Francesco è eretico?
La correzione filiale
La correzione filiale
Una lettera di venticinque pagine, del 16 luglio scorso e firmata da quaranta chierici e universitari, è stata inviata a Papa Francesco l’11 agosto. Essa è stata resa pubblica il 24 settembre (1).
Il suo titolo: Correctio filialis de haeresibus propagatis (Correzione filale in ragione della propagazione di eresie). Essa afferma che il Papa, con la sua esortazione apostolica Amoris laetitia, come con altre parole, occasioni, ed omissioni a questa relative, ha sostenuto sette proposizioni eretiche riguardo al matrimonio, alla vita morale e alla ricezione dei sacramenti, e che essa è stata all’origine della diffusione di tali opinioni eretiche in seno alla Chiesa cattolica.
Citiamo alcuni estratti:
Per mezzo di queste parole, atti e omissioni e per mezzo dei suddetti passaggi del documento Amoris laetitia, Vostra Santità ha sostenuto, in modo diretto o indiretto (con quale e quanta consapevolezza non lo sappiamo né vogliamo giudicarlo), le seguenti proposizioni false ed eretiche, propagate nella Chiesa tanto con il pubblico ufficio quanto con atto privato:
1) “Una persona giustificata non ha la forza con la grazia di Dio di adempiere i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti fossero impossibili da osservare per colui che è giustificato; o come se la grazia di Dio, producendo la giustificazione in un individuo, non producesse invariabilmente e di sua natura la conversione da ogni peccato grave, o che non fosse sufficiente alla conversione da ogni peccato grave”. [seguono sei altre «proposizioni eretiche»]
Tutte queste proposizioni contraddicono verità divinamente rivelate che i cattolici devono credere con assenso di fede divina.
1) “Una persona giustificata non ha la forza con la grazia di Dio di adempiere i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti fossero impossibili da osservare per colui che è giustificato; o come se la grazia di Dio, producendo la giustificazione in un individuo, non producesse invariabilmente e di sua natura la conversione da ogni peccato grave, o che non fosse sufficiente alla conversione da ogni peccato grave”. [seguono sei altre «proposizioni eretiche»]
Tutte queste proposizioni contraddicono verità divinamente rivelate che i cattolici devono credere con assenso di fede divina.
Non è la prima volta che il Papa è accusato di insegnare delle eresie: il 29 giugno 2016, quarantacinque teologi hanno inviato al Decano del Sacro Collegio, il cardinale Angelo Sodano, uno studio critico dell’esortazione Amoris laetita nel quale venivano censurate diciannove proposizioni del documento romano (2). Vi si trovano le sette proposizioni presentate nella «correzione filiale».
Ma quest’ultimo documento sembra spingersi oltre, non solo perché ne è stata fatta una vasta pubblicità, ma anche perché due vescovi vi hanno apposto la loro firma (3).
Si possono porre alcune domande: Si può accusare il Papa di eresia? L’eresia del Papa è accertata? Che succede in tale caso?
Nisi fide devius
Per prima cosa ci si può chiedere se è permesso rimproverare il Papa di propagare delle eresie. In effetti, chi può giudicare il Papa?
La risposta a questa domanda è nota fin dal Medio Evo. Il canonista Graziano, nel suo celebre Decreto (testo di riferimento per il diritto canonico fino al Codice edito da Benedetto XV nel 1917), scriveva:
Se il Papa è trovato negligente per la sua salvezza e quella dei suoi fratelli, trascurato e nocivo nelle sue azioni e silenzioso quando dovrebbe parlare, cosa che è particolarmente nociva per lui e per gli altri, anche se viene seguito da gruppi interi, da folle innumerevoli che, come lui, saranno abbandonati al principe delle tenebre per essere severamente puniti per l’eternità, qui in terra nessun mortale sia così temerario di incolparlo per queste mancanze, poiché è a lui che appartiene il diritto di giudicare tutti, senza che alcuno possa giudicare lui, a meno che egli non sia convinto di errare nella fede. Piuttosto, che tutti i fedeli preghino per la sua salvezza, con tanta più insistenza per quanto sanno che la loro salvezza dipende in maniera preponderante, dopo che da Dio, dalla sua santità spirituale (4).
L’eccezione richiamata: «a meno che egli non sia convinto di errare nella fede» significa chiaramente che se il Papa devia dalla fede, su di lui può essere espresso un giudizio. Questa è l’opinione comune dei teologi posteriori a Graziano (5).
L’eresia del Papa è accertata?
Abbiamo citato la prima proposizione eretica che gli autori della «correzione filiale» rimproverano al Papa.
Per prima cosa si può notare che il Papa non ha scritto questa frase. La «correzione filiale» si basa su due paragrafi di Amoris Laetitia che lasciano intendere che tale è il pensiero del Papa. Si tratta dei paragrafi 295 e 301 (6).
Si può notare poi che la «proposizione eretica» segnalata dagli autori della «correzione filiale» non è stata condannata così com’è dal magistero. Per dimostrare che questa proposizione è eretica, la «correzione filiale» deve basarsi su dei testi del magistero e in particolare su un passo del Concilio di Trento (7).
Vi è dunque un certo margine che può permettere al Papa di rispondere che non è stato compreso e che le dichiarazioni non cadono sotto le precedenti condanne del magistero. D’altronde, è proprio questo che fa il Papa, pretendendo perfino che il suo insegnamento sia perfettamente tomista:
Rispetto a coloro che «sostengono che sotto l’Amoris laetitia non c’è una morale cattolica o, quantomeno, non è una morale sicura», il Papa ha affermato che «la morale dell’Amoris laetitia è tomista, quella del grande Tommaso» (8).
A questo proposito facciamo notare che la «correctio filialis» dimostra che il Papa Francesco favorisce l’eresia nella misura in cui le proposizioni «eretiche» che vengono enunciate sono delle conseguenze logiche delle parole e degli scritti del Papa. Ma l’eresia del Papa, l’eresia formale e cosciente, non è stata ancora provata.
E se si provasse che il Papa è eretico?
Evidentemente, gli autori della correctio filialis potrebbero insistere e riuscire a dimostrare che il Papa è veramente eretico. Se riuscissero a convincere un numero sufficiente di vescovi, e anche di cardinali, tale che questo giudizio potesse essere considerato come un giudizio della Chiesa cattolica, allora ci troveremmo nell’ipotesi considerata da Jean di Saint Thomas e dalla maggioranza dei teologi: un tale papa perderebbe il pontificato, in base al fatto che la Scrittura ci raccomanda di evitare l’eretico dopo uno o due avvertimenti e che è impossibile evitare il Papa regnante.
Qui rinviamo allo studio di Jean de Saint Thomas: «De la déposition du pape» (9).
Tuttavia, una tale ipotesi oggi rimane molto improbabile.
In effetti, per un verso noi viviamo nell’epoca del «declino del coraggio» ed è verosimile che pochi chierici siano pronti a «mollare la talare» per rimproverare al Papa le sue eresie a rischio di perdere la loro condizione.
Per altro verso, si può notare che la maggior parte degli autori della correzione filiale fanno parte degli ambienti «riconciliati» che hanno accettato i più gravi errori (gli errori dottrinali dell’ultimo Concilio) pur volendo lottare contro le conseguenze morali di questi errori. Infatti, per criticare Papa Francesco essi si basano sul magistero conciliare (Vaticano II, nuovo Codice, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI).
La nuova religione
Senza dubbio, la «correzione filiale» fa uno sforzo per dimostrare che gli errori del Papa hanno la loro origine nel modernismo e nel protestantesimo; tuttavia, essa è lungi dal denunciare le vere radici di questi errori e l’ampiezza del male.
Noi lasciamo a Mons. Lefebvre l’ultima parola. Egli ha descritto con alcune frasi, alla fine della sua ultima conferenza spirituale dell’11 febbraio 1991, la nuova religione che si sta affermando sotto i nostri occhi (10). Queste ultima verba (ultime parole) rivolte ai seminaristi di Ecône hanno un valore di testamento.
Dopo avere spiegato che numerosi vescovi e preti, prima del Concilio, avevano già una fede diminuita, perché non credevano veramente nella grazia e impiegavano dei mezzi puramente umani e degli espedienti naturali, Mons. Lefebvre continua dicendo:
Oggi, non è una fede diminuita quella che hanno, ma in verità hanno un’altra religione, hanno altri princípi. […] Oggi essi sono diretti da altri princípi e veramente da un’altra religione.
E il fondatore di Ecône insisteva sulla gravità della situazione. Poiché, quando la fede diminuisce si può sperare che la si possa far rivivere, ma «quando si rimpiazza la religione con un’altra religione, allora la cosa è molto più grave»
Quali sono questi nuovi princípi assolutamente contrari a quelli della Chiesa?
Per loro, ormai, per molti di questi teologi moderni, è Nostro Signore Gesù Cristo che suscita negli animi di tutti gli uomini [appartenenti a qualsiasi religione] i pensieri religiosi che questi possono avere.
Il pensare a Dio, lo slancio verso Dio, può realizzarsi per mezzo di feticci, di cerimonie pagane, perfino di cerimonie criminali, che esigono il crimine, poco importa, il solo fatto che nel profondo del loro animo gli uomini abbiano il pensiero di Dio, questo è Gesù Cristo che lo suscita, qualunque sia la sua realizzazione.
Si pretende così, che si avrebbe un substratum religioso in ogni anima e che esso sia suscitato da Nostro Signore Gesù Cristo. E Mons. Lefebvre riteneva che si trattasse di una «inversione della dottrina cattolica» e che tale nuova dottrina fosse «blasfema», poiché così sarebbe Nostro Signore all’origine di tutti gli orrori delle false religioni e delle sette.
In conclusione, le «eresie del Papa» sono indubbiamente gravi, ma ancora più grave è la «nuova religione» che viene imposta ai cattolici da cinquant’anni e che è la fonte di tutti gli errori.
Auguriamoci che gli autori della «correzione filiale» lo capiscano, denuncino questa «nuova religione» e non cerchino un compromesso con essa (11).
NOTE
1 – E’ stato creato un apposito sito: www.correctiofilialis.org, in cui è stato pubblicato il testo in diverse lingue.
2 – Un’analisi di questo documento è stata fatta da Don Jean-Michel Gleize nel Courrier de Rome n° 595 del gennaio 2017 / La Porte Latine del 29 gennaio 2017.
3 – Mons. Bernard Fellay, Superiore della Fraternità San Pio X, e Mons. René Henry Gracida, ex vescovo del Corpus Christi, di 94 anni.
4 – Decreto di Graziano, Parte I, D 40, c. 6: « Si papa suæ et fraternæ salutis negligens reprehenditur inutilis et remissus in operibus suis, et insuper a bono taciturnus, quod magis officit sibi et omnibus, nihilominus innumerabiles populos cateruatim secum ducit, primo mancipio gehennæ cum ipso plagis multis in eternum uapulaturus [ou : uapulaturos]. Huius culpas istic redarguere presumit mortalium nullus, quia cunctos ipse iudicaturus a nemine est iudicandus, nisi deprehendatur a fide deuius ; pro cuius perpetuo statu uniuersitas fidelium tanto instantius orat, quanto suam salutem post Deum ex illius incolumitate animaduertunt propensius pendere.»
5 – Su questa questione del Papa eretico ci si può riferire allo studio di Don Gleize già menzionato e a quello di Jean de Saint Thomas, OP: «De la déposition du pape», pubblicato in Le Sel de la Terre n° 90, autunno 2014, p. 112.
6 – AL 295: «In questa linea, san Giovanni Paolo II proponeva la cosiddetta “legge della gradualità”, nella consapevolezza che l’essere umano «conosce, ama e realizza il bene morale secondo tappe di crescita». Non è una “gradualità della legge”, ma una gradualità nell’esercizio prudenziale degli atti liberi in soggetti che non sono in condizione di comprendere, di apprezzare o di praticare pienamente le esigenze oggettive della legge.» – AL 301: «Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere «valori insiti nella norma morale» o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa.»
7 – Concilio di Trento, sessione 6, can 18, DS 1568. – Da notare che gli autori della «correzione filiale» si basano anche su «san» Giovanni Paolo II (Reconciliatio et paenitentia e Veritatis splendor)
8 – Incontro con i Gesuiti di Colombia, 10 settembre 2017.
http://www.laciviltacattolica.it/articolo/la-grazia-non-e-una-ideologia/9 – Le Sel de la terre n° 90, autunno 2014, p. 112. Ecco un breve passo: «Noi dobbiamo separarci dagli eretici secondo Tito 3, 10: “Dopo una o due ammonizioni stà lontano (devita) da chi è eretico”. Ora, non si può evitare colui che detiene il [sommo] pontificato, al contrario, la Chiesa dev’essere unita a lui come alla sua testa e comunicare con lui; dunque, se il Papa è eretico, se la Chiesa deve comunicare con lui, egli dev’essere deposto dal pontificato.»
10 – Questa conferenza è stata pubblicata parzialmente su Internet, per esempio: http://tradinews.blogspot.it/2012/07/antimodernismeinfo-nous-revivons-le.html11 – Come esempio di compromesso con la nuova religione si può citare il Coetus Internationalis Summorum Pontificum che ha organizzato un congresso per il decimo anniversario del Summorum Pontificum: «Il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, una nuova giovinezza per la Chiesa». Una relazione assai favorevole di questo congresso è stata pubblicata sul sito della Fraternità San Pio X
http://fsspx.news/fr/news-events/news/rome-congrès-pour-le-10e-anniversaire-de-summorum-pontificum-32079
Questa relazione contrasta con il giudizio espresso nel 2013 da Mons. Tissier de Mallerais su questo motu proprio: «La malizia della gerarchia conciliare è completata dall’uso che essa fa della menzogna e dell’equivoco. Così, il motu proprio di Papa Benedetto XVI che dichiara che la Messa tradizionale non è mai stata soppressa e che la sua celebrazione è libera, e che insieme condisce questa libertà con condizioni contrarie ad essa e arriva fino a qualificare la Messa autentica e la sua contraffazione modernista col nome di “forme straordinaria e ordinaria” dello stesso rito romano (Le Sel de la terre n° 85, estate 2013, p. 15).
In italiano: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV588_Tissier_Chiesa_conciliare.html
Editoriale de Le Sel de la terre n° 102 - autunno 2017
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