Dalla Chiesa all’ateismo, via Lutero. La ragione vera dell'avvicinamento della neochiesa verso il protestantesimo: portare anche i cattolici verso la storicizzazione della fede eliminando la "soprannaturalità della Rivelazione"
di Francesco Lamendola
Anche
se una certa cultura progressista, anche di matrice cattolica, ha
sempre cercato di sostenere il contrario, e cioè che il protestantesimo è
un passo avanti rispetto al cattolicesimo nella edificazione del “vero”
cristianesimo, la verità è che il protestantesimo è, logicamente e necessariamente, l’anticamera dell’ateismo,
passando attraverso le fasi del razionalismo, dello storicismo e del
naturalismo. Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni e ora vogliamo
tornare sopra l’argomento, visto che la gerarchia cattolica, di questi
tempi, inclina più che mai verso un “fraterno” abbraccio con le chiese
protestanti e dopo che la ricorrenza dei 500 anni dello scisma di Lutero
è stata celebrata nella Chiesa cattolica come un eventi fausto e
fruttifero, con tanto di emissione di uno “scandaloso” francobollo
da parte delle Poste Vaticane, con Lutero e Melantone che adorano il
Crocifisso, al posto della Madonna e l’apostolo san Giovanni.
Il francobollo "scandaloso"
Ci
si chiede, inevitabilmente, quale significato, quali obiettivi, quale
strategia abbia suggerito questa marcia di avvicinamento della Chiesa
cattolica verso il protestantesimo. In effetti, non si tratta di una
svolta improvvisa. È dal Concilio Vaticano II che il tema
dell'ecumenismo viene impostato in questi termini: non come un rilancio
del cattolicesimo nei confronti delle Chiese cristiane separate, ma come
una specie di abbraccio generico, un incontro a mezza strada, un
compromesso teologico e dottrinale. Pessima impostazione che sta dando
ora i suoi frutti scellerati: perché non solo la dottrina cattolica, e
lo vediamo sotto l'attuale pontificato, si "apre" ad accogliere aspetti e
motivi tipicamente protestanti, ma, più ancora, perché la dottrina cattolica mostra di essere qualcosa di provvisorio,
che può essere rivisto e corretto secondo le esigenze del momento;
addirittura, come ha detto il signor Bergoglio, come una cosa cattiva se
provoca "divisioni", senza affatto distinguere fra divisioni inutili e
dannose, e divisioni necessarie, come quelle che separano la verità
dall'errore. Adottando un simile punto di vista, in pratica
relativista, la Chiesa cattolica mostra di non credere in se stessa, di
non credere in ciò che il Magistero ha sempre insegnato, e, peggio
ancora, di non credere nella sua funzione di unica interprete legittima
della Rivelazione cristiana: Tradizione e Scritture. I
protestanti hanno liquidato la Tradizione e affidato l'interpretazione
della Scrittura al singolo credente, ragion per cui hanno rifiutato la
Chiesa cattolica e la sua funzione docente e magisteriale. Come è
possibile che ora la Chiesa cattolica corteggi i protestanti e celebri
come un fatto positivo lo scisma luterano? Ciò equivale a sminuire e
disprezzare se stessa; è come se la Chiesa dicesse che, in fin dei
conti, aveva ragione Lutero, non su questo o quel punto della dottrina,
ma nella sua pretesa che ciascun credente si ponga da se stesso di
fronte a Dio, senza mediazione alcuna da parte della Chiesa. Pertanto, è
come se la Chiesa cattolica riconoscesse la propria sostanziale
inutilità, la propria insignificanza. Se il suo ruolo non è più quello
di interpretare la Rivelazione e insegnare fedelmente la dottrina,
custodendo intatto il Deposito della fede; se la Chiesa dà a intendere
che chiunque può accostarsi direttamente a Dio saltando la propria
mediazione, semplicemente con un atto di fede, leggendo a suo modo le
Scritture e ignorando la Tradizione, a che cosa serve la Chiesa stessa?
Non è forse un ente inutile, quasi una zavorra sul cammino della fede?
Questa era precisamente l'idea di Lutero. Ma allora il cosiddetto
ecumenismo si risolve in una resa a discrezione della Chiesa cattolica
di fronte alle chiese protestanti, in un tardivo riconoscimento che Lutero, Calvino e Zwingli avevano ragione; in definitiva, si risolve in un suicidio assistito, in una eutanasia del cattolicesimo.
Ma
c'è di più. Le Chiese protestanti sono ovunque in via di estinzione per
la scomparsa dei fedeli. In tutti i Paesi protestanti si assiste allo
stesso fenomeno, almeno in Europa: le chiese si svuotano, la società si è
totalmente secolarizzata. Solo nell'America Latina si assiste al
fenomeno opposto: lì le Chiese protestanti sono in espansione, non
perché cresca il numero dei cristiani, ma perché cresce, in misura
esponenziale, il numero dei cattolici che passano al protestantesimo. Il
fenomeno è molto complesso e richiederebbe un discorso a parte, anche
perché ad esso non sono estranee le manovre di alcune centrali politiche
statunitensi, interessate a "colonizzare" ideologicamente i Paesi
latino-americani, attraverso la penetrazione del protestantesimo, per
ragioni strategiche le quali non hanno nulla a che fare con il vero
sentimento religioso. In ogni caso, il fenomeno esiste ed è talmente
imponente che dovrebbe imporre al clero cattolico latino-americano,
specialmente all'episcopato, una seria riflessione su ciò che sta
sbagliando per aver reso possibile una emorragia di tali dimensioni. Ma
nulla di tutto ciò sta accadendo, anzi, assistiamo allo spettacolo di un
cardinale argentino che, dopo essere stato eletto papa, sta tentando in
ogni modo d'imporre alla Chiesa cattolica, partendo dal suo vertice
romano, quelle stesse strategia pastorali e liturgiche che hanno
provocato il disastro nel Messico, nel Brasile, in Colombia, in
Venezuela, nel Perù, in Cile e nella stessa Argentina. Si potrebbe
paragonare questa strana situazione a quella di un amministratore di una
grande azienda il quale, dopo averla portata al fallimento, venga
promosso alla direzione di un'azienda ancor più grande, e replichi in
essa le stesse strategie aziendali che già hanno provocato la rovina. I
casi perciò sono due: o costui è un pazzo, oppure sa molto bene quello
che sta facendo, e lo sta facendo in piena intenzionalità e
consapevolezza. Resta la domanda su come sia stato possibile che proprio
lui sia stato chiamato a dirigere la grossa azienda, dopo aver dato una
così cattiva prova di sé nel suo incarico precedente. Il che ci porta a
una riflessione del tutto analoga a quella or ora fatta: il consiglio
di amministrazione che lo ha eletto doveva essere formato da dei pazzi,
oppure da persone che intendevano provocare deliberatamente il
fallimento dell'azienda, per delle ragioni loro, evidentemente
inconfessabili. Del resto, come giudicare un papa che, al principio del
suo pontificato, si accanisce contro uno dei pochissimi ordini religiosi
che godono una notevole fioritura di vocazioni, quello dei Francescani
dell'Immacolata? E che sostituisce l'arcivescovo di Bruxelles, Léonard,
con De Kesel, discepolo del discusso Danneels e subito promosso
cardinale, il quale liquida - con un pretesto banale, che non inganna
nessuno - la Fraternità dei Santi Apostoli, altra realtà ecclesiale in
piena fioritura, e questo proprio in un Paese come il Belgio, dove le
vocazioni sono scese praticamente a zero, e in una città, la capitale
dell'Unione Europea, dove i seminari sono rimasti tristemente vuoti e
non si ordinano più nuovi sacerdoti? Non è uno strano modo di procedere,
questo? Non è simile a quello dell'amministratore di una grande
azienda, che pare faccia di tutto per affossare l'azienda che gli è
stata affidata, invece di curare i suoi interessi e, quindi, la sua
espansione?
Bergoglio il papa dei "Protestanti"
Ma
tornando a Lutero, ci resta da capire perché la neochiesa dei nostri
giorni ci tenga tanto ad arrivare a una riconciliazione con queste
chiese protestanti anemiche, moribonde, disossate, disertate da quasi
tutti i loro fedeli. I suoi ammiratori sostengono che il signor Bergoglio ha un fiuto eccezionale per tutto ciò che riguarda il bene della Chiesa. Come mai, allora, ha scelto di sacrificare la dottrina, di sacrificare la tradizione cattolica, per abbracciare un cadavere?
Di nuovo, siamo costretti a rispondere: o è un pazzo, oppure sa molto
bene quel che sta facendo. Evidentemente, non rientra nei suoi piani
curare il bene della Chiesa che gli è stata affidata. Se poi ci
domandiamo che cosa abbia portato il protestantesimo verso l'estinzione
(non sembri esagerata l'espressione: in Paesi come la Svezia, la
frequenza alla vita ecclesiale dei protestanti si aggira su percentuali
minime, poco sopra l'1% della popolazione), troveremo la risposta nella
natura stessa della "protesta" luterana. Distruggendo l'autorità della
Chiesa e rivendicando la libera interpretazione delle Scritture, Lutero e
i suoi seguaci hanno creato le premesse per la discesa verso l'ateismo.
Se ciascuno, infatti, può leggere e interpretare liberamente la Bibbia, ne discende che la Bibbia
non è un libro divino, la cui verità risplende evidente e uguale per
qualsiasi lettore, ma è un libro sostanzialmente umano, che ciascun
lettore può leggere e comprendere a suo modo. Se è un libro umano,
allora non contiene una verità soprannaturale. E se è un libro umano,
allora è giusto e doveroso leggerlo con gli strumenti della ragione e
della scienza, più o meno come si legge e si studia un libro di storia
antica. Il linguista, il filologo, il papirologo, prendono il posto del
credente. Sono gli specialisti a dire che cosa c'è scritto nella Bibbia,
che cosa ha voluto dire Gesù pronunciando quella frase, che cosa ha
voluto intendere compiendo quel determinato gesto. Lo specialista
giudica e sentenzia, il credente ascolta e si rimette al suo giudizio.
Alla fine, il "credente" è colui che crede allo specialista, non colui
che crede a Gesù Cristo. Ed era inevitabile che così accadesse: alla
Chiesa quale unica interprete, si sono sostituiti gli esperti: i Rahner,
i Kasper, i Sosa, i Bergoglio: quelli che dicono che al tempo di Gesù
non c'erano i registratori, quindi non si sa cosa Egli abbia realmente
detto; quelli che dicono che il diavolo non esiste, che l'inferno non
esiste; quelli che cambiano la dottrina e la rovesciano come se fosse un
guanto, perché loro “sanno".
Dalla Chiesa all’ateismo, via Lutero
di
Francesco Lamendola
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