ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 18 dicembre 2017

La via dell'inferno è aperta e larga


NEOCHIESA: INFERNO DI FALLITI


I Santi hanno visto l’inferno e il papa? Ecco da chi è formata la neochiesa modernista e progressista: da un esercito di falliti e frustrati, residuati della stagione della contestazione, carichi di rancore e bramosi di rivalsa 
di Francesco Lamendola   
 

Farebbero sorridere, se non suscitassero indignazione, le parole di padre Arturo Sosa Abascal sulla non esistenza del diavolo: perché,se il diavolo non esiste, non esiste neppure l’inferno; e se l’inferno non esiste, allora il cristianesimo è una menzogna e Gesù Cristo è venuto sulla terra per niente, dal momento che le anime non corrono alcun pericolo di dannazione e che il male non doveva essere affrontato e vinto dal Figlio di Dio, per riscattare l’umanità che giaceva sotto il suo dominio. Ma che l’inferno esista, ed esistano pure i diavoli, non è affatto una opinione personale di qualcuno, di qualche cattolico tradizionalista e bigotto: è parola del Magistero, e, prima ancora, parola di Dio. Gesù ne ha parlato spesso; lo ha affrontato faccia a faccia, nel deserto, quando ha subito le sue tentazioni, e le ha vinte; e poi, lungo tutta la sua vita terrena, quando ha liberato una quantità d’indemoniati. Anche gli altri testi del Nuovo Testamento, le lettere di san Paolo, quelle di san Pietro, i due principi degli Apostoli, parlato del diavolo e della sua terribile realtà; e così pure l’Apocalisse, che descrive la battaglia finale fra le armate del diavolo e gli Angeli del Signore.  Non solo: molti Santi e Sante, anche nei tempi moderni, hanno visto l’inferno: la beata Anna Katharina Emmerick, Jean-Marie-Vianney, il santo curato d’Ars, san Giovanni Bosco, santa Faustina Kowalska, suor Lucia dos Santos, padre pio da Pietrelcina: lo hanno visto così come voi vedete le case di fronte, quando uscite in strada dal vostro portone; lo hanno visto e ne hanno riportato un’impressione fortissima, incancellabile. Ne hanno poi parlato, naturalmente, per mettere in guardia le anime contro il pericolo di finire in esso.

“Non si sa”?

Si andrà tutti in paradiso?





Intervista di François Billot de Lochner all’Abbé Guy Pagrès per presentare il suo libro “Giuda, è all’inferno?”, con sottotitolo: Risposte a Hans Urs von Balthasar (con una supplica al papa) – 16 dicembre 2017
François Billot. – Cari amici, ho la grande gioia e l’onore di avere ospite l’Abbé Pagrés, della diocesi di Parigi, che ha scritto diversi libri, e il titolo del suo ultimo libro, che presentiamo oggi è: “Giuda, è all’inferno?”, con un sottotitolo interessante: “Risposte a Hans Urs von Balthasar, che, come tutti sapete, è un famoso teologo della fine del XX secolo.
Il Cardinale Muller, prefetto della Dottrina della Fede, con un messaggio personale, ha dato un completo sostegno al suo libro. Allora, la prima domanda che le porgo, signor Abate, riguarda il titolo del suo libro, piuttosto provocante: “Giuda, è all’inferno? Esiste l’inferno?
Abbé Guy. -Io penso che oggi la risposta a queste due domande, contestate in generale nella chiesa, tendono a far credere che l’inferno sia vuoto e che quindi nemmeno Giuda vi sia in esso. Ho inviato la mia opera a diversi vescovi chiedendo che mi facessero una prefazione, ma nessuno fra essi è stato in grado di dirmi che Giuda è all’inferno. Tutti mi hanno risposto: “Non si sa”.

Anche Troia ha il suo presepe


Se nel presepe Gesù Bambino sembra un intruso

Alla fine ci sono andato. A vedere il presepe di piazza San Pietro. Ieri è stato il mio amico pizzaiolo di Borgo Pio a spingermi: «Ci vada, ci vada, poi mi dirà».
Gli ho chiesto: non le è piaciuto?
«Per niente».
E perché?
«Mi ha messo a disagio. Con quell’uomo nudo in primo piano, il palestrato. Ma che? È un poveretto quello? Andiamo! Sembra appena uscito da un centro benessere. E poi Maria e Giuseppe sono persi là in mezzo, quasi nascosti dagli altri personaggi. Ci vada, ci vada, poi ne parliamo».

Il bardotto di Troia

ANONIMI DELLA CROCE RICORDA AL TEOLOGO ANDREA GRILLO ALCUNE COSE CATTOLICHE SULLA TRANSUSTANZIAZIONE.




Anonimi della Croce, l’interessante blog di informazione vaticana ed ecclesiale, è in piena polemica con Andrea Grillo, un docente di teologia molto noto e molto mediatico, che insegna a Roma, a Sant’Anselmo. Il suo nome era circolato nei mesi scorsi come uno dei membri del gruppo(?) commissione(?) think tank (?) tavolo di lavoro (?) che avrebbe studiato la possibilità di una “messa ecumenica”, una celebrazione a cui potessero partecipare sia cattolici che protestanti. Alla fine il Vaticano ha smentito l’esistenza di una tale commissione (che peraltro non era mai stata nominata ufficialmente, e quindi era assolutamente smontabile). Che però qualcuno, alcuni abbiano lavorato all’ipotesi è un’altra storia. Ora il centro di quel problema era proprio il centro della polemica fra Grillo e gli Anonimi: e cioè la transustanziazione.

La sua cavalla

Maria Caram, la "suora" blasfema della neo-chiesa bergogliana



Nel novero dei personaggi impresentabili della setta conciliare merita in esser inserito il nome di Lucia Caram, suora domenicana di clausura (?) di origine argentina che lo scorso febbraio, nel corso di un programma spagnolo (qui), ha bestemmiato la sacra Verginità di Maria Santissima affermando: 
Maria e Giuseppe avevano una relazione normale di coppia che ovviamente comportava anche fare sesso come tutte le coppie normali.

Un cavallo di Troia


Samir: moschea sul terreno della Chiesa? Una follia


Un cavallo di Troia. E’ la costruzione della moschea di Sesto fiorentino su terreni ceduti dalla diocesi di Firenze all’Ucoii. Ne è convinto padre Samir Kahlil Samir, gesuita e islamologo di fama internazionale che non ha mai taciuto sul rischio di islamizzazione dell’Occidente. Secondo Samir, in questa intervista alla Nuova BQ, la decisione del vescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, è provocata da un irenismo in buona fede, ma miope. La prima conseguenza infatti sarà che le associazioni islamiche andranno alla ricerca di altri terreni in altre diocesi per quella che diventerà un’operazione di conquista su larga scala. Una conquista islamica di cui non ci si vuole accorgere e che lui si incarica di denunciare nella scomoda parte di Cassandra.

Locutus chi?

Buenos Aires contro Roma. Con Bergoglio in ambedue le squadre, e arbitro        


"Roma locuta, causa finita"? Niente affatto. Anzi, la controversia sul capitolo ottavo di "Amoris laetitia" sembra adesso ancor più arruffata di prima. Basti vedere che cosa accade nella diocesi di Roma, la diocesi di cui il papa è vescovo, dove le istruzioni riguardo alla comunione ai divorziati risposati sono molto più restrittive rispetto a quelle dettate dai vescovi della regione di Buenos Aires e approvate per iscritto dallo stesso papa.
L'enigma è sorto proprio dalla pubblicazione sugli "Acta Apostolicae Sedis" della lettera in cui Francesco non solo approva le linee guida dei vescovi argentini, ma scrive  che "no hay otras interpretaciones", non ci sono altre interpretazioni.
Se questa frase fosse presa alla lettera, infatti, anche la diocesi di Roma dovrebbe applicare i criteri adottati dai vescovi argentini con l'approvazione esplicita di Francesco.
Ma non è così. Perché la diocesi di Roma continua ad attenersi a criteri suoi, stabiliti ancor prima che i vescovi della regione di Buenos Aires pubblicassero i loro. Portano la firma dell'allora cardinale vicario Agostino Vallini (nella foto), che ne diede lettura solenne il 19 settembre 2016 nella cattedrale di San Giovanni in Laterano, anche in questo caso – si sa per certo – con l'approvazione del papa:

«Amici di Francesco»?


Le intenzioni del Papa non cambiano la dottrina


Recentemente è stato resto noto che il 5 giugno scorso papa Francesco aveva ordinato la pubblicazione negli Acta Apostolicae Sedis di due documenti, specificando che essi costituiscono «magisterium authenticum»: si tratta di una lettera con cui egli approvava i provvedimenti adottati dai vescovi della regione ecclesiastica di Buenos Aires per applicare nel proprio territorio le direttive pastorali dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia (AL), e del testo di quel pronunciamento episcopale. La pubblicazione di questi documenti ha fatto esultare alcuni cattolici che ne hanno assunto la difesa d’ufficio contro altri cattolici (non esclusi autorevoli teologi e nemmeno alcuni eminenti uomini di Chiesa, come ad esempio i cardinali Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Joachim Meisner, Robert Sarah e Gerhard Ludwig Müller), etichettati come «nemici del Papa».

Chi ha il senso della dignità


GESU' E DIGNITA' DELLA MORTE


I fautori dell’eutanasia e i loro “colleghi moderati” del testamento biologico giocano tutti i loro argomenti sul concetto-chiave della "dignità del morire", ma che forse la morte in croce di Gesù Cristo è stata poco dignitosa? 
di Francesco Lamendola  


I fautori dell’eutanasia e i loro “colleghi” solo apparentemente più moderati, quelli del testamento biologico, giocano tutti i loro argomenti intorno a un concetto-chiave: quello della dignità del morire. Ciascuno, essi dicono, in presenza di gravi malattie invalidanti e incurabili, ha il diritto di scegliere per sé una morte “dignitosa”. Non dignitoso, dunque, per essi, è lasciare che la natura faccia il suo corso e che Dio chiami a sé una persona, quando ritiene che sia giunto il tempo; e, imbrogliando le carte, fanno passare per “accanimento terapeutico” anche la normale somministrazione delle cure di mantenimento, nonché l’alimentazione, l’idratazione e la ventilazione di un organismo non più capace di svolgere da sé tali funzioni, ma, per tutto il resto, ancora pienamente efficiente e funzionante (la povera Eluana Englaro, ad esempio, quando venne lasciata spegnersi per disidratazione, cosa che le provocò un arresto cardiaco) aveva ancora le mestruazioni). Per svelare il sofisma dietro cui si nascondono, come sempre fanno e sempre hanno fatto, i radicali e tutti gli altri sostenitori di un siffatto “diritto della persona” e di una tale “battaglia di civiltà”, ben decisi, in effetti, a far passare il principio che l’uomo deve essere riconosciuto come il padrone della morte (non potendo esserlo, o non altrettanto bene, pure della vita), è necessario allora fermarsi a riflettere su che cosa sia la “dignità”; solo allora si potrà valutare serenamente e obiettivamente se una certa morte si possa considerare “dignitosa” oppure no. 

domenica 17 dicembre 2017

A chi, o a che cosa, stanno obbedendo?


METANOIA E PECCATO


Il neoclero non predica la metanoia, ma il peccato. Ecco perchè la neochiesa ha rinunciato, o sta rinunciando, alla prima delle sue funzioni essenziali, "l’esortazione alla penitenza" e alla seconda: "l’annuncio del Vangelo" 
di Francesco Lamendola   

  

La ragion d'essere della Chiesa è la giustificazione delle anime davanti a Dio, cioè la loro salvezza eterna; e la salvezza delle anime, per il cattolico, viene da due cose: la conversione (metanoia) dell'anima, che riconosce in Dio il Bene supremo e che si distacca dall'amore disordinato di sé per giungere all'amore ordinato, frutto del nuovo orientamento complessivo della propria vita, interiore ed esteriore, sia con la fede, sia nelle opere; e l'accoglienza della divinità di Cristo, della sua missione redentrice e del suo valore insostituibile. Di queste due cose essenziali, la Chiesa persegue la prima mediante l'invito alla penitenza, alla mortificazione dell'io, alla presa di coscienza della condizione di peccato nella quale vivono le anime che si tengono lontane da Dio; la seconda, mediante l'annuncio della Rivelazione, la predicazione del Vangelo, l'apostolato della preghiera  e delle opere. O, almeno, così faceva la Chiesa fino a qualche tempo fa; così aveva sempre fatto, ed era scontato che facesse, fino alla “stagione” del Concilio Vaticano II.

Con misericordia e predilezione


https://w2.vatican.va/content/dam/francesco/images/elezione/img/stemma-papa-francesco.png

“Io denunciato dal Vaticano per 4 bandierine, ora rischio il carcere.” La doppia morale della Santa Sede


La doppia morale dello Stato Pontificio che accoglie tutti ma anche no. 
di Riccardo Corsetto
“Ricevere migrati è un comandamento di Dio”. Le parole del Santo Padre, pronunciate sul volo AV150 che a settembre lo riportava dalla Colombia in Italia risuonano amare nella mente di Romio, soprannome di Khan Mohammed Reazul Karim, arrivato a Roma da Chittagong, Bangladesh. E sì perché Romio, a differenza di tanti migranti ha un permesso di soggiorno e un lavoro in proprio, e forse proprio per questo si è visto denunciare dalla Guardia di Finanza per aver esposto nel suo negozio di Tour operator, nel quartiere Trionfale, a pochi passi dal Vaticano, quattro bandierine con l’immagine del Papa. Se fosse stato irregolare e abusivo ambulante non se lo sarebbe filato nessuno. Ma lui ha aperto un negozio, ha una mente imprenditoriale, organizza tour per turisti nel centro di Roma e in Vaticano, ed è sicuro che a mandargli la Finanza sia stata proprio la Città Santa.

Una Maria qualsiasi e un generico Giuseppe.

Don Bello, Enzo Bianchi,il film di animazione Gli eroi del Natale. Tutti assieme appassionatamente per dissacrare, predicare il sincretismo, diffondere l’apostasia.
Il mensile religioso e culturale dell’Opera Don Guanella, «La Santa Crociata in onore di San Giuseppe», ha pubblicato in questo mese di dicembre un articolo di Monsignor Tonino Bello, il Vescovo che «Famiglia cristiana» ha definito «Il sognatore di Dio che anticipò Papa Francesco» (20 aprile 2016). L’articolo riguarda la profanazione dell’immagine di Maria Santissima, di cui ieri abbiamo celebrato l’Immacolatezza. Il titolo è già preludio della dissacrazione mariana che si svilupperà nella pagina del periodico: Maria, donna gestante. Che freddezza! Sembra la titolazione di una cartella clinica. Vale la pena proseguire per comprendere quanto abbia fatto male l’inculturazione delle menzogne moderniste a molti uomini di Chiesa, di cui Monsignor Bello – che qualcuno vorrebbe pure innalzare all’onore degli altari –  è notevole esponente:

Nessun papa è padrone della Chiesa



Un papa non può fare quello che vuole solo perché è papa

Il padre Gerald Murray, sacerdote e canonista dell’arcidiocesi di New York, ha spiegato in una trasmissione televisiva perché nessun papa è padrone della Chiesa, aggiungendo che se l’Amoris Laetitia fosse stata scritta dall’allora card. Bergoglio, sarebbe stata sicuramente rifiutata da Roma, perché non in linea col magistero perenne della Chiesa. Abbiamo tradotto per voi il resoconto fatto dal sito LifeSiteNews.
di Dorothy Cummings McLean (14-12-2017)
Un sacerdote e canonista dell’arcidiocesi di New York ha dichiarato – durante una popolare trasmissione televisiva – che l’Amoris Laetitia non sarebbe stata accettata come magistero autentico quando Francesco era solo un cardinale.

Spes nostra salve!

Il piano di Maria Santissima (VIDEO)


54:48

Serafino Tognetti (VIDEO)

Dietro le lacrime di gioia di Emma Bonino


BENVENUTI ALL'INFERNO        


Bisogna aver rinunciato a ogni pietà se non si vuole almeno morire cristianamente (Pascal). Le lacrime di gioia di Emma Bonino e il padre nobile dell’eutanasia dell’irreligiosità e di ogni forma di edonismo: Michel De Montaigne 
di Francesco Lamendola  

  

Dietro le lacrime di gioia di Emma Bonino per l’approvazione, in Parlamento, dell’ennesima legge di morte, c’è un padre nobile, si fa per dire, che da quattro secoli e mezzo stende la sua ala malefica su tutti i seguaci dell’eutanasia, dell’irreligiosità e di ogni forma di edonismo: Michel De Montaigne (1533-1592), uno dei fondatori della modernità, i cui Saggi sono fra le opere meno lette e conosciute dal grande pubblico, e tuttavia più radicate e più vive che mai nella coscienza e nella mentalità degli uomini d’oggi.
Dietro un velo di stoicismo paganeggiante e di falsa filosofia umanista, Montaigne ha gettato le basi, forse più di chiunque altro, dell’atteggiamento egoistico, sdegnoso, superbo, che caratterizza gli uomini contemporanei, specialmente per quanto attiene alla sfera dei loro insindacabili “diritti” personali, primo fra tutti quello di morire come e quando si vuole, senza doverne render conto ad alcuno e tanto meno a Dio. Più scettico, a ben guardare, che stoico, e più brillante che profondo, più polemista che pensatore; più philosphe, insomma, ossia pretenzioso venditore di fumo, di tutti i piholosphes dell’illuminismo; petulante, ma con aria di finta modestia, e saccente, ma con l’apparenza di una certa qual moderazione, narcisista e ipocrita alla Petrarca, ma senza gli scrupoli del nostro; anzi, così francamente egoista e opportunista da scappare da Bordeaux, della quale era stato a lungo sindaco, all’avvicinarsi di un’epidemia di peste, per ritirarsi a fare lo splendido pensatore nella torre piena di massime greche e latine; e così cattivo maestro da adottare come “figlia” l’antesignana delle femministe odierne, Marie de Gournay: ebbene, l’eredità che Montaigne ha lasciato all’Europa è molto più “pesante” e molto più negativa di quanto si potrebbe a prima vista immaginare. Tanto più che l’uomo era indubbiamente intelligente e che alcune sue intuizioni sono valide, originali, illuminanti; ma quel che gli manca, per essere un vero filosofo, è la visione d’insieme, nonché la profondità nell’affrontare le questioni speculative; e quel che gli manca semplicemente come uomo virtuoso, è il senso di responsabilità verso i lettori e gli ammiratori, ai quali ha trasmesso una visione della vita cinica, edonista, materialista, chiusa a ogni trascendenza, refrattaria a ogni luce proveniente dall’alto, esasperatamente immanentista, e radicalmente indifferente rispetto alla decisiva questione della morale universale. Oggi quasi tutti gli intellettuali occidentali, e anche parecchi teologi e sacerdoti nominalmente cattolici, papa Francesco compreso, sono convinti che, per distinguere il bene dal male, è più che sufficiente fare appello alla coscienza individuale: un’idea che è tipica di Montaigne e che proprio lui ha verniciato e nobilitato così da farla apparire non solo perfettamente logica e naturale, ma anche rispettabile e ammirevole, mentre, prima di lui, la grande maggioranza dei filosofi europei era d’accordo sul fatto che solo una morale universale, e dunque la morale cristiana, potesse garantire equilibrio agli esseri umani, e stabilità al corpo sociale. La sua attenuante, in teoria, è quella d’essere vissuto al tempo delle feroci guerre di religione che sconvolsero la Francia nella seconda metà del XVI secolo; ma è un’attenuante generica e poco persuasiva, perché nessuno si sognerebbe di “giustificare” certi cattivi maestri del XX secolo per il fatto che ebbero la sfortuna di vivere al tempo delle due guerre mondiali, del comunismo, del nazismo e della bomba atomica.

Paganesimo pre-cristiano

Si smetta di celebrare messe funebri per chi si fa cremare

Una soluzione alla crescente scarsità di sacerdoti che sta spingendo le diocesi, all’avanguardia Bolzano, ad affidare i funerali ai laici. Postilla al biotestamento


Postilla al biotestamento. Vista la crescente scarsità di sacerdoti che sta spingendo le diocesi, all’avanguardia Bolzano, ad affidare i funerali ai laici, con una disintermediazione che è una protestantizzazione nei fatti, si smettano di celebrare messe funebri per chi ha lasciato detto di farsi cremare. 

sabato 16 dicembre 2017

Il mondo che ascolta i suoi messaggi, li applaude e li segue

A tu per tu col maligno

Nel libro del padre Gesuita Domenico Mondrone (Prete Esorcista) intitolato: "A tu per tu col maligno" (Ediz. La Roccia - Roma) viene riportata una dichiarazione di Satana durante un esorcismo, la quale ci mette di fronte alla realtà del medesimo e dei suoi servitori. Satana gli dice:
"Non vedi che il suo regno [di Gesù] si sgretola e il mio si allarga di giorno in giorno sulle rovine del suo? Provati a fare un bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell'ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Ancora poco tempo e il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministriHo scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora mi era riuscito di ottenere.

"Sappi che i tempi volgono verso la fine.”

“Ci sono infermiere che hanno paura di essere ricoverate, sanno di rischiare l’eutanasia”

Ai tempi del referendum sul divorzio (io feci lo scrutatore, ero contro), l’argomento di chi era a favore fu: ma per voi cattolici, che credete  al matrimonio indissolubile, non cambia nulla! Mica vi vien tolta la libertà di  contrarre matrimonio sacramentale  – siete voi invece che volete  togliere la libertà ai laici.
Era una  menzogna.  L’esistenza della legge sul divorzio  ha “promosso” il  divorzio stesso, l’ha moltiplicato,  ha   fatto scadere il matrimonio con le  conseguenze che vediamo oggi: denatalità ,  mariti   che  vivono in  miseria –  il danno sui figli è  immedicabile, la devastazione del tessuto sociale ha raggiunto un punto di non ritorno. Dopo decenni di matrimoni che finiscono in 4-5 anni, il matrimonio  stesso  ormai è pochissimo praticato.   Io stesso sono un divorziato, non risposato, senza figli; dei miei amici più giovani, quaranta-cinquantenni,  uomini e donne, sono non sposati e senza figli  –  senza pensarci troppo ne posso contare già cinque.  E  sono cattolici.   Grandi solitudini più o meno coraggiosamente affrontate, ma il deserto che cresce in questa società è evidente.

Dietro il velo ipocrita


UNA CIVILTA' DI MORTE            


Signore, abbi pietà di noi. Il testamento biologico apre all’eutanasia bambini compresi. Una legge che toglie ai medici il diritto/dovere di lottare per difendere la vita del paziente in nome di una supposta “dignità di morire" 
di Francesco Lamendola  
  

Le immagini sconcertanti del Parlamento italiano, con Emma Bonino e le vedova di Piergiorgio Welby le quali piangono lacrime di gioia per l’approvazione della legge che, dietro il velo ipocrita del cosiddetto testamento biologico, apre di fatto il portone all’eutanasia, anche per i bambini (su decisione dei loro genitori), e le dichiarazioni della vedova di Mario Monicelli, secondo la quale suo marito avrebbe salutato con un brindisi questo fausto giorno della storia italiana, ci pongono di fronte, anche visivamente, al vicolo cieco che la nostra società ha imboccato e che la nostra cultura, una cultura di morte, ha deciso di seguire tenacemente, con convinzione, con una sorta di fierezza degna di una causa più nobile: la stessa cultura che considera l’aborto legalizzato come una ormai indiscutibile “conquista di civiltà”, e che trova giusto e doveroso che lo Stato finanzi con il pubblico denaro i centri preposti alla “cura” dei cosiddetti disturbi dell’identità di genere, in pratica le cliniche specializzate nel cambiamento di sesso.

“Tanto poi ci pensa Dio”?

AVVENIRE, DAT E MIGRANTI – JAMES MARTIN E GUADALUPE – CHE SI INSEGNA AL CATECHISMO? – A.L. E L’IGNORANZA DEI VERTICI DELLA CHIESA – LA MOSCHEA A FIRENZE (GRAZIE DIOCESI). LA CROCE ROSSA TOGLIE LE CROCI – UNA PREGHIERA PER MARY WAGNER.



 Cari stilumcurialisti, questo è un Bestiario abbastanza variegato. In positivo e in negativo; temo più in negativo che in positivo, ma insomma…Cominciamo dalla legge sul fine vita. Vi consiglio di leggere il commento del direttore do Avvenire, Marco Tarquinio. Un “fondo” che mette insieme due cose: una legge che permette in buona sostanza l’uccisione su richiesta, e il supporto militare italiano al contrasto allo schiavismo in Africa. Vi sembrano due cose di eguale peso? A me no. La ratio di unirle in un commento? Non la conosco, ma maligno come sono posso immaginarla. Avvenire di mons. Galantino, obbligato a parlare di una legge discussa e approvata nella quasi quiete dei vescovi italiani, per non parlare del Pontefice, che di questo Paese è il primate, per non dare l’idea di dover finalmente allinearsi a quei rompiscatole dei pro-vita doveva dare un colpo anche al cerchio migrantista. Anche se non si capisce perché i cattolici dovrebbero preoccuparsi: “lo spirito di Marco (Pannella) ci aiuti a vivere in quella stessa direzione”, aveva augurato mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Accontentati: più spirito di Marco di così…Poi se volete rifarvi la bocca leggete il comunicato del vescovo di Trieste, Crepaldi, che abbiamo pubblicato ieri sera.

Code di Paglia

Decisiva la linea fluida di Bergoglio: niente trincee

Il catechismo sul fine vita non muta ma l'adesione ai principi appare molto meno dogmatica

Roma - Da Ratzinger a Bergoglio lo sguardo della Chiesa sul fine vita è cambiato ed è divenuto più conciliante.
E forse ieri in Senato le cose sarebbero andate in modo diverso senza il discorso che Papa Francesco un mese fa ha rivolto a monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Un intervento che, certamente, aveva confermato il Catechismo della Chiesa Cattolica sulle fasi terminali dell'esistenza e la sofferenza che le accompagna ma allo stesso tempo ne aveva rinnovato l'esegesi. Papa Bergoglio aveva ribadito che con la rinuncia all'accanimento terapeutico non si vuole «procurare la morte» bensì «si accetta di non poterla impedire». Ma il Pontefice aveva pure osservato come oggi sia «possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare» rilevando che «gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute», invitando «a non insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona».

Te Deum novae Ecclesiae

Baronius in laudem Francisci Papae



Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per l’eleganza del suo incedere, la compostezza dei suoi gesti, l’altera benevolenza con cui osserva i suoi interlocutori. Per la moderazione con cui, seduto al parco desco del refettorio di Santa Marta, si ciba di pietanze frugali; per le penitenze grazie alle quali nottetempo, al riparo da occhi indiscreti, mortifica la gola. Per la moderazione nel parlare e nel ridere, anzi direi nel sorridere, giacché non si addice a tanto personaggio né il ridere sguaiato, né il linguaggio licenzioso o scurrile del volgo. Per la dignità con cui, rivestito dei sacri paramenti, ascende i gradini dell’altare, lasciando ai cerimonieri l’onore di sollevargli la falda. Per il decoro con cui, durante i pontificali, celebra i sacri riti, assaporandone gli arcani simbolismi e le sublimi note. Per la modestia nell’accostarsi quotidianamente al Santo Sacrificio, per la precisione nell’eseguire quanto prescritto dalle Rubriche del Messale, per l’esempio di pietà eucaristica e di devozione che traspare dalla riverenza con cui tratta le Sacre Specie.

Nella confusione metafisica


Corone d’Avvento


In un’epoca in cui si relativizzano anche le norme cultuali più sacre, spuntano spontaneamente (scusate l’allitterazione) nuove osservanze che in breve tempo diventano obbligatorie. Tale è il caso delle cosiddette corone d’Avvento, che sono ormai immancabili in chiese, oratori, refettori e sale di rappresentanza; manca solo che si elabori un rito per l’accensione e lo spegnimento dei ceri. Qua e là, in qualche convento, potrebbe esserci chi ha lodevolmente provveduto a questa intollerabile carenza, ma in ogni caso la nuova usanza è seguita con uno zelo e una precisione straordinari. È proprio vero: l’uomo ha bisogno di rituali; se le “riforme liturgiche” glieli riducono al di sotto del minimo vitale, se ne inventa di nuovi.

Naturalmente non mancherà chi, sulla scorta della visione orizzontalistica che è invalsa anche nella Chiesa, sentenzierà prontamente che si tratta di un bisogno puramente psicologico di sicurezza. Moltiplicare i rituali è certamente un sintomo di nevrosi, ma la presenza di un numero contenuto di essi è caratteristica della vita di tutti. La ritualità, in effetti, è un fatto antropologico: essa è una dimensione della vita umana – e non solo nelle culture antiche o in quelle primitive. La società postmoderna non celebra più il Natale cristiano, ma lo ha trasformato in una “festa d’inverno” con tutte le sue imprescindibili osservanze. Oggi ci sono “comandamenti” sociali che non si possono assolutamente disattendere, per la gioia di mercanti e operatori turistici.

venerdì 15 dicembre 2017

E' davvero così difficile la sequela di Cristo?

E' DIFFICILE ESSERE CRISTIANI?


Ma è davvero così difficile essere dei veri cristiani? Bisogna chiederlo pregando: i cristiani lo hanno sempre saputo, vivere da cristiani non è una conquista umana ma un dono divino frutto della fede e grazia operata da Dio 
di Francesco Lamendola  

  

I veri cristiani possono esserci se la Chiesa cattolica crede che essere cristiani sia possibile; se non ci crede, se ci crede a metà, se crede anch’essa, come lo crede il mondo, che sia un impegno troppo gravoso, troppo difficile, quasi impossibile, allora possiamo star certi che nel giro di una  o due generazioni i veri cristiani spariranno, e resteranno solo quelli falsi, gli involucri vuoti, i sedicenti cristiani che, di fatto, vivono, sentono, pensano e agiscono esattamente come fanno i figli di questo mondo, tutti presi dalle loro brame, dai loro istinti, dalla loro concupiscenza e tutt’altro che disposti a limitarli, a fare un passo indietro rispetto al proprio ego. Intendiamoci: la materia prima per fare un vero cristiano è la grazia dello Spirito Santo: non sono gli uomini che scelgono, con la loro volontà, di farsi seguaci di Cristo, è Lui che li chiama, uno per uno, ed offre loro numerose occasioni di aprirgli il loro cuore e di farsi suoi discepoli. Ma Dio chiama tutte le anime, mentre solo poche rispondono, e, di quelle poche, un numero ancora più piccolo lo fa con tutto l’entusiasmo, con tutto l’ardore, con tutta la serietà che nascono dalla vera fede, la quale fa apparire come tutti gli altri beni e tutte le altre attrattive della vita mondana siano, in confronto alla ricchezza di farsi tutto in Cristo e di spogliarsi d’ogni altra cosa, ben miseri beni e ben misere mete da perseguire. Ora, la domanda che poniamo è questa: una volta che, con la grazia di Dio, un essere umano si apre al mistero di amore che il Creatore riversa su tutte le sue creature, e vi risponde con umiltà e semplicità, è davvero così difficile perseverare e progredire sulla via della sequela di Cristo, vale a dire sulla via della propria santificazione?