? - un gommone).
Messa di Mezzanotte/1 (omelia): “ Per decreto dell’imperatore, Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire. Dovettero lasciare la loro gente, la loro casa, la loro terra e mettersi in cammino per essere censiti. (…) Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra”. (NdR: Il paragone tra Maria e Giuseppe che raggiunsero Betlemme in virtù delle norme civili relative al censimento e quel che accade oggi per profughi e migranti è una vera e propria forzatura. E' legittimo pensare che tale paragone sia oggettivamente truffaldino, in chiave politica).
Messa di Mezzanotte/2 (omelia): “ Maria e Giuseppe, per i quali non c’era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza”. (NdR: che bisogno c’era di parlare del ‘documento di cittadinanza’? Mica sarà una reazione di dispetto per l’affossamento della legge sullo ius soli/ius culturae da parte del Senato italiano? Possibile? Francesco una volta ha detto che non si immischiava nella politica italiana (era il tempo della sciagurata legge sulle unioni civili)… però, poi, per dirla tutta, si è ben ’immischiato’ per stimolare l’approvazione dello ius sol invece affossato… Un fatto che del resto ha fatto saltare come prevedibile la mosca al naso dell’ineffabile direttore del catto-fluido ‘Avvenire’ che, nel commento di prima pagina apparso nell’edizione del 24 dicembre, in preda a delirio stizzoso, ha scritto di “una legge attesa da sedici anni e invocata come urgente dalla società civile (ma ‘quale’ società civile’?), associazionismo cattolico in prima fila (ma ‘quale’ associazionismo cattolico?), da almeno otto”. Ma dove, ma quando? Il seguito è ancora peggio, se possibile: Tarquinio accusa di ‘ignavia’ i senatori, di ‘mancanza di comprensione’, di ‘ostentata mancanza di rispetto per i giovani italiani (altra espressione gravemente truffaldina) con genitori stranieri’. Conclude accusando il Parlamento di ‘fine ingloriosa’ (da notare: non per le leggi contro la famiglia, non per le leggi contro la vita… ma per aver affossato la legge sullo ‘ius soli’/‘ius culturae’). Il titolo del commento è: “Ius culturae, politica in fuga”. Analogo a quelli dei commenti del noto Tommaso Cerno, condirettore di ‘Repubblica’: “La vergogna di un Parlamento che scappa”(23 dicembre) e “La fuga di fronte ai diritti” (27 dicembre). Più chiaro di così…
Messa di mezzanotte(3 (omelia): “ In quella notte, Colui che non aveva un posto per nascere viene annunciato a quelli che non avevano posto alle tavole e nelle vie della città. I pastori sono i primi destinatari di questa Buona Notizia. Per il loro lavoro, erano uomini e donne che dovevano vivere ai margini della società. Le loro condizioni di vita, i luoghi in cui erano obbligati a stare, impedivano loro di osservare tutte le prescrizioni rituali di purificazione religiosa e, perciò, erano considerati impuri. La loro pelle, i loro vestiti, l’odore, il modo di parlare, l’origine li tradiva. Tutto in loro generava diffidenza. Uomini e donne da cui bisognava stare lontani, avere timore; li si considerava pagani tra i credenti, peccatori tra i giusti, stranieri tra i cittadini. A loro – pagani, peccatori e stranieri – l’angelo dice: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,10-11). (NdR: questa immagine dei pastori di Betlemme può dispiacere a noi occidentali, avvezzi a considerarli un po’ romanticamente. Eppure in questo caso Francesco ha ragione, perché l’immagine restituita corrisponde alla realtà ebraica del tempo, in cui i pastori erano effettivamente mal considerati).
Messaggio ‘Urbi et orbi’ (giorno di Natale): (Vediamo Gesù nei bambini del Medio Oriente, dei bambini siriani, dei bambini dell’Iraq, dei bambini dello Yemen, dei bambini dell’Africa - soprattutto del Sud Sudan, della Somalia, del Burundi, della Repubblica democratica del Congo, della Repubblica Centroafricana, della Nigeria – della Penisola coreana, del Venezuela, dell’Ucraina) “Vediamo Gesù nei bambini i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli”. (NdR: e in quelli cui è stata rubata la vita? E in quelli cui è stata rubata l’infanzia non per motivi di lavoro o di guerra?)
Udienza generale di mercoledì 27 dicembre 2017: “Ai nostri tempi, specialmente in Europa, assistiamo a una specie di “snaturamento” del Natale: in nome di un falso rispetto che non è cristiano, che spesso nasconde la volontà di emarginare la fede, si elimina dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù. Ma in realtà questo avvenimento è l’unico vero Natale! Senza Gesù non c’è Natale; c'è un'altra festa, ma non il Natale. E se al centro c’è Lui, allora anche tutto il contorno, cioè le luci, i suoni, le varie tradizioni locali, compresi i cibi caratteristici, tutto concorre a creare l’atmosfera della festa, ma con Gesù al centro. Se togliamo Lui, la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente”. (NdR: qui quanto dice papa Francesco è del tutto condivisibile. Il problema è che alle parole dovrebbero seguire nella quotidianità comportamenti adeguati e coerenti, che mal si conciliano con i ‘però, tuttavia, ma anche, dialogare a oltranza, rinunciare alle proprie convinzioni – anche quelle fondate sul diritti fondamentali della persona - per non irritare l’altro, rifiutare la contrapposizione pubblica ove giustificata…)
PAPA FRANCESCO E IL NATALE 2017 (CON QUALCHE NOTA) – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 27 dicembre 2017
I POLACCHI REAGISCONO MALE AL MESSAGGIO NATALIZIO DI PAPA FRANCESCO
Sputnik ha raccolto dai social network la reazione dei polacchi al messaggio di Natale di Papa Francesco, nel quale ha ricordato che Giuseppe e Maria, così come milioni di persone oggi, ad un certo erano dei rifugiati.
La Polonia, insieme all’Ungheria e alla Repubblica Ceca, rifiuta di accettare i migranti sulle quote dell’UE. In questo caso, i polacchi, essendo uno dei paesi cattolici più zelanti in Europa, non può ignorare le parole del Pontefice. Pertanto, i media polacchi hanno citato con cautela il messaggio di Natale Papa Francesco, che ha definito Giuseppe e Maria dei rifugiati. Gli utenti polacchi sui social network non hanno reagito bene alle parole del Santo Padre.
“Noi, agnostici e atei polacchi, ascoltiamo voi, cattolici polacchi. Cosa ci dite a proposito?”
“È difficile riconoscerlo come un vero Papa, poiché Francesco è a favore dell’islamizzazione dell’Europa.”
“Il problema è che il cattolicesimo, o meglio, il vaticanesimo, grazie alla sua ricchezza ha più in comune con l’ebraismo che con il cristianesimo. La cosa più vicina al cristianesimo, forse, sono gli ortodossi, e dietro di loro i protestanti. Pertanto, il cattolicesimo e il cristianesimo non sono la stessa cosa.”
“Accidenti. Mi sembra che le idee di Francesco in qualche modo si adattino alle idee di Soros. Forse sono amici?”
“Grazie, Dio, per la saggezza del nostro Papa Francesco.”
“Questi nuovi arrivati verranno a destabilizzare l’ordine, imporre la loro fede/cultura/valori, non lavoreranno ma vivranno sulle spalle dei lavoratori europei. Berranno tutto il succo dell’Europa.
“Gli indigeni bianchi saranno sempre meno, ed emigreranno. Alla fine, non ci sarà più nessuno. E poi questi cosiddetti migranti inizieranno a morire, perché non ci sarà nessuno che lavori per loro. Così distruggerete il cristianesimo e spopolerete l’Europa. Che astuzia!”
tratto da sputnik
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