ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 6 marzo 2018

Il silenzio complice

DUE BAMBINI FUGGITI DA GOUTHA EST. INTERVISTARLI NO?


Questo video è stato trasmesso dai militari siriani al Centro di Riconciliazione.  Secondo informazioni non confermate,i genitori dei due ragazzini non ce l’hanno fatta  –  sarebbero caduti sotto i colpi dei tiratori scelti di Al Qaeda , sostenuti dagli occidentali, che bloccano il corridoio umanitario e  continuano a tirare colpi d’artiglieria e missili su Damasco libera.   Certo Maria Goracci vorrà intervistare quei due ragazzini e sapere cosa è stato dei loro genitori.  Sarà un’ottima occasione per smentire la propaganda di Damasco e quella russa.

Il generale Vladimir Zulutkin, che dirige il Centro di Riconciliazione, ha  spiegato ai giornalisti che il governo di Damasco ha lanciato 100 mila manifestini su Goutha Est, contenenti le istruzioni per imboccare il corridoio umanitario, e facenti funzione di lasciapassare.  Secondo le istruzioni  scritte, ogni persona  doveva entrare nel corridoio umanitario tenendo in una mano il manifestino alto sul capo, e nell’altra mano un bambino; ciò, per essere sicuri che il tratto di   strada non fosse preso da  terroristi armati.  “Secondo informazioni ricevute, i guerriglieri stanno perquisendo le case degli abitanti locali e confiscano i manifestini-lasciapassare, ed anche le derrate alimentari, aggravando così la situazione umanitaria”.
L’inviata di Rai 3 saprà certamente sbugiardare queste fake news russe. O anche quelle delle suore trappiste siriane, che considerano terroristi i poveri assediati di Goutha Est su cui tante lacrime stanno versando i media  nazionali, internazionali e financo El Papa. Hanno scritto:
Quando taceranno le armi ? E quando tacerà tanto giornalismo di parte ?
Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la propria vita e la propria terra.
Più volte in questi mesi siamo andati a Damasco; siamo andati dopo che le bombe dei ribelli avevano fatto strage in una scuola, eravamo lì anche pochi giorni fa, il giorno dopo che erano caduti, lanciati dal Goutha, 90 missili sulla parte governativa della città. Abbiamo ascoltato i racconti dei bambini , la paura di uscire di casa e andare a scuola, il terrore di dover vedere ancora i loro compagni di classe saltare per aria, o saltare loro stessi, bambini che non riescono a dormire la notte, per la paura che un missile arrivi sul loro tetto. Paura, lacrime, sangue, morte. Non sono anche questi bambini degni della nostra attenzione?
In queste ore la Casa Bianca ha  accusato i russi di uccidere civili: “Gli Stati Uniti condannano l’offensiva militare in corso che il regime di Assad, spalleggiato  da Russia e Iran, sta perpetrando contro la popolazione di Goutha Est”.

Germania complice

Attenzione, perché su questa stessa posizione sono Francia e Germania. Berlino, nonostante tutte  le prese di distanza da Trump quando annuncia dazi commerciali, vota con Washington quando si tratta di accusare l’Iran. E’  successo  il 24 febbraio all’ONU, quando USA (Nikki Haley), Gran Bretagna, Francia e Germania hanno emesso  una mozione di condanna contro l’Iran,  accusandolo  (senza  portare uno straccio di prova) sia di presunte violazioni delle sanzioni internazionali, sia dell’aggravarsi del conflitto in Yemen: secondo gli occidentali sta armando i ribelli yemeniti di Ansarullah – mentre in verità l’Arabia Saudita, con l’aiuto diretto e indiretti di francesi, britannici e forse  israeliani,sta compiendo un vero e proprio genocidio.
La mozione è stata bloccata dal veto di Mosca. Come  ha notato l’ambasciatore Bhadrakumar,  è la prima volta che  Mosca usa il veto all’ONU per difendere l’Iran. Non è mai  opposto il veto né contro le sanzioni all’Irak (2003), alla Libia (2011) e nemmeno quando l’ONU  ha “deciso” che il Kossovo è una nazione staccata dalla Serbia.   Solo ha posto il veto nell’interesse del governo siriano, alleato.  “Un fatto storico”, per l’ex ambasciatore indiano divenuto analista strategico, che segnala  che per Mosca,ora, l’Iran è un alleato.
Ebbene: dopo il veto russo, la Germania  si è unita a Francia e Regno Unito per una dichiarazione comune anti-russa. La bassezza di Merkel e della UE in queste guerre  per Sion,  dà  francamente la nausea.






VIDEO. Madre Agnese Mariam de la Croix: "I ribelli bloccano l'evacuazione dei civili nel Ghouta per usarli come scudi umani"

                              












Secondo Madre Agnes-Mariam De La Croix alcune organizzazioni "gonfiano" per scopi oscuri il numero di persone intrappolate nell'enclave.


I cosiddetti "ribelli siriani" ostacolano l'evacuazione della popolazione civile del Ghouta orientale, perché sono usati come scudi umani, ha rivelato a RT Madre Agnés-Mariam De La Cruz, una monaca di origine franco-colombiana del monastero greco-cattolico di San Giacomo Mutilato da Qara, in Siria.

"I ribelli o i terroristi sostengono che non fanno nulla per impedire la partenza di civili, ma la realtà che abbiamo visto, come in altre parti della Siria, è che non vogliono che lascino l'enclave perché li usano come scudi umani", ha spiegato la religiosa.
 


Ha anche indicato che da quando è entrata in vigore la tregua umanitaria nel Ghouta o
rientale, solo circa 100 persone sono riuscite a fuggire dall'area assediata. Secondo De La Cruz, circa 250.000 civili sarebbero ancora intrappolati nell'enclave, e nega che questo numero sia doppio, come affermano organizzazioni come l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha la sua base operativa nel Regno Unito.

Secondo la religiosa, questa cifra è stata gonfiata intenzionalmente per presentare alla comunità internazionale il presunto sostegno della popolazione civile ai ribelli. "Ad Aleppo si diceva che 500.000 persone erano intrappolate nell'enclave, ma in realtà non erano più di 92.000", ha aggiunto.

D'altra parte, le accuse che alcuni paesi fanno contro Damasco sul presunto uso di armi chimiche hanno lo scopo di giustificare la "distruzione" della Siria o di prenderne il controllo, ha concluso.
  

Fonte: RT

  • CONTRO L'IPOCRISIA DEI MEDIA

"Liberaci dalla mala stampa", lettera dalle suore siriane

Tutti i media parlano della battaglia di Ghouta Est. Assad è sul banco degli imputati per i massacri di civili. Pochi però sanno qualcosa dei bombardamenti dei civili di Damasco da parte dei jihadisti di Ghouta. Le suore trappiste siriane, con una lettera aperta, denunciano i crimini jihadisti e il silenzio complice dell'Occidente.
Damasco in guerra
Quando taceranno le armi? E quando tacerà tanto giornalismo di parte? Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la propria vita e la propria terra.
Più volte in questi mesi siamo andati a Damasco; siamo andati dopo che le bombe dei ribelli avevano fatto strage in una scuola, eravamo lì anche pochi giorni fa, il giorno dopo che erano caduti, lanciati dal Goutha, 90 missili sulla parte governativa della città. Abbiamo ascoltato i racconti dei bambini, la paura di uscire di casa e andare a scuola, il terrore di dover vedere ancora i loro compagni di classe saltare per aria, o saltare loro stessi… bambini che non riescono a dormire la notte, per la paura che un missile arrivi sul loro tetto. Paura, lacrime, sangue, morte. Non sono anche questi bambini degni della nostra attenzione?
Perché l’opinione pubblica non ha battuto ciglio, perché nessuno si è indignato, perché non sono stati lanciati appelli umanitari o altro per questi innocenti? E perché solo e soltanto quando il governo siriano interviene, suscitando gratitudine nei cittadini siriani che si sentono difesi da tanto orrore (come abbiamo constatato e ci raccontano), ci si indigna per la ferocia della guerra?
Certo, anche quando l’esercito siriano bombarda ci sono donne, bambini, civili, feriti o morti. E anche per loro preghiamo. Non solo i civili: preghiamo anche per i jihadisti, perché ogni uomo che sceglie il male è un figlio perduto, è un mistero nascosto nel cuore di Dio. Ed è a Dio che si deve lasciare il giudizio, Lui che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
Ma questo non significa che non si debbano chiamare le cose con il loro nome. E non si può confondere chi attacca con chi si difende. A Damasco, è dalla zona del Goutha che sono cominciati gli attacchi verso i civili che abitano nella parte controllata dal governo, e non viceversa. Lo stesso Goutha dove - occorre ricordarlo? – i civili che non appoggiavano i jihadisti sono stati messi in gabbie di ferro: uomini, donne, esposti all’aperto e usati come scudi umani. Goutha: il quartiere dove oggi i civili che vogliono scappare, e rifugiarsi nella parte governativa, approfittando dalla tregua concessa, sono presi di mira dai cecchini dei ribelli… 
Perché questa cecità dell’Occidente? Come è possibile che chi informa, anche in ambito ecclesiale, sia così unilaterale? La guerra è brutta, oh sì, sì se è brutta! Non venitelo a raccontare ai siriani, che da sette anni se la sono vista portare in casa… Ma non ci si può scandalizzare per la brutalità della guerra e tacere su chi la guerra l’ha voluta e la vuole ancora oggi, sui governi che hanno riversato in Siria in questi anni le loro armi sempre più potenti, le loro intelligence… per non parlare dei mercenari lasciati deliberatamente entrare in Siria facendoli passare dai Paesi confinanti (tanti che poi sono diventati Isis, va ricordato all’Occidente, che almeno questa sigla sa cosa significa). Tacere sui governi che da questa guerra hanno guadagnato e guadagnano. Basta vedere che fine hanno fatto i più importanti pozzi petroliferi siriani. Ma questo è solo un dettaglio, c’è [qualcosa] molto più importante in gioco.
La guerra è brutta. Ma non siamo ancora arrivati alla meta, là dove il lupo e l’agnello dimoreranno insieme, e per chi è credente, bisogna ricordare che la Chiesa non condanna la legittima difesa; e se anche non si augura certamente il ricorso alle armi e alla guerra, la fede non condanna chi difende la propria patria, la propria famiglia, neppure la propria vita. Si può scegliere la non-violenza, fino a morirne. Ma è una scelta personale, che può mettere in gioco solo la vita di chi lo sceglie, non si può certo chiederlo ad una nazione intera, a un intero popolo.
Nessun uomo che abbia un minimo di umanità vera, può augurarsi la guerra. Ma oggi dire alla Siria, al governo siriano, di non difendere la sua nazione è contro ogni giustizia: troppo spesso è solo un modo per facilitare il compito di quanti vogliono depredare il Paese, fare strage del suo popolo, come accaduto in questi lunghi anni nei quali le tregue sono servite soprattutto per riarmare i ribelli, e i corridoi umanitari per far entrare nuove armi e nuovi mercenari… e come non ricordare quali atrocità sono accadute in questi anni nelle zone controllate dai jihadisti? violenze, esecuzioni sommarie, stupri… i racconti rilasciati da chi alla fine è riuscito a scappare?
In queste settimane ci hanno fatto leggere un articolo veramente incredibile: tante parole per far passare in fondo una sola tesi, e cioè che tutte le Chiese di Oriente sono solo serve del potere… per convenienza… Qualche bella frase ad effetto, tipo la riverenza di vescovi e cristiani verso il Satrapo Siriano… un modo per delegittimare qualunque appello della Chiesa siriana che faccia intravedere l’altro lato della medaglia, quella di cui non si parla.
Aldilà di ogni inutile difesa e polemica, facciamo un ragionamento semplice, a partire da una considerazione. E cioè che Cristo - che conosce bene il cuore dell’uomo, e cioè sa che il bene e il male coabitano in ciascuno di noi, vuole che i suoi siano lievito nella pasta, cioè quella presenza che a poco a poco, dall’interno, fa crescere una situazione e la orienta verso la verità e il bene. La sostiene dove è da sostenere, la cambia dove è da cambiare. Con coraggio, senza doppiezze, ma dall’interno. Gesù non ha assecondato i figli del tuono, che invocavano un fuoco di punizione. Certo che la corruzione c’è nella politica siriana (come in tutti i Paesi del mondo) e c’è il peccato nella Chiesa (come in tutte le Chiese, come tante volte il Papa ha lamentato). Ma, appellandoci al buon senso di tutti, anche non credenti: qual è l’alternativa reale che l’Occidente invoca per la Siria? Lo Stato islamico, la sharia? Questo in nome della libertà e la democrazia del popolo siriano? Ma non fateci ridere, anzi, non fateci piangere.
Ma se pensate che in ogni caso non sia mai lecito scendere a compromessi, allora per coerenza vi ricordiamo, solo per fare un piccolo esempio, che non potreste fare benzina “senza compromessi coi poteri forti”, dato che la maggior parte delle compagnie ha comprato petrolio a basso costo dall’Isis, attraverso il ponte della Turchia: così quando percorrete qualche chilometro in auto, lo fate anche grazie alla morte di qualcuno a cui questo petrolio è stato rubato, consumando il gasolio che doveva scaldare la casa di qualche bambino in Siria. Se proprio volete portare la democrazia nel mondo, assicuratevi della vostra libertà dalle satrapie dell’Occidente, e preoccupatevi della vostra coerenza, prima di intervenire su quella degli altri.
Non ultimo, non si può non dire che dovrebbe suscitare almeno qualche sospetto il fatto che se un cristiano o un musulmano denuncia le atrocità dei gruppi jihadisti è fatto passare sotto silenzio, non trova che una rara eco mediatica, per rivoli marginali, mentre chi critica il governo siriano guadagna le prime pagine dei grandi media. Qualcuno ricorda forse l’intervista o un intervento di un vescovo siriano su qualche giornale importante dell’Occidente? Si può non essere d’accordo, evidentemente, ma una vera informazione suppone differenti punti di vista.
Del resto, chi parla di una interessata riverenza della Chiesa siriana verso il presidente Assad come di una difesa degli interessi miopi dei cristiani, dimostra di non conoscere la Siria, perché in questa terra cristiani e musulmani vivono insieme. È stata solo questa guerra a ferire in molte parti la convivenza, ma nelle zone messe in sicurezza dall’esercito (a differenza di quelle controllate dagli “altri”) si vive ancora insieme. Con profonde ferite da ricucire, oggi purtroppo anche con molta fatica a perdonare, ma comunque insieme. E il bene è il bene per tutti: ne sono testimonianza le tante opere di carità, soccorso, sviluppo gestite da cristiani e musulmani insieme. Certo, questo lo sa chi qui ci vive, pur in mezzo a tante contraddizioni, non chi scrive da dietro una scrivania con tanti stereotipi di opposizione tra cristiani e musulmani.
 “Liberaci Signore dalla guerra…e liberaci dalla mala stampa…”. Con tutto il rispetto per i giornalisti che cercano davvero di comprendere le situazioni, ed informarci veramente. Ma non saranno certo loro ad aversene a male per quanto scriviamo.

Gli Stati Uniti cercano di prolungare intenzionalmente lo spargimento di sangue siriano
                                           Rapp.te USA all'ONIU accusa la Siria
di Tony Cartalucci (*)
Un documento programmatico del 2012 degli Stati Uniti spiega come Washington ha cercato di “far sanguinare” il governo siriano, e con esso il popolo siriano. Oggi in Siria, le conseguenze della depravata politica estera americana vengono addossate, per gli interessi speciali occidentali, sulle stesse vittime che ha preso di mira.
Dall’inizio del conflitto in Siria, gli Stati Uniti hanno presentato al mondo il loro ultimatum inflessibile per cui il governo di Damasco doveva essere deposto e sostituito da un governo guidato dai miliziani armati che gli Stati Uniti hanno addestrato prima del conflitto e che hanno armato e finanziato per tutto il suo corso ormai sette anni .
Le richieste statunitensi di cambiamento di regime in Siria non erano esclusive del conflitto in corso. La Siria era sull’Asse del male del Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, annunciato dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, nonostante la Siria non svolgesse alcun ruolo negli attacchi e infatti fosse una delle principali nazioni a condurre la guerra contro Al Qaeda e le sue numerose affiliate – incluso il suo predecessore, i Fratelli Musulmani – risalenti agli anni ’80, quando gli stessi Stati Uniti stavano armando e finanziando i membri dell’organizzazione terroristica in Afghanistan.
Gli Stati Uniti alimentano intenzionalmente il conflitto della Siria
Oggi, le regioni della Siria sotto il controllo governativo godono ora di pace e sicurezza da quando è scoppiato il conflitto nel 2011. Ciò include la più grande città siriana di Aleppo, invasa da gruppi miliziani legati ad Al Qaeda che attraversavano il confine siriano dalla Turchia, membro della NATO, a partire dal 2012 .
I veicoli della ricostruzione stanno sostituendo i carri armati ad Aleppo. Dopo anni di occupazione da parte di gruppi terroristici, Aleppo è stato finalmente liberato, con la ricostruzione ora in corso. La pace e la sicurezza sono state ripristinate ad Aleppo non attraverso alcuna iniziativa condotta dalle Nazioni Unite, o da stati occidentali come gli Stati Uniti, il Regno Unito o altri membri della NATO, ma invece da operazioni militari congiunte siriano-russo-iraniane condotte in diretto contrasto con le richieste occidentali di appoggio al terrorismo mentre le enclavi rimangono intatte.
Si può riflettere sulla sicurezza Il governo siriano è ancora in grado di offrire il popolo siriano contro la situazione delle regioni ancora devastate dai miliziani sostenuti dall’Occidente ed è notevole il fatto che la stragrande maggioranza dei siriani sfollati risiede in territorio governativo.
Lo rivela un rapporto dell’ONU del 2017, intitolato “L’ UNHCR vede significativi ritorni di sfollati interni tra i continui conflitti della Siria “, che afferma (sottolineatura aggiunta):
Le agenzie di aiuto stimano che oltre 440.000 sfollati interni siano tornati nelle loro case in Siria durante i primi sei mesi di quest’anno. Parallelamente, l’UNHCR ha monitorato oltre 31.000 rifugiati siriani di ritorno dai paesi vicini fino al 2017. Dal 2015, circa 260.000 rifugiati sono tornati spontaneamente in Siria, principalmente dalla Turchia verso la Siria settentrionale.
I principali fattori che influenzano le decisioni per i rifugiati di tornare autoassistiti principalmente ad Aleppo, Hama, Homs, Damasco e ad altri governatorati sono in particolare legati alla ricerca di membri della famiglia, alla verifica della proprietà e, in alcuni casi, a un miglioramento reale o percepito condizioni di sicurezza in alcune parti del paese.
Va notato che Aleppo, Hama, Homs e Damasco sono tutte città che ricadono sotto il controllo dell’attuale governo siriano. Le regioni ancora occupate dai terroristi – in particolare Idlib nel nord della Siria – sono state omesse dal rapporto.
È chiaro che se l’agenda degli Stati Uniti in Siria fosse di tipo umanitario, sarebbe di aiuto al governo siriano nei suoi sforzi per migliorare le condizioni di sicurezza in tutto il paese. Invece, gli Stati Uniti lavorano attivamente per minare tali sforzi, creando intenzionalmente e perpetuando condizioni per mettere a repentaglio la sicurezza e indurre continue sofferenze umane.


US. Special Forces in Syria

Una mappa dell’attuale conflitto siriano rivela che la violenza continua unicamente nelle aree in cui l’Occidente e i suoi partner regionali rimangono impegnati. Ciò include la Turchia membro della NATO, la cui invasione e distruzione in corso nella campagna settentrionale della Siria diretta ad Afrin non viene menzionata nei procedimenti delle Nazioni Unite. Include anche l’occupazione continua e non invitata delle forze USA nella Siria orientale.
Mentre gli Stati Uniti hanno affermato che il loro scopo per occupare la Siria orientale era quello di “sconfiggere” l’autoproclamato “Stato Islamico” (ISIS), l’Agenzia di Intelligence della Difesa di Washington ha rivelato in un promemoria trapelato nel 2012 che la creazione iniziale dell’ISIS era specificamente voluta dal Stati Uniti e suoi alleati come mezzo per isolare il governo siriano.
Il rapporto del 2012 dichiarava specificamente che:
Se la situazione si sgretola, c’è la possibilità di stabilire un principato salafita dichiarato o non dichiarato nella Siria orientale (Hasaka e Der Zor), e questo è esattamente ciò che vogliono i poteri di sostegno dell’opposizione, al fine di isolare il regime siriano, che è considerato la profondità strategica dell’espansione sciita (Iraq e Iran).
Il memo della DIA spiegherebbe anche chi siano questi “poteri di supporto”:
L’Occidente, i paesi del Golfo e la Turchia sostengono l’opposizione; mentre Russia, Cina e Iran sostengono il regime.
Con l’ISIS ormai quasi sconfitto sia in Siria che in Iraq, gli Stati Uniti hanno usato narrazioni multiple e sempre più pretestuose per spiegare perché non solo rimangono in Siria illegalmente, ma perché sta cercando di espandere la sua presenza anche lì. Ciò include affermazioni che devono “fornire un baluardo contro l’influenza iraniana”, secondo il Guardian . Tali pretesti sono alquanto contraddittori, con l’influenza iraniana che ha avuto un ruolo centrale nel desiderio americano di creare ISIS in primo luogo, e la sconfitta dell’ISIS per mano di una coalizione siriano-russo-iraniana.
La Ghouta orientale, situata a est di Damasco, rimane anche una sacca di violenze durature dovute esclusivamente ai tentativi degli Stati Uniti per impedire gli sforzi siriani di liberare la zona dall’occupazione terroristica e ripristinare lo stesso ordine di cui gode il resto di Damasco. Gli osservatori del conflitto siriano possono tracciare parallelismi identici tra la propaganda statunitense volta a impedire la liberazione di Aleppo nel 2016 e gli attuali sforzi per prolungare la violenza nella Ghouta orientale.
Politica degli Stati Uniti in Siria: portare il caos
Concludendo che la politica di Washington in Siria è quella di prolungare intenzionalmente la sofferenza umana il più a lungo possibile non è solo una questione di valutare superficialmente le sue azioni attuali – è stata dichiarata come politica degli Stati Uniti in tutti i documenti politici negli ultimi anni.
Già nel 2012, quando il rapido cambio di regime appoggiato dagli Stati Uniti era chiaramente fallito e un conflitto più prolungato era iniziato, un importante gruppo di esperti della politica americana, la Brookings Institution, aveva pubblicato un documento politico dal titolo ” Salvare la Siria: valutare le opzioni per il cambiamento del regime “.
Il documento dovrebbe indicare (enfasi aggiunta):
Gli Stati Uniti potrebbero ancora armare l’opposizione pur sapendo che probabilmente non avranno mai abbastanza potere, da soli, per rimuovere la rete di Asad. Washington potrebbe scegliere di farlo semplicemente nella convinzione che almeno fornire un popolo oppresso con una certa capacità di resistere ai suoi oppressori è meglio che non fare nulla, anche se il sostegno fornito ha poche possibilità di trasformare la sconfitta in vittoria.
In alternativa, gli Stati Uniti potrebbero calcolare che vale ancora la pena indebolire il regime di Assad e farlo sanguinare , mantenendo debole un avversario regionale, evitando i costi dell’intervento diretto.
Il documento non solo ammette apertamente l’intervento degli Stati Uniti in Siria non ha nulla a che fare con le preoccupazioni umanitarie, ma piuttosto “mantenendo debole un avversario regionale”, raccomanda specificamente di prolungare le condizioni in cui una crisi umanitaria si espanderà solo e il più a lungo possibile.
Gli Stati Uniti che appoggiano intenzionalmente una “opposizione” che non ha alcuna possibilità di rovesciare il governo siriano equivale a prolungare intenzionalmente e maliziosamente un conflitto mortale e tutti gli orrori che lo accompagnano. Il documento di Brookings che suggerisce specificamente che gli Stati Uniti “dissanguano” il governo siriano viene fatto con piena consapevolezza del costo della sofferenza umana che il “sanguinamento” sarebbe indubbiamente incorso.
Con questa realtà scarsamente nascosta che tiene a mente le vere intenzioni americane in Siria, la farsa in atto negli Stati Uniti delle posture dell’Onu come campione della dignità umana in mezzo a una catastrofe del suo intenzionale, premeditato piano rivela sia gli interessi speciali degli Stati Uniti che il ” ordine internazionale “presiedono come uno stato canaglia genuino e senza pari.
In sostanza, i politici statunitensi intendono tenere il mondo in ostaggio minacciando il lungo spargimento di sangue fino a quando non saranno soddisfatte le loro richieste politiche – nel caso della Siria – la rimozione del governo siriano e la sua sostituzione con idonei delegati USA. Per definizione, questo è terrorismo e il terrorismo non dovrebbe sorprendere visto il ruolo predominante degli Stati Uniti nel finanziare le organizzazioni terroristiche che stanno attualmente devastando la Siria.
Mentre gli Stati Uniti conducono gli sforzi per isolare e minare una crescente lista di nazioni che si oppongono alla natura sempre più depravata dell’egemonia americana, spetta al resto del mondo isolare e indebolire gli interessi speciali che guidano l’egemonia americana . L’idea che l’attuale “ordine internazionale” sia basato sullo stato di diritto manca di credibilità quando Washington può creare apertamente una catastrofe umanitaria come quella che si sta svolgendo in Siria, tenendo il mondo in ostaggio se le sue richieste non vengono soddisfatte, il tutto mentre si presenta come un campione per le molteplici leggi e valori umani che sta palesemente violando nel processo.
*Tony Cartalucci, ricercatore e scrittore geopolitico di Bangkok, in particolare per la rivista online ” New Eastern Outlook” .
Traduzione: Alejandro Sanchez

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