Léon Bertoletti chiarisce come leggere il libro del professore Radaelli
Cari Amici Lettori,
vi abbiamo già ragguagliato, dopo le velenose ripercussioni contro il libro del professore Enrico Maria Radaelli, clicca qui, interpellando lo stesso mons. Antonio Livi il quale, appunto, ci consegnò proprio per voi una chiara risposta al vero problema che ci viene dischiuso, invece, grazie anche al faticoso contributo di Radaelli, cliccare qui per leggere la risposta di mons. Livi.
Cari Amici, come il Vangelo insegna (cfr.Lc.16,31) per chi non vuol sentire, non ci sarà mai una spiegazione valida. Ma noi non ci arrendiamo! Chi ama davvero “La Chiesa” e il Papa, non teme di conoscere la realtà dei fatti, non teme di scoprire ciò che nell’amata Chiesa non và, non teme di scoprire che uno, due, quattro Pontefici avendo un cuore pur grande, hanno però remato con delle innovazione che forse non hanno proprio giovato alla Chiesa….
Purtroppo, oggi, in pieno relativismo e dittatura delle proprie opinioni, spesso assunte quale verità indiscutibile, i progressisti più fondamentalisti, in una straordinaria cooperazione con i modernisti, hanno imposto – sull’immagine del Pontefice – una visione a senso unico: “pro” quando fa comodo ai propri disegni di devastazione della Chiesa, la Sposa di Cristo, e “contro” quando si volesse descrivere, con cognizione di causa, quei problemi che gli stessi Pontefici non hanno mai nascosto, a riguardo del proprio pensiero….
Vi offriamo allora l’ennesima opportunità, leggere questa brevissima recensione che è stata fatta al libro in questione. Starà a voi, Amici Lettori, comprenderne il senso, in nome proprio di quella “libertà dei figli di Dio” che non si lasciano fermare dai clamori mediatici, o da chi fa sempre la voce più grossa.
Recensione di Léon Bertoletti del libro “Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo“
di Enrico Maria Radaelli
No, no, no, no e no. Non è un Adversus Iosephum, un Contra Benedictum o – come sostengono incurabili qualunquisti – un libello che, dalla nebulosa “tradizionalista”, cita in giudizio per eresia il Sommo Emerito benemerito. No, non è un parlarsi addosso, a vuoto. Non è un dissertare colto sui massimi sistemi.
Gli ottanta paragrafi e le trecentosettanta pagine di Al cuore di Ratzinger, al cuore del mondo, fatica puntigliosa di Enrico Maria Radaelli, edizioni pro manuscripto Aurea Domus, sono piuttosto un saggio sine ira et studio solidamente scientifico, un trattato splendidamente catechetico-teologico-dottrinale, il tracciato lineare di una rotta, l’indicazione spirituale di un obiettivo concreto, un documento pesato, soppesato, meditato.
Non un lavoro divulgativo o di sintesi, un’opera sistematica. Servirà agli storici e ai commentatori ecclesiastici quando finalmente vorranno aprire gli occhi sulla realtà sgangherata, sulla verità invertita. Con i suoi riferimenti precisi, con i rimandi luminosi all’Aquinate e al Tridentino, con le osservazioni limpide, rende tutto chiaro, dona consapevolezza, apre portali di sapienza.
Che combina il professor Radaelli? Che fa di tanto grave, clamoroso, fastidioso, urticante? Come mai turba i sonni e i sogni beati delle animette parfumé, dei topastri di sacrestia, dei cronistacci? Leva dallo scaffale un vecchio libro del sedicesimo nella dinastia benedettiana e lo tasta, gli prende la pressione, gli misura il battito, gli fa l’elettrocardiogramma, lo sottopone a Tac. Verifica, insomma, lo stato di salute e di malattia del muscolo, i pregi (ci sono) e i difetti (ci sono). Non compie la visita con lo sguardo clinico delle proprie convinzioni, delle idee personali, delle fisime, ma con il manuale medico della Tradizione, con il prontuario farmaceutico del Magistero.
Il volume patologico di Ratzinger è Introduzione al Cristianesimo. La disamina di Radaelli lo colloca a pieno titolo, con piena coscienza, nel flusso cosmico che dal conciliabolo del Secondo Vaticano, dal Martini porpora, dal Teilhard de Chardin, dall’Idealismo, dallo Storicismo scorre fino al Bergoglismo.
Un’onda energetica degenerativa, distruttiva ovviamente. Capace di condizionare il pensare, il predicare e il divenire, il teologume e il clericalume; di provocare l’urlo del Tragico esistenziale che gridiamo con Radaelli: «Ma se la Chiesa non crede più in se stessa (nelle sue Scritture, nei suoi Dogmi), perché dovrebbe crederci il mondo?». Capace di generare fede piena di dubbi ma non dubbi pieni di fede. Capace di sparate bombastiche, scritte e confermate dal Papa teologo, come quella che il Paradiso sia «nella memoria di Dio» o che «la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano».
Il limite dell’indagine cardiaca è forse di attribuire eccessiva rilevanza a un lavoro dal titolo enfatico e pretenzioso, che ha venduto parecchie copie e ottenuto diverse edizioni e ristampe, probabilmente allineato a un sentire comune, diffuso e condiviso piuttosto che originale nelle premesse e chissà quanto veramente in grado di dettare una linea, di condizionare un indirizzo. Il virus, anche senza fonte precisa, s’era già infiltrato nell’organismo. Inoculato, si diffondeva. Infettava. Ha creato malati, ha mietuto vittime. Ma se, per questa esatta ragione, il Ratzingerismo tuttora palpita attualissimo, il Radaellismo lo sopravanza in numero di colpi. Rendendo Al cuore… un testo da conoscere (non per finta, alla maniera di qualche critico o recensore precipitoso) e da considerare.
Léon Bertoletti
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