ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 5 marzo 2018

Il Pontefice legga qualche cosa di più di Repubblica

CON LA SINISTRA HA PERSO LA CEI DI GALANTINO E BASSETTI. CHE NON HA PIÙ IL POLSO E L’ORECCHIO DELLA GENTE.

L’abate Faria era sveglio, ieri sera, e ci ha scritto una mail a caldo sulle elezioni. Ve la giriamo, e aggiungiamo, dopo, un paio di commenti che ci sgorgano dal cuore.
Dopo aver detto le preghiere serotine ho pensato mio dovere di sacerdote e cittadino di dare un’occhiata ai primi risultati elettorali e una riflessione mi è sgorgata in cuore. I partiti che sono avanti o che sono in crescita, da quello che vedo, sono la Lega, il Movimento 5 stelle, Fratelli d’Italia; coloro che si sono non solo opposti al sistema in quanto tale, ma che hanno anche spesso mostrato perplessità sulla politica aperturista della Chiesa sul tema dell’immigrazione.

Questo risultato, che come trend penso verrà poi confermato nelle votazioni definitive, ci dice come la gran parte della gente sia veramente stufa di questa misericordia senza giustizia, di come oramai ci sia uno scollamento fra certe aperture insensate e i bisogni e le paure della gente. Io non penso la gente sia cattiva o gretta, la gente ha semplicemente paura per la propria sicurezza, per quella dei propri cari. Quello che chiamano populismo è solo lo specchio della paura legittima delle persone. Purtroppo una gerarchia che vive lontana dai bisogni reali delle persone, che lascia dire che la Cina è il posto che meglio attua la dottrina sociale della Chiesa senza censure ufficiali, che non si accorge che si sta veramente perdendo il passo con la storia rincorrendo le utopie progressiste, insomma una gerarchia di questo tipo dovrebbe mettersi davanti a Dio e riflettere profondamente.
Abate Faria
Molto profondamente. Tanto profondamente da considerare anche l’ipotesi di lasciare certe cariche e tornare a una vita – giustamente – nelle periferie. A sentire che cosa dice e pensa la gente, non solo quelli della propria cerchia, quelli che magari, come diceva ieri il Pontefice, si comportano così: “È comune, infatti, la tentazione di approfittare di attività buone, a volte doverose, per coltivare interessi privati, se non addirittura illeciti”, prosegue il Papa ricordando che Gesù usa maniere e parole forti per scuoterci da questo “pericolo mortale”, “un pericolo grave, specialmente quando strumentalizza Dio stesso e il culto a Lui dovuto, oppure il servizio all’uomo, sua immagine”.
Pensiamo soprattutto a questa CEI, che ha tenuto bordone o è stata insignificante mentre il governo, e il Partito a cui ella era contigua, faceva passare leggi come divorzio breve, unioni civili e DAT, e rinunciava a quello che è, e deve essere, il compito primario di ogni governo che si rispetti: proteggere i proprio confini, e garantire un minimo di sicurezza ai suoi cittadini. E non favorire con pensieri, parole, opere ed omissioni stravolgimenti antropologici, culturali e sociali. Speriamo che una volta tanto il Pontefice legga qualche cosa di più di Repubblica e ne tragga qualche conseguenza. Anche se non ci crediamo molto.
MARCO TOSATTI
http://www.marcotosatti.com/2018/03/05/con-la-sinistra-ha-perso-la-cei-di-galantino-e-bassetti-che-non-ha-piu-il-polso-e-lorecchio-della-gente/

Italia spaccata in due. Con il Pd affondano i neo-clericali

Nord al centrodestra, sud in mano ai grillini: in Italia si parlano due lingue diverse. Il Pd sprofonda e porta con sé le speranze di Cei e Avvenire. Per i candidati cattolici nel centrodestra si attendono le attribuzioni definitive dei seggi. Sonora bocciatura per il Popolo della Famiglia.


Vincono i 5 Stelle, vince la coalizione di centro-destra (ma soprattutto vince la Lega che supera e stacca Forza Italia), sconfitta storica per il Pd e dura lezione anche per Grasso e la Boldrini. Questi sono i dati più evidenti delle elezioni a Camera e Senato, che sommati però renderanno arduo creare una qualsiasi maggioranza di governo. Dando per scontate le dimissioni di Matteo Renzi, molto dipenderà dalla prossima leadership del Partito Democratico, l’unico ad avere i numeri per consentire il governo o con i grillini o con il centrodestra. Ancora più difficile immaginare altre soluzioni.

Ovviamente bisognerà aspettare la ripartizione definitiva dei seggi (non necessariamente coincidenti con il voto percentuale) per capire meglio la situazione, ma allo stato attuale appare difficile prevedere un qualsiasi governo che possa andare oltre un programma limitato che conduca presto a nuove elezioni.

Resta comunque il fatto che il voto ci regala un’immagine dell’Italia spaccata in due: la cartina della suddivisione dei collegi uninominali è impressionante: centro-nord compatto al centro-destra e sud monocolore 5stelle, con qualche chiazza qua e là per quel che resta del centrosinistra. Emilia, Toscana e Umbria non sono più colorate di rosso, un evento epocale. Ma a dover interrogare – e preoccupare - è questa vittoria a valanga dei grillini in tutto il sud, che non si può liquidare con lo stereotipo del «Hanno votato il partito che promette di dare uno stipendio senza lavorare». Non c’è dubbio che il Sud, già piagato da criminalità e corruzione, sta pagando il prezzo più alto della crisi anche grazie a una classe politica – di destra e di sinistra – rivelatasi menefreghista e incompetente: basti pensare allo scandalo dei fondi europei destinati a progetti di sviluppo, perduti per semplice negligenza. Il problema è che il voto di protesta premia un partito che garantisce ancora più incompetenza con neo-deputati senza volto, che appaiono più che altro come pedine nelle mani di Grillo e Casaleggio e associati.

Quanto al voto cattolico, era scontata la sostanziale marginalità: peraltro con il Pd affonda il neo-clericalismo che trova nella CEI e in Avvenire i principali punti di riferimento; e questa è una buona notizia. Quanto a coloro che vengono riduttivamente definiti pro-life e pro-family ci sarà da aspettare l’attribuzione definitiva dei seggi per capire quanti di coloro che si sono candidati nelle diverse formazioni del centro-destra siederanno nel prossimo Parlamento. Per ora, la tendenza sembra quella di una difficoltà per i nomi più noti, ma qualche buon risultato fra coloro che sono il frutto di una presenza locale.

Quella che invece appare certa è la sonora bocciatura del Popolo della Famiglia, che è andato molto al di sotto delle aspettative. Aveva l’obiettivo di un milione di voti, aveva cominciato a parlare di successo a 800mila voti, ieri Mario Adinolfi sulla sua pagina Facebook si era già ridimensionato a 300mila, i risultati dicono che farà fatica a raggiungere i 200mila. E nel suo collegio Mario Adinolfi ha preso lo 0,6% (non è arrivato neanche a 2mila voti) contro il 39 della Bonino e il 32 di Federico Iadicicco, candidatura sostenuta dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli.

Riccardo Cascioli
 http://www.lanuovabq.it/it/italia-spaccata-in-due-con-il-pd-affondano-i-neo-clericali


Italia divisa, PDF non pervenuto

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L’Italia è sull’orlo del baratro, divisa tra nord e sud, ingovernabile. Non resta che attendere. L’unica notizia positiva è il crollo di Renzi, e la Bonino che non raggiunge il 3 per cento.
Quanto al Pdf, tutto come previsto: non si fa bene a credersi profeti, voluti da Dio per salvare il mondo e invertire da soli, dall’oggi al domani, 200 anni di rivoluzione; si fa solo ridere.
Stiamo scrivendo la storia“, “Dio è con noi“, “Portiamo a Dio la sua vittoria“… il risultato parla diversamente: 0,65 circa: nessun miracolo, solo balle (ricordiamo tutti il “siamo il quarto polo“, sorpresi che quella affermazione non avesse sollevato un’ ondata di risate, e prima l’esaltazione da parte di Adinolfi della coppia cattolica “Renzi-Mattarella” che avrebbe cambiato la storia del paese, o il quotidiano “La Croce”, destinato, a sentire Adinolfi, a “durare per anni”, ma morto dopo qualche mese).
Ma Adinolfi non si preoccupa, è giocatore di poker di professione, e rigira la frittata: abituato come è a raccontarle al suo piccolo esercito  che ha condotto una campagna osannando i suoi due leader e denigrando o sminuendo tutti gli altri, dimostrando spesso una ignoranza assoluta dei fatti, delle dimaniche parlamentari, dei rapporti di forza in politica….
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Poche ore fa, a risultato ormai chiaro, scriveva:
Abbiamo doppiato la lista di un ministro (Lorenzin) e quella di un ex premier (Prodi), abbiamo surclassato gli estremisti coperti ogni giorno dai media come Forza Nuova (Fiore mai aveva avuto tanti servizi in tv) e ce la stiamo giocando addirittura con Noi con l’Italia e CasaPound, che non hanno subito il nostro totale silenziamento mediatico e la terrificante azione di fuoco amico e nemico. Il risultato che emerge è attorno all’1%, probabilmente un paio di decimali in meno.
Insomma, lo 0,6 ora è una vittoria! Se è andata male è colpa degli altri, del “silenzio mediatico”, come urlavano sempre Bonino e Pannella. Quanto a Casa Pound e Forza Nuova, niente fuoco amico e nemico (peccato che l’estrema destra sia divisissima al suo interno e sia stata demonizzata per mesi più di ogni altra forza, strumentalmente per creare il pericolo “fascismo”). 
E poche ore prima, a chiusura urne:
Saremo tanti, ci scommetto… L’ho sempre detto e lo ripeto: i nostri voti saranno contati in centinaia di migliaia. Se così sarà, un popolo sarà indubbiamente nato, la diaspora dei cristiani in politica sarà una stagione conclusa, avremo scritto un rigo di storia… Riuniremo attorno a noi gli spezzoni dispersi, saremo come sempre unitivi e accoglieremo anche chi ci ha fatto la guerra. A qualcuno chiederemo semplicemente le scuse. Se non arriveranno, pazienza. Quello che credo ormai si sia capito è che noi andiamo avanti, a testuggine, perché è così che si fa in guerra e noi la guerra la sappiamo fare…

Non ci sono commenti, si vuole solo ribadire un fatto: il piccolo popolo pro life e pro famiglia italiano non ha mai riconosciuto in Adinolfi e Amato i suoi leader, nonostante loro si ergessero a quel ruolo. Non basta un bel programma sulla carta e un po’ di retorica (per quanto ripetitiva e spesso scontata): ci vogliono storia, credibilità politica e di vita, onestà, senso del limite e della misura, umiltà…
Altrimenti è bene fare rassegne stampe, lasciando fuori il Vangelo; è bene quantomeno evitare di chiamare in causa Dio, dimostrando non tanta fede, come credono molti piedieffini, ma temerarietà imprudenza (non si sfida la Provvidenza).

L’Italia ha detto NO all’inciucio – e inciucio avrà

E’ un banalità dirlo, ma bisogna: il popolo italiano ha detto soprattutto NO alle larghe intese.  A  sinistra ha tolto i voti a Renzi, a destra ha  fatto mancare i voti  Berlusconi, in modo da rendere impossibile l’inciucio – che tutti  (da Mattarella a Napolitano a Eugenio Scalfari a El Papa)  davano ormai per certo, pur negandolo.  Furbescamente.
Vorrei  che si capisse: un governo di larghe intese non è per sé un male, anzi è necessario quando si tratta di ampie riforme della stato profondo e corrotto, di sfidare poteri forti (un esempio: magistratura manettara, pubblici ministeri intercettatori, regioni “autonome” mafiose, grand commis  incompetenti che hanno in mano le leve del potere, cosche e caste statali potenti da disciplinare: operazioni pericolose e impopolari, dove bisogna che l’impopolarità sia condivisa), e Dio sa se non abbiamo bisogno di queste riforme.  Un progetto di “larghe intese”  però diventa “Inciucio” quando è condotto con metodi surrettizi,  e senza una chiara indicazione all’elettorato delle riforme che esso si propone.  Bastava guardare  dieci minuti Berlusconi ripetere i   suoi “programmi”  a Vespa,   vecchio copione, senza mai alzare lo sguardo, per capire che mentiva.

Punito il metodo furbastro di governo

Quanto al sistema di potere PD, Renzi, Gentiloni  Minniti è la furbastreria come metodo di governo. Aver fatto fermare barconi ed ONG nelle settimane pre-elettorali è solo  l’ultimo esempio; aver seppellito l’orrendo  omicidio di stregoneria nigeriana di Macerata sotto la “lotta antifascista”, è un altro. Ma  anche il referendum fu un esempio preclaro di furbasteria come metodo: dietro proposte di riforme utili e necessarie, voleva contrabbandare normative che servivano solo a Renzi e al  suo cerchio magico. La legge elettorale con cui ci hanno costretto a votare è  furbastra a massimo grado.   Piazzare Casini a Bolona per farlo votare dai trinariciuti automatici, è una furbastreria pari solo a  far votare la Boschi  in Alto Adige.  Gentiloni, il finto moderato (di Hillary Clinton, anti-Assad) è la furbastreria incarnata. Non parliamo di Montepaschi, dove c’è addirittura il morto ammazzato da sicari del sistema  piddino, furbescamente gabellato  come suicidio.  La “gestione” degli immigrati, con urla e strilli perché  gli altri europei non si prendono le loro quote,  quando poi si  è saputo che era stato lui, Renzi, a chiedere alla UE di tenerseli tutti in Italia; le finte polemiche con la Merkel;  il disastro economico aggravato dai metodi di governo, e proclamato un insieme di successi; tutto questo metodo di governo  furbastro è stato rigettato dagli italiani – che hanno detto no alla furbastre ria estrema, l’inciucio Berlusconi-Renzi.
E’ persino strano: un popolo che si crede furbastro, ha rifiutato il furbismo come metodo di governo. Sarà un caso da studiare.

Emma Bonino premier 5 Stelle?

E’ più  urgente notare che invece si prospetta il mega-inciucio, quello fra Cinque Stelle e (rataplan)  PD, “Liberi e Uguaglia” e “Più Europa”: Secondo l’Internazionale,  “si lavorerebbe alla nascita di un governo di “salvezza nazionale” che metterebbe insieme Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali e +Europa. Uno scenario che sta seriamente prendendo corpo in ambienti politici e che smentirebbe clamorosamente quanto dichiarato in campagna elettorale da Renzi, Di Maio e Grasso.
L’obiettivo sarebbe quello di relegare all’opposizione Berlusconi, Salvini e Meloni. Non si tratterebbe affatto di un semplice governo di scopo che duri solo per riformare la legge elettorale, e poi tornare al voto, ma un esecutivo politico che resti in carica almeno due anni. Quanto descritto è l’ultimissima voce che circola tanto a sinistra quanto tra i grillini. E qualcuno ipotizza che il premier possa essere Emma Bonino, visti soprattutto gli ottimi rapporti europei con l’ex ministro degli Esteri”.
(Sotto il 3%)
I Cinque Stelle  lo faranno appena il PD sarà de-Renzizzato. Insomma avremo l’inciucio fra Di Maio e Gentiloni? Con la Bonino a capo che tanto tranquillizzerà i  poteri euro-cratici, a  garantire che nessuna  liberazione italiana dalla “prigione dei popoli” avvenga.
Del resto il metodo di governo furbastro è una specialità  di Grillo-Casaleggio e  Di Maio. Appena un anno fa, Casaleggio jr., al parlamento europeo, ha tentato di portare il movimento dentro il gruppo ALDE Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, il  gruppo parlamentare formato dall’alleanza del Partito Democratico Europeo, centrista e co-presieduto peraltro dall’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli. Hanno fatto parte  del gruppo ALDE al Parlamento Europeo i membri del Partito Democratico eletti con la Margherita e i Radicali (dal 2004 al 2009) e l’Italia dei Valori (dal 2004 al 2014). Il PD è uscito dall’ALDE nel 2009, per confluire nell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici.  Casaleggio voleva   distanziarsi dall’UKIP di Farage, con  cui faceva gruppo: segnale importante della normalizzazione  europeista del movimento,  e il suo transito verso i …. Rotschild. Fingendo furbastramente di restare il partito “rivoluzionario”.
Invece lo sviluppo rivoluzionario sarebbe un’alleanza del Movimento 5 Stelle con Salvini –  avendo l’elettorato dato una maggioranza  oltre il 50%  alle formazioni “populiste” e sovraniste (o credute tali, come i M5S), comunque anti-sistema. Di Maio e i suoi referenti non lo faranno, mancano di coraggio e lucidità, vogliono farsi accettare “In Europa”, tranquillizzare l’ambasciatore USA (A cui hanno fatto promesse) .
A questi Di Maio tentati dall’inciucio a sinistra, con Bonino premier,  dedichiamo un commento a caldo  di Borgognone: “Chi governa in nome dell’Unione Europea crolla, si suicida, come il PASOK in Grecia – Temo che il M5S  possa essere una ripetizione di Syriza”.
Tanto più che, significa non capire che l’UE  è  il   passato  che non passa, con la Merkel ormai  a capo di un governo LGBT vecchio e risaputo, mentre Trump – sia pure come un camionista ubriaco, unilateralista anche contro il suo governo  – sta  facendo a  pezzi l’epoca della globalizzazione  senza dazi, a cui la Germania deve il suo mostruoso surplus.  Aderire al merkelismo furbesco oggi, significa solo disordine e disordine.

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