Voi non lo sapete, o forse sì, ma in queste ore è in corso una battaglia decisiva per le vostre vite. Una battaglia che sancirà ufficialmente il diritto di uno Stato una volta democratico, cosiddetto democratico, formalmente – si vota – democratico di decidere se un suo cittadino, colpevole se non di essere malato, può essere ucciso per conto e per volere di alcuni burocrati, contro la volontà di chi è sangue del suo sangue e lo ama. Esattamente come nella Germania di Hitler, nella Russia di Stalin o nella Cina di Mao Dze Dong.
Se – Dio non voglia – Alfie Evans verrà soffocato, saremo lì; inermi di fronte a uno Stato che può dire se la tua vita è “futile”, se le persone che ti amano – i genitori in questo caso – hanno il diritto di provare a curarti altrove, e di sperare. Inermi, e pronti a diventare vittime noi stessi, più di quanto già non lo siamo.
Non che questo, in realtà, cambi molto, nella sostanza. Già ora è un “diritto” sopprimere esseri umani nel ventre della madre. Però, almeno, fino ad ora, anche quasi – quasi – tutti i praticanti e sostenitori di questa forma di omicidio accettavano il fatto che una volta venuto alla luce, si aveva il diritto di vivere, e di cercare di continuare a vivere. Se Alfie Evans viene ucciso dall’Alder Hey Hospital con la complicità dei giudici, dopo Charlie Gard, quel confine verrà stabilmente varcato.
Speriamo ancora, mentre sto scrivendo, che Alfie e i suoi genitori possano fuggire da quell’ospedale; il cui comportamento appare, di ore in ora, sempre più strano. Perché non lasciare partire il bambino? Forse per timore che altrove accada qualche cosa che possa mettere in luce errori o lacune?
La battaglia di Tom, Kate e Alfie si è svolta nella quasi totale indifferenza dei Grandi. I mass media, i governi, i politici, la Chiesa. L’hanno difeso le persone comuni, sui social e nelle strade di Liverpool, davanti all’ospedale. Mass media, governi e politici sono interessati a ben altro, e lo sappiamo. La Chiesa, in teoria, no. Forse sono stupidamente romantico. Mi farebbe piacere vedere l’arcivescovo di Liverpool, davanti a quell’ospedale, a pregare. Mi piacerebbe che il Papa….ma che scrivo a fare? Tanto non succederà nulla di quello che magari sogno. Che cosa può aver detto al papa il suo “uomo della Vita”, mons. Paglia? Quello che ha detto nella sciagurata intervista: “la decisione presa non intendeva accorciare la vita, ma sospendere una situazione di accanimento terapeutico”. Poi la Chiesa si sveglia una bella mattina, si guarda allo specchio e si dice: chissà perché sono irrilevante? Già, chissà perché.
Il volto del tiranno
Un tempo il tiranno aveva un volto. C’era un despota, un dittatore, un re, un presidente che ordinava la morte di chi dava fastidio. Ci si poteva ribellare; ci si doveva ribellare, ad un certo punto. Per rovesciarlo. Il popolo entrava nella torre, torce alla mano, e per un poco tutto cambiava; fino al prossimo dittatore.
Adesso questo potere il volto l’ha perso. Sì, è possibile fare il nome di giudici, di funzionari; forse anche di qualche politico. Ma sono figuranti, non tiranni. Sono piccoli uomini, a volte cattivi, a volte stupidi, a volte vigliacchi, a volte semplicemente convinti di fare il loro mestiere e basta (che è un altro modo di essere malvagi).
Come fai a ribellarti contro questo tiranno che non ha forma? Come fai a rovesciare qualcuno che non esiste? Quando ti ingannano per il tuo bene, quando ti imprigionano per il tuo bene, quando ti ammazzano per il tuo bene – o meglio, per quel bene che loro asseriscono essere il tuo (anche questa è malvagità)… quando succede questo, come puoi reagire? Quale torre puoi assalire?
Questo tiranno invisibile ha nascosto la sua faccia, ha cambiato il significato stesso delle parole. Che è come avesse cambiato il significato stesso della vita. Della tua vita. Se ne è impossessato, ma tu non sai chi. L’ha fatto poco per volta, come il borseggiatore che sfila delicatamente il portafogli alla vittima, come il truffatore che trasferisce sul suo conto pochi soldi per volta, come l’assassino che ti avvelena con una goccia ogni giorno.
Ha falsificato il suo aspetto e la realtà in cui vivi. Tu non sai contro chi prendertela, perché in fondo anche tu sei stato complice. Il complice perfetto. L’ha fatto lui. Ma con il tuo assenso. Con il tuo silenzio.
Questo tiranno ha anche un poco del tuo volto. Ed è per questo è così mostruoso. Ed è per questo che è così malvagio.
E’ per questo che dobbiamo reimparare a chiamare il Male con il suo nome.
LA BATTAGLIA DEGLI EVANS
Alfie, il boia di Stato prende tempo fino a domenica
All’interno dell’ospedale di Liverpool proseguono le trattative, e se da un lato ai genitori è stato impedito di portar via Alfie dall’altro, si è ottenuto che oggi non verrà staccato il respiratore, e nemmeno domani. Dal blitz di Thomas all'esercito in preghiera sotto l'Alder Hay la cronaca della svolta sul caso del bambino condannato a morte da uno Stato ingiusto che sta compiendo un sopruso su cui i media inziano ad accendere i riflettori. Tranne che in Italia.
-IL TRADIMENTO DELLA CHIESA di Riccardo Cascioli
Quella appena trascorsa è stata una notte convulsa all’Alder Hay di Liverpool. Nella tarda serata di ieri il padre del piccolo Thomas Evans, determinato a impedire l’esecuzione della condanna a morte di suo figlio, è entrato in ospedale insieme ad un team di medici e avvocati per portare via Alfie (GUARDA IL VIDEO). Un gesto fatto nel pieno della legalità, confermato dal parere del Christian Legal Center che lo sta seguendo e che ha messo nero su bianco, rispondendo a richiesta diretta: «Caro Tom, mi hai chiesto di chiarire se sia legale portare via tuo figlio Alfie dall’Alder Hey Hospital senza il consenso dell'ospedale. Nella situazione di Alfie, ciò sarebbe fattibile solo con il supporto di un team di professionisti medici e con le necessarie attrezzature di supporto vitale. Con riserva di ciò, posso confermare che tale rimozione sarebbe lecita secondo la legge inglese».
Eppure appena le intenzioni degli Evans sono stati palesati, il personale medico sanitario dell’Alder Hay ha chiamato la polizia e in pochissimi minuti l’ospedale è stato teatro di una scena surreale: camionette della polizia ferme alle uscite della clinica, agenti col giubbetto antiproiettili schierati dentro e fuori la struttura e agenti che hanno letteralmente impedito ad un padre di decidere per il proprio figlio. Nemmeno all’interno ci fosse un pericoloso criminale armato e minaccioso.
Scene che sembravano essere quelle di un film (degli orrori), in cui chi dovrebbe tutelare la giustizia stava compiendo un’ingiustizia e in cui chi era chiamato a curare stava lavorando per la cultura della morte. Intanto però grazie alla pagina Facebook “Alfie’s Army” le immagini di questo sopruso del Potere Unico sono state condivise migliaia di volte e così l’esercito di Alfie è diventato da virtuale a reale: prima poche decine, poi centinaia e centinaia di persone si sono radunate fuori dalla struttura per protestare contro la decisione della polizia e per chiedere a gran voce “Lasciate libero Alfie”. C’era chi pregava, chi aveva portato cartelli o palloncini, chi a gran voce gridava il nome di Alfie, chi letteralmente si opponeva alla polizia. Persone comuni, padri e madri di famiglia che hanno interrotto la loro quotidianità per ribellarsi di fronte all’ingiustizia che vedeva vittima del male un bambino di soli due anni reo di essere ammalato, ma soprattutto colpevole, con la sua sola esistenza, di rendere palesi le inadempienze e gli errori, già ampiamenti documentati dalla Nuovabq, compiuti dall’Alder Hey. Intanto, all’interno dell’ospedale sono proseguite le trattative, e se da un lato ai genitori è stato impedito di portar via Alfie dall’altro si è ottenuto che oggi non verrà staccato il respiratore, e nemmeno domani.
Il team di medici polacchi giunto per supportare Thomas per il trasporto al momento ha lasciato la struttura ma è pronto a tornare non appena ci sarà la possibilità di portar via il bambino che è atteso qui in Italia, all’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Tutto è pronto dal punto di vista logistico: passaporti, respiratore, medici, avvocati. Bisogna solo aspettare il momento in cui in qualche modo la situazione si sblocchi e Alfie possa partire. Quel che certo è che Thomas Evans è sempre più determinato a impedire l’esecuzione di Alfie e da padre e da uomo si sta battendo senza alcun timore, rischiando anche l’arresto. Quel che è altrettanto certo è che l’esercito di Alfie continua ad aumentare e che grazie alla presenza di tanta gente comune ieri molti giornalisti inglesi sono arrivati all’Alder Hey quindi anche i grandi media stanno iniziando a occuparsi di questo caso che i grandi media italiani purtroppo ancora ignorano, salvo rare eccezioni, nonostante sia proprio il nostro paese che si appresta ad accogliere gli Evans. Continueremo ad aggiornarvi mentre chiediamo a tutti di non smettere di pregare per la vita di Alfie e soprattutto per la conversione di chi lo vuole morto.
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Benedetta Frigerio
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