Chi ha visto il presepe allestito lo scorso Natale in piazza San Pietro, ricorderà che il tema che è stato posto al centro di quella raffigurazione della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo è stato quello delle opere di misericordia (quasi mettendo in ombra la nascita del Redentore); non tutte, però, si badi bene, ma solamente quelle corporali, le uniche che interessano all’attuale pontefice, secondo il quale la Chiesa dovrebbe assomigliare ad un ospedale da campo dove si curano le ferite del corpo, disinteressandosi di quelle dell’anima, senza caricare il prossimo di inutili fardelli (le famose “pietre” nell’astruso linguaggio bergogliano), cioè i comandamenti, i precetti, il richiamo al ravvedimento ed al cambiamento di vita.
Una misericordia tutta corporale, quindi, quella cara a papa Francesco, in linea con la sua concezione della Chiesa alla stregua di una qualsiasi Onlus, o Ong, aperta a tutte le confessioni ed a tutte le religioni, persino agli atei ed agli storici nemici di Cristo, ma che rifiuta decisamente ed orgogliosamente di obbedire al comandamento lasciatole dal Nostro Signore all’atto della Sua Ascensione, cioè la conversione di tutte le genti.
Ora, anche un bambino del Catechismo, all’epoca della Chiesa preconciliare, sapeva benissimo che la misericordia corporale non si può disgiungere da quella spirituale, la quale, anzi, viene per prima, poiché, come era ben noto ad ogni cattolico, la prima forma di carità è la Verità, mentre le opere corporali vengono solo in seconda battuta. Inoltre, all’epoca, era anche universalmente accettata l’idea che compito della Chiesa (e di ogni buon cristiano) fosse anche ammonire i peccatori impenitenti, invitandoli al pentimento, al ravvedimento operoso ed al cambiamento di vita.
Il nuovo concetto bergogliano (figlio del concilio Vaticano II), invece, rifiuta questo aspetto, mantenendo solamente quello del perdono “a prescindere” (direbbe Totò) da qualsiasi pentimento e proponimento di non peccare più. Un invito implicito quindi, quello di Bergoglio, a permanere nel peccato (ormai derubricato a semplice errore), attribuendo alla sua Chiesa il solo compito di accompagnare il peccatore sino all’impenitenza finale, alle soglie dell’inferno.
Volendo risalire sino alle origini dello strano concetto di misericordia della chiesa di papa Francesco, definito anche “il papa della misericordia” (come se prima di lui, per quasi due millenni, la Chiesa non avesse mai predicato questa virtù), dobbiamo spingerci fino a papa Giovanni XXIII ed al suo discorso di apertura del concilio Vaticano II, che avrebbe condotto poi agli ambigui (e, perché no, anche eretici) documenti conciliari, primi tra tutti Nostra Aetate, Unitatis Reintegratio, Dignitatis Humanae.
Il primo documento ha portato alla crisi dell’animo missionario della Chiesa Cattolica, al rifiuto dell’evangelizzazione, culminata nella famosa frase di Bergoglio “il proselitismo è un’enorme sciocchezza” (con cui si vuol metter fine all’evangelizzazione , ignorando il comando del Divin Maestro “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.” (Mt 18,20) spacciandola ipocritamente per un’attività coercitiva, violentatrice delle coscienze, tacendo spudoratamente sui missionari che per tanti secoli hanno dato la vita per guadagnare anime a Cristo, e ciò per ridurre l’attività missionaria ad un semplice umanitarismo laico di stampo massonico.
Il secondo, sostenuto anche dall’ingannevole “subsistit in” di Lumen Gentium, (Cap I, 8/b) ha portato alla scomparsa di eretici e scismatici, sconfessando il Concilio di Trento, San Pio V, San Carlo Borromeo e tutta la Controriforma, e cancellando così l’“Extra Ecclesia Nulla Salus” dal magistero della Chiesa Cattolica.
Il terzo, infine, ha condotto alla scomparsa della religione cattolica come religione di Stato, alla laicità dello Stato, simbolico paravento dietro al quale gli stati massonici dell’Occidente hanno potuto portare avanti la loro politica anticattolica di stampo massonico, togliendo al Cattolicesimo quei benefici necessari a mantenere viva la coscienza cristiana e cattolica dei cittadini. Tutto ciò ha portato a rinnegare il concetto di Regno Sociale di Cristo, la cui celebrazione è stata spostata alla fine dell’anno liturgico, togliendole la sua centralità nel magistero e nella liturgia.
Ciò premesso, vediamo adesso un estratto del discorso di papa Giovanni, cui accennavamo sopra:
“Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore… non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare” (Gaudet Mater Ecclesia).
In proposito, così si esprime Francesco Lamendola, commentando le affermazioni del papa bergamasco:
“Bislacco ragionamento, quello di papa Giovanni all’apertura del CV II : “il pericolo dell'errore c'è, eccome; però non vale la pena di combatterlo e condannarlo, basta usare la misericordia. Si noti la temerarietà di una simile asserzione : si ammette che le dottrine erronee esistono, ma che si può affrontarle con le armi della misericordia invece che quelle del rigore, si accetta l'errore come un dato di fatto, una realtà con la quale si deve "dialogare", e, fondamentalmente, accettare. Non è la misericordia cristiana, questa, non è la misericordia di Gesù Cristo, attestata dai Vangeli. Gesù Cristo era misericordioso con i peccatori pentiti, non già con la diffusione dell'errore; al contrario: aveva parole di fuoco contro i seminatori di scandali, augurando loro di legarsi una pietra al collo e di gettarsi nel mare.
In queste parole di Giovanni XXIII sono già presenti le deviazioni e le deformazioni della chiesa odierna, quella di Bergoglio: un falso concetto della libertà, un falso concetto del dialogo, un falso concetto della misericordia; e, cosa più grave di tutte, un falso concetto dell'amore. Il vero amore del prossimo non è lasciare che costui perseveri nell'errore; il vero amore è cercare di portarlo verso la Verità, per il suo bene e nel suo interesse, anche a costo di farsene un implacabile nemico”.
(http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/
In queste parole di Giovanni XXIII sono già presenti le deviazioni e le deformazioni della chiesa odierna, quella di Bergoglio: un falso concetto della libertà, un falso concetto del dialogo, un falso concetto della misericordia; e, cosa più grave di tutte, un falso concetto dell'amore. Il vero amore del prossimo non è lasciare che costui perseveri nell'errore; il vero amore è cercare di portarlo verso la Verità, per il suo bene e nel suo interesse, anche a costo di farsene un implacabile nemico”.
(http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/
Ovviamente, proprio l’attuale Pontefice, che ha sempre in bocca la misericordia (preferibilmente, o esclusivamente, verso i non cattolici o verso gli anticattolici; ma questo si vede che è un dettaglio irrilevante), si sta comportando, verso i suoi oppositori, con una durezza e con un autoritarismo da caudillo sudamericano, come testimoniava il curioso manifesto che tempo fa è stato affisso per le vie di Roma da un novello Pasquino, dove si poteva leggere “A France’, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali… ma n’do sta la tua misericordia?”.
Il papa misericordioso è pieno di rancore, vendicativo, spietato, implacabile verso quanti lo ostacolano, verso quanti rallentano la marcia trionfale della neochiesa modernista e progressista; è ormai il segreto di Pulcinella, di cui anche i più distratti si saranno resi conto, che quando deve bastonare, umiliare, reprimere e disprezzare quanti non si muovono in sintonia con la sua idea di chiesa, non parla certo di misericordia, ma mostra, anche con l’espressione del volto e con le sue parole, un’intolleranza ed un’insofferenza che niente hanno da invidiare ai peggiori regimi totalitari.
I veri cattolici non dovrebbero avere difficoltà a smascherare il piano diabolico di Bergoglio e compagni, per la cui attuazione questi signori hanno bisogno di inculcare nelle menti dei fedeli che non esiste il peccato, ma che si tratta solamente di errori, che non esiste l’inferno, o che, se pure esistesse, sarebbe vuoto (così Urs Von Balthasar), che il diavolo è solo una figura simbolica ideata dai preti per designare il male (così Padre Sosa Abascal, attuale superiore Generale dei Gesuiti), che Dio non condanna nessuno, che alla fine dei tempi ci accoglierà tutti sotto la Sua tenda (cosi Papa Francesco, recentemente), che probabilmente anche Giuda si è salvato (sempre parole di Papa Francesco), figurarsi quindi se non si sarà salvato Martin Lutero.
Da un simile, assurdo argomentare ne consegue che a sbagliare non era Lutero (lo ha affermato esplicitamente Bergoglio), ma chi sbagliava erano Papa S. Pio V, S. Carlo Borromeo, S. Pietro Canisio e tutta la Controriforma.
In tal modo si ribaltano i concetti di bene e di male, di Verità e di menzogna, ma si rivela anche, nelle sue linee essenziali, il diabolico piano della chiesa modernista, gnostica e massonica, una vera e propria “chiesa a rovescio”, opera del Nemico eterno di Cristo e dell’umanità, colui che Gesù chiama “il principe di questo mondo”, che scimmiotta a rovescio tutto ciò che fa Nostro Signore, mosso da un odio inestinguibile verso di Lui.
Questo, in breve, il ritratto della chiesa bergogliana e, più in generale, della Chiesa uscita dal Vaticano II e maturata poi nei decenni successivi: una contraffazione diabolica della vera Chiesa di Cristo, dove il bene è chiamato male, e viceversa, dove sono accolti a braccia aperte i peccatori impenitenti purché rimangano tali, rifiutandosi di convertirli (così disse Papa Francesco a Scalfari), per limitarsi al loro “accompagnamento” fin sulle soglie dell’inferno.
Chiaro, quindi, che in una simile chiesa non vi può essere posto alcuno per coloro che vogliono rimanere cattolici, seguaci del vero Cristo, e non di quello fasullo costruito ad arte dal clero modernista. Si comprende quindi la vera ragione della persecuzione degli odiati “tradizionalisti”, ai quali vengono riservati tutti i peggiori improperi ed insulti, mentre invece sono i soli “veri” cattolici, fedeli agli insegnamenti di Gesù Cristo e depositari della Sua misericordia, quella che mette al primo posto a salvezza eterna delle anime.
Concludendo questa breve disanima del concetto modernista di misericordia, possiamo tranquillamente affermare che quella di Bergoglio è in realtà una falsa misericordia, subdola e ingannatrice, poiché non mira alla salvezza eterna delle anime, ma le spinge verso la dannazione eterna, conducendole fino all’impenitenza finale (il famoso “accompagnamento delle fragilità”, puerile slogan sessantottino).
La prova del nove di come questo atteggiamento sia indice di malafede, di imbroglio, è dato dall’odio implacabile che Bergoglio ed i suoi sodali dimostrano verso i veri cattolici, cioè coloro che hanno a cuore la salvezza delle anime e manifestano così la vera misericordia cristiana, insegnataci dal Divin Maestro, che all’adultera disse “va' e non peccare più”.
Si capisce quindi perché Bergoglio, appena salito al Soglio petrino, abbia affermato di avere l’intenzione, anzi l’ambizione, di cambiare la Chiesa in modo che non si possa più tornare indietro, lasciando sgomenti e sbigottiti coloro che pensano che un papa debba limitarsi a conservare il “depositum fidei”, trasmettendolo intatto alle generazioni successive, senza modificarne uno iota.
di Catholicus
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