ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 marzo 2018

La retorica del “buon pastore”

SUPEREX: IN PRINCIPIO ERA IL BUON PASTORE. LE ALTRE FAKENEWS, A SEGUIRE….




Cari tutti, SuperEx – ex di Movimento per la Vita, ex di Avvenire e ex chissà di che cos’altro, ma fortunatamente non ex cattolico, si è svegliato dal letargo in cui cade periodicamente e ha inviato a Stilum Curiae questa riflessione. Ci sembra azzeccatissima, una fotografia di fatti e persone. Purtroppo. 
In principio era il buon pastore. Dopo il papa teologo, un po’ timido ed impacciato, finalmente un papa affabile, capace di parlare a tutti, anche ai più semplici.
E’ stata questa la prima grande fake news da inventare. Trasformare Bergoglio, da uomo schivo, severo, duro, come tutti lo conoscevano, anche Benedetto XVI (lo racconta lui in ‘Ultime conversazioni’, ma se lo è lasciato scappare anche Bergoglio), a papa del sorriso.

Non si è badato a spese: si sono mobilitati giornalisti, artisti, presentatori, cantanti, nani e ballerine, e financo comici come Roberto Benigni. Et voilà: ecco fabbricato, impacchettato, venduto il “papa pastore”. Il papa pastore, perché grazie a Dio non bada alla dottrina e alla noiosa teologia!
Con una operazione invereconda si è persino cercato di paragonarlo ad un uomo agli antipodi, rispetto a lui: Albino Luciani. Un pastore, di grande dottrina; un rigoroso moralista; un uomo davvero estraneo ad ogni mondanità, tanto da non avere alcun interesse a costruire mondanamente alcuna nomea di antimondano.
Questa retorica del “buon pastore” è stata costruita per anni, badando molto ai gesti: come su un set cinematografico. “Bergoglio non parla con le encicliche, parla con i gesti, gli abbracci, il cellulare, la spontaneità…”, e via con la preparazione artificiosa di azioni “spontanee”: telefonate spontanee, incontri spontanei, porta aperta a tutti, tranne ai Francescani dell’Immacolata, ai 5 cardinali dubbiosi, all’ordine di Malta… Ma a tutti gli altri sì.
Con il tempo però la sovraesposizione mediatica ha stancato, la strategia cinematografica ha iniziato a fallare e a stancare, perchè i film possono durare sino ad un certo punto: poi diventa chiaro che si tratta di fiction. E qui è entrata in campo di nuovo la stessa squadra: “contrordine, Bergoglio non è solo il buon pastore, è anche un dotto teologo!”. Che è un po’ come dire che Eugenio Scalfari non è solo un giornalista, è anche un profondo filosofo!
Come dimostrarlo? Come aggiustare la rotta? Una cosa è produrre a ritmo continuo interviste, unico genere in cui Bergoglio eccelle, un conto è trasformare un gesuita latino americano del XX secolo, formato da una professoressa comunista, fermo ai luoghi comuni triti e ritriti degli anni Settanta, in un uomo di dottrina. Ahi, la dottrina! La terribile dottrina! I cattivissimi dottrinari!
Anzi, no, contrordine, si diceva: anche Bergoglio è un “uomo di dottrina”! Ecco il tentativo di Massimo Borghesi di rintracciare i maestri di Bergoglio, costruendone addirittura una “biografia intellettuale”. Bisognerà pure che qualcuno se ne accorga, della statura filosofica e teologica di Bergoglio! Nulla, purtroppo…
Ed infine ecco la trovata: addirittura una collana (o collanina) teologica per il papa: pastore, ma anche teologo, per diamine!
Ma come affermare l’inaffermabile, dire l’indicibile, se non chiedendo al vero papa teologo un sigillo, una conferma, anche solo due righe da ampliare a dismisura, con la solita strategia mediatica.
Ecco, così è nata la fake news tripla di Viganò: nel tentativo di costruire a tavolino, dopo il papa pastore, il papa dottore. Queste sono le due fake news genitrici, madre e padre, da cui derivano tutte le altre.
Ma il tempo è galantuomo e tutto, piano piano, viene fuori…

MARCO TOSATTI
http://www.marcotosatti.com/2018/03/24/superex-in-principio-era-il-buon-pastore-le-altre-fakenews-a-seguire/

La crisi della chiesa non è generata solo dai modernisti

Per valutare questi cinque anni del papa argentino bisogna usare il criterio dettato da Gesù stesso: «Ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi. Dunque dai loro frutti li potrete riconoscere» (Mt 7, 17-20). Quali sono i frutti del bergoglismo? Mi piacerebbe dire "buoni", ma purtroppo non è così: sono pessimi.
Questo il commento di Antonio Socci, in un suo recente intervento giornalistico. Del resto risulta ovvio quanto il disorientamento creato da Bergoglio sia sotto gli occhi di tutti, come ebbe a dire il Card.Caffara in un'intervista rilasciata il 14 gennaio 2017: “Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione”.
Tuttavia, il punto è un altro: forse che la crisi nella chiesa sia stata generata esclusivamente dal papa argentino? Sembra che Socci, i cui interventi critici sullo stato della Chiesa riguardano sempre e solo Bergoglio, dimentichi che Nostro Signore, per giudicare ciò che è buono e ciò che è cattivo, non ci ha lasciato un criterio da utilizzare a nostro piacimento, bensì uno strumento da applicare in qualsiasi circostanza, per qualsiasi evento.
Dunque con lo stesso strumento siamo in grado di giudicare il pontificato di Benedetto XVI e quello prima ancora e via via tutti gli altri, andando a ritroso.

Se ci si sforza di guardare un po' più in là, certo con obiettività, vi è un evento che non solo caratterizza l’operato di Bergoglio ma lo accomuna anche ad una serie di pontefici in quanto esplicitamente tutti vi fanno riferimento: si chiama Concilio Vaticano II.
Ebbene, applicando anche ad esso il criterio dell'albero e dei frutti buoni o cattivi il risultato è impietoso: quali sono i frutti di quel Concilio? La risposta non può che ripetersi: “Mi piacerebbe dire "buoni", ma purtroppo non è così: sono pessimi”.
Trascurare questa realtà è incomprensibile. Per Socci e gli “intellettuali” come lui il problema è invece circoscritto a Bergoglio e al suo pontificato giudicato di “rottura” con quello dei suoi predecessori: sicché da Bergoglio in poi tutto è andato storto nella Chiesa, mentre prima di lui la Chiesa poteva contare su pontefici dall'indubbia fedeltà al Magistero.
Ora, possiamo anche dire che gli asini volano o che la neve è di colore rosso, ma la realtà dice ben altro. Ed è di tutta evidenza.
Piuttosto, Bergoglio attira l’attenzione su di sé per il suo modus operandi così spinto e aggressivo in raffronto con quello dei suoi predecessori, ma non ci si accorge - o non ci si vuole accorgere - che il suo pontificato non è null'altro che un continuus ossia in piena sintonia con un programma “pastorale” iniziato nel 1962 e portato avanti dai pontefici “conciliari” nei tempi e nei modi appropriati al contesto storico/temporale del loro pontificato.
Nell’opera demoniaca di dissoluzione del cattolicesimo, mai venuta meno nella storia (orchestrata ad arte dal principe della menzogna), viviamo l’ora tragica in cui è giunto il tempo della comparsa di un pontefice la cui opera, trovando in eredità la strada spianata, consiste nel distruggere con ferocia quel poco che di cattolico si è salvato dalla demolizione attuata dai suoi predecessori. Sicché, l’instaurazione di una nuova chiesa e di una nuova religione non ha preso avvio con l'insediamento al trono pontificio di Francesco I ma nel 1962, data di apertura di un evento funesto per la Chiesa e il suo Magistero perenne. Tutto, in nome di quel Concilio, è stato sovvertito e corrotto: la maggior parte del clero conciliare ne è una prova evidente, anzi evidentissima.
Non sa più fare catechismo ma è solerte nel rincorrere le voglie e i vizi del mondo, non sa più cosa sia la Fede ma si è saziato di modernismo e agnosticismo, non sa più cosa sia la Messa ma ne celebra alla perfezione una “creativa” quando non addirittura sacrilega, non sa più cosa sia il Bene e il Vero ma si è specializzato in ambiguità e codardia; non sa più cosa siano i Sacramenti ma in cambio svende misericordia e compiacimento per il peccato, non sa più cosa sia la santità preferendo vivere con rancore e cattiveria da riversare contro coloro che resistono al lavaggio del cervello loro imposto e soprattutto contro coloro che non si sono venduti per trenta denari.
Eppure, continua lo “sbadato” saggista: “Ma non sono solo le statistiche a mostrare un bilancio fallimentare. C' è qualcosa di gravissimo che esse non possono misurare: è lo smarrimento generale dei cattolici di fronte al pauroso sbandamento dottrinale e pastorale del Vaticano di Bergoglio.”
Forse non c'è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel Vaticano di Giovanni XXIII in cui si è dato avvio al Concilio Vaticano II? Forse non c'è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel Vaticano di Paolo VI in cui si è imposto il nuovo rito liturgico creato dal quel Concilio? Forse non c'è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel vaticano di Giovanni Paolo II che ha sovvertito le finalità del matrimonio, ha creato il nuovo ecumenismo con le adunanze di Assisi, ha baciato il Corano? Forse non c'è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel vaticano di Benedetto XVI, un Papa che passerà alla storia per le sue dimissioni?
Sintetizzando, non c'è smarrimento difronte alla rivoluzione dottrinale e pastorale indicata dal Concilio Vaticano II il cui programma è il filo conduttore di quei Papi?
Curioso poi notare che nelle critiche a Bergoglio nulla si dice in merito al (qui sì) PAUROSO sbandamento nel campo liturgico! Come se la questione tra il Vetus Ordo Missae ed il Novus Ordo Missae non sia nemmeno da prendere in considerazione perché considerata per nulla fondamentale, dando per assodato che la Santa Messa della Chiesa cattolica sia quella del nuovo rito codificato dal Concilio Vaticano II. Ma, se anche non si volesse appurare con i propri occhi l'abissale diversità tra i due riti, del “Breve esame critico della nuova messa” redatto dagli autorevoli Cardinali Bacci e Ottaviani che ne facciamo?
Ciò che occorre capire è che hanno cambiato la messa per cambiare il cristianesimo, questo è il punto!”, così si è espresso un sacerdote cattolico; ma della questione delle questioni, il ritorno al giusto, vero e unico rito della Santa Messa, non frega niente a nessuno. Tanto più a quei difensori dell'ortodossia del Magistero, così vengono percepiti o definiti (sic!), che invece di focalizzare il cuore del problema, sono tutti in faccende affaccendati nel preservare l'impreservabile.
Perciò la loro conclusione “sì al Concilio Vaticano II, no a Bergoglio” (anche se quest’ultimo a più riprese continua a realizzare coerentemente ogni cosa in nome del Vaticano II!) è un controsenso: “Quello di Bergoglio è probabilmente il papato più disastroso della bimillenaria storia della Chiesa” sostiene Socci.
Un'enorme fesseria! Ridurre la crisi della chiesa al papa argentino non solo è una falsità, sconfessata dal criterio evangelico dell'albero che produce frutti buoni e quello che ne produce di cattivi, ma evidenzia al contempo l'ottusità mentale di coloro, laici e chierici, che arrecano più danno alla Chiesa dei vari modernisti e progressisti che dir si voglia.
Questi “cattolici conservatori” hanno la pretesa di giudicare buono ciò che è evidente essere perverso, creano confusione e disorientamento con la loro contraddizione, contribuendo ad alimentare quella crisi interna alla Chiesa che dicono di voler dissipare.
Tutto ciò è sconcertante! Così pure crea sconcerto udire le parole di quei sacerdoti e vescovi che, pur rendendosi conto della crisi interna in atto nella Chiesa, sono tutt'oggi preoccupati di essere in comunione con questa Roma, la Roma conciliare, piuttosto che vivere in dovere di coerenza secondo l'insegnamento di Nostro Signore! A che punto il demonio è riuscito ad immobilizzare tanti potenziali buoni sacerdoti! È il colpo da maestro di satana, smascherato da Mons.Lefebvre: disubbidire a Dio per ubbidire alle autorità vaticane anche se corrotte! Ubbidire a certe perversità imposte dal Vaticano II nonostante siano in chiara contrapposizione con quanto la Chiesa ha sempre fatto e insegnato.
Come possano questi perduti sacerdoti al pari dei ciechi “intellettuali” considerare la chiesa nata dal Vaticano II come perfetta interprete del Magistero perenne è la domanda fatidica. Perché questi tali siano così intellettualmente ciechi e ostinati nel voler piegare la realtà ad una visione sconfessata dai fatti più che acclarati resta un mistero. Per non parlare poi, in molti casi, del loro astio verso quanti fanno evidenziare la loro incongruenza di pensiero e incoerenza di vita.
Ottusità, viltà, superbia…si annidano ovunque nel cuore degli uomini. Ma sappiamo che è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo. Preghiamo allora anche per questi tali, come ci insegna il Salmista (Sal. 17, 28): “Tu salvi il popolo umile, o Signore, e fai abbassare gli occhi dei superbi”.
Stefano Arnoldi

In un libro critica il Papa, sospeso Cavaliere di Malta

Nel suo e-book Il Papa dittatore ha criticato il Pontefice, sospeso dall’Ordine di Malta un suo Cavaliere, Henry Sire, scrittore e storico inglese.Pubblicato inizialmente sotto lo pseudonimo di Marcantonio Colonna, il vero autore ha deciso di svelare la propria identità in vista della seconda edizione del testo, questa volta cartacea, ad aprile. Testo scritto dopo quattro anni di permanenza a Roma, raccogliendo documenti e confidenze di numerosi esponenti della Santa Sede come Cardinali, ufficiali di Curia, vaticanisti.
Dal quadro complessivo riemergono alcuni inquietanti retroscena dell’elezione di papa Francesco, fortemente voluta dal „gruppo di San Gallo“. La sospensione immediata nei confronti dell’autore del libro rappresenta un evento singolare per l’Ordine di Malta, mai tanto severo in passato neppure nei confronti di propri membri, accusati di scandali finanziari e morali ben più gravi (T. M.).


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