ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 aprile 2018

L’asse del male contro Cristo?

SIRIA, TUTTE BALLE? Paolo Sensini
Le prove non ci sono, ma Trump spara lo stesso: orrore!

L’attacco di questa notte rappresenta un grave errore e una svolta nella politica estera americana. E’ un gesto di intimidazione nei confronti del regime di Assad, ma anche – e forse soprattutto – nei confronti della Russia e dell’Iran. Non ci sono prove sull’uso di armi chimiche alla Douma. Giovedì Macron assicurava di avere riscontri sulle responsabilità di Assad, riscontri che però non ha esibito. Infatti nelle stesse ore il segretario alla Difesa degli Usa James Mattis, in audizione al Congresso, dichiarava che non ci sono vere prove ma solamente indizi forniti da media e social media.  Ciò nonostante l’attacco è stato lanciato lo stesso.

Il messaggio, pertanto, è chiaro e grave: l’America torna ad essere il gendarme del mondo. E Trump rinnega se stesso. L’ho già scritto e lo ribadisco: Il Trump di queste ore non ha più nulla a che vedere con quello che è stato eletto 18 mesi fa. La nomina di un supefalco come John Bolton a Consigliere della sicurezza nazionale, segna la conversione del presidente americano sulle posizioni che egli stesso condannava con forza. Lo dimostrano i suoi tweet, lo dimostra il suo discorso di insediamento, in cui disegnava un’altra America, meno interventista, più equilibrata,mèiù saggia. Il Trump di oggi è irriconoscibile. E’ diventato un neoconservatore ovvero ha fatto proprio lo spirito aberrante che ha guidato la mano di Bush, in buona parte quella di Obama, e che ispirava quella di Hillary Clinton.
Bolton è alla Casa Bianca da poche settimane e gli effetti si vedono. Fino a pochi giorni fa l’America sembrava sul punto di ritirarsi dalla Siria, ora, a suon di missili, dice: noi ci siamo e continueremo a farci sentire. Questo nuovo corso della politica estera americana non promette nulla di buono. Esaspera ancor di più i rapporti con la Russia di Putin, ma questo non è nel nostro interesse di europei ed espone il mondo a crisi ancor più gravi e dalle conseguenze imprevedibili.
Che errore, che orrore, Trump.

 

Cosa ci insegna il popolo siriano
L’integrità di un uomo e di un popolo si misura dal coraggio. E noi occidentali infatti siamo morti da un pezzo.
   
L’attacco sarà stato anche circoscritto ed estemporaneo, come dicono i politologi sempre pronti a perdonare all’alleato americano qualsiasi sopruso, ma intanto questa notte gli abitanti di Damasco sono saltati dal letto credendo che fosse arrivato il giorno dell’Apocalisse. Ora staremo a vedere se davvero si tratta solo di una rappresaglia perché anche se fosse non nasconderebbe il supporto diretto e indiretto che gli Stati Uniti insieme ai loro alleati della regione hanno dato in tutti questi anni ai gruppi terroristici che hanno portato la guerra in Siria. Da questo episodio fulmineo, quasi inaspettato dopo che le tensioni sembravano essersi calmate, alcuni aspetti fondamentali devono farci riflettere in profondità.

Laddove sono finiti i missili di Jaish al Islam su Damasco, con la liberazione della Ghouta, sono iniziati quelli occidentali. Così i governi di Washington, Parigi e Londra hanno violato il diritto internazionale, colpendo uno stato sovrano, prima ancora che arrivassero le prove (se un giorno le troveranno!) dell’utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano. Cosa aspettarsi del resto da chi ci ha spiegato la necessità di contrastare le “Fake News” sul web se poi è lo stesso Generale James Mattis, capo della Difesa Usa, a raccontarci che le uniche argomentazioni a loro favore provengono dai social media (legati ai terroristi della Ghouta!). Insomma, c’è chi ora, dopo aver fabbricato le notizie e fomentato la campagna mediatica, può felicemente esultare: i jihadisti e gli scemi di guerra occidentali.

Adesso più che mai occorre mobilitarsi. Intellettuali, scrittori, artisti, giornalisti: impegnatevi! E’ giusto prendere una posizione anche contraria, senza quella fottuta paura di essere tacciati come sostenitori di Bashar al Assad. Che poi di fronte ai suoi avversari politici, da Barack Obama, colui che ha fatto esplodere la regione, insieme ai flussi migratori, sostenendo le “primavere arabe”, fino a Donald Trump, un presidente palesemente commissariato dal complesso militare-industriale, si è dimostrato, contro ogni aspettativa, un degno erede dei grandi leader arabi del secondo Novecento. Ben Ali e Mubarak presero il primo aereo, mentre lui è rimasto a Damasco, fino alla fine, con la promessa di morirci se necessario. E poi perché Bernard Henry Levi può trascinarci in guerra, contro i nostri interessi nazionali, come accaduto in Libia, e noi, non potremmo avere il diritto di fermare la guerra in Siria per difendere i nostri di interessi nazionali?

L’interesse nazionale è qualcosa che va al di là dello schieramento politico, della destra e della sinistra, così anche il nuovo governo ha una grande occasione davanti a sé: riprodurre una seconda “Sigonella”e riscattare, per un’altra volta, la sovranità del Paese.  Ci pensi bene se vuole davvero un posto nella storia oppure finire come tutti gli altri nell’oblio degli avvenimenti, superati da un mondo che sta cambiando radicalmente. L’arroganza ha finalmente smesso di essere un argomento politico. 




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La Siria ci ha insegnato che il confine tra bellicismo e vigliaccheria è molto sottile. Per cui anche noi, prima di incitare a una nuova aggressione, guardiamoci allo specchio, e domandiamoci cosa faremmo in caso di guerra. Probabilmente la maggior parte scapperebbe con un biglietto in prima classe. Cosa che alcuni siriani, persino quelli più facoltosi, non hanno fatto (vedi il Generale Simon Al Wakeel nella foto). C’è addirittura chi ha finanziato la resistenza con i propri soldi, ritrovandosi con una divisa militare sulle prime linee. L’integrità di un uomo e di un popolo si misura dal coraggio. E noi infatti siamo morti da un pezzo. 

di Sebastiano Caputo - 14 aprile 2018   
http://www.lintellettualedissidente.it/editoriale/cosa-ci-insegna-il-popolo-siriano/

Chi c’è dietro alla guerra di Trump? 

Trump twitta l’arrivo dei missili che potrebbero innescare la III guerra mondiale. A chi si chiede come siamo arrivati a questo punto oscuro, peggiore dei peggiori momenti della guerra fredda, diamo un metodo di investigazione: follow the money. Se segui il flusso dei soldi (e, poco prima delle guerre, delle armi), puoi conoscere anche in anticipo la dinamica degli eventi.

In questa storia pare che molto – non certo tutto – il danaro converga su una figura precisa, il fundraiser (raccoglitore di fondi) repubblicano ebreo Elliot Broidy. Su di lui convergono linee geopolitiche vertiginose, così come sospetti corposetti assai. Il giornalista investigativo statunitense Wayne Madsen, che qui cito in abbondanza, ritiene vi sia stata una «penetrazione ad alto livello dell’Intelligence israeliana nella campagna presidenziale 2016 di Donald Trump». 

L’uomo di contatto tra USA, Israele ed Emirati
In particolare, desta sospetto un trasferimento di $2,5 milioni di dollari dagli Emirati Arabi (alleati strettissimi dei Saud, e quindi oggi anche di Tel Aviv) ad una società canadese e dell’Elliot Broidy, personaggio peraltro già condannato per frode alle pensioni.

La transazione avrebbe coinvolto anche un altro personaggio: George Nader, un libanese-americano che fa da lobbista negli USA per Mohammed bin Zayed al Nahayan, cioè il principe e leader di fatto degli Emirati (oltre che intimo mentore di Mohammed Bin Salman, l’attuale «uomo forte» di Riyadh).

Nader, che è il trait-d’union tra gli emiratini e Broidy, ha accettato di divenire testimone per Robert Mueller, il consigliere speciale del Dipartimento di Giustizia che sta dando la caccia a Trump. Il personaggio, che qualcuno dice essere già riparato negli Emirati, fu condannato nel 2003 in Repubblica Ceca per abusi sessuali su minori. Nel 1985 le autorità americane accusarono Nader di importare materiale pornografico, tra cui riviste che dipingevano «ragazzi nudi» intenti a praticare «una varietà di atti sessuali».

Nader è stato leader della Republican Jewish Coalition, una lobby registrata con tendenze, ovviamente, filo-israeliane. Figura inoltre tra i sostenitori di think tank conservatori come l’Hudson Institute e Foundation for the Defense of Democracies, quest’ultimo fondato dal democratico Joe Lieberman, il primo candidato vicepresidente ebreo al fianco di Al Gore alle elezioni del 2000.

Lieberman è socio dello studio legale di uno degli avvocati di Trump, Marc Kasowitz, che starebbe per tornare alla ribalta dopo il licenziamento dell’avvocato personale John Dowd.

Il Qatar e i Kushner «666»
Il danaro emiratino potrebbe quindi aver giocato un ruolo importante nella crisi qatariota, con l’amministrazione USA ad affiancarsi a sauditi ed emirati nell’accerchiamento di Doha, rea di avere buoni rapporti non solo con Hamas e Hezbollah, ma soprattutto con il vero nemico di sauditi e israeliani: l’Iran sciita.

Il Qatar, su spinta del senatore repubblicano della california Ed Royce, è stato dichiarato «Stato sponsor del terrorismo».

Subito dopo la dichiarazione della Commissione affari esteri della Camera presieduta da Royce, la sua campagna di ri-elezione ha ottenuto via Broidy $5.400 dollari. Royce, forse avvertito della gravità del reato che gli si poteva contestare, da allora ha annunciato di non volersi ricandidare. Il Qatar, invece, va sotto embargo.

Il Qatar torna anche tra gli affari della famiglia del genero di Trump, i Kushner.

Jared (il famoso marito della prediletta Ivanka, fatta «convertire» al giudaismo ortodosso), il fratello Joshua (che opera nel Venture Capital e finisce sui giornali per la relazione con la modella-insetto stecco Karlie Kloss, fanatica cover-girl di Planned Parenthood) e il padre Charles (condannato nel 2005 con 18 capi di imputazione, tra cui contributi illegali a campagne elettorali) hanno incontrato a Nuova York nell’aprile 2017 il ministro delle finanze del Qatar Ali Sharif Al Emadi, con l’intento di fargli investire mezzo miliardo di dollari nell’affare che può mandare in bancarotta i conti dei Kushner: il 666 Fifth Avenue.

Sì: la famiglia palazzinara (quindi, rivale e collega di quella di Trump) ha comperato nel vialone più prestigioso di Manhattan il grattacielo al numero civico 666. Hanno espresso tuttavia l’intenzione di cambiarlo scegliendo un meno anticristico 660. Il palazzo anticamente disegnato dall’architetto Isamu Noguchi (e che un tempo ospitava gli uffici dell’Alitalia) è stato comperato dalla Kushner Properties nel 2007, che vogliono abbatterlo per farci sopra un colosso concepito dall’allucinato studio Zaha Hadid Architects, al costo di 12 miliardi di dollari. Come scrive lo scorso settembre il Washington Post, «il palazzo è vuoto per un quarto» e reca con sé un mutuo a interessi crescenti da 1,2 miliardi di dollari in groppa ai Kushner.

Inutile notare che la crisi del Qatar esplose guarda caso proprio un mese dopo il rifiuto da parte del fondo del Qatar di investire nel 666. Il New York Times riportò che gli sforzi per risolvere la crisi dell’ex segretario di Stato Rex Tillerson, licenziato e sostituito pochi giorni fa, furono sabotati dentro la Casa Bianca dal consigliere e genero presidenziale Jared Kushner.

Mogul ebrei dei casinò di Las Vegas
Secondo il report dell’inarrivabile Madsen,  Broidy, considerato vicino al primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu, nel 2009 è finito nei guai per aver organizzato viaggi di lusso in Israele per il supervisore dei conti dello stato di New York, il democratico Alan Hevesi, poi condannato a 20 mesi per corruzione.

Sempre a New York, il Braidy ha consentito l’investimento di 250 milioni da parte del fondo pensioni dello Stato verso la società di investimento israeliana Markstone Capital Partners, co-fondata con il cittadino israeliano Ron Lubash, ex amministratore delegato del ramo israeliano della Lehman Brothers.

Broidy inoltre è stato vicepresidente della commissione finanze del comitato nazionale repubblicano, lavorando sotto il magnate dei casino Steven Wynn, alias Steven Weinberg, dimessosi dopo una serie di accuse di molestia sessuale.

Yitzhak Tshuva e Nochi Dankner, altri tychoon israeliani di Las Vegas coinvolti negli affari di Wynn, hanno comperato aree per progetti immobiliari da Philip Ruffin, socio di Trump.

Il mondo dei padroni ebrei di Las Vegas è stato talvolta messo in relazione anche all’Italia, con Sheldon Adelson, decano dei paperoni filo-israeliani del gioco d’azzardo, messo in relazione con Matteo Renzi.

Miliardi malesi e corrotti romeni
Per non farsi mancare niente, il Broidy si è altresì affacciato in uno degli scandali finanziari più succosi degli ultimi anni, operando per disincagliare il primo ministro della Malesia dal Dipartimento di Giustizia americano nel caso del fondo 1MDB, il fondo di stato della Malesia che sperperò in USA un miliardo di dollari tra i lussi dei famigli dei potenti malesi, che produssero peraltro – la vita che imita l’arte, e viceversa – la pellicola di Martin Scorsese Wolf of Wall Street.

Vi è stato poi il versante romeno: due discussi politici socialisti romeni, Liviu Dragnea (capo del partito e speaker della Camera Bassa del Parlamento, indagato per aver fatto munto 23 milioni dai contratti Europei) e Sorin Grindeanu (allora premier, propositore della depenalizzazione del ladrocinio di fondi statali sotto i 50.000 euro, proposta che scatenò oceaniche proteste di piazza) furono portati da Broidy a conoscere Trump nel 2017, in un banchetto precedente l’inaugurazione della presidenza. Dragnea ha sostenuto, come Trump, lo spostamento della ambasciata romena in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.

L’entratura nell’apparato dell’intelligence
Broidy nel 2015 acquista un intelligence-contractor basato in Virginia, Circinus LLC. La Circinus ha contratti con l’INSCOM, ossia l’Intelligence dell’Esercito e del Comando per la Sicurezza Nazionale americana. In pratica, si tratta di una entrata nell’infrastruttura spionistica degli USA non da poco, se consideriamo che INSCOM procura intelligence di segnale (SIGINT) dalle stazioni dell’Esercito ai database del NSA, l’agenzia spionistica americana dedicata alle intercettazione e alla guerra cibernetica.

La società washingtoniana di lobbying di Circinus, la Fidelis Governement Relations, diretta dall’ex capo di gabinetto del vicepresidente Pence, Bill Smith) può contare su un contratto da 200 milioni di dollari con il produttore di armi di stato romeno Romarm.

WMR sostiene che questa entratura fosse senza eguali, almeno fino a quando Jared Kushner non ha cominciato a richiedere i dossier riservati su ufficiali e uomini di affari sauditi. Il risultato sarebbe stata l’immane purga che Mohammed Bin Salman, il principe saudita de facto dittatore del Paese, ha somministrato a tutta l’élite saudita, sequestrata e imprigionata per settimane (tra i colpiti il saudita più ricco, Al Waleed, socio di Berlusconi e di Twitter e nemico acerrimo di Trump).

Oltre ad aver spogliato dei danari tutti i prigionieri, MBS (così chiamano i giornali il principe saud oramai) ha purgato tutti gli elementi anche remotamente filo-iraniani e anti-israeliani, nonché coloro che volevano far cessare l’avventata guerra di MBS contro lo Yemen ora nell’orbita di Teheran.

L’asse del male contro Cristo?
L’esistenza di un asse USA-Israele-Arabia Saudita-Emirati Arabi  è insomma una realtà con profonde e torbide radici, che possono toccare Trump sia nel portafoglio che nella famiglia. Tutti gli stati summenzionati sono interessati alla de-iranizzazione della Siria – cioè alla sua distruzione – più che al contenimento della Russia (anche se, pensando al petrolio, non sarebbe neanche male; dell’odio neo-con per la Russia diremo in un altro articolo).

I razionali sciiti, in Persia come in Yemen come a Damasco (Assad è alauita, un gruppo moderato interno allo sciismo) vanno semplicemente sterminati (come aveva cominciato a fare Abu Mus’ab Al Zarqawi, il «padre» apparente dello Stato Islamico) e sostituiti con l’irrazionalismo sanguinario dei wahhabiti (che già intasano l’Europa, avendo i sauditi radicalizzato programmaticamente con la loro falsa religione fanatica tutti gli imam del continente, dal Kosovo alla Francia).

L’idea di un continuum sciita che dal Golfo Persico arrivi sino al Mediterraneo e all’Oceano Indiano è visto dai satrapi arabi come un possibile assedio, mentre per gli israeliani si tratta propriamente di un incubo che sentono minacciare la stessa esistenza dello Stato ebraico.

La Siria è nel mezzo di questi calcoli geopolitici e teologici. Il primo round del progetto, la rivolta delle sigle islamiste di cui la più nota è ISIS, è fallito. Ora l’asse del male il lavoro vuole farselo da sé, incurante che la Russia si sia impegnata a garantire ancora una volta l’ordine di Westphalia, e il rispetto degli stati sovrani.

Ricordiamo che garantendo la sovranità della Siria, Mosca difende anche una parte cospicua della sua popolazione: i cristiani, che con un ritorno dell’ISIS o di qualsiasi altra sigla islamista foraggiata dall’occidente possono finire sgozzati, torturati, crocifissi.

Putin, di fatto, si sta posizionando come difensore mondiale della Cristianità. Se chi difende Cristo sta in Siria, cosa stanno difendendo gli Stati Uniti? La risposta al lettore.
– di Roberto Dal Bosco

Solo il compitino per coprire Douma e non perdere la faccia. La morte di Haftar, invece, è un disastro

Bandone di RaiNews24: “Siria, Pentagono: raid finito, per ora altri non previsti”. I bimbi possono essere contenti, hanno fatto il compitino. E, come i grandi, hanno parlato in tv, nel cuore della notte, ai loro concittadini, avvertendoli che l’ora era giunta. Attacco alla Siria, Assad deve pagare. Ci si sono messi in tre per colpire altrettanti bersagli fra Damasco e Homs, pare fabbriche chimiche per la produzione di armi (fosse vero, questo dimostrerebbe il loro amore per i civili siriani, i quali ne respireranno i fumi). Un messaggio. Un atto dimostrativo. Parte integrante della grande pantomima, perché non puoi minacciare fuoco e fiamme e poi non fare nulla. Almeno due petardi in giardino devi farli scoppiare, quantomeno per salvare la faccia con i vicini. E così è stato. Anche perché, delle due, l’una.
O gli ispettori internazionali, gli stessi che hanno certificato come dal 2014 il regime siriano non sia più in possesso di armi chimiche, sono dei prezzolati al soldo di Assad oppure i tre caballeros hanno bombardato tre edifici il cui contenuto era pari a quello delle loro teste: vuoti. Ma, come ho già detto, l’azione andava compiuta, altrimenti sarebbe crollata l’intero architrave della messinscena. Danni reali per la Siria? Praticamente zero. Capacità e potenzialità di monopolizzare, questa volta con il faccia a faccia con la Russia e la trasmigrazione dell’intera faccenda sul fronte diplomatico, attenzione di media e opinione pubblica? Mille. Anzi, un milione. Mosca, dal canto suo, non poteva che reggere il gioco ai tre poveretti e, infatti, a reagire al raid alleato ci ha pensato l’ambasciatore russo negli USA, Anatoly Antonov, non il Cremlino e non penso solo per una questione di fuso orario (ho la quasi certezza che qualcuno di sveglio, a Mosca, stanotte ci fosse).

E, guarda caso, Theresa May ha parlato nel suo intervento televisivo di un raid limitato, negando la volontà di rovesciare Assad. Certo, i toni utilizzati da Antonov sono duri, si tira in ballo l’insulto personale a Putin rappresentato dall’attacco e si minacciano conseguenze ma cosa cazzo volete che dicesse, “Ok, hanno sprecato qualche milione di dollari in missili ma sono contenti così, ora andiamo a dormire?”. D’altronde, Mosca aveva già parlato. Molto. Nel pomeriggio. E proprio quanto emerso ha non solo portato all’accelerazione verso il raid, di fatto dopo che Donald Trump aveva negato la sua imminenza in uno dei 500 tweets da bipolare scritti negli ultimi giorni ma anche al disvelamento della loro patetica, palese e plateale inutilità fattiva e sostanziale: quei missili sparati chissà su cosa ma ben lontani da interessi governativi o russi e iraniani di una certa importanza, parlano la lingua dell’impotenza occidentale nella vicenda. E delle falsità.
Già, perché poche ore prima dell’annuncio di Trump e della conferenza stampa del Pentagono, qualcun altro aveva convocato i giornalisti per fare due chiacchiere: nel caso specifico, il maggiore generale Igor Konashenkov per il consueto briefing del venerdì al ministero della Difesa. Peccato che ieri l’argomento fosse tutt’altro che scontato e rituale, visto che arrivava dopo le parole del ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, il quale aveva detto chiaro e tondo che l’attacco con i gas di domenica scorsa a Douma aveva visto lo zampino diretto dell’intelligence britannica. Immediata e sdegnata la risposta dell’ambasciatrice britannica all’ONU, per capirci l’alcolizzata che pensa che Marx fosse russo: disinformazione. Da che pulpito, cazzo! E cosa ha riferito il generale alla stampa? “I partecipanti diretti alle riprese del video sulle conseguenze di un attacco chimico nella città di Douma in Siria hanno detto che il video è una messa in scena”.
Solid evidence Douma ‘chemical attack’ was staged – Lavrov

Boom! E ancora: “È stato possibile trovare i partecipanti diretti alle riprese di questo video e intervistarli. Oggi presentiamo un’intervista in diretta di queste persone. Gli abitanti di Douma hanno descritto dettagliatamente come sono state condotte le riprese alle quali hanno partecipato e che cosa hanno fatto”, ha proseguito l’alto vertice militare. Per Konashenkov, tra le persone intervistate ci sono due medici che lavorano in un ospedale locale nel pronto soccorso, a detta dei quali “tutte le vittime che sono state portate in ospedale non avevano sintomi di avvelenamento. Durante il primo soccorso medico all’ospedale, sono entrate delle persone sconosciute, ed alcune di loro avevano delle videocamere. Queste persone hanno iniziato a urlare, a provocare panico lanciando con dei tubi dell’acqua sulle persone e gridando a tutti i presenti che erano a rischio di avvelenamento. I pazienti e i loro parenti in preda al panico hanno iniziato a versarsi acqua addosso”, ha riferito il rappresentante del Ministero della Difesa.

“Tutto questo è stato ripreso e montato in un video ma gli sconosciuti protagonisti sono fuggiti via rapidamente”, ha concluso Konashenkov. Capite da soli che, al netto delle conferme o smentite a questi video, Mosca aveva promesso prove riguardo la natura fasulla dell’attacco e le ha fornite nell’arco di poche ore: quelle millantate da Parigi prima e dal Dipartimento di Stato USA poi, ovvero quando la figura di merda rischiava di diventare tale da rendere necessaria l’azione militare, dove sono? Nemmeno un filmatino di un drone? Mezza prova in un documento scritto? Delle interviste per strada, stile “Studio aperto”? Proprio nulla. Come al solito, parole.

Cui Mosca, piaccia o meno, ha contrapposto subito dei fatti. O, quantomeno, delle pezze d’appoggio. Da parte occidentale, invece, le uniche pezze emerse sono quelle al culo della credibilità. Ma si sa, come diceva George Orwell, uno che certe logiche le conosceva bene, “le guerre non sono fatte per essere vinte ma per essere proseguite”. E qui, di base, c’è prima l’interesse a far ripartire il QE e bloccare la FED che qualsiasi altra cosa. Mosca lo sa. Tanto è vero che, al netto degli strepiti dei vari giornali sui danni inflitti dalle sanzioni agli oligarchi all’economia russa (Borsa e rublo in primis), dalla Russia sono arrivati tre segnali chiari agli USA, relativamente al fatto che l’azione doveva essere meramente dimostrativa e che ogni altra alzata d’ingegno sarebbe stata letta come atto ostile, quindi degno di rappresaglia diretta.

Primo, in almeno due basi aeree dell’Iran sono tornati i bombardieri pesanti del Cremlino, i Tu-22M, pronti ad entrare in azione. Secondo, minaccia diretta di bloccare tutto l’export di titanio russo negli USA. E. per chi non lo sapesse, quel materiale è vitale per il ciclo produttivo di un’azienda di alcuna importanza chiamata Boeing: il complesso bellico-industriale e l’apparato che gira attorno al moltiplicatore del PIL chiamato warfare ha perso immediatamente qualche anno di vita. Terzo, ce lo dice questo grafico:

gli oligarchi russi, per caso, stanno usando il franco svizzero e il titolo azionario della Banca centrale svizzera come proxy per dire a Washington che se vogliono che la bolla tech e dell’e-commerce esploda in modo disordinato, loro sono pronti, stante il portafoglio da hedge fund di equities USA in mano all’Istituto centrale elvetico? Che brutta idea e che presunzione pensare di poter trattare Mosca come fosse uno staterello centrafricano. Insomma, tranquilli. Oggi non sprecate il pomeriggio andando al BricoCenter o all’IKEA per allestire un rifugio anti-atomico, né al Carrefour a fare scorta di acqua, pile e scatolame: non c’è guerra all’orizzonte, se non quella per non far deragliare i mercati.
In compenso, un problema reale c’è. Stando a fonti mediche, ancorché l’ufficialità sia ancora da comprovare del tutto, sarebbe morto a Parigi il generale libico, Khalifa Haftar, l’uomo forte di Bengasi, malato di tumore al cervello e ricoverato nella capitale d’Oltralpe dopo un malore patito tre giorni fa. Che qualcosa stesse accadendo in Libia, lo aveva fatto intuire l’allontanamento del principale sponsor di Haftar, il numero uno egiziano, Abdel Fatah al Sisi, fresco di rielezione con percentuali bulgare e stranamente divenuto di colpo aperturista verso il governo di Tripoli e il presidente al Serraj, l’uomo dell’Occidente e dell’ONU. In questo momento, tutti i principali media libici confermano la notizia del decesso, dopo ore di smentite e di assenza di certezze: se così fosse, la Cirenaica rischia di esplodere e precipitare del tutto nel caos.

A quel punto, la bomba umanitaria dei profughi non sarebbe solo una minaccia, come quella avanzata da Mosca verso gli Stati europei in caso di destabilizzazione ulteriore della Siria ma una realtà: oltretutto, offrendo alla Turchia un’enorme arma di ricatto in più, immagino da giocarsi proprio in Siria per ottenere mano libera contro i curdi al Nord, sommando tensione a tensione e rischio di incidenti a quello già presente, essendo sulla scena tre minus habens come quelli che hanno colpito stanotte una lavanderia a gettoni, un karaoke e il famoso forno crematorio di Assad fra Damasco e Homs. L’Italia, per porre un argine all’invasione di immigrati clandestini della scorsa estate e grazie alla strategia di Marco Minniti, è presente in Libia con due centri, uno medico-assistenziale e uno di fatto logistico, leggi Viminale-servizi: e se davvero la Cirenaica, venuto meno l’uomo forte di Bengasi, precipitasse nel caos? In questo caso ci sarebbe davvero da preoccuparsi.

Sia per le mire egemoniche nell’area di Emmanuel Macron, strepitante di superare in imperialismo petrolifero il predecessore Sarkozy e da mesi al centro di un attività unilaterale – formalmente di mediazione – proprio relativa al contesto libico, con tanto di incontro bilaterale fra al-Serraj e proprio Haftar all’Eliseo. E poi, attenti, perché da Iraq e Siria, magicamente gli uomini dell’Isis sono arrivati indenni – e con passaggi sicuri – proprio in Libia, nuova terra di conquista e destabilizzazione. Il caos interno, per loro, sarebbe una manna, un campo fecondo pronto ad essere concimato con il sangue. E dall’altro giorno, il nuovo Consigliere per la sicurezza nazionale USA è, non a caso, il falco neo-con John Bolton, chiamato in fretta e furia da Trump (leggi dal Deep State) a sostituire il troppo morbido e raziocinante generale McMaster.

Un vero e proprio campione mondiale di destabilizzazione: e, calendario alla mano, la coincidenza vuole che siamo in primavera. Una nuova e araba è all’orizzonte? Se così fosse, il presidente Sergio Mattarella farebbe bene a votarsi alla Madonna, più che tentare un’accelerazione sulla formazione del nuovo governo. Perché, come dirimpettai diretti, saremmo nella merda. Letteralmente. Altro che Siria e Terza Guerra Mondiale. E’ solo potere. E denaro.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli
Di Mauro Bottarelli , il 99 Comment
DECISIVO FALLIMENTO DELLE FORZE STATUNITENSI

All’inizio della mattina del 14 aprile, Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno effettuato un massiccio attacco missilistico contro la Siria giustificando le loro azioni con il presunto coinvolgimento del governo di Assad nel “attacco chimico” del 7 aprile a Douma.
Il Minisitero della Difesa russo ha dichiarato che 103 missili da crociera e aria-terra sono stati lanciati su obiettivi diversi in tutta la Siria, aggiungendo che 71 di loro sono stati intercettati dalle Forze di difesa aerea siriane (SADF).

“Secondo le informazioni disponibili, sono stati lanciati un totale di 103 missili da crociera … I sistemi di difesa aerea siriana che comprendono essenzialmente armi di fabbricazione sovietica possono respingere con successo gli attacchi da parte di aerei e navi militari. Un totale di 71 missili sono stati intercettati “, ha detto il capo del dipartimento delle operazioni principali del generale russo, il colonnello generale Sergei Rudskoi.
Rudskoi ha detto che la SADF ha utilizzato i suoi sistemi di difesa aerea S-125, S-200, Buk, Kvadrat e Osa per respingere l’attacco.
Il comando generale siriano ha affermato che Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno lanciato 110 missili, aggiungendo che la maggior parte di essi è stata intercettata.
I numeri forniti sollevano domande serie fra gli esperti militari.
Alcuni esperti contattati da SouthFront hanno affermato che, anche teoricamente, la SADF non sarebbe stata in grado di abbattere più del 15-20% dei missili lanciati, utilizzando solo i sistemi S-125, S-200, Buk, Kvadrat e Osa. La SADF semplicemente non ha mezzi e misure di sufficienti per intercettare un tale numero di missili simultaneamente in una unica onda d’urto.


Missili antiaerei siriani

Quindi cosa è successo veramente?
Gli esperti hanno suggerito che l’esercito russo avrebbe probabilmente utilizzato i suoi sistemi di guerra elettronica (EW) all’avanguardia per contrastare i missili lanciati durante la fase finale della traiettoria di volo.
La maggior parte della traiettoria di volo, quella che guida per il missile da crociera Tomahawk è fornita dal GPS. Tuttavia, nella fase finale, il missile inizia a usare il suo sistema di guida interno. Durante questa fase della traiettoria di volo il missile è vulnerabile per le contromisure EW.
I missili colpiti dai sistemi EW iniziano a sterzare. La velocità dei missili si riduce in modo significativo e diventano un facile bersaglio per i sistemi di difesa aerea o cadono.
Un altro fattore, che “molto probabilmente” ha contribuito all’efficacia delle contromisure siriane, è che la Russia ha fornito ai militari siriani dati operativi dalla sua rete di ricognizione tecnica, compresi i satelliti e altri mezzi di sorveglianza. Probabilmente, anche l’Iran aveva fatto una cosa simile. Così, i missili lanciati dal Mar Rosso sono stati rilevati immediatamente e monitorati durante tutta la loro traiettoria di volo.
Utilizzando tali dati di tracciamento, i sistemi di difesa aerea di fabbricazione russa sono in grado di abbattere missili Cruise con un’efficienza relativamente elevata.
In ogni caso, i 71 missili intercettati su 103 lanciati sono un fallimento decisivo per gli Stati Unite i loro alleati. Non ci sono dubbi, la leadership militare statunitense non si aspettava questo scenario.
Se i dati forniti dal Ministero della Difesa russo saranno confermati, questa sarà la prima volta nella storia in cui alcune parti sono state in grado di respingere un massiccio attacco delle cosiddette armi / missili moderni di crociera ad alta precisione. In questo caso, se dovesse avvenire lo scambio nucleare tra Stati Uniti e Russia, i russi saranno in grado di intercettare e contrastare il possibile attacco nucleare statunitense. Il danno procurato alla Russia sarebbe minimo.
Finora [13:15 CET], gli Stati Uniti non hanno fornito commenti sui rapporti circa i 71 missili abbattuti e non hanno nemmeno fornito informazioni ufficiali sugli obiettivi e le armi coinvolte nel loro attacco alla Siria. Considerando che all’amministrazione del presidente americano Donald Trump piacciono le “mosse da PR”, una tale posizione può essere descritta come un’indicazione che qualcosa “è andato storto”.
Traduzione: Alejandro Sanchez
https://www.controinformazione.info/decisivo-fallimento-delle-forze-statunitensi/#

FANTASTICO SPUTTANAMENTO DI TUTTA L’OPERAZIONE “ATTACCO CHIMICO A DOUMA”!!!


Al link qui sopra trovate la prova decisiva, sconvolgente, inconfutabile, di quanto falsa e infame sia stata l’accusa ad Assad di aver bombardato con armi chimiche la cittadina di Douma. Si vede una sede della brigata di jihadisti asserragliata nell’ultimo fortilizio di Al Nusra nella provincia di Ghouta, in cui persone lavorano dietro un tavolo, altre persone appaiono sfaccendate e molti bambini giocano a palla. Improvvisamente viene fatta suonare la sirena di un allarme aereo e i ragazzini e bambini, come per un esercizio perfettamente imparato in prove, si buttano per terra e si fingono morti o morenti.
Immediatamente compaiono sanitari in camici bianchi a somministrare soccorsi, soprattutto mascherine d’ossigeno e schiumogeni da far poi uscire dalle bocche delle “vittime”.

Nel 1912 in Siria, a Homs, avevo visto un filmato dello stesso genere: istruttori adulti disponevano corpi di minori e bambini sul pavimento e con una sostanza rossa gli dipingevano addosso del sangue”. Dopodichè arrivavano le telecamere dei media amici a riprendere “l’ennesima strage di Assad”. Lo si vede nel mio docufilm “Armageddon sulla via di Damasco”.Allora né la Turchia, né l’Arabia Saudita, né i servizi uccidentali avevano ancora insegnato ai jihadisti di fabbricarsi armi chimiche (poi da loro sperimentate su conigli, come illustrato da un altro video che a suo tempo avevo messo in rete).


E’ sulla base di una “prova” come quella recitata dagli attori di una presunta strage chimica, definitivamente smascherata da questo e altri video, che una conventicola di gangster, autodefinitisi donne e uomini politici, capi di Stato, primi ministri, ministri, dei più potenti Stati occidentali, sostenuti nei loro crimini da uno sterminato coro di cortigiani, servi, prostitute, pali, politici e mediatici, si preparano a fare altri milioni di morti, frantumare e spezzare via un altro paese e poi altri paesi ancora.

Non ci basta? Non ci basta per utilizzare ogni nostra residua energia, rabbia, odio (sì quell’indispensabile odio che le Boldrini e gli Zuckerberg vorrebbero esorcizzare, con quanto resta di conflittualità, in quanto offensivi nei confronti dell’establishment), forza, rispetto per noi stessi e per l’umanità  e lanciarla contro i responsabili di queste efferatezze e quelli che gli tengono bordone?

Questo è un appello che ho scritto per la Lista Comitato No Nato.

Gli Usa, il Regno Unito, la Francia, Israele, con la Nato al seguito, dopo averlo minacciato, preparano un attacco alla Siria, Stato arabo laico, democratico e socialista  ancora in piedi dopo 7 anni di aggressione e massacri, attacco che inevitabilmente coinvolgerà i suoi alleati, russi, iraniani e Hezbollah e non potrà non provocare reazioni e  culminare in una catastrofe planetaria, addirittura nucleare.
Coloro che promettono di attaccare sulla base di un’evidente macchinazione provocatoria, come quella dell’ennesimo presunto uso di armi chimiche a Ghouta da parte di Assad, proprio nel momento di una sua decisiva vittoria sul mercenariato jihadista, sono gli stessi che hanno trascinato il mondo in guerra dopo guerra sulla base di bugie, falsità, inganni, come le armi di distruzione di massa di Saddam, la responsabilità per l’11 settembre dell’Afghanistan, i bombardamenti sul proprio popolo di Gheddafi e Assad. Procedono alla distruzione e sottomissione di qualsiasi elemento statuale non allineato, causando milioni di morti innocenti e inenarrabili devastazioni. Ognuna di queste operazioni costituisce un crimine contro l’umanità.
Oltre al martirizzato popolo siriano, oggi è a rischio l’intera umanità per il fanatismo bellico e la frenesia di potere e ricchezza dei dirigenti di una minoranza che pretende di definirsi “comunità internazionale”, rappresentandone non più del 17%. Di fronte a questa corsa verso il suicidio planetario siamo finora rimasti attoniti e passivi. Se non è ora il momento per sollevarsi in massa, senza distinzione di ideologie e posizioni geopolitiche, riprendendo il filo di una lotta contro gli sterminatori, i profittatori di guerre e genocidi, gli schiavisti di un’economia che per affermarsi travolge popoli, nazioni, pezzi di mondo, domani non lo è più di certo.
Muoviamoci, organizziamoci, ribelliamoci, denunciamogli assassini e i loro complici. Assediamoli! Fermiamoli! Ne va della vita.
Lista Comitato No Nato.
http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2018/04/fantastico-sputtanamento-di-tutta_13.html 

Siria – Video Manipolati non fanno scoppiare la Terza Guerra Mondiale (Aggiornamento)

Stanotte U.S.A., Gran Bretagna e Francia hanno lanciato un attacco simbolico contro la Siria, ma senza intenzione di creare fastidi al governo siriano, alla popolazione o ai loro alleati. Non hanno colpito nessuno degli alleati della Siria e finora sembra che non ci siano stati morti o feriti.
E’ stato un attacco una  tantum.
Mattis […] ha detto che l’attacco è stato  “una botta e via”, a condizione che Assad non continui ad usare le armi chimiche.
L’unico scopo dell’attacco era fare “qualcosa” e calmare in qualche modo i falchi di quei tre paesi “occidentali”. Ma forse non è bastato.
Come abbiamo scritto ieri nel pezzo qui sotto. La Terza Guerra Mondiale è stata revocata.
https://twitter.com/ejmalrai/status/985010361039556608
Rapporto da un osservatore sul campo in Siria:
Elijah J. Magnier @ejmalrai – 4:22 UTC – 14 Apr 2018 Wow:
#USA #France #UK: ci si mettono in 3 paesi per bombardare #Syria/senza nessun obbiettivo a #Homs #Damascus? Un Centro di Ricerca e un Magazzino di munizioni? E tutto poco prima dell’ispezione dell’OPAC prevista per oggi?
Mi viene da pensare :  L’elefante che partorisce il topolino!

Nessun “Obiettivo politico: ( né il Palazzo del Presidente, né quello del governo o l’ HQ della Sicurezza Nazionale)
Nessun #Obbiettivi Iraniani
Nessun #Obbiettivi  di Hezbollah
Nessun Punti sensibili dell’Esercito Siriano.#
E naturalmente nessuna installazione #Russa w/ #SAA
# gli USA escono più deboli da questo “attacco”.

Questo trittico di giganti (#USA #UK #Francia) che ha aperto il fuoco dalla base americana del #Qatar è stato festeggiato nella zona controllata dal  governo di #Damasco , da #Russia #Iran #Siria e dalle bandiere di #Hezbollah, con balli, suoni e sberleffi per  @ realRonaldTrump

E’ la prima volta nella storia in cui una capitale, #Damascus, viene colpita da forze straniere e la gente scende in strada, poche ore dopo, per cantare, ballare e sfidare gli aggressori, esprimendo solidarietà con il governo: #USA #UK #Francia oggi hanno dato una mano a #Assad.

#USA #UK # France hanno preso di mira obiettivi in #Syria già svuotati perché gli  edifici  erano stati evacuati. @realDonaldTrump voleva salvarsi la faccia ma: la reazione del popolo siriano (migliaia in strada per esprimere solidarietà con Assad) con l’intento di assestargli un colpo serio.
Limitare l’attacco al minimo assoluto è stata una decisione saggia presa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Chi aveva falsificato l ‘”attacco chimico” a Douma il 7 aprile voleva spingere gli Stati Uniti in una guerra allargata contro Siria e Russia. Non ci sono riusciti. La minaccia di rappresaglia da parte della Russia per ogni attacco è stata abbastanza dura da scoraggiare l’esercito americano. Il Segretario alla Difesa Mattis ha salvato la situazione quando ha pubblicamente messo in dubbio l’esistenza delle prove e ha bloccato Trump prima che dovesse dare una spontanea risposta di “vendetta“. Netanyahoo sarà furioso e i neocon ora proveranno a far cacciare Mattis.
[Fine dell’Aggiornamento – il post originale scritto prima dell’attacco è pubblicato qui di seguito]

Mi pare che la Terza Guerra Mondiale per il momento sia stata revocata. La ragionevolezza ha prevalso sulla  folle corsa  dei guerrafondai che è scattata subito dopo affermazioni discutibili ma tempestive di un “attacco chimico” lanciato in Siria.
Il segretario alla Difesa Mattis ha espresso i suoi dubbi sul presunto “attacco chimico” di Douma che i “ribelli” hanno attribuito al governo siriano. Questo ha fatto cambiare i toni  sui tweet mandati da Donald Trump e nelle sue conversazioni internazionali. Diversi paesi della NATO, tra cui Germania e Canada, hanno detto che non avrebbero preso parte a nessuna “vendetta”.
Oggi il ministero della Difesa russo ha accusato la Gran Bretagna di aver diretto le varie fasi dell’attacco:
Il portavoce del ministero della Difesa russo, Gen.Igor Konashenkov, ha rilasciato dichiarazioni fatte da medici dall’ospedale di Douma che hanno detto che un gruppo di persone  è entrato in ospedale, portando delle telecamere e urlando che c’erano pazienti feriti da armi chimiche, provocando un panico generale. I medici hanno detto che nessuno dei pazienti in cura riportava ferite da sostanze chimiche.
Qui ci sono dei video  che riportano le scene dell’ospedale messe in giro dalla propaganda dei “ribelli”. Il “trattamento” fatto dai “ribelli”, lavando i pazienti sotto il diretto dell’acqua e l’uso di spray per l’asma, non segue nessun protocollo professionale e molti dei “pazienti” non sembrano avere veri problemi. È stato tutto un teatro. L’unico vero medico che si intravede è sullo sfondo e visita un paziente vero.
Le persone viste nelle scene video erano attori  “pagati per l’occasione” come  dicono i russi che affermano di averne le prove. Hanno anche trovato i medici e hanno registrato quello che dicevano. Il governo russo afferma di conoscere il principale colpevole:
“Oggi il Ministero della Difesa russo ha trovato altre prove che dimostrano il coinvolgimento diretto del Regno Unito nell’organizzazione di questa provocazione a Ghouta est”, ha detto Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa.
Un team tecnico OPAC è arrivato a Damasco per indagare sul campo e parlare con i testimoni.
La causa del recente panico sono stati alcuni video messi in circolazione da diversi canali di propaganda sponsor dei “ribelli” Takfiri di Ghouta. Questi video mi sono sembrati subito una messa in scena. Certo fanno vedere persone morte – per lo più bambini – in un sottoscala o in un appartamento. Ma i corpi non stavano nel posto in cui erano morti e probabilmente non erano stati, come affermato, uccisi da armi chimiche.
Nei video si vedono una ventina di bambini e di donne morte che giacciono sul pavimento come se ce li avessero buttati. La scena ovviamente è stata manipolata più volte. I vari video mostrano i corpi in diverse posizioni.  Li hanno messi in posa per le riprese. Altri video successivi mostrano, per esempio, un bambino con un pannolino messo su due bambini più grandi. Ma nel video precedente quel bambino non c’era.
Un  “ribelle” sta dicendo che quei morti sono stati uccisi con cloro e un agente nervino: “Guardate, i morti hanno la schiuma alla bocca”. (Si presume che la schiuma alla bocca sia un sicuro sintomo di esposizione a un agente nervino)
Sì, hanno la schiuma alla bocca. Ma quella sembra schiuma da barba  o un gel bianco, non secrezione umana. Abbiamo già visto questo trucco.
Confronta per esempio questo video con la scena  postata da فادي عبد الله il 7 aprile 2018 alle 20:49:26 UTC con questo video che riproduce la stessa scena  postato da Yaser AlDoumani2, il 7 aprile 2018 alle 22:43:16 UTC.
Alcune scene dal primo video (graphic):

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Il corridoio dove si trova il cameraman in quel momento è pieno di cadaveri. Il corpo con la fasciatura bianca in testa sta in una stanza sul retro. L’immagine in dettaglio qui sotto è ruotata di 180 gradi:

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Uno screenshot dal secondo video. Il corpo con la fasciatura bianca è stato spostato dalla stanza sul retro nel corridoio sopra una pila di altri corpi.

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Dettaglio del corpo con la fasciatura bianca girato  di 180 gradi:

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È lo stesso corpo con lo stesso vestito in posizione diversa. Sembra ovvio che la crema da barba o qualcosa di simile sia stata messa sul corpo dopo che era stato messo in posa. La crema da barba deve fare l’effetto della “schiuma alla bocca”. Stephen McIntyre ha trovato e raccolto  parecchie altre discrepanze tra i vari video che sono stati ripresi su quella scena.
Le persone mostrate sono morte. Probabilmente sono morte soffocate sotto il crollo di un rifugio, come riportato dal Syrian Observatory di quel giorno. Ma i  video probabilmente non sono stati girati sulla scena di quell’incidente. I corpi sono stati spostati e sistemati diversamente. Forse la loro morte non dipende dalle armi chimiche.
Non avrebbe avuto nessun senso per il governo siriano lanciare un “attacco chimico” su un obiettivo non-militare a Douma in quel momento. Un sua vittoria imminente era già garantita. Invece i “ribelli” e chi li appoggia avevano le loro ragioni per fingere quel tipo di “attacco”. È stato un tentativo di trascinare gli Stati Uniti nella distruzione del governo siriano e del suo esercito ed è quasi riuscito a farcela.
Le varie “indiscrezioni” e  affermazioni dei media intorno all’attacco “messo in scena” hanno raggiunto toni comici.
Campioni biologici rilevati nell’area del presunto attacco chimico in Siria sono risultati positivi al cloro e ad un agente nervino simile al sarin, secondo un funzionario americano che conosce i risultati delle analisi fatte dagli USA sui campioni.

Fonti mediche e attivisti in Siria hanno detto che, dopo che i gruppi ribelli e le loro famiglie sono state espulse dal regime di Assad, secondo quanto riferito dalla CNN venerdì scorso, sono stati introdotti di nascosto in Turchia dei campioni di sangue, di urina e di follicoli piliferi . Le fonti non sanno cosa è successo a quei campioni dopo essere arrivati in Turchia.
Quella serie di prove è tutta uno scherzo e quello che concludono non ha senso. Semplicemente non c’è modo di diagnosticare l’esposizione al cloro da campioni di sangue, urina o capelli.
Il Centro di controllo delle malattie  annota  sull’esposizione al cloro:
Criteri di laboratorio per la diagnosi Biologica: non è facilmente disponibile nessun marcatore biologico per l’esposizione al cloro….
Il cloro è altamente reattivo. Quando entra nel flusso sanguigno si trasforma in cloruro e si associa a sodio, potassio e altri elementi base. Il livello di cloruro naturale in un corpo è già piuttosto alto e cambia spesso. Ogni giorno mangiamo e, naturalmente, smaltiamo il sale da tavola, detto cloruro di sodio. Il livello di cloro in un corpo può essere misurato ma non è un criterio che può stabilire l’esposizione al cloro. Il “funzionario” che ha fatto certe affermazioni alla CNN sta mentendo.
Le prove di un “attacco chimico” a Douma semplicemente non si trovato in questi test. I video forniti dalla propaganda “ribelle” sono stati manipolati. Il personale medico di Douma contesta le affermazioni della propaganda.
Il segretario alla Difesa Mattis ha parlato chiaro ma gli alleati degli USA  si sono rifiutati di mandar giù che le prove erano false. Donald Trump si è rimangiato le sue precedenti minacce aggressive. Probabilmente non ci saranno bombardamenti sulla Siria e di conseguenza nessun conflitto violento contro la Russia.
Trump ha già cominciato a cambiare linea. Ha appena perdonato  Scooter Libby, l’ex ragazzo di Dick Cheney, che aveva sbagliato e sta preparando i motivi per poter perdonare il suo staff,  se qualcuno dovesse essere coinvolto nelle indagini di Mueller.
Questo fornirà ai media abbastanza materiale da parlarne tutto il weekend e dimenticare di attaccare la Siria.
L’ “attacco chimico” messo in scena è stato progettato per ributtare Trump dentro il conflitto con la  Siria dopo che aveva annunciato di voler ritirare i militari USA. Ha cambiato idea? Chi ha cominciato tutte queste giravolte, forse gli inglesi, ci proverà di nuovo?
La Russia riuscirà a dimostrare che gli inglesi sono coinvolti in questo affair? Se così fosse, potrebbero pure lasciar libera Yulia Scripal ?

13.04.2018
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario

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