Città del Vaticano - Giallo sulla mancata firma di Papa Francesco a un documento sulla pace in Siria proposto dal Patriarcato di Mosca. Alcuni giorni fa la telefonata tra il Patriarca Kirill e il Pontefice a seguito dell’attacco missilistico americano, francese e inglese, era servita per concordare tra i due leader religiosi una iniziativa comune, un documento da diffondere in tutto il mondo capace di avere un respiro ecumenico e ampio. In serata sul sito del Patriarcato è stato pubblicato in tre lingue, inglese, russo e francese, il testo della riflessione ma tra le firme – tra cui quelle di diversi patriarchi cristiani – non figura quella papale. Al momento non sono state date spiegazioni. Il documento è stato presentato nel pomeriggio presso il monastero Danilov a Mosca. Secondo Hilarion Alfeev, metropolita di Volokolamsk e presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato il testo sarebbe stato naturalmente concordato durante la conversazione telefonica anche se non risulta firmato.
Il testo fa appello al «senso di responsabilità di tutti i cristiani» affinchè «nel nome di Dio, possano
lavorare insieme per la pace nel mondo". A questo si aggiunge un richiamo «ai leader politici a non permettere un ulteriore escalation della tensione, sfuggire allo scontro e collocarsi sulla strada del dialogo».
«Il mondo si sta avvicinando a un punto pericoloso, di vero fallimento della cooperazione e delle relazioni internazionali» si legge ancora. «Ci rivolgiamo anche ai Paesi delle Nazioni Unite e, in particolare, ai membri del Consiglio di sicurezza per ricordare loro il proprio dovere dinanzi alla famiglia dei popoli. In nome di Dio, chiediamo loro di superare le differenze e di lavorare insieme per favorire la pace in tutto il mondo».
di Franca Giansoldati
https://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/papa_francesco_vaticano_siria_mosca_russia_kirill_patriarcato_chiese_cristiani_onu_putin_trump-3676166.html
Non c’è stato alcun attacco chimico, dicono i giornalisti americani e britannici in Siria
Il primo giornalista occidentale a visitare un ospedale siriano dove sono state trattate le vittime di un presunto attacco di “armi chimiche”, ha spiegato cosa è realmente accaduto
Riferendosi alla Siria, i due noti giornalisti affermano che non c’è stato alcun attacco chimico a Douma.
Il premiato giornalista britannico Robert Fisk ha detto che un medico dell’ospedale che ha curato le vittime di un presunto attacco di armi chimiche ha detto che non c’erano armi chimiche. Il dottore dichiarò che era un membro dei White Helmets che aveva dato il via a false notizie.
Il medico siriano ha poi aggiunto che i pazienti non sono stati superati dal gas ma dalla fame di ossigeno nei tunnel pieni di immondizia e negli scantinati in cui vivevano, in una notte di vento e bombardamenti pesanti che hanno scatenato una tempesta di polvere.
“Ero con la mia famiglia nel seminterrato della mia casa a trecento metri da qui la notte, ma tutti i dottori sanno cosa è successo. C’era un sacco di bombardamenti [da parte delle forze governative] e gli aerei erano sempre sopra Douma durante la notte – ma questa notte, c’era vento e nuvole di polvere enormi cominciarono a venire negli scantinati e nelle cantine dove vivevano le persone. La gente ha cominciato ad arrivare qui soffrendo di ipossia, perdita di ossigeno. Poi qualcuno alla porta, un “Casco bianco”, gridò “Gas!”, E cominciò un panico. La gente ha iniziato a gettare acqua l’una sull’altra. Sì, il film è stato girato qui, è autentico, ma quello che vedi sono persone che soffrono di ipossia – non intossicazione da gas “.
Il blog di Washington riporta: Robert Fisk – scrittore per l’Independent della Gran Bretagna per quasi 30 anni – spiega che il video delle vittime che lottano per respirare sono reali, ma che non hanno nulla a che fare con un attacco di armi chimiche:
Ecco una trascrizione:
sono appena stato nella città di Douma. Ho trovato la clinica in cui il film dei bambini ha schiumato alla bocca e l’acqua gettata contro di loro è stata fatta.
sono appena stato nella città di Douma. Ho trovato la clinica in cui il film dei bambini ha schiumato alla bocca e l’acqua gettata contro di loro è stata fatta.
E ho parlato con il medico dell’ospedale, che in realtà parlava un ottimo inglese. E lui mi ha detto che il video è reale. Ma non soffrono di avvelenamento da gas.
Stanno soffrendo di ipossia (cioè insufficiente di ossigeno) a causa della quantità di polvere nelle gallerie in cui vivono. Le persone di tutto l’anno nella zona di Douma hanno vissuto sotto le loro case, nelle gallerie e negli scantinati.
E quella notte ci fu un bombardamento da parte dell’esercito siriano e dell’aeronautica russa. E ha prodotto un’enorme quantità di polvere e detriti nelle strade. E molte persone hanno trovato difficoltà a respirare.
E quando hanno raggiunto la clinica secondo il medico, qualcuno ha gridato “gas” … e sono stati colti dal panico.
Per saperne di più: Il primo giornalista occidentale in un ospedale siriano che ha trattato le vittime delle “armi chimiche” Spiega cosa accadde VERAMENTE
Non si è verificato l’attacco alle armi chimiche in Siria. Era una bufala, una falsa bandiera per giustificare gli attacchi aerei guidati dagli Stati Uniti, messi in scena dai ribelli
Secondo il blog di Washington : la giornalista americana Pearson Sharp ha una storia simile: nessuno dei residenti locali ha sentito nulla di un attacco di armi chimiche, e la gente del posto ha detto che i terroristi islamici hanno falsificato l’attacco per creare abbastanza caos e confusione da potrebbe scivolare fuori città:
Ciò sembrerebbe confermare ciò che dice l’ ex ambasciatore britannico in Siria.
Douma: solo polvere (vera e mediatica)
La battaglia di Douma continua. Stavolta non si tratta di bombe, ma degli ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche che hanno il compito di verificare quanto successo.
Douma: la battaglia delle ispezioni
A chiedere per primi l’intervento dell’organismo delle Nazioni Unite sono state Siria e Russia. Prima che cadessero sulla Siria i missili alleati, che hanno bloccato la missione già decisa.
Dissipata la polvere delle bombe, la missione avrebbe dovuto iniziare i lavori.
Doveva iniziare i suoi lavori sabato, ma da giorni si susseguono notizie contrastanti. Prima avevano iniziato poi no.
I governi occidentali hanno accusato la Russia di voler bloccare la missione. Questa a sua voltaspiega che sono stati proprio i suoi avversari a porre impedimenti, bombardando la Siria.
Francesi e inglesi hanno già messo le avanti: i russi potrebbero aver fatto sparire le tracce del gas. Anche se un esperto interpellato da Le Monde spiega che si troverebbero lo stesso prove dell’eventuale manipolazione.
Quelle di Londra e Parigi sembrano dichiarazioni preventive, come preventivo è stato l’attacco sferrato venerdì, il giorno prima dell’inizio della missione. I sospetti sono legittimi.
Le prove fornite dalla Francia, un dossier confezionato dai servizi segreti, sono un cumulo di testimonianze: di medici che operavano a Douma, che hanno riferito di sintomi riconducibili all’uso di gas. Ma di per sé non provano nulla: si tratta di organizzazioni di parte, che lavorano per scelta nelle aree dei miliziani.
All’inizio della vicenda si era anche parlato di campioni e tracce di gas nelle urine. Particolare sparito col tempo, anche perché nessun medico era ancora andato in loco.
Il reportage di Fisk
Ad andarci è stato invece Robert Fisk, celebre giornalista britannico, che ha interpellato la gente di Ghouta, dove nessuno crede all’attacco del gas.
Ha pure intervistato uno dei medici presente nei video diventati virali in rete, che documenterebbero l’attacco con il gas.
Il medico ha spiegato a Fisk che il giorno fatale cadevano bombe. E c’era “un forte vento e nuvole di polvere enormi hanno iniziato a invadere gli scantinati e le cantine dove stavano le persone”.
Persone che sono corse alla sua struttura sanitaria. Presentavano sintomi di soffocamento. Poi è entrato un tizio e ha urlato “gas'”. La gente è stata presa dal panico, e ha iniziato a buttarsi acqua addosso”.
Una ricostruzione, quella del cronista britannico, che smonta la tesi del gas.
Ma ormai le potenze occidentali hanno bombardato, hanno ostentato prove. Difficile che accettino di essere smentite. Così la battaglie sulle ispezioni va avanti.
Resta il dubbio del perché, visto che le autorità hanno riferito che i missili hanno distrutto siti siriani in cui venivano prodotte e stoccate armi chimiche, nessun abitante della Siria abbia subito danni dalle nubi di gas che dovrebbe essersi sprigionate.
Ieri, riporta Le Monde, “gli Stati Uniti hanno affermato di “avere prove che nell’attacco del 7 aprile sono stati utilizzati il sarin e il cloro”.
La bufala del Sarin gira da parecchio. Una volta per tutte va ribadito che il sarin è potentissimo e attacca anche attraverso l’epidermide.
Basta vedere come sono equipaggiate le persone addette a contrastare tale minaccia: tute integrali e maschere antigas.
Fosse stato utilizzato il sarin, tutte le persone inquadrate nei video che documenterebbero l’attacco sarebbero morte, stante che non hanno quell’attrezzatura. Come anche il medico intervistato da Fisk.
Ma attendiamo l’esito dell’ispezione di Douma, semmai si farà stante i tanti controversi rinvii.
Anche se non c’è da farsi illusioni. Nessun governo occidentale ammetterà mai che le prove che hanno fornito al mondo per giustificare l’intervento in Siria erano mendaci.
DI COLPO, L’UOMO DI DAESH IN USA MINACCIA L’ITALIA
Effettivamente, Mamlouk è stato in segreto a Roma a gennaio, a parlare col capo dei nostri servizi, ASI. L’incontro segreto è stato poi spifferato da Le Monde due mesi dopo.
Mouaz Moustafa
@SoccerMouaz
Italy has been the biggest obstacle to holding Russia and Iran and Assad accountable for past and ongoing crimes in #Syria in the European Union. Europe should be doing much more about this #NeverAgain moment shame…
Il tweet è firmato Mouaz Moustafa. Chi sarà mai?, avete il diritto di domandarvi. Vi chiarisce tutto la foto del 2013 in cui appare. E’ quello a destra:
E’ quella in cui il senatore McCain si è fatto fotografare con i caporioni di Al Qaeda in procinto di trasformarsi i caporioni dell’ISIS (Daesh) e della “opposizione democratica” ad Assad. Mouaz Moustafa è quello a destra, nella foto indicato come “non identificato”.
Insomma è l’uomo che ha fatto incontrare McCain con i capi terroristi. L’agente di collegamento tra i centri di sovversione Usa e la guerriglia anti-Assad. L’uomo che conosce tutte le personalità della guerriglia e della sovversione clandestina in Siria.
Siriano, nato a Damasco, abitante in USA, formalmente si dice “direttore esecutivo del SETF, Syrian Emergency Task Force, più dell UFS (United For a Free Syria), membro direttivo della Coalition for a Democratic Syria (CDS)”. Ha lavorato al Congresso nello staff di due senatori, ma è molto più che un portaborse. Infatti ha lasciato brevemente l’incarico “per lavorare con l’opposizione in Egitto” (insomma come mestatore e d agente Usa per la “primavera” che portò al potere al Cairo i Fratelli Musulmani), e poi “per la rivoluzione della Libia”, insomma fu uno degli agenti statunitensi che hanno rovesciato Gheddafi creando e armando i gruppi jihadisti.
Moufaz ha accompagnato McCain nei numerosi viaggi semi-segreti che il senatore ha fatto in Siria per incontrare i terroristi armati dagli Usa e – secondo la sua portavoce – “valutare le condizioni dinamiche sul terreno”.
Il fatto è che, come ha documentato il giornalista Alex Christoforou (The Duran), “ogni volta che McCain fa un viaggio segreto in Siria, seguono attacchi con armi chimiche” ovviamente addebitati ad Assad.
Il senatore ha fatto il primo viaggio, dove ha incontrato il futuro Al Baghdadli, il 27 maggio 2013. Il 21 agosto si verificò il preteso attacco chimico a Goutha.
Il 20 febbraio 2017 McCain è tornato in Siria del Nord passando per la Turchia, e il 4 aprile dello stesso anno ci fu il molto reclamizzato dai Caschi Bianchi attacco al gas ad Idlib; quel false flag che spinse Trump a lanciare la prima volata di missili Tomahawk nel nulla, un anno fa.
Adesso, il 9 aprile 2018, McCain ha accusato Trump di aver “imbaldanzito Assad” annunciando di voler ritirare le truppe americane dal Nord Siria, per cui è seguito l’attacco chimico che ha indotto Trump,Macron, May ad attaccare ancora una volta con missili la Siria.
Dati i precedenti, quando un personaggio come Mouaz Moustafa comincia ad alzare la voce contro l’Italia, c’è da preoccuparsi. Il nostro Paese finora è stato risparmiato dal terrorismo “islamico” stragista.
Adesso che il successo elettorale dell’ala “sovranista” può portare ad un governo meno servile, magari Daesh (sconfitto in Siria e Irak) si farà vivo in Italia? C’è da chiederselo perché abbiamo avuto altre minacce “di gravi conseguenze” da note fonti nei giorni scorsi. Dal giornale israeliano di Torino La Stampa,
La Casa Bianca al futuro governo: “Non togliete le sanzioni a Mosca”
Parla Volker, inviato dell’amministrazione Trump in Ucraina. “La Lega sbaglia, le misure europee vanno casomai rafforzate”
«L’Italia non può togliere le sanzioni alla Russia senza subire gravi conseguenze».
Si aggiunga il discorso appena tenuto da Macron davanti al Parlamento Europeo, dove, a nome dell’ideologia sovrannazionale e dei suoi banchieri, ha annunciato iniziative di ostilità contro ogni populismo e sovranismo che vede crescere. “è un dubbio sull’Europa che attraversa i nostri Paesi, sta emergendo una sorta di guerra civile europea ma non dobbiamo cedere al fascino dei sistemi illiberali e degli egoismi nazionali». E’ chiaro che si sta organizzando la repressione, anzi una vera guerra,contro la volontà popolare dovunque si esprima in termini sgraditi ai poteri transnazionali. Moufaz , l’uomo di collegamento con l’ISIS, di colpo si accorge di noi. E’ meglio saperlo.
“Il raid in Siria è stato un fallimento”
Lo dicono anche i servizi israelianiPer l’intelligence israeliana, l’attacco in Siria da parte di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, non ha raggiunto i suoi obiettivi. “Se il presidente Trump ha ordinato lo strike solo per dimostrare che gli Stati Uniti hanno risposto all’uso di armi chimiche da parte di Assad, allora questo obiettivo è stato raggiunto”. ha detto un alto funzionario dei servizi di Israele a Ynetnews. “Ma se c’erano altri obiettivi, come paralizzare la capacità di lanciare armi chimiche o dissuadere Assad dal riutilizzarle, allora è molto dubbio che qualcuno di questi obiettivi sia stato raggiunto“.
Parole non troppo diverse da quelle pronunciate da un altro funzionario dell’intelligence di Tel Aviv. “La dichiarazione di ‘missione compiuta’ e quella secondo cui la capacità di Assad di usare armi chimiche sia stata colpita in modo fatale, non hanno alcuna base”. E se queste affermazioni del Mossad hanno un peso, allora è possibile che la pressione di Israele sull’Occidente sarà ancora una volta molto incisiva.
I media israeliani da tempo sostengono che l’attacco in Siria ad opera delle forze occidentali si sia rivelato una netta vittoria di Bashar al Assad. Il bombardamento è stato molto limitato e assolutamente poco incisivo. Inoltre, come sottolineato da più parti, il fatto che buona parte dei missili da crociera lanciati dalle forze occidentali sia stata abbattuta, mostra un problema di efficacia dell’attacco. Inoltre, a detta dei funzionari israeliani intervistati, il fatto che il raid fosse annunciato e che non siano sprigionati gas tossici dagli edifici colpiti, dimostrerebbe che le armi chimiche e le componenti già non erano più presenti in quei depositi. In sostanza, l’idea è che le armi chimiche siano altrove, non che non ci siano mai state.
Questo cosa significa? Significa che per il governo israeliano e per le sue forze armate, il problema della Siria resta esattamente identico a prima. Per Tel Aviv non c’è stato alcun cambiamento nella realtà militare siriana. E quei raid hanno soltanto aiutato il governo siriano senza fare nulla per aiutare la causa israeliana contro Damasco e contro la presenza iraniana.
Leggendo tra le righe di queste affermazioni dei funzionari dell’intelligence di Israele, il messaggio dunque è molto più chiaro di quanto sembri. Se Israele crede che Bashar al Assad abbia ancora pieno controllo del suo presunto arsenale chimico, allora Israele si sentirà autorizzato a colpire nuovamente in territorio siriano. Oppure, dal momento che il suo obiettivo resta la presenza dell’Iran ai suoi confini, premerà affinché l’Occidente faccia ulteriori sforzi contro il governo siriano.
Lo scenario, dunque, si fa sempre più pericoloso. Israele non sembra contento di quanto avvenuto in Siria. Non ha avuto alcuna dimostrazione di forza come voluto dopo il presunto attacco chimico di Douma. E non ha ricevuto alcuna garanzia sulla questione della presenza iraniana non troppo lontano dai suoi confini. E il fatto che abbia confermato di essere l’autore dell’attacco alla base T-4 vicino Palmira, dimostra che Israele non ha alcun interesse a ritirarsi dal grande gioco siriano.
Un gioco che però sta diventando sempre più inquietante. L’Iran ha giurato vendetta dopo la morte dei suoi consiglieri militari e dopo un raid che ha distrutto buona parte dell’arsenale di droni dell’Iran in territorio siriano. Dall’altro lato, il raid ha certificato per certi versi anche l’isolamento di Israele rispetto alla strategia dell’Occidente (che ha attaccato poco e male) e della Russia, che adesso può si può rivalere proprio contro chi ha fatto di tutto per ostacolare la sua campagna in Siria: e cioè proprio Israele.
Cara Botteri, sulla Siria sbagli e ti spiego perché
Diversi lettori mi hanno chiesto: ma com’è andata a finire? Cos’ha detto la Botteri? Potete giudicare voi stessi, seguendo la sequenza completa (sono appena cinque minuti). Io mi auguro di avere presto l’occasione di confrontarmi nuovamente con lei, però non posso rimanere indifferente riascoltando l’ultima affermazione della mia nota collega, secondo cui la differenza è che “nell’Iraq del 2003 i giornalisti erano sul campo e potevano testimoniare, mentre oggi in Siria non ci sono giornalisti sul posto“. Avrei voluto replicare subito ma purtroppo eravamo alla fine della trasmissione. Rimedio adesso.
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No, cara Giovanna, non ci siamo. Io non ho mai citato l’Iraq come esempio positivo per la stampa ma – e lo dimostro nel mio saggio, uscito da poco, Gli stregoni della notizia. Atto secondo – ma, al contrario, come precedente molto negativo, in cui proprio la grande stampa internazionale, a cominciare dal New York Times e dalla Cnn, fecero da volano a tutte le bufale istituzionali, appiattendosi totalmente sulla posizione del presidente Bush. Allora le poche voci critiche venivano intimidite ed emarginate, fino alla criminalizzazione morale. Avevano ragione ma dovevano sentirsi soli, dovevano discolparsi, fino a dubitare delle proprie isolate convinzioni.
In Siria la grande stampa mainstream sta commettendo lo stesso errore, come spiego nel mio intervento a Tg3 Linea Notte, ma la Botteri non può sostenere che in Siria mancano i giornalisti sul campo. Ci sono stati eccome, pensiamo al giovane Sebastiano Caputo, a Gian Micalessin, a Fausto Biloslavo. Talvolta basterebbe ascoltare le testimonianze dei preti che vivono in Siria, anziché quelle, tuitt’altro che neutrali, di molte Ong. Le voci alternative non mancano, per chi vuole ascoltarle. Il problema,è che la maggior parte dei media le ignora, preferendo affidarsi ciecamente alla voce dei governi, senza mai dubitare, senza mai interrogarsi, senza mai cogliere le incongruenze e le contraddizioni, nemmeno quando sono palesi. Ovvero muovendosi come docili greggi al seguito del solito Pastore. Il giornalismo, cara Giovanna Botteri, è un’altra cosa: significa coraggio, significa indipendenza, significa capacità di critica e di sana autocritica.
Significa riscoprire virtù che la stampa occidentale mainstream smarrisce di giorno in giorno.
http://blog.ilgiornale.it/foa/2018/04/17/cara-botteri-sulla-siria-sbagli-e-ti-spiego-perche/
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