ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 14 dicembre 2017

“Un personaggio difficile da capire”?

Cosa c’è dietro la riabilitazione di Giuda da parte di Francesco?




In difesa di Giuda, salvato dalla Misericordia di Cristo?


In tre diverse occasioni, Francesco ha elogiato Giuda pubblicamente, suggerendo che l’apostolo che ha tradito Nostro Signore Gesù Cristo è una personalità incompresa e che “la fine della sua storia” non è forse l’Inferno.
Non dovremmo sorprenderci, visto che in altre occasioni lo stesso Papa, assicurandoci che sta seguendo la tradizione di Giovanni Paolo II, propone che l’Inferno come luogo fisico non esiste nemmeno.

Il più recente tentativo di riabilitare Giuda lo si trova nel libro Padre Nostro, un’intervista concessa a don Marco Pozza. In un estratto pubblicato da Il Corriere della Sera il 23 novembre 2017 rivela la negazione di Francesco del tradizionale insegnamento cattolico che Giuda è stato condannato. Delle tre persone coinvolte nella Passione di Cristo - San Pietro, il buon ladrone e Giuda - Papa Bergoglio afferma che “quella che mi commuove di più è la vergogna di Giuda”.


Egli prosegue nella storia, presentando Giuda come “un personaggio difficile da capire”: innanzitutto si pente sinceramente; secondo, i “giusti” - i sacerdoti - lo respingono; in terzoluogo, “lui se ne va con la colpa che lo soffoca. … il poveretto se ne va, non trova una via d’uscita e si impicca”
Un ritratto simpatico del traditore Giuda, che, secondo il Papa, è lui stesso tradito dalla mancanza di misericordia dei “giusti”, i sacerdoti ...



Il capitello che Francesco ammira e che tiene esposto dietro la sua scrivania

Poi, va avanti alla ricerca di una supposta  “prova” medievale per la sua teoria secondo cui Giuda potrebbe essere salvato: «Ma c’è una cosa che mi fa pensare che la storia di Giuda non finisca lì... Magari qualcuno penserà: “Questo Papa è un eretico...”. Invece no! Andate a vedere un capitello medievale nella basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay, in Borgogna [Francia]. … In quel capitello, da una parte c’è Giuda impiccato, ma dall’altra c’è il Buon Pastore che se lo carica sulle spalle e lo porta via con sé.»

Francesco confessa di amare quella particolare scultura e la sua falsa interpretazione, così tanto che ne ha una foto dietro la sua scrivania in Vaticano per aiutarlo a meditare sulla grande misericordia di Dio. «Sulle labbra del Buon Pastore c’è un accenno di sorriso non dico ironico, ma un po’ complice.», spiega.

Per chiunque abbia una mediocre conoscenza dell’arte e della teologia medievali, questa interpretazione è un palese travisamento della Storia. Per prima cosa la colonna della Basilica di Vézelay che ospita le reliquie di Santa Maria Maddalena, presenta ovviamente Giuda come il traditore e un simbolo di orrore e lo offre al pubblico disprezzo: la sua lingua è grottescamente fuori dalla bocca e gli occhi saltano fuori follemente quando si stringe il cappio che ha modellato per se stesso nella disperazione.

Questo capitello fu scolpito tra il 1115 e il 1120, ci dicono i libri di Storia dell’Arte, ed al pari di altre rappresentazioni simili in altre chiese, serviva a portare graficamente alla mente dei fedeli il terribile destino dell’apostolo che tradì Cristo, che fu creduto e predicato essere tra i fuochi eterni dell’Inferno. Questo è infatti il luogo in cui Dante - seguendo il tradizionale insegnamento cattolico - pone Giuda, nella fossa più profonda, o il nono cerchio, nella giaccia del Cocito, riservato ai più grandi traditori.



L’uomo che porta via il cadavere, difficilmente potrebbe essere il “Buon Pastore” o Gesù Cristo, come pretende Papa Bergoglio. Nell’XI secolo Cristo è sempre stato rappresentato nelle pitture e nelle sculture con un alone divino, la barba e sempre vestito con una lunga tunica, l’abito senza cuciture che la Madonna aveva tessuto per lui.





Abiti medievali degli operai

Questo uomo rasato con la sua corta tunica da operaio e senza aureola, sta chiaramente svolgendo il lavoro spiacevole di portare via il corpo del suicida Giuda che, secondo l’usanza, ricevette una vergognosa sepoltura dopo il tramonto. Quindi, l'espressione “ironica” del lavoratore che Francesco preferisce interpretare come una sorta di “complicità” di Cristo con il crimine di Giuda, non ha niente a che fare con sentimenti di empatia; essa esprime invece semplicemente la ripugnanza di quell’operaio nel dover portare un carico così disgustoso.

Francesco, così ansioso di riabilitare Giuda e immaginando che possa essere salvato, falsifica palesemente non solo il simbolismo della colonna di Vézelay, ma anche la teologia medievale.

Altri esempi in cui Francesco mostra di voler salvare Giuda

Questa non è la prima volta che Francis ha cercato di salvare Giuda. Egli ha parlato di questa stessa colonna della Basilica di Vézelay in un’intervista con la rivista tedesca Zeit, dell’8 marzo 2017, utilizzandola sempre per una presunta lezione di insegnamento della teologia medievale sulla misericordia di Cristo e la possibile salvezza di Giuda.

«Non dico che Giuda sia in Paradiso e salvato, ma non sostengo il contrario», ha affermato Francesco. «Posso solo dire, guardate questo capitello e a quello che pensavano i monaci del Medioevo, che hanno insegnato il catechismo con le loro sculture. E guardate la Bibbia in cui è detto: Quando Giuda prende coscienza della sua azione, va dai sommi sacerdoti. La Bibbia usa la parola pentimento, forse non ha chiesto perdono, ma si è pentito.»



Un'altra raffigurazione medievale di Giuda impiccato
con i diavoli che lo aiutano
Niente potrebbe essere più lontano dall’insegnamento cattolico. Sin dai tempi dei primi Padri della Chiesa, la Chiesa ha giudicato il suicidio come un peccato mortale, come un atto di ingiustizia nei confronti di Dio Creatore e una grave offesa contro la carità che l’uomo deve a se stesso. Così, ha condannato questo atto di disperazione come un crimine atroce e ha negato la sepoltura cristiana alla persona che si è suicidata. A questo peccato mortale, Giuda aggiunse il crimine di aver tradito l’Uomo-Dio. Questo è stato l’insegnamento costante dei monaci del Medioevo, non l’assurdità di Francesco.

Infine, nell’omelia del 6 dicembre 2016 sulla tenerezza di Dio, Papa Bergoglio descrive Giuda simpaticamente come una “pecorella smarrita” che si era pentita. “Credo che il Signore prenderà quella parola [pentimento] e la porterà con Lui”, ha detto. Questo pentimento ci dice che fino alla fine “l’amore di Dio ha operato nell’anima di Giuda”.

Seguendo l’insegnamento di von Balthasar

Perché Francesco sta cercando di riabilitare Giuda? Diversi blog si fanno questa domanda, facendo finta che Francesco sia il primo Pontefice a sostenere tale cattiva dottrina.
In realtà, egli sta solo fornendo le parole all’insegnamento del prete teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, un mentore di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Entrambi questi pontefici hanno sostenuto in modo accorato l’insegnamento di von Balthasar, ed hanno avuto solo il massimo elogio per il teologo chiamato “il più importante del XX secolo”. Il card. Ratzinger ammirò così tanto i suoi insegnamenti che fondò a Roma la Casa Balthasar, per diffondere i suoi insegnamenti, specialmente tra i seminaristi.



Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger considerano von Balthasar un maestro
e seguono il suo insegnamento sull'Inferno

Come ha giustamente dimostrato Atila Guimarães, nel suo libro Animus Injuriandi I (Voglia di offendere), von Balthasar fu uno dei primi difensori del tradimento di Giuda. A differenza di Francesco, che ripete a pappagallo il pensiero di von Balthasar col suo normale incoerente e ridicolo modo di fare, il teologo svizzero mise su con cura una teologia del tutto nuova per salvare Giuda dalla condanna eterna.

Seguendo il ragionamento del teologo, sarebbe stato Dio Padre a tradire Cristo, abbandonandolo ad una morte crudele. Quindi, il Padre avrebbe fatto per primo quello che Giuda fece dopo. Come sottolinea Guimarães, il lettore si trova costretto a concordare con von Balthasar che o entrambi sarebbero traditori - Dio Padre e Giuda - o nessuno dei due è colpevole.
Guimarães continua: “Secondo von Balthasar, quindi, Giuda fu scelto da Dio per interpretare il ruolo di Suo rappresentante”. Con ciò, il teologo assolve Giuda, presentandolo come un ministro di Dio, che eseguì la sentenza del Padre (Animus Injuriandi I, pp. 48-50).

In un’altra opera, von Balthasar appoggia la teoria del poeta francese Charles Péguy, sulla base della quale egli immagina che l’amore di Cristo per Giuda, mentre si trovava appeso alla croce, fosse così grande che gridò come “un pazzo” per esprimere la Sua mancanza di condivisione sulla dannazione del traditore. Ora, è già abbastanza brutto presentare Nostro Signore come un pazzo, ma supporre che le ultime parole di Cristo al Padre, nella sua agonia, siano state ispirate dalla pietà per Giuda è blasfemo. Von Balthasar continua a dipingere un’immagine di Giuda che susciti la nostra simpatia allo scopo di diminuire il giusto orrore che dovremmo avere per il suo tradimento (ibid., Pp. 51-53).



Giovanni Paolo II abbraccia il suo mentore von Balthasar


Questo è l’insegnamento romanzesco di von Balthasar, elogiato e sostenuto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Adesso Francesco sta solo ripetendo la stessa storia.

Per concludere, faccio notare che von Balthasar va oltre la semplice simpatia per Giuda. Animus Injuriandi I dimostra che egli propone una “Chiesa dei condannati”. La chiama “la Chiesa preferita da Nostro Signore. Cristo è unito sia al cattivo ladro sia a Giuda - i dannati e i più abbandonati, come Cristo stesso - e discende con loro nell’Inferno. Quindi, Egli redime tutti i dannati dell’inferno e ascende con loro in Cielo, lasciando l’Inferno vuoto (Ibid., pp. 161-162, 165-166).

Come sottolinea lo studio di Guimarães: “Se qualcuno che voleva distruggere la Fede e la Chiesa cattolica stava cercando una spiegazione teologica per questo scopo, difficilmente avrebbe potuto trovare una tesi più comoda di quella esposta da von Balthasar” (Ibid., P 176).

Vediamo che i confusi tentativi di Francesco di riabilitare Giuda si basano su una teologia molto più profonda e più offensiva di quella che potrebbe tirar fuori lui sa solo; ed è la teologia progressista che ha ispirato il Vaticano II e la Chiesa conciliare.



Una raffigurazione del XV secolo del sucidio di Giuda.
Il diavolo porta via la sua anima.

di Marian T. Horvat




Pubblicato sul sito americano Tradition in action

L'impaginazione è nostra 


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2259_Horvat_Riabilitazione_Giuda.html

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