ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 3 gennaio 2018

La "teologia dell'invasione"

Vaticano, Papa Francesco e il gravissimo sospetto: "La teologia dell'invasione di Bergoglio sugli immigrati"


La nuova lezione di "migrazionismo esasperato" di Papa Francesco non è passata inosservata ad Alessandro Meluzzi che oggi firma un articolo sulla prima pagina del Tempo spiegando che questa "teologia dell'invasione" portata avanti dal Pontefice sta spiazzando molti cattolici. "Anche ieri, primo giorno dell'anno dedicato alla festività della Madre di Dio, la monocorde teologia bergogliana non ha cessato di darci una lezione. 
Bergoglio ha ricordato anche ieri che bisogna ad ogni costo aprire le porte a coloro che fuggono dalle guerre, anche se queste guerre non esistono ovunque né in Senegal né in Nigeria né in Costa d'Avorio" si legge nell'articolo, "dice anche che questa ricerca della pace da parte dei migranti non deve produrre preoccupazione alle nostre latitudini ma semplicemente l'accoglienza pagata dai contribuenti, che ha trasformato le parrocchie in una sorta di agenzia di propaganda per un migrazionismo esasperato. Un migrazionismo sospetto che fa dell'Epifania, quando arriveranno i magi dall'Oriente, una dimensione di multiculturalità fin dall'origine del Cristianesimo, inteso come un'agenzia della open society di Soros al di là di qualsiasi considerazione teologica.
Meluzzi tenta poi di spiegare il motivo che spinge il Pontefice a cavalcare questa teologia: "Il sospetto" spiega, "è che Bergoglio abbia una missione univoca da svolgere: quella di addomesticare ogni resistenza dell'Occidente all'omologazione culturale e alla sostanziale sottomissione all'Islam maggioritario e di fiaccare ogni resistenza della civiltà europea. Sarà pur vero che, come ha detto il teologo del globalismo, gli europei - come tutti i popoli - sono il risultato di molte migrazioni ma è anche vero che hanno combattuto a Lepanto per evitare di diventare sudditi del sultano. Da questo punto la Roma, da cui Bergoglio predica secondo il Soros pensiero, forse assomiglierebbe all'Ankara diErdogan, alla Riyad dei Sauditi o alla Teheran degli ayatollah. Ma questo al nostro profeta di bianco vestito non dispiace. Credo, quindi che" conclude Meluzzi, "contrariamente a ciò che lui dice - più che dei poveri migranti manipolati e mobilitati bisognerebbe avere paura di lui e delle agenzie internazionali che più o meno consapevolmente lo pilotano". 
“AVERE LO STRANIERO IN CASA”

(Luigi Copertino) Una fondamentale intervista a Luciano Caracciolo su byoblu. Invito davvero caldamente, tutti a guardare l’intervista (dura una mezzora abbondante) perché non ho mai trovato una spiegazione così chiara di quanto è accaduto in termini di stravolgimento della nostra sovranità, della vigente costituzione, del predominio bancario e finanziario, di che inganno è stata la costruzione eurocratica.
Caracciolo è perfino equilibrato in certi giudizi storici, riguardo ad esempio alla distinzione tra nazionalismo (buono) ed imperialismo (cattivo) ed alla difficoltà di distribuire torti e ragioni nella guerra civile del 1943-45. Difende persino il protezionismo dall’accusa di essere guerrafondaio e ricorda come Keynes invece abbia individuato nel liberoscambismo, in particolare in quello finanziario, il fomentatore dei conflitti armati. Non solo ma egli, pur citando spesso Lelio Basso e Piero Calamandrei, non esita a ricordare il contributo cattolico alla costituzione (Fanfani e Moro) e che gli istituti difesi da essa sono il lavoro, compreso quello degli imprenditori, la piccola proprietà diffusa, artigianale e di piccola impresa, l’azionariato operaio, la pubblicizzazione dei settori fondanti di una economia nazionale (energia, settore bancario, istruzione, sanità, previdenza sociale). Caracciolo ricorda i capisaldi della nostra costituzione ossia gli articoli 1, 3, comma 2, e 4, nonché i fondamentali articoli 41 e 39, che quegli istitui fondamentali sanciscono, anche se si tratta di articoli solo in parte applicati, ed oggi distrutti dal neoliberismo.
(Qui personalmente farei una integrazione storica dato che in quegli articoli altro non c’è che, diciamo così, l’adempimento in chiave democratica delle basi di intervento statuale e sociale poste negli anni ’30 e ’40 dal fascismo. Previdenza sociale, pubblicizzazione ovvero irizzazione delle industrie chiave, pubblicizzazione del sistema bancario e controlli sui capitali, partecipazione del lavoro all’impresa, difesa della piccola proprietà, furono tutte cose che erano nei voti, più o meno adempiuti o in corso di adempimento, da parte del fascismo sociale nonostante gli ostacoli che a tale trasformazione, che era comunque in atto, venivano posti dall’ala destro-conservatrice delle forze che fiancheggiarono il regime. Non è un caso che il padre di Aldo Moro sia stato dirigente del ministero delle corporazioni e un collaboratore di Giuseppe Bottai).

Ad un certo punto Caracciolo afferma che nei primi articoli della costituzione è sancita la partecipazione – se non addirittura l’identificazione   – della persona e dei gruppi sociali allo Stato, ai meccanismi del suo funzionamento quale tutore e redistributore del reddito nazionale. Orbene, è cosa è questo se non quanto era nei voti di un Giuseppe Bottai o di un Sergio Panunzio o di un “corporativista comunista” come Ugo Spirito?
Delpini insiste: "Milano città dell'accoglienza dei migranti e della pace"
L'omelia di Delpini su Milano "città della pace e dell'accoglienza"

MIGRANTI, DELPINI: MILANO CITTÀ DELLA PACE, SA ACCOGLIERE E INTEGRARE

"Milano, città della pace, città dove si pratica e si cerca di praticare quello che Papa Francesco raccomanda per creare condizioni di pace per i migranti e i rifugiati che cercano pace: accogliere, proteggere, promuovere, integrare". Così l'arcivescovo Mario Delpini in un passaggio dell'omelia di benedizione alla città, durante la messa celebrata in Duomo, a cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle diverse confessioni che aderiscono al Consiglio delle Chiese cristiane di Milano. Delpini, in un altro passaggio, ha parlato di Milanoanche come di "terra dove le diverse confessioni cristiane e le diverse professioni religiose convivono in pace, dove i fedeli delle diverse Chiese amano cercare ciò che unisce e non ciò che divide, dove sono uniti per contrastare l'indifferenza e il fanatismo" e ha inoltre sottolineato che Milano è una "città generosa, resa viva da un numero impressionante di opere di bene, di disponibilità al servizio, di professionisti che non si risparmiano, di volontari che si radunano da ogni dove per servire alle mense, per curare, per assistere, per incoraggiare". "Sii benedetta, Milano, per questo cuore in mano, perché il bisogno degli altri non ti mette paura, non ti mette di mal umore, ma ti convince a rimboccarti le maniche, anche dopo una giornata di lavoro per fare ancora qualche cosa, per dare ancora una mano", ha detto. 
 Nell'omelia di benedizione alla città, Delpini ha parlato di Milano anche come di "città dell'incontro, città attraente per le genti che vengono a visitarti, che vengono a lavorare, che vengono da ogni parte del mondo". "Sii benedetta - ha detto - perché nelle tue piazze, nelle tue chiese, nelle tue scuole, nelle tue strade la gente, le genti si incontrano, si rispettano, si interrogano pensose e coraggiose su come praticare l'arte del buon vicinato". In un altro passaggio ha inoltre parlato di "città complicata, città nervosa, città tentata da molte seduzioni e molte inerzia". "Il Signore faccia splendere per te il suo volto e ti faccia grazia - ha affermato - che l'anno nuovo apra vie di semplicità e di serenità, che si possano sciogliere i nodi in cui rischiamo di restare aggrovigliati e procedere liberi e lieti verso il futuro che vogliamo costruire". Tra gli altri aspetti richiamati dall'arcivescovo, la finanza, la moda e l'informazione, settori in cui Milano sfida "i grandi colossi del mondo con l'intraprendenza e con la creatività". "Sii benedetta -ha detto Delpini nell'omelia - perché respingi la tentazione dell'idolatria del denaro, del successo, di un racconto manipolato della realtà, per inventare un modo di usare il denaro, di fare affari, di vendere e di comprare, di comunicare che non apra la porta agli squali, ma che edifica una convivenza sana, un benessere condiviso. Il Signore ti conceda pace, la pace di chi è fiero della sua libertà e della sua originalità e non vuole perdersi nell'anonimato degli adoratori del vitello d'oro". Un passaggio è stato inoltre dedicato alla ricerca e alla scienza con l'arcivescovo che ha      0

Monsignor Scarano, l’amico dei profughi beccato con 20 milioni di euro su jet privato

Monsignor Scarano, l’amico dei profughi beccato con 20 milioni di euro su jet privato
La Procura di Roma ha chiesto la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione per il vescovo dei migranti, monsignor Nunzio Scarano, nel processo che lo vede accusato di corruzione e calunnia. Il procedimento è legato al tentativo di far rientrare dalla Svizzera con un jet privato circa 20 milioni di euro.
Il religioso, già contabile dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, finì ai domiciliari il 29 giugno 2013. La sentenza è attesa per il prossimo 18 gennaio davanti ai giudici della V sezione penale.
fonte http://liberogiornale.com/monsignor-scarano-lamico-dei-profughi-beccato-20-milioni-euro-jet-privato/
http://alfredodecclesia.blogspot.de/2018/01/monsignor-scarano-lamico-dei-profughi.html

“PIU’ EUROPA”. IL MOSTRO NON CESSA DI RINASCERE.


L’Europa che ci ha dato la UE è il regresso:  dovuto a due decenni di ricetta economica sbagliata, l’austerità  e l’egemonia tedesca.  “Più Europa”  significherà anche peggio.  “Gli idioti che dominano  l’oligarchia europea –  scrive l’economista Bruno Bertez –   non  hanno preso atto dello sconvolgimento del Brexit,  dell’avvento di Trump,   della presa del potere di Xi  Jinping, delle mutazioni in Medio Oriente. Non hanno ancora capito che  conducono una battaglia di retroguardia, e  di adattamento a un  mondo che sta per schiattare;  che è stata girata la pagina di  una certa forma di globalizzazione, di cooperazione e di organizzazione del mondo”.
Macron, creato nel laboratori Rotschild per realizzare un processo europeo di “riforme”,   ovviamente in accordo con la Merkel, si ritrova col progetto mancato dalla sconfitta della  Cancelliera – e dalla paralisi della politica tedesca,la supposta egemone, che ne deriva. Nonostante ciò, pronuncia discorsi di  questo tipo:
“La nostra sfida al cuore della zona euro, è sapere come fare di questa zona una potenza economica concorrente della Cina e degli Stati Uniti, e come possiamo risolvere il problema che da dieci anni non riusciamo a risolvere, creare occupazione”.
Patetico.  La Cina  sta costruendo la colossale rete infrastrutturale eurasiatica, Trump sta almeno cercando  di reindustrializzare l’America con dosi di protezionismo e riduzioni fiscali.   Ma in Europa “nessuno grande progetto, niente America First, nessuna Silk Road; l’Europa non finisce mai di tentare di rinascere da se stessa, di voler rinascere contro natura e contro cultura”, scrive Bertez: “Le riforme cui pensano (gli eurocrati) sono puramente difensive, meramente destinate a a far durare a prolungare – se occorre uccidendo quel che resta di volontà,  coraggio ed energia nei popoli; non dà alcun respiro per andare avanti,per partire all’assalto di una nuova frontiera.  Il gran progetto  d’Europa, è l’organizzazione del  suo declino attraverso la Sostituzione [demografica] e l’Esportazione [bottegaia alla  tedesca].
Mentre i cinesi hanno visto il benessere, una gran parte di europei non han guadagnato strettamente nulla dalla creazione della moneta comune. Anzi: crescita rallentata, angherie fuori misura [vedi Grecia, Portogallo, Italia – minacce di sanzioni a Ungheria e Polonia],  regresso, ecco ciò che hanno ricevuto le popolazioni. La sola cosa che davvero  tiene questi popoli passivi,invecchiati  e in declino attaccati alla UE,  è la paura:  la paura di uscire dall’euro, la paura del caos   immaginario che le centrali della propaganda   bancaria e mediatica mantengono accuratamente viva .  Ma il fatto è che la popolazione, che vede il crescere delle disuguaglianze, la disoccupazione di lunga durata, l’invasione incontrollata di immigrati, non partecipa più alla costruzione. Il voto  nella stessa Germania, per non parlare dell’Austria, lo dice chiaro;  l’insubordinazione di Ungheria e Polonia allarma gli eurogarchi.   L’unica intenzione che li assilla è: impedire  con ogni mezzo l’affermazione di “populisti”,   tutti quelli che non vogliono “più Europa” ma  se mai Europa delle patrie, nei governi via libere elezioni.  Tutti i ridicoli sforzi di formare un governo qualunque in Germania, escogitando le coalizioni più improbabili,  neutralizzare i partiti critici della UE, AfD, FDP,  CSU. Per l’Italia, le elezioni di marzo, il progetto concepito a Berlino è una pseudo-grande coalizione Renzi-Berlusconi, per sbarrare il passo sia al Movimento 5 Stelle e alla Lega, restare sotto l’euro facendo paura alla gente  se si esce dall’euro. Per intanto, si approfitta  di un  miglioramento puramente congiunturale, che passerà, per  battere la grancassa pubblicitaria: l’Europa è uscita dalla crisi! Cresce del 2 %! Solo l’Italia resta indietro! Eccetera. E’ una corsa contro il tempo (quando Draghi lascerà il posto e si dovrà rientrare dalla stampa forsennata pseudo-capitale), contro le ricomposizioni politiche indotte  dalla presa di coscienza popolare, la quale va ritardata sempre più.  “Si stanno precipitando per rendere ogni consultazione popolare inutile e senza effetto.
Attraverso riforme  istituzionali, di  forzare e violentare per ottenere quel che non sanno  ottenere nel quadro   nazionale.  Di rendere irreversibile la  costruzione difettosa (“l’eurozona non rispetta quasi nessuno dei criteri richiesti per rendere efficace un’unione monetaria ottimale”)  per adesso tenuta insieme dalla creazione monetaria di Draghi  attraverso un corsetto istituzionale non votato. Schiacciando al passaggio quel poco che resta di democrazia”.
Questo significa  oggi, in neolingua orwelliana,  “Più Europa”: più centralizzazione sovrannazionale.
La “riforma”  la stanno  elaborando i paesi del Nord uniti attorno a Germania e Olanda. Più decisi che mai a non mutualizzare i loro attivi coi paesi del Sud, Italia e Spagna ma anche Francia,  che loro considerano fare una politica di bilancio troppo lassista e poco seria. Il che è vero (per l’Italia), ma allora ciò significa che   la zona euro è impossibile, essendo sub-ottimale  e riducendo a disoccupazione e  salari bassi il Sud, e quindi va sciolta ordinatamente. Invece no: il Nord propone (impone)  riforme consistenti in “un  migliore rispetto del Patto di Stabilità: deficit pubblico sotto il 3% del Pil, debito pubblico inferiore al 60%,  la miglior difesa  contro future crisi finanziarie”.  Insomma più dosi di quel che già conosciamo: il Patto  di Deperimento del Sud Europa,  vero nome dell’orwelliano Pattodi Stabilità.   Ovvio che Berlino  voglia che riduciamo il nostro debito pubblico sotto il 60%, e “solo poi” metterà in comune i suoi attivi col nostro passivo: perché allora non avremo più passivo. Ma vi pare che ciò  sia, semplicemente, possibile? Ridurre il debito pubblico oggi al 35%, al 60?
Eppure è quello che hanno promesso tutti i governi non-eletti. E che prometterà ancora il governo  Renzi-Berlusconi (o Gentiloni-Tajani-Grasso-Alfano,  quel che sarà).
Ci gabelleranno  un “bilancio comune europeo” e  persino un “ministro delle Finanze europeo”, ma solo perché a Berlino la  Merkel non ha chiuso all’idea, a patto naturalmente che di  vedere come sarà finanziato e  a chi servirà il primo, e a  condizione che il ministro delle Finanze europeo abbia come  missione   il far valere  il controllo sui deficit e il debito: insomma uno Schauble  – direttamente sulle nostre teste, del tutto insindacabile – un prefetto di quei collegi per poveri che due secoli fa bacchettava i ragazzini sulle dita col righello.   Ma dotato di poteri “europei”.
Poi ci si parlerà del “Fondo Monetario Europeo”: la Germania ha capito che conviene, dopo che il Fondo Monetario Internazionale aveva preso le distanze,  agghiacciato (ed è  tutto dire)  di fronte alla tortura  inflitta dalla UE alla Grecia, più precisamente dalla banche tedesche e francesi che l’avevano indebitata nel  modo più demente,  e volevano tornare dal pessimo e stupidissimo investimento.  In pratica, il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), creato anche coi soldi nostri per aiutare i paesi in difficoltà  facendo loro dei prestiti, sarà ribattezzato FME, con la stessa dotazione, 500 miliardi.
Però però, attenzione: Berlino è  inquieta, perché nel MES ha il suo peso proporzionale al capitale che apporta, 27%, e invece nel FME, istituzione “comunitaria”, il suo peso sarebbe uguale a quello  degli altri. Potete scommettere che  alla fine i nostri governanti  accetteranno  che la Germania   abbia anche nel nuovo organo il potere preponderante che   ha nel MES.
Sono a  buon punto per gabellarci come “unione bancaria”  la finzione che hanno messo in atto dal 2014, per rendere le banche dell’eurozona più sicure: dicono di aver già risolto la “supervisione delle banche”: certo, supervisione a cui sono stati sottratti i derivati nelle pance delle banche tedesche e francesi, “ 6.800 miliardi di euro, oltre 12 volte l’ammontare dei crediti deteriorati”  nostri, di cui solo ora Bankitalia s’è accorta  e  su cui aprirà la  discussione “a Bruxelles”,  per avere qualcosa in cambio sul piano dello sforamento dei conti nostri. S’intende che  la gamba principale della presunta Unione Bancaria, la garanzia   europea sui depositi per rassicurare i risparmiatori,  sarà  come minimo difficile attuarla, perché  (avete indovinato) la Germania non   vuole pagare – e nemmeno può, essendo le cifre titaniche.

DIECI ANNI DI RECESSIONE

Un accordo invece sembra esserci sulla “armonizzazione fiscale”,  per impedire la concorrenza che i paesi si fanno  detassando le multinazionali che si degnano di prendere sede fiscale nel loro territorio.  Ciò riguarda soprattutto i colossi Usa, Google, Apple, Facebook e  Amazon, e quindi si può.  La Commissione europea ha scoperto che mentre le imprese normali pagano il 20% in media di imposte sulle società, i titani del web pagano il 9. L’Osservatorio delle politiche economiche europee in Europa (Strasburgo) ha scoperto che negli ultimi 20 anni il l’imposta   media sulle  società in Europa è calata del 33% – qualcuno l’ha lasciata calare, adesso se n’è accorto.

come si cresce da 10 anni, e come si cresceva prima.

Anche questo significa “più  Europa”.
Frattanto, scade il decimo anniversario della grande depressione; dieci annimai curati dagli oligarchi e dalle elites.
“Le elites”, ricorda Bertez, “vogliono farci credere di aver ben lavorato  – cosa falsa”.
– Anzitutto, sono state loro a creare la crisi
– La “crescita”  non è mai davvero ripartita: 1,4% l’anno  – e loro si sono inventati  il “rallentamento secolare”, il nuovo normale, eccetera.
  • La crescita appena migliore degli ultimi mesi di cui le elites si vantano, “l’hanno ottenuta al prezzo di trilioni di nuovi debiti, di una creazione monetaria senza  precedenti che manda in putrefazione i bilanci delle banche centrali, e di una   disparità tra ricchissimi e poverissimi,   mai vista nemmeno  nei cosiddetti secoli bui, che azzera   gli ultimi residui di  democrazia intesa come”uguaglianza” dei cittadini e rende le masse, agli occhi dei privilegiati nel lusso, “popoli superflui”.
  • Oltretutto, e qui è “il costo storico fenomenale delle loro politiche”, una pseudo-crescita ottenuta “con una miriade di bolle finanziarie globali che, un giorno o l’altro, scoppieranno.  Il costo dello scoppio è lo abbiamo davanti, il prezzo non è stato pagato”.

Debito mondiale – percentuale per paese

L’ultima: la Bonino “ha litigato col PD”, perché non ha mantenuto la promessa di  raccogliere  le firme di cittadini per la presentazione della sua  nuova lista “Più Europa”, e “le dobbiamo raccogliere da soli” – come si fa in democrazia. E inoltre, non è una specialità dei radicali, la raccolta?   Ma ecco l’ultimissima, la  vera notizia: il partito radicale, quello che ha i 20 milioni l’anno di denaro pubblico per Radio Radicale,  ha rifiutato di aiutare Emma Bonino – perché ha mancato di rispetto, a suo tempo,  Pannella, il guru divinizzato  ed imbalsamato della setta.  Ma non importa, non serve più la Bonino. Chiunque altro ci darà “Più Europa”.



 https://www.maurizioblondet.it/piu-europa-mostro-non-cessa-rinascere/

LA SOCIETA’ MULTI-ETNICA NON PORTA SVILUPPO, MA DEGRADO. C’E’ LA PROVA SCIENTIFICA.

“La UE deve  scalzare la omogeneità nazionali … società di migranti si adattano più prontamente a chi viene da un diverso mondo culturale … è cruciale per la crescita economica”.  Come ho raccontato nell’articolo del 27 dicembre,  è questa l’idea centrale di Peter Sutherland, l’uomo Bilderberg e Goldman Sachs che El Papa ha messo a capo del  suo organo a favore delle migrazioni di massa. Ovviamente è anche l’idea di “Francesco”; come della Boldrini, del senatore Manconi (“Accogliamoli tutti!”), dei Gad Lerner e di tutte le sinistre  mediatico-umanitarie e dei misericordiosi neo-cattolici:   il senso di appartenere ad una comunità storica da salvaguardare è un atteggiamento “egoista”, e peggio, un ostacolo all’aumento della prosperità;   il rifiuto della commistione di popolazioni e  “culture”,  e dell’apertura senza limiti  delle frontiere,  oltre che un riflesso regressivo  illusorio (perché “non c’è alternativa”  alla globalizzazione), produce chiusure e quindi declino.
Ora, grazie al suggerimento di  un acuto lettore, torno sull’argomento per dire: questa “idea” è stata dimostrata falsa.  Dimostrata falsa con tutti i crismi della scientificità da un grande studio sociologico completato dal maggior sociologo politico  vivente: Robert Putnam , luminare di Harvard (Kennedy School),  noto come l’inventore, per così dire, del concetto di “capitale sociale”: ossia dell’insieme di norme civiche condivise  inespresse,  e spontaneamente obbedite, legami fiduciari formali e informali, che consentono agli individui di una società di “fidarsi l’uno dell’altro”  – ciò che aiuta e facilita, ovviamente, lo sviluppo economico.
Robert Putnam.
La prima opera fondamentale di Putnam riguarda molto da vicino noi e le nostre magagne:  Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy, (Far funzionare la democrazia: tradizioni civiche nell’Italia moderna), dove  dimostra che la prosperità delle regioni del Nord Italia dipende dalla loro storia di associazioni, gilde, scopi comuni condivisi, legami orizzontali reciproci, che ha indotto un maggiore coinvolgimenti civico e soluzione collettiva dei problemi. Mentre la società agraria del Meridione dominata dal latifondo è meno sviluppata – non solo in quanto ad economia, ma in quanto a vivacità democratica – perché ha meno “capitale sociale”, appunto inteso come quella “rete di norme e impegno civico che induce i membri di una comunità a fidarsi l’uno dell’altro, a  contare genericamente di non essere fregato dal vicino.


La diversità etnica porta  a chiudersi



Ebbene: la  sua più recente ricerca  sociologica fatta su 41  siti americani comprendenti 30 mila persone, Putnam l’ha cominciata condividendo l’utopia progressista “diversità porta arricchimento”, e allo scopo di confermarla “scientificamente”.
Ciò che ha scoperto, è il  contrario. Che l’immigrazione e la diversità di culture non solo riducono il “capitale sociale”  fra i gruppi etnici diversi, ma anche all’interno degli stessi gruppi”omogenei”: non solo non si fidano degli stranieri di diverso colore e religione, non si fidano più nemmeno dei loro simili. Di conseguenza, si riduce la fiducia anche verso il vicino del proprio colore,  gli atti di altruismo e di cooperazione comunitaria si fanno più rari  e così le amicizie.  Dai quartieri di Chicago a Los Angeles fino al Sud Dakota contadino, deve riconoscere Putnam, “la gente che vive in ambienti etnicamente diversi si chiude (hunker down)  come fanno le tartarughe”che si ritraggono nel carapace. E non basta: “si ritirano anche dagli amici vicini, tendono ad aspettarsi il peggio anche dalla propria comunità e suoi leaders,  tendono a collaborare meno, a fare meno volontariato”;  persino, hanno meno cura dei beni pubblici,  come non sprecare acqua o tenere il giardinetto, o ocuparsi della manutenzione della strada,  perché pensa che, tanto,  gli altri sprecano e non curano;  non si aspetta che gli altri coopereranno spontaneamente a risolvere i problemi del quartiere.
E ancora non basta: “Si registrano meno per votare e votano meno, si agitano di più per “cambiare la società” ma con meno fiducia  di poter davvero cambiare le cose, e finiscono per agglomerarsi, infelici, davanti alla tv”.
Ricorda qualcosa?
Ha scoperto l’acqua calda? Ma scientificamente.  
Senza stupore,  scopriamo così  che l’idea “diversità = arricchimento” che ci viene imposta da tutte le sinistre è “ideologia”,  nel senso deteriore: una anti-scientifica razionalizzazione di sentimenti e impulsi che essa ritiene “morali”  proprio perché negano la realtà concreta, per le sinistre “bassa” ed egoistica. Possiamo anche valutare l’ennesimo disastro sociale che l’ennesima ideologia adottata dal progressismo totalitario  imperante  sta producendo su una società, quella italiana,  dove già è tragicamente  scarso il “capitale sociale” . I governi,  le entità sovrannazionali globalizzatrici, ed adesso El Papa ci stanno imponendo una  “diversità” “accoglienza” e  “riduzione delle omogeneità” che non possono che aggravare il generale “hunkering down”,  ritrarsi a tartaruga, la non-partecipazione politica, la paura  e diffidenza  del vicino,  il rarefarsi della collaborazione spontanea, e la sfiducia  (impotente) nei governanti e governanti  di ogni livello.
Si dovrebbero  trarre le conclusioni sulla  evidente pericolosità sociale  essenziale dell’essere “di sinistra”:  appena compare una ideologia,   la sinistra la adotta e la impone agli altri con  la superiorità moralistica che la rende inflessibile: l’ha fatto col marx-leninismo, ora lo fa col gender,  coi “diritti  gay”, con l’accoglienza  degli immigrati, con  “abbattiamo ogni confine”, con l’adesione al globalismo voluto dal grande capitale finanziario –  sempre senza riconoscere i disastri umani che le ideologie producono nella compagine sociale concreta, realmente esistente.
Questa pericolosità è  dimostrata dallo stesso Putnam, che è ovviamente un progressista (e si è pure convertito all’ebraismo della sua consorte):   giunto alla prova scientifica (secondo i criteri popperiani), ossia avendo “falsificato” la teoria  cui credeva, egli  ha ritardato anni a pubblicare lo studio che dimostrava gli effetti (per lui)  sorprendentemente  negativi della “diversità”, perché  “temeva” (parole sue)  che potessero portare acqua al mulino   dei contrari nel “dibattito pubblico sull’immigrazione”.  Insomma aveva sottratto al dibattito pubblico elementi di verità.  Di fronte alle proteste dei colleghi sociologi,  che gli chiedevano se ritenesse etico, come docente e  scienziato, sopprimere  dati che gli erano sgradevoli, ha detto al Financial Times che  aveva ritardato la pubblicazione delle sue scoperte fino a quando non avesse elaborato “proposte per compensare gli effetti negativi della diversità”,   ossia di cucinare  qualche  giustificazione ideologica cosmetica. Infatti, dovendo alla fine pubblicare (la  ricerca era costata un occhio all’Università di Harvard)  ha aggiunto alla pubblicazione un finale che  ha titolato “Becoming Comfortable with Diversity”, ossia “sentirsi a proprio agio nella diversità”.  Imperdonabile, ammette in una nota che “gli effetti reali della  diversità sul ritrarsi sociale può essere stato sottostimato”. In Nota.
E’ morale  non diffondere dati che smentiscono la ideologia dominante? Per uno scienziato, no. Ma per un ideologo sì – e ciò dimostra ancora una volta perché il dominio politico-culturale  delle sinistre  non solo sbocca, ma fin dall’inizio volge al totalitarismo: ne è essenziale la soppressione della verità, non tollera antagonismi alla sua ideologia, l’ultima di moda che ha adottato. Il linguaggio politicamente corretto che impone è già  uno strumento totalitario, perché punta a vietare l’espressione di idee antagoniste alla propria.

Se l’ideologo totalitario è anche Papa

Per contro, loro, gli ideologi, si permettono qualunque offesa alle altrui convinzioni. Lo stesso Sutherland, in una intervista  all’ufficio stampa dell’ONU, ha deriso e schernito la  nozione stessa di sovranità nazionale. I governi devono riconoscere che “la sovranità è una illusione, una  illusione assoluta che dobbiamo lasciarci alle spalle.  I tempi in cui ci si riparava dietro confini e steccati sono da lungo tempo finiti”.  Con un salto logico tipico (lo stesso argomento  ha usato anche Gad Lerner), Sutherland ha  accusato  gli Stati che in Europa pongono un tetto al numero delle ammissioni di immigrati di “ricordare direttamente il tipo di tetto che il Terzo Reich pose alla popolazione ebraica”.  Da qui all’accusa a Orban di compiere un Olocausto, manca un  passo. Che sarà sicuramente compiuto.  A dimostrazione ulteriore che “la Sinistra fa sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino senza saperlo” (Oswald Spengler).
Bergoglio con il banchiere dell’accoglienza senza limiti.
La comparsa rumorosa e senza precedenti di un Papa ideologico, di sinistra libertaria, applaudito dal mondo, pone un ordine di problemi persino più gravi della pura e semplice imposizione del totalitarismo laicista.  Il perché lo spiega un mio lettore ed amico, Stefano, docente di filosofia tomistica  in una  università europea.  Commentando  lo sproloquio di Bergoglio “Gli europei non sono una razza nata qui,   hanno radici migranti”
Stefano mi scrive  cosa si nasconde, filosoficamente,   nell’odio di Francesco alla cultura dei popoli europei. Gli lascio la parola:
“Considerare la cultura come sovrastruttura dell’ omogeneità naturale è uno strafalcione gravissimo.
Non solo manifesta pochezza di comprensione del processo naturale (storia, guerre, imprese comuni) che ha fatto di quello specifico popolo tale popolo; ma distrugge l’armonia cattolica tra grazia e natura, considerando la natura un blocco originario (razziale?) dove si nega come propriamente umano lo sviluppo di una cultura particolare sopra la quale la grazia ripara e perfeziona.
“L’Europa è un “luogo” dove la razza è stata chiamata a lasciar passo alla cultura (lo ius romano) e dove finalmente il cristianesimo, senza distruggere ciò che di buono aveva realizzato la cultura lo ha elevato all’ordine della grazia.
“Si riconosce l’antico sistema gnostico: non ci può essere un’ elevazione soprannaturale della natura/ cultura (l’Europa in questo caso) perché la natura stessa non può produrre nulla di buono,  dunque  questa deve sciogliersi in un monismo originario, in una uniformità senza contorni, nel quale finalmente può prodursi la superazione attraverso il ritorno all’origine.

“Alla base del discorso, dietro l’esaltazione dell’ indifferenza naturale, c’è un odio enorme alla grazia divina che si china sull’uomo nella sua debolezza e nelle sue realizzazioni naturali. La parola “cultura” richiama il lungo lavoro della coltivazione, in cui l uomo pone al suo servizio le realtà naturali, generando allo stesso tempo un simbolismo e una distanza dalla natura che solamente possono essere umani,  in cui manifesta la sua trascendenza rispetto al mezzo che lavora”.

Una cattolica in carcere. In Canada.

Se credete che questo discorso resti teorico e astratto,  guardatevi attorno: la persecuzione dei non ideologici è già in atto. Enon solo dei cristiani in Oriente; anche in Canada i cristiani sono perseguitati.  Chi sapeva di Mary Wagner?
Mary Wagner: Natale in galera.
Mary Wagner, canadese arrestata per la sua difesa delle madri e dei figli (entra nelle cliniche abortive per offrire alle donne un’alternativa all’aborto, infrangendo la legge che non permette nemmeno che si provi ad aiutarle a trovare un’altra via all’omicidio dei loro piccoli), ha partecipato anche quest’anno alla Messa di Natale celebrata in carcere. E lo ha fatto anche se sarebbe bastato sottoscrivere una dichiarazione in cui prometteva di tenersi lontana dalle cliniche abortive per essere liberata.
Non solo, perché in una lettera scritta in carcere Mary non si è lamentata, ma ha chiarito di essere lì per amore di Gesù, descrivendo un presepe “in attesa del Cristo Bambino – il simbolo del Verbo fatto carne, che abita in mezzo a noi, nella Chiesa e nel più piccolo degli esseri umani”. Perciò, ha continuato, “preghiamo affinché tutti i figli di Dio capiscano che il loro primo dovere è nei confronti del nostro Maestro. Noi siamo i suoi servi. Cerchiamo di non farci trovare negligenti nel nostro dovere verso di Lui”.
Come ha ricordato Mary Wagner in cella: “Non pensavo di poter continuare su questa strada e non so se l’avrei mai imboccata, senza il dono della fede e la grazia che Dio, grazia su grazia, che Lui mi ha dato”. A dire che da quando quel Bambino è nato la povertà e la sconfitta sono diventate solo apparentemente tali, nascondendo il sé una potere sul mondo che nessun altro credo conosce.
Benedetta Frigerio, “L’apparente contraddizione del Natale”, la Nuova Bussola Quotidiana

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