San Paolo, l’Apostolo delle genti, nella Prima lettera ai Corinzi, a un certo punto (9, 16-18) ci dice qual è la ragione che lo spinge a predicare ovunque il Vangelo di Gesù Cristo, instancabilmente, tra continue fatiche, pericoli, persecuzioni:
Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il Vangelo senza usare del diritto conferitomi dal Vangelo.
Ci sembra che il momento storico che stiamo attraversando sia giunto, per certi aspetti, come una benedizione, come una ventata di aria fresca; di più: come il soffio dello Spirito Santo: perché forse spingerà un buon numero di cattolici tiepidi, apatici, conformisti, semi-addormentati, stanchi, rinunciatari, a riscuotersi, a svegliarsi, a riscoprire tutta la verità e la bellezza della fede che è stata tramandata fino a loro, nel corso di duemila anni, di generazione in generazione, di padre in figlio, fra mille ostacoli, incomprensioni, difficoltà, momenti oscuri; e farà sorgere in loro la voglia, l’impulso, non solo, il dovere imperativo e ineludibile, di lottare per difendere quella verità, per preservare la purezza di quella fede, per cacciare a pedate nel sedere, fuori dal tempio, gli odierni profanatori, la genia malvagia ed empia del clero modernista e dei vescovi e cardinali massoni, i quali stanno oscuramente brigando per distruggere la vera Sposa di Cristo e, così, fermare la trasmissione della Rivelazione alle prossime generazioni, sostituendola con della moneta lucente, ma falsa, uscita dalla zecca del demonio.
Ma san Paolo, penserà sicuramente qualcuno, era san Paolo: un uomo eccezionale, quasi un superuomo; e chi siamo noi, chi sono io, per fare anche solo la centesima parte di quel che ha fatto lui? Poveri uomini, siamo, abbandonati alle nostre magre risorse, alla nostra debolezza, alla nostra mancanza di fede, alla nostra umana timidezza. Chi pensa così, non pensa da cristiano, e dimentica la cosa essenziale: che i Santi non sono diventati tali perché erano fatti della pasta dei superuomini, ma perché Dio si è compiaciuto di trarre da essi, materia vile, il nobile metallo della santità, forgiandoli nelle Sue mani secondo i Suoi desideri e rendendoli strumenti utili e volonterosi della Sua paterna Volontà. Umanamente parlando, siamo creta, siamo fango: e, se è vero che vi è una distanza enorme fra un uomo spirituale e un altro che vive sprofondato nei suoi più bassi istinti, è altrettanto vero che la distanza che separa l’uno e l’altro dal modello della perfezione divina è talmente grande, da far apparire insignificante anche la distanza che li separa fra di loro. In altre parole: per quanto in alto ci innalziamo con le nostre forze umane, con le nostre capacità umane, con la nostra umana intelligenza e con la nostra umana volontà, e per quanto possa apparire che ci siamo levati assai in alto rispetto a coloro i quali seguitano imperterriti a sguazzare nel fango, a grufolare come maiali ghiotti solo di ghiande, resta pur sempre il fatto che noi tutti, in quanto esseri umani, ugualmente feriti dalle conseguenze del Peccato originale e, perciò, dominati dalla concupiscenza, siamo ben poca e misera cosa di fronte a Dio; siamo poco più di niente, o perfino peggio, siamo spregevoli e sciocchi mercenari del diavolo, che al diavolo si votano per realizzare i loro turpi desideri e per soddisfare le loro innominabili passioni, provocando scandali e sofferenze ai fratelli e rendendosi così partecipi di una specie di contro-natura, del piano satanico per rendere vana l’opera di Dio, a partire dalla redenzione operata da Gesù Cristo a prezzo del suo stesso sangue. Questo siamo, e non altro; e se presumiamo di essere qualcosa di più, c’inganniamo e pecchiamo di orgoglio, il fetido peccato che è l’anticamera di tutti gli altri peccati e che ci allontana sempre più da Dio e da qualsiasi possibilità di redenzione.
Ogni cristiano, non importa se colto o incolto, se debole o forte, se giovane o vecchio, dovrebbe sentirsi spronato e sollecitato dalle parole di san Paolo: Guai a me se non predicassi il Vangelo!; specialmente di questi tempi, quando il Vangelo viene predicato alla rovescia, viene snaturato da un clero infedele e traviato, e quindi viene ridotto a un vangelo con la minuscola, una cosa puramente umana, o peggio, una cosa demoniaca, un anti-vangelo che serve per ingannare e portare fuori strada le anime dei credenti. Certo che siamo soli poveri uomini; ma da ciascuno di noi Dio, per mezzo di Gesù Cristo, può fare cose grandi, come ha saputo trasformare una dozzina di umili e ignoranti pescatori del lago di Galilea, per nulla superiori al comune livello della gente lavoratrice di quel tempo e di quel luogo, in formidabili annunciatori della sua Parola. Erano deboli, e Lui li ha resi forti; erano dubbiosi, e Lui li ha resi saldi; erano paurosi, e Lui li ha resi audaci; erano smarriti, e Lui li ha rinfrancati; erano persone semplici, e Lui li ha resi eloquenti. Non sono gli uomini che operano da se stessi, è lo Spirito Santo che opera per mezzo di loro; e ciò diventa possibile se e quando gli uomini rinunciano al loro io per farsi tutt’uno con la volontà di Dio. Chi conserva la sua umana presunzione, si illude di poter fare, da solo, chissà cosa, ma è simile a una casa costruita sulla sabbia: viene il vento e se la porta via. Solo a chi gli si abbandona interamente, Dio concede i suoi doni; gli uomini che si pascono del loro io, non parlano e non agiscono a nome di Dio, perché non sentono la voce di Dio: la voce di Dio si fa sentire solo nel silenzio dell’anima, dopo che questa si è spogliata di ogni umana presunzione.
Come è avvenuto che degli uomini scoraggiati e impauriti, i quali si tenevano nascosti e non speravamo più nulla, perché avevano visto morire in croce il loro divino Maestro, sono diventati coraggiosi e risoluti, e sono usciti per predicare il Vangelo senza più alcuna timidezza e alcun timore, così lo Spirito di Dio può fare di ciascuno di noi uno strumento affilato ed efficace, un valido annunciatore della sua Parola e del suo Regno. Sarà lo Spirito Santo a suggerire al cristiano quel che dovrà dire e fare, quando si presenterà l’occasione della prova: perché la prova sicuramente verrà, e non si è mai visto un vero cristiano predicare il Vangelo integralmente e risolutamente, senza andare incontro ad insidie e persecuzioni. Lo ha profetizzato Gesù stesso, e, nello stesso, ha assicurato ai suoi seguaci l’assistenza indefettibile dello Spirito santo, quando ha detto (Mt 10, 16-22):
Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.
L’inganno della neochiesa massonica sta proprio in questo: essa non predica integralmente il Vangelo, ma solo quelle parti che possono essere accettate dal mondo; laddove il mondo la prenderebbe male, la neochiesa tace. Non si vuole intromettere, afferma, per bocca del suo capo. Il (falso) papa Begoglio ha avuto la franchezza, o piuttosto l’arroganza, di dirlo chiaro e tondo: Io dei principi non parlo, perché creerebbero divisioni; voglio parlare solo di ciò che unisce. Ma unirsi a chi, per fare cosa? Unirsi ai nemici di Cristo, e incoraggiarli nei loro errori? Lodare la signora Bonino, la mammana che si è resa personalmente responsabile di 10.000 aborti, e negare un cenno di risposta a quattro eminenti e rispettabili cardinali, che gli avevano chiesto dei chiarimenti dottrinali e poi, in alternativa, almeno una udienza privata, per poter parlare con lui a faccia a faccia? La Bonino sì, e Caffarra no? Scalfari sì, e i Francescani dell’Immacolata no? I migranti/invasori islamici sì, e i veri cattolici no? I don Olivero sì, e i don Minutella no? James Martin sì, e Josef Seifert no? Walter Kasper sì, e Raymond Burke no? Un momento; qui c’è qualcosa che non quadra. Le cose sono troppo diverse da come dovrebbero essere, se ci fosse lo Spirito Santo. No; non può esserci lo Spirito Santo, in una chiesa che si regola in questo modo, e che non arrossisce di far decorare una intera controfacciata di un duomo cattolico con un affresco blasfemo, dove si fa l’apologia dei peccati carnali e dove la stessa Persona di Gesù è rappresentata in maniera indegna, equivoca, oltraggiosa. Qualcosa non è come dovrebbe essere, se a concepire questo orrore è stato un vescovo cattolico – monsignor Paglia - il quale si recava due, tre volte a settimana a seguire l’andamento dei lavori e non ha mai sollevato obiezioni di sorta, anzi, si è stato talmente contento e soddisfatto di come l’artista – il pittore omosessuale Ricardo Cinalli, militante gay – lo stava realizzando, che ha voluto farsi fare il ritratto in mezzo alla turba dei ladri, dei sodomiti, dei transessuali e delle prostitute, tutti in atteggiamenti e pose da cui traspare ogni genere di passione, tranne che il pentimento.
Ebbene: in un momento come questo, con un (falso) papa che sta favorendo l’apostasia generale e con dei cardinali e vescovi massoni i quali, dopo un lavorio sotterraneo durato cinquant’anni, sono giunti a un passo dal capovolgere la Chiesa di Gesù Cristo in una sua orribile contraffazione, con scandalo immenso e pericolo gravissimo per milioni e milioni di anime, diciamo anche noi, con san Paolo: Guai a noi, se non annunciassimo il vero Vangelo, anche in faccia ai pastori farneticanti e ad una gerarchia apostatica e traditrice! Guai a noi, se non levassimo forte la voce per dire: Non vi è lecito! Non potete fare questo!
Guai a me se non predicassi il Vangelo!
diFrancesco Lamendola
continua su:
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.