Corsi per fidanzati gay,
l'omoeresia si fa pastorale
Il portale Gionata è una piattaforma che si definisce così: “Portale su fede e omosessualità”. Gionata ha ospitato la testimonianza dei coniugi Corrado e Michela del gruppo Davide, gruppo di genitori con figli omosessuali. La coppia è impegnata da 25 anni nei corsi pre-matrimoniali ed hanno offerto questa loro esperienza sul campo a sette coppie omosessuali, tra cui c’erano anche alcune che volevano unirsi civilmente, organizzando quattro incontri ospitati da alcune comunità cristiane e monasteri. In breve si sono inventati i corsi fidanzati per coppie gay.
Corrado e Michela spiegano che “ci siamo sentiti interpellati dalla richiesta fattaci da sette coppie di ragazzi gay credenti e provenienti da tutt’Italia, di essere accompagnati in un cammino di discernimento sia per approfondire l’esperienza dell’amore di coppia nella loro realtà omosessuale che per un approccio serio e consapevole, per alcuni di loro, alle Unioni Civili”. Prima riserva: è errato parlare di “amore” nelle relazioni omosessuali. Non tutto ciò che percepiamo a livello sentimentale come amore, lo è davvero. Non ogni attrazione è umanamente e quindi moralmente sana. L’errore è anche sul piano teologico perché se esistesse anche l’amore omosessuale e se, come possiamo leggere nella Prima lettera di San Giovanni, “Dio è amore” (4,8) ciò comporterebbe che Dio è anche amore omosessuale, la qual cosa sarebbe una bestemmia.
La coppia poi aggiunge: “Tutti siamo oggetto dell’amore provvidente del Padre, nessuno è escluso dalla comunità di fede e ogni persona nella sua realtà è sacra: per questo ci è sembrato giusto accompagnare queste coppie che cercano la loro felicità, la loro vocazione, nello specifico progetto che Dio ha su di loro”. Vero è che tutti sono destinatari dell’amore di Dio, ma Dio ama l’uomo seppur peccatore, non ama il peccato del peccatore. Dio ti ama e ti chiama a salvezza, quindi ti chiama con forza ad abbandonare il peccato, che nello specifico si identifica nella relazione omosessuale. Ne consegue che il progetto di Dio su questi ragazzi omosessuali non è “continuate a vivere nell’omosessualità”, bensì “abbandonatela”. Con la grazia di Dio e il conforto umano ciò è sicuramente possibile. Chi ha cuore la felicità di questi ragazzi non può confortarli nel rimanere in una condizione che li vincola all’infelicità.
Corrado e Michela, nel loro report di questa esperienza di “pastorale”arcobaleno, affermano che un punto di “forza è stata la scoperta per noi genitori, preoccupati della felicità dei nostri figli gay, che anche una profonda relazione d’amore omosessuale, che si nutra di rispetto reciproco e del dono di sè all’altro, che sia fedele, che apra le sue porte a chi è debole e nel bisogno, è una relazione degna di essere vissuta e che nell’incontro con Gesù può trovare luce, speranza, consolazione. Per noi genitori l’Unione Civile non toglie ma aggiunge dignità etica a questa scelta”. La relazione omosessuale, come spiegano molte ricerche (cfr. tra i molti studi Gerard J. M. van den Aardweeg, La scienza dice NO. L’inganno del “matrimonio” gay, Solfanelli) non è rappresentativa di una donazione di sé, ma ne configura l’esatto contrario: una ricerca solipsistica e spesso narcisistica di sé. Si cerca l’altro uomo per confermare se stesso in un ruolo maschile che si percepisce latitante. L’Unione civile poi eleva a bene giuridico la relazione omosessuale che di suo è intrinsecamente disordinata. Quindi struttura civilmente un peccato.
Il racconto di Corrado e Michela, i quali – ne siamo certi – sono animati dalle migliori intenzioni, mette in evidenza alcuni capisaldi del processo omoeretico che si sta sviluppando in seno alla Chiesa e che potremmo così sintetizzare per punti. Primo: naturalizzare l’omosessualità, ossia sostenere che l’omosessualità è una naturale variante dell’affettività umana. Secondo: matrimonializzare la relazione omosessuale. Ciò a dirsi che a motivo della sua normalità, si può sovrapporre la relazione omosessuale al matrimonio. Terzo: eliminare il peccato relativo a condotte omosessuali. Il precedente punto porta a configurare una pastorale per le persone omosessuali dove il tema del peccato delle condotte omosessuali è sostituito dall’impegno contro ogni sorta di discriminazione. Impegno sicuramente lodevole, ma che non dovrebbe condurre a sopprimere il giudizio della Chiesa sugli atti omosessuali. Quarto: giudicare positivamente l’omosessualità non solo sul piano morale, ma anche su quello teologico. I precedenti punti non possono che portare a concludere che, transitando dal piano morale a quello teologico di fede, l’amore che Dio ha per la persona omosessuale si estende ad un (impossibile) amore divino per l’omosessualità. Detto in altri termini: dall’accoglienza (doverosa) per la persona omosessuale si transita all’accoglienza (da evitarsi) dell’omosessualità. Quinto: creare una pastorale a favore dell’omosessualità per il tramite dello strumento del silenzio assenso.
L’iniziativa di Corrado e Michela legittima anche sotto il profilo ecclesiale l’omosessualità. Infatti gli incontri si sono svolti nelle città di Milano, Bologna e Roma. I vescovi competenti per le diocesi in cui si sono svolti gli incontri non ne sapevano nulla? E se hanno saputo perché non sono intervenuti? E così il cerchio arcobaleno si è chiuso.
Tommaso Scandroglio
Radio Vaticana e le ospitate reciproche con l'icona gay
C’è una nuova aria che si respira in Vaticano per quello che riguarda l'approccio al mondo LGBT? Sembrerebbe di si, a dispetto delle dichiarazioni severe del Pontefice in tema di matrimonio, famiglia e ideologia Gender…Solo qualche giorno fa la Nuova BQ trattava delle iniziative e dei commenti di un sacerdote italiano molto mediatico e a la page, commentatore su Novella 2000 e Avvenire, è titolare di un blog dal titolo umile: “Come Gesù". Commentatori impietosi è scherzosi sui social l'hanno ribattezzato rapidamente “il James Martin De noartri”. James Martin, come ben sapete, è il gesuita americano che si è fatto alfiere delle tematiche LGBT all’interno della Chiesa, e ha scritto di recente un libro su questo tema che gli è valso alcune caritatevoli ma sinceramente verità da parte del card. Robert Sarah.
Ma torniamo in Italia. Abbiamo visto qualche giorno fa l’annuncio di un convegno previsto nel bellissimo palazzo Borrromeo, che ospita l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. L’annuncio è stato dato dalla Radio Vaticana con questo comunicato:
"Interferenze": è il titolo del convegno che l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e la Segreteria vaticana per la Comunicazione organizzano venerdì 15 dicembre 2017 a Palazzo Borromeo a Roma. L'evento vuole soffermarsi sull’attualità della Radio nell’ambiente digitale contemporaneo, nella ricorrenza dell'80° anniversario della morte di Guglielmo Marconi, avvenuta nel 1937 (il 20 luglio), e dalla feconda collaborazione tra il premio Nobel e lo Stato vaticano nei primi decenni del secolo scorso, con l'inaugurazione nel 1931 dell'emittente pontificia. A ripercorrere questo cammino sono stati invitati accademici e ‘addetti ai lavori’ che offriranno la propria testimonianza dopo i saluti di Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, e di mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione.
Tra i relatori figurano: il prof. Enrico Menduni, dell’Università Roma Tre, uno dei massimi studiosi di radio in Italia, e la prof.ssa Raffaella Perin, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autrice del libro ‘La Radio del Papa: propaganda e diplomazia nella Seconda Guerra Mondiale’. Seguiranno gli interventi di Gerardo Greco, direttore del Giornale Radio Rai e di Radio1; Pierluigi Diaco, giornalista e conduttore di Rtl 102,5; Federico di Chio, direttore marketing strategico Mediaset; Fabio Volo, conduttore di Radio DeeJay. In conclusione il saluto di Riccardo Cucchi, voce di ‘Tutto il calcio’. Modera Laura De Luca, giornalista di Radio Vaticana Italia. Ad arricchire il convegno un breve percorso storico incentrato sull’opera di Marconi in Vaticano, attraverso foto e cimeli di inestimabile valore come il celebre microfono costruito dallo stesso Marconi che Pio XI utilizzò il 12 febbraio 1931 per il primo radiomessaggio al mondo diffuso in occasione dell’inaugurazione della Radio Vaticana”.
Il nome che ci ha colpito, e che ha colpito anche le persone che ci hanno segnalato l’evento sin dai lontani, è quello di Pierluigi Diaco. Pierluigi Diaco è un collega molto noto, che all’inizio di novembre ha celebrato la sua unione civile con il suo partner, e che ha annunciato in maniera molto mediatica la sua omosessualità. Ora, tutto questo non c’entra niente con la sua professionalità, è ovvio. Ma la curiosità resta di sapere come mai fra centinaia di colleghi della radio e della televisione la scelta sia caduta proprio su di lui, che le vicende personali hanno naturalmente trasformato in un’icona della battaglia LGBT.
I due, Viganò e Diaco si conoscono da tempo. Da quando l'attuale prefetto è ospite fisso della trasmissione che Diaco conduce su Rtl Non stop News, che dà il buongiorno ai very normal people tutti i giorni. Ogni lunedì Viganò ha una sua striscia con i conduttori chiamata Buongiorno sono Francesco, nella quale si parla di attualità vista con gli occhi del pontefice regnante. E infatti proprio questa mattina Viganò ha aperto le porte ai conduttori, Diaco in testa, proprio dal museo di Radio Vaticana e la diretta della trasmissione dalle 6 alle 9 è andata in onda da lì. Insomma: un favore ricambiato e reciproco, tra i due, in vista del convegno.
Ma c'è di più: l’assistente spirituale dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede è mons. Pasquale Spinoso, amico intimo di don Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria della Comunicazione sin dai tempi in cui lavoravano entrambi a Circonvallazione Aurelia, alla Cei. D’altronde mos. Viganò da prefetto ha nominato consultore della Segreteria della Comunicazione padre James Martin sj. Ecco, forse tutto questo non è così casuale come potrebbe apparire…
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