Marco Tosatti

Prima di continuare a scorrere questa breve nota, vi invitiamo, se non l’aveste già fatto, a leggere sulla Nuova Bussola Quotidiana il reportage di Benedetta Frigerio sugli ultimi giorni di vita di Alfie Evans. Nel sommario dell’articolo leggiamo (il neretto è nostro): “Alfie ha retto la rimozione dei sostegni vitali, ma l’Alder Hey ha negato l’ossigeno portato poi al piccolo senza autorizzazione. Il piccolo non è stato alimentato per 36 ore e l’infezione al polmone non è stata curata ma era comunque stabile, tanto che Thomas era convinto di avere quasi un piede fuori dall’ospedale, che ha negoziato il silenzio della stampa in cambio di più apporti vitali. Poco prima della morte al piccolo sono stati somministrati dei farmaci”.
Citiamo ancora un paragrafo, invitandovi davvero alla lettura integrale: “Perciò, la sera di lunedì 23 aprile, dopo la rimozione della ventilazione alle 22.15 italiane, Thomas ha lanciato un appello chiedendo che qualcuno portasse dell’ossigeno in ospedale, ma la barriera di polizia all’entrata ha impedito qualsiasi intervento esterno. A quel punto uno dei legali della famiglia, Pavel Stroilov, è corso all’Alder Hey Hospital chiamato da Thomas. Mentre Stroilov entrava hanno cercato di seguirlo altre sei persone, una con la mascherina in mano che ha provato ad entrare con lui senza successo. Questa ha però pensato bene di lanciare la mascherina sopra la testa degli agenti, permettendo al legale di portarla ai genitori di Alfie. A quel punto il piccolo, che aveva già dimostrato una stazza da leone, smentendo l’avvocato dell’ospedale, Michael Mylonas, che in udienza aveva rassicurato il giudice Hayden sul fatto che la morte di Alfie sarebbe stata immediata alla rimozione della ventilazione, è stato aiutato a respirare”.
E ha continuato a farlo, a dispetto del digiuno di 36 ore (un giorno e mezzo!) dell’infezione e della brutalità della sospensione, per più di quattro giorni, fino alla notte fra venerdì e sabato.
Ora vi rimandiamo a un altro articolo, che contiene le dichiarazioni del cardinale Vincent Nichols di Westminster, primate della Chiesa d’Inghilterra. Parlando alla KAI – l’agenzia di stampa polacca – il porporato ha difeso l’operato e le decisioni sia dell’Alder Hey Hospital sia del giudice Hayden. Fra l’altro ha detto: “La saggezza ci mette in grado di prendere decisioni basate sulla piena informazione, e molte persone hanno preso posizione sul caso di Alfie nelle settimane passate senza avere tali informazioni e non hanno agito per il bene di questo bambino. Sfortunatamente ci sono state anche persone che hanno usato la situazione per scopi politici”.
I casi sono due. O il cardinale ha parlato senza aver “piena informazione” di quelli che sono stati gli ultimi giorni di Alfie Evans, e dei suoi genitori; oppure siamo di fronte a un caso di ipocrisia, e malafede non solo da parte sua, ma da parte della quasi totalità della Chiesa di Inghilterra e Galles (salvo forse un vescovo) di grandi proporzioni. D’altronde nel suo comunicato questa Chiesa aveva assicurato che i cappellani dell’ospedale si occupavano della famiglia di Alfie (mai visti), famiglia che, d’altronde, sempre secondo il comunicato, non sarebbe stata cattolica… Se ne occupavano tanto che ignoravano che Thomas e Alfie fossero battezzati. Ma l’unica preoccupazione di questo porporato sembra essere che qualcuno di destra, in Europa e negli Stati Uniti, (oltre al Pontefice e al cardinale Segretario di Stato) si sia occupato del caso Alfie. Appare un allineamento totale all’ideologia dominante nel Paese. Mentre scrivevamo queste righe piene di amarezza, ci è capitato sotto gli occhi un tweet del collega Damian Thompson. Che riprendeva un articolo di un giornale specializzato, in cui si parla di Fondazioni Accademiche in UK (che ricevono perciò denaro governativo) i cui dirigenti ricevono dalle 100mila alle 150mila sterline all’anno. Fra queste ci sono anche l’Academy Trust della Diocesi di Westminster, (che ne ha undici, di questi dirigenti superpagati) e altre, fra cui la Cardinal Hume Academy (con tre). I rapporti fra Chiesa e Stato in Gran Bretagna sono ottimi.
Per chiudere: credo che – visto dall’esterno – il comportamento della Chiesa di Inghilterra e Galles in questa vicenda sia stato sciagurato, per non dire vergognoso. Se poi esistono motivi diversi, più o meno confessabili, per questo sfoggio di contiguità con i Poteri, non lo sappiamo. Speriamo di sì; almeno, sarebbe comprensibile.