ANCHE I NIPOTI SOFFRONO LA “SHOA”. Portano la Memoria nel DNA.
Invece – come scrisse il Guardian il 21 agosto 2015 – un gruppo di ricerca del Mount Sinai Hospital di New York (la più lussuosa clinica ebraica), capeggiato dalla dottoressa Rachel Yehuda, ha vendicato Lamark. Esso gruppo s’è dedicato allo studio genetico di “32 uomini e donne ebraici che erano stati internati in un campo di concentramento nazista, hanno assistito o subito torture, o hanno dovute nascondersi durante la seconda guerra mondiale”. Gli studiosi hanno analizzato poi i geni dei loro figli e nipoti, notoriamente soggetti ad accresciuto disordine da stress, confrontandoli con famiglie ebraiche che non avevano vissuto in Europa durante il Terzo Reich. Ebbene: hanno trovato una modifica della “metilazione della citosina” che i Sopravvissuti alla Shoah avevano trasmesso ai figli.”Questi cambiamenti dei geni nei figli possono essere dovuti soltanto all’esposizione dei genitori all’Olocausto”, asseverò la dottoressa Yehuda.
Se qualcuno che fosse tentato a non credere (certo soggiacendo ad impulsi antisemiti), sappia che lo studio è stato pubblicato dall’autorevole Biological Psychiatry. qui il link
In breve: i sopravvissuti dell’Olocausto passano ai discendenti le sofferenze che essi soffrirono, sotto forma di una modificazione del DNA. Incancellabile. Sicché anche se la generazione delle Vittime della Shoah sta esaurendosi per ragioni di età, ci lascia in eredità una, due, tre altre generazioni successive di Vittime dell’Olocausto, piegate e tormentate dagli stessi traumi e dolori di nonni e bisavoli, bisognose quindi dei trattamenti risarcitori e di favore che le nazioni colpevoli tributarono ai loro avi. La presenza di bisnipoti col DNA perennemente alterato del “gene dell’Olocausto”, non consentirà né a noi né ai nostri figli e nipoti di dimenticare la Colpa Collettiva di cui ci macchiammo.
Il Guardian segnalò che in quei giorni, già dei nipoti di sopravvissuti dall’Olocausto, avevano costituito un gruppo di pressione – chiamato Never Ever Again! – per la lotta al trauma ereditato. Un londinese di nome Dan Glass, allora di 29 anni, aveva preso l’iniziativa di contattare altri nipoti di sopravvissuti, scoprendo che – come lui – avevano sperimentato “depressione, ansia, tossicodipendenza, disordini dell’alimentazione”, che essi mettevano in relazione “con le loro famiglie che raccontavano sempre di nuovo gli spaventosi eventi che avevano vissuto”. Un’altra, la cui nonna aveva fatto la fame in Olanda, ha avuto una severa anoressia. Altri accusavano un basso livello di cortisolo.
Il gruppo dei Nipoti Sofferenti si propone di passare dalla “memoria malinconica” alla “azione positiva”: che consiste nel reclamare terapie mentali per il trauma ereditato, e attivarsi in campagne contro le leggi anti-immigrati nella sorveglianza dei gruppi fascisti che tornano in tutta Europa. In ciò, trovano sollievo ai loro tormenti di Sopravvissuti in Seconda (o in terza), in attesa dei risarcimenti che l’alterazione incancellabile nel DNA li rende in diritto di reclamare dalla Germania, Austria e Polonia – senza dimenticare l’Italia delle leggi razziali 1938.
Rachel Yehuda è anche stata intervistata da Tablet, la prestigiosa rivista medica, ad ulteriore testimonianza della rilevanza della scoperta.
L’intervistatore, un giornalista ebreo. Significativo il titolo: “Gli ebrei portiamo il trauma nei nostri geni?” .
Certamente sì, ed è questo che dobbiamo tenere a Memoria: per quanto noi goym facciamo di tutto per risparmiare loro ogni prova, ad alleviare ogni loro sofferenza; per quanto cerchiamo di accontentarli in tutto, e di non contraddirli mai – essi si sentono traumatizzati da noi. Adesso sappiamo perché: hanno il Trauma scritto nel DNA, avendolo ereditato dai Nonni Vittime. Ciò spiega alla perfezione quella situazione clinica tipicamente loro, che come sapete Gilad Atzmon ha chiamato Stress Pre-Traumatico. Noi goym, se coinvolti per esempio in zone di guerra, siamo soggetti a Stress Post-Traumatico, ossia conseguente ad eventi traumatici che abbiamo sofferto. Gli ebrei invece soffrono in anticipo per traumi che non hanno subito, immaginando che li subiranno da nemici, e nella loro delicatezza d’animo devono procedere all’eliminazione di quei nemici, altrimenti vanno in ansia o gli si abbassa il cortisolo.
Per esempio non bisogna dimenticare – in onore alla Memoria – che in quello stesso 2015, sul giornale Israel National News, il rabbino Chen Ben Eliyahu spiegava (in ebraico) che occorreva incenerire le città dell’Iran, e anche quelle della Germania, con venti o trenta bombe atomiche, con la seguente motivazione:
“Se Israele non cammina nella via del Signore riceverà una punizione pesante, una quasi completa distruzione e rovina e solo pochi si salveranno”.
La via del Signore, ricordava il rabbino, impose agli ebrei biblici il genocidio di un popolo, Amalek. Ma ogni generazione di ebrei deve sterminare l’Amalek del suoi tempo. “Se un [nemico] si leva a distruggerti, tu levati prima a distruggere lui: venti, trenta bombe atomiche assicureranno che il lavoro sia fatto”.
Quando il Messia arriva, aggiunse il rabbino, Israele farà pagare la Soluzione Finale. “Venti, trenta bombe atomiche su Berlino, Monaco, Amburgo, Norimberga, Colonia, Francoforte, Stoccarda, Dresda e Dortmund eccetera per esser sicuri di compiere l’opera. E la terra sarà tranquilla per mille anni”.
E’ il loro DNA traumatizzato.
Con ciò, abbiamo applicato il Dovere della Memoria.
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