Il vescovo Laun, soprannominato il "Leone di Salisburgo", ha firmato la professione di fede che corregge Bergoglio. Un elenco destinato ad allungarsi
Un altro vescovo ha firmato la professione di verità sul matrimonio sacramentale. Dopo la pubblicazione del documento dei vescovi kazaki e la sottoscrizione degli italiani Negri e Viganò, era arrivata l'adesione del cardinale Pujats.
Adesso è la volta di Monsignor Andreas Laun, viennese, vescovo di Libertina e vescovo emerito di Salisburgo, che ha deciso così di "sposare" la battaglia intrapresa da Tomash Peta, Jan Pawel Lenga e Athanasius Schneider. L'elenco, insomma, per quanto contenga esponenti considerati marginali, pare destinato ad allungarsi ancora.
La vicenda è ormai nota: il capitolo ottavo dell'esortazione apostolica "Amoris Laetitia" ha suscitato le preoccupazioni di quanti hanno ritenuto che all'interno del testo ci siano aperture contrarie alla dottrina ufficiale della Chiesa cattolica. I cardinali Brandmueller, Burke, Meisner e Caffarra avevano sollevato, ormai un anno e mezzo fa, dei "dubia" sul testo di Bergoglio, ma il pontefice argentino aveva deciso di non rispondere alle sollecitazioni dottrinali dei porporati. Solo successivamente, mediante la pubblicazione negli atti ufficiali del pontificato di una lettera all'episcopato argentino, Francesco aveva chiarito quale fosse l'unica interpretazione possibile: il papa aveva così ufficialmente ribadito l'estensione all'accesso ai sacramenti, in particolari casi, da parte dei "divorziati risposati". Per i kazaki, però, questa interpretazione estensiva delle parole del papa ha spalancato le porte all'approvazione e alla giustificazione del divorzio. Da qui, insomma, sarebbe nata l'idea di un altro documento da sottoporre ad eventuali sottoscrizioni di altri uomini di Chiesa. Una "professione di fede", che è stata chiaramente accolta con favore da quanti, nel mondo tradizionalista, aspettavano una riapertura del "caso"
Il vescovo Laun è un religioso degli Oblati di San Francesco di Sales. Soprannominato "Il Leone di Salisburgo", questo vuomo di Chisa è noto soprattutto per essere stato particolarmente vicino, dal punto di vista dottrinale, ai pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Il vescovo, inoltre, gestisce un centro dedicato proprio ai temi della famiglia e del matrimonio nella città austriaca di Salisburgo. Il prelato, quindi, è considerato molto ferrato in dottrina cattolica. Il 2018, insomma, si apre per il pontefice argentino con un "grattacapo" che pareva essersi risolto. La divisione dottrinale in Vaticano, infatti, sembra continuare ad essere alimentata da queste iniziative messe in atto da piccoli gruppi di prelati. Esponenti minoritari, si diceva, che tuttavia hanno l'effetto di solleticare le fantasie dei tradizionalisti e di riportare "Amoris Laetitia" sul tavolo delle questioni irrisolte. "Come vescovi cattolici, siamo costretti in coscienza a professare, di fronte all’attuale dilagante confusione, l’immutabile verità e l’altrettanto immutabile disciplina sacramentale riguardo all’indissolubilità del matrimonio secondo l’insegnamento bimillenario ed inalterato del Magistero della Chiesa", hanno scritto i tre kazaki nella loro professione di fede. Il vaticanista Aldo Maria Valli ha chiarito così sul suo blog la natura del testo in questione: "Il documento non può essere ignorato perché non siamo di fronte a una nuova richiesta di fare chiarezza. Di fatto si tratta di una correzione degli errori e delle ambiguità di «Amoris laetitia». Inoltre, non provenendo da studiosi ma da pastori, certifica che nella Chiesa c’è una divisione su temi decisivi". I kazaki, in definitiva, starebbero cercando di correggere Bergoglio. E come tutte le "correzioni" inviate al Papa di questi tempi anche questa rappresenterebbe il sintomo di una confusione dilagante. Il vescovo Laun, intanto, ha firmato.
Giuseppe Aloisi
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