ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 25 gennaio 2018

Superiorelatria

NEO-FSSPX:
LA NUOVA BORGHESIA DELLA TRADIZIONE




San Bernardo da Menzingen
Le brave persone lo seguono. Gli altri sono pazzi o traditori o congiurati contro le persone brave e valenti – (idea geniale elaborata dal blog della neo-Fraternità in Argentina)

La borghesia è composta da individui
insoddisfatti di ciò che hanno
e soddisfatti di ciò che sono.


Nicolás Gómez Dávila

In passato, la FSSPX parlava della conversione della Roma modernista e centrava su questa condizione l’unica possibilità di un accordo con Roma. In effetti, la conversione di Roma renderebbe inutile qualsiasi accordo, perché tutto tornerebbe alla normalità. Fino al capitolo generale del 2006 era questa la posizione ufficiale. Ma poi, già convertita in neo-FSSPX, a poco a poco essa ha smesso di parlare della conversione della Roma modernista, fino a cambiare le condizioni per un accordo, senza guardare a ciò che era Roma, ma a ciò che avrebbe dovuto ricevere da essa; è così la Fraternità ha mutato il suo punto di vista.

Il punto di vista fu fatto cambiare astutamente da Roma quando concesse “misericordiosamente” la revoca delle “scomuniche”, dopo la “libertà” per la Messa tradizionale. Questo è stato il fattore chiave a partire dal quale Roma ha ripreso l’offensiva contro la Fraternità. Infatti, dopo il fallimento delle discussioni dottrinali, quando tutto sembrava concluso per mancanza di comprensione, Roma passò all’offensiva con la sua offerta di pace. E la neo-FSSPX accettò di ricercare questa pace, senza la conversione della Roma modernista.


Da allora l’attenzione non fu più posta su Roma e il suo problema (liberalismo, modernismo, apostasia), ma sulla Fraternità e il suo “problema” (la mancanza di regolarità canonica). Da quel momento si cominciò a imporre ai fedeli l’idea che alla Fraternità mancassero delle “cose” e che così non si poteva continuare, e che si doveva accettare che Roma ci desse quelle “cose”. La Fraternità si guardò allo specchio, compiaciuta, e disse a se stessa: “Io sono buona, ma non ho tutto ciò che merito. Non ho l’apprezzamento che merito. Roma vuole darmi delle cose, vuole riconoscermi, e questo va molto bene”.
Soddisfatta di se stessa, la neo-FSSPX era insoddisfatta di ciò che aveva. Soprattutto perché mancava l’apprezzamento della sua cattolicità da parte delle autorità romane.

E così la storia continuò con la neo-FSSPX che si era distratta da se e non chiedeva più la conversione della Roma modernista e dialogava amichevolmente per ottenere da essa “le cose”.

Ovviamente, adesso i fedeli dalla neo-FSSPX, per giustificare se stessi e non vergognarsi dell’aver abbandonato la battaglia, dicono che è bene ricevere le “cose” dalla Roma modernista perché in realtà è Dio che dà queste cose alla Fraternità, attraverso Francesco. È Dio che vuole che la Fraternità smetta di essere perseguitata dai suoi nemici e a poco a poco venga riconosciuta. Sfortunatamente, dicono, Francesco e i modernisti avvelenano questi regali, ma noi, la Fraternità, che siamo intelligenti, riceveremo questi regali senza prendere il veleno.

Quest’ultima affermazione, ribadita tra l’altro da uno che scrive sul sito argentino, ha questo “piccolo” inconveniente: prendiamo il caso della giurisdizione per i matrimoni, con la quale Francesco ha imposto alla neo-FSSPX che gli sposi devono dare il consenso ai sacerdoti diocesani conciliari.
Ebbene: Mons. Fellay ha accettato il regalo senza rigettare alcun veleno, al contrario, chi ha fatto notare che c’era del veleno è stato punito severamente. Allo stesso modo, quando c’è stata la revoca delle “scomuniche”, Mons. Fellay non ha detto di aver chiesto qualcosa di diverso e che Roma stava mescolando il veleno in quel “regalo”: dal momento che veniva revocato qualcosa di inesistente.
Né segnalò chiaramente il veleno quando col Summorum Pontificum Roma dichiarò che la Messa tradizionale era una forma diversa per esprimere la stessa cosa espressa dal Novus Ordo, ed era anche un’eccezione, relegata in un angolo, ad uso dei riconciliati.
Si tratta sempre di ingoiare quello che Roma regala, insieme al veleno in esso contenuto. Mai si tratta di parlare come chiesto da nostro Signore: “sì sì, no no”. Si giuoca sempre d’astuzia col diavolo, come abbiamo già detto in un altro articolo, come se Eva aveva pensato: “E’ Dio che vuole aiutarmi attraverso il serpente, quindi non mi resta che prendere il frutto e mettere da parte il veleno”. Toh, ingoia!

Ma il serpente seduce e riesce a far cadere solo coloro che credono più in se stessi che in Dio, coloro che pensano di essere “astuti”, coloro che obbediscono agli uomini piuttosto che a Dio, coloro che non sono lineari e semplici bensì complicati e doppi, coloro che, come i perfetti borghesi, sono soddisfatti di se stessi, ma vogliono avere di più, cercano il riconoscimento e credono che è dovuto loro ogni onore, mentre invece Nostro Signore in tutta la sua vita non ha pensato altro che alla Croce.

Il borghese è un uomo corretto che vuole essere “politicamente corretto” e, soprattutto, stare bene con le autorità. L’uomo della neo-FSSPX è l’“uomo corretto” che vuole una situazione “corretta”.
Di quest’“uomo corretto”, Ignacio Anzoátegui diceva: “Il conoscersi non è il conformarsi; il contemplarsi - che è ciò che fa l’uomo corretto - è il compiacersi. Il “conosci te stesso” di Socrate è il “vergognarsi della propria miseria”, come ci insegna il cristianesimo. Conoscersi è prepararsi per cercare la riconquista e non accontentarsi di celebrare una conquista menzognera. Non significa imbellettarsi, ma farsi nuovo; rifare l’umanità per liberarsi dalla disumanità; agire per tornare ad essere, per essere quello che si ha l’obbligo imprescindibile di essere, e non accontentarsi di rimanere quello che si è.”

Il borghese è anche un pacifista, che vuole stare in pace col mondo intero. Tuttavia, suole essere in guerra contro coloro che fanno notare la mediocrità e la pusillanimità della sua condotta. Da uomo corretto qual è, dev’essere incontestabile.

Come si vede nelle sue campagne pubblicitarie, la neo-FSSPX è soddisfatta di se stessa, ed è per questo che non può sbagliare. Vediamo per esempio come si considera il Superiore Generale: come uno che quasi non sbaglia mai, imbattibile, uno che è al di là e molto più alto del comune fedele, il quale l’unica cosa che deve fare è seguirlo. E’ per questo che lo stesso sito argentino (con o senza vino?), riguardo alla sottoscrizione della “Correctio filialis” da parte di Mons. Fellay, afferma:

“Forse che il Superiore della FSSPX ha valutato male? (e così io che ho firmato dopo ed ho approvato la “correzione” non tanto perché mi piacesse molto, ma perché lo aveva fatto lui) No. E dico di no, sapendo che tutto questo processo di cui parlo, fatto di opportunità e valutazioni, a lui non importa un accidente. Egli agisce davanti a Dio e non davanti agli uomini, ecco perché lo seguo quando la mia furberia mi suggerisce il contrario. Egli è su un altro piano. E questa non è piaggeria, perché non sto valutando l’uomo che conosco a malapena, ma il Vescovo, un mistero che non siamo riusciti a capire in tutta la sua dimensione quanto pensiamo che si tratti di un traditore che cammina con la Mitra come ornamento. Bisogna fare pochi calcoli e guardare al cielo.”

Le stesse cose si potrebbero dire di Francesco, di Benedetto o di chiunque altro. “Agisce davanti a Dio e non davanti agli uomini. Seguiamolo”. E a questo punto si possono e si debbono accettare tutte le malefatte o i tradimenti consumati da quest’uomo, perché “agisce davanti a Dio e non davanti degli uomini”, e noi, semplici mortali, non possiamo capirlo. Dobbiamo seguirlo. Alla cieca. Lui sa quello che fa.

Quindi, bisogna mettere da parte tutta una serie di commentatori irresponsabili che dicono ogni tipo di falsità, perché l’importante è seguire il “santo”. Ah, si badi bene, questa non è piaggeria…

Niente ragioni valide, niente analisi dei fatti e delle parole, qui siamo di fronte alla pura emozione, alla pura illusione, al soggettivismo, al sentimentalismo. Tutto per lasciar credere a se stessi che la Fraternità è una congregazione “eletta”, che per niente al mondo può cedere, essere ingannata o corrotta (e qui dalla versione del “popolo eletto” si passa a quella della “congregazione eletta”. Forse perché chi gestisce il sito argentino è di origine giudaica?).
E perché è impossibile che la Fraternità ceda? Noi semplici mortali non possiamo capirlo, ma il suo Vescovo sta su un altro piano e agisce faccia al cielo.  Bisogna accettarlo. E’ così.

Signori: siamo passati dalla papolatria (che ha permesso il successo del Vaticano II nella Chiesa) alla superiorelatria (che ha permesso il successo del Vaticano II nella Fraternità).
Una cosa del genere non era mai capitata con Mons. Lefebvre ed egli mai lo avrebbe permesso o sollecitato. E questo capita perché i sacerdoti non denunciano gli errori e rimangono a bocca chiusa, per rispetto umano, per codardia o perché sono diventati nuovi borghesi.

Diceva León Bloy: “Non concepisco il cielo senza il mio Imperatore”. Parlava di Napoleone.
Dicono i componenti della neo-Fraternità: “Non concepisco il cielo senza il mio Vescovo” Parlano di Mons. Fellay.

Il nuovo Mosè, riuscirà ad entrare nella terra promessa?




di Ignacio Kilmot

Articolo pubblicato sul sito Syllabus


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