ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 15 gennaio 2018

Gli apostoli della Globalizzazione.

CHIESA CATTOLICA E MODERNISMO
Il nuovo “alto consigliere” del Papa Bergoglio
Papa Bergoglio in partenza

Il Papa Bergoglio, nell’intervallo fra una predica a favore dei migranti ed un’altra per esortare all’accoglienza, ha lasciato la sua sede in Vaticano e si trova in viaggio per Santiago del Cile dove lo aspettano le autorità di quel paese e la comunità dei cattolici delle Chiese cilene.

Questo viaggio porterà il Papa per una settimana prima in Cile e poi in Perù, si tratta del ventiduesimo viaggio all’estero del suo pontificato, la sesta volta che tocca Paesi dell’America Latina. L’aereo dell’Alitalia atterrerà a Santiago del Cile, dopo quasi 16 ore di volo, intorno alla mezzanotte di oggi, le ore 20.00 locali. Grandi attese nella comunità cattolica di quei paesi.
Non si sa se il Papa pronuncerà anche in questo viaggio, come ha fatto la scorsa Domenica, qualcuna delle sue parole d’ordine che sono quelle dell’ “accogliere, proteggere, promuovere, integrare“: tali sono stati i 4 verbi scelti da papa Francesco per la 104esima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si è celebrata domenica 14 gennaio a Roma, appare tuttavia  sicuro che, anche in terra cilena, non dimenticherà di menzionare il grande tema a favore delle migrazioni e della accoglienza dei migranti che sono ormai una sorta di ossessione dei suoi discorsi, una “ispirazione” forse avuta dall’alto o forse un suggerimento molto più terra terra, fornito da uno o più dei suoi “consiglieri”.

A propostito dei consiglieri del Papa, all’inizio di questo mese è circolata l’indiscrezione che, fra questi consiglieri di alto livello, sia arrivato anche un certo Peter Sutherland, un personaggio a cui il Papa aveva dato in febbraio la presidenza della “International Catholic Migration Commission“, e che sembra sia anche consigliere della Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA).
Questo Peter Sutherland risulta essere anche il rappresentante delle Nazioni Unite per le migrazioni, ed è anzi uno dei principali sostenitori del fenomeno migratorio e, nella sua veste all’ONU, si è sempre adoperato per e promuovere le grandi migrazioni verso l’Europa dall’Africa e dall’Asia. Non è un caso quindi che sia entrato nella cerchia dei personaggi che forniscono “consigli” al Papache ne ispirano alcuni discorsi, vista la sua grande esperienza in questo campo.
Come noi stessi avevamo scritto circa un anno fa su questo sito, Sutherland è un multimilionario irlandese considerato uno dei grandi “pontefici del mondialismo” allo stesso livello di George Soros, dei Rockefeller o di Kissinger.
Per quanto riguarda il suo curriculum, Sutherland è un ex banchiere già “chef executive” della Goldman Sachs International e di varie grandi società, fra cui la British Petroleum -BP-, oltre ad aver ricoperto una miriade di alti incarichi internazionali della massima importanza. E’ stato fra l’altro direttore Generale dell‘Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ed ha ricoperto l’incarico di Commissario europeo alla Concorrenza, quando presidente della Commissione era Delors.
In pratica un componente della ristretta elite globalista che governa il mondo e con le mani in pasta in tutte le entità sovrannazionali nello stesso tempo (ONU, WTO, UE, Godman Sachs, eccc.) una delle eminenze grigie della globalizzazione, un personaggio che sempre ha curato gli interessi della finanza transnazionale. Non per nulla Southerland è anche presidente onorario della “Trilateral Commission” ed è il capo della “London School of Economics”, nonché Cavaliere di Malta e membro dell’Opus Dei.

Peter Sutherland, United Nations Special Representative for International Migration

Il programma di Southerland si ricava dai suoi discorsi ufficiali: “L’Unione Europea deve fare del suo meglio per minare l’omogeneità dei suoi stati membri”, aveva dichiarato nel giugno 2012. Parlava in qualità di presidente del “Global Forum on Migration” davanti alla sottocommissione inglese dei Lords, che stava indagando sull’aggravarsi improvviso delle ondate migratorie.
La stessa commissione che ha visto ospite e testimone sponsor il miliardario speculatore George Soros, il quale si è vantato di aver finanziato le grandi migrazioni attraverso la sua Open Society e le ONG collegate.
Davanti a questa commissione dell’ONU Sutherland si è speso per affermare la” necessità di arrivare a società multiuculturali in un nuovo ordine mondiale che superi le culture autoctone e che si incammini verso una molteplicità di culture”. La UE, aveva detto Sutherland,  deve smettere di selezionare solo migranti “altamente qualificati” perchè “alla base di tutto, gli individui devono avere libertà di scelta” di dove muoversi”, come ha affermato Sutherland in un altro dei suoi discorsi.
La sua battaglia contro gli Stati nazione è arrivata in alcuni casi al punto di attrito. Ad esempio quando nel 2012 ha voluto esigere all’Unione Europea di “fare tutto il possibile per affossare l’omogeneità nazionale degli stati europei“.
Da molto tempo questo personaggio ha intrapreso una crociata a favore delle migrazioni di massa quale strumento che contribuisce ad abbattere le culture originarie e le rende più propense a diluirsi nel magma mondialista e multiculturale.
L’obiettivo prioritario di Peter Sutherland e della elite mondialista si configura come un nuovo ordine mondiale dove la circolazione senza restrizioni degli esseri umani, delle merci sia un fatto naturale e consolidato, così come la libera circolazione dei capitali finanziariche consente agli speculatori ( come G. Soros) di collocare questi dove le condizioni siano più remunerative. I confini nazionali sono soltanto un vincolo ed una barriera anacronistica in un mondo globalizzato.
Come tutte le ideologie totalitarie ed assolutiste anche il mondialismo neoliberista predica l’avvento dell'”uomo nuovo“. Dovrebbe essere questi l’ “homo economicus” sprovvisto di una propria identità, omologato ed utilizzabile dalle elite imprenditoriali, dalle grandi multinazionali, dai protogovernanti globali e perfino per alcuni settori deviati della Chiesa Cattolica.
Tale personaggio che abbiamo sopra descritto risulta quindi essere uno dei pseudo ideologhi della Chiesa “modernista e aperta” di Papa Bergoglio, assieme ai personaggi preferiti della compagnia di giro di cui “el Papa argentino” si circonda abitualmente e che lo ispirano, quali la Emma BoninoEugenio Scalfari e altri soggetti come Luigi Manconi e Roberto Saviano. Mancano ancora nella compagnia la Laura Boldrini e Pietro Grasso, impegnati nella campagna elettorale, ma non dubitiamo che anche loro troverano presto una sponda nelle predicazioni del Papa Bergoglio.

Il Papa Bergoglio con la Bonino

Quando “el Papa” rientrerà a Roma troverà ad aspettarlo tutti loro, i protagonisti del circolo mediatico e pseudo intellettuale di riferimento, che saranno lieti di acclamare el Papa, di proseguire nel loro programma e di sollevare il nuovo vessillo pontificio per”santificare” l’idea del mondo globale che ci attende, assieme con la prossima “africanizzazione dell’Italia”, quella che ci aveva predetto inascoltata  la compianta antropologa Ida Magli. Vedi: Politici traditori vogliono l’annientamento del popolo italiano.
Sarà un mondo carico di promesse e di illusioni per i migranti che arrivano nella penisola, non altrettanto per i perdenti della globalizzazione, come quella coppia trovata a dormire, con bambino di due anni al seguito, nel vagone di un treno abbandonato su un binario morto alla stazione di Cagliari, hanno il torto di essere italiani e nativi sardi, una categoria non prevista dagli apostoli della Globalizzazione. Di loro il Papa e le sitituzioni dello Stato non hanno tempo di occuparsi, non rientrano nella “categoria protetta” dei migranti.

di Luciano Lago

La Boldrini insiste sullo ius soli. Ma in 300mila firmano contro

Per il presidente non approvare lo ius soli è "tradimento". In campagna elettorale punta sui migranti. Italiani contrari

Dopo il tramonto della norma voluta dalla sinistra e osteggiata dagli italiani, lo ius soli sembra ormai essere tornato nel cassetto.
Ma non è così. O non per molto. Non è un caso infatti se Laura Boldrini ha definito un "grande tradimento" non aver approvato la legge che avrebbe permesso a "800mila ragazzi e ragazze" di fiondarsi sulla cittadinanza italiana. E visto che anche Paolo Gentiloni crede sia arrivato "il tempo" per approvarla, c'è da aspettarsi che il tema tornerà di gran carriera sulla campagna elettorale. Con la Boldrini pronta schierarsi in prima linea.
Eppure, c'è un motivo se lo ius soli non è stato votato in questa legislatura ormai al tramonto. Non è una questione politica, ma sostanziale: gli italiani non vogliono regalare la cittadinanza ai figli degli immigrati. A dimostrarlo ci sono i numeri e per schiarirsi le idee basta confrontare le due petizioni sul tema lanciate online qualche tempo fa. Da una parte il popolo, dall'altra intellettuali, docenti e registi. L'intellighenzia contro i "populisti", direbbero alcuni.
Sette mesi fa Michela Monferrini aprì una raccolta firme su change.org con l'intenzione di far arrivare un "appello al Parlamento" per dare la cittadinanza ai figli degli immigrati. Tra i firmatari appaiono nomi altisonanti, che vanno da Dacia Maraini a Roberto Saviano, passando per Erri De Luca e Ivano Dionigi (ex rettore dell'Università di Bologna). "Siamo un gruppo di scrittori, registi, docenti universitari, attori e autori teatrali, musicisti, traduttori, professionisti della creatività e dell’editoria. Siamo italiani e italiane. E siamo feriti dall'atteggiamento di chi in questi giorni vuole negare ai figli di migranti nati e cresciuti in questo Paese il diritto di essere cittadini", si legge nel testo della petizione. Che continua con il solito ritornello degli italiani emigrati negli anni '70. "Ci pare evidente - concludono gli illuminati redattori - che non approvare questa legge significherebbe invece negare non solo un diritto, ma la realtà di un Paese. Ci appelliamo ai senatori e alle senatrici affinché non temano la forza dei diritti e facciano presto una scelta di civiltà che vada al di là delle appartenenze politiche". Firme raccolte: 74.300. Non poche, ma neppure molte.
Già, perché nello stesso periodo, sempre su change.org, Filippo Sciortino si è permesso umilmente di promuovere una raccolta firme per radunare tutti gli italiani che "dicono no allo ius soli". Il testo della sua petizione sarà meno bello e meno forbito di quello siglato dai professori, ma di certo più efficace: al suo fianco si sono schierati 308.011 cittadini contrari alla cittdinanza facile ai figli degli stranieri, anche se nati in Italia. Il rapporto è di 4 a 1. Schiaccante. Con i "ribelli", sebbene senza aver apposto la firma, ci sono anche Paolo DiopKawtar Barghout e il 18enne Josef Lushi. Ovvero quegli stranieri nati in Italia (o arrivati nel Belpaese da piccoli) che considerano la legge tanto voluta dalla sinistra "una sciocchezza" e "un'offesa" a chi, come loro, ha faticato 10 anni per ottenere il passaporto. Boldrini (e compagni) farebbero bene a tenere a mente (anche) questi numeri. O la campagna elettorale sarà in salita.
Giuseppe De Lorenzo

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