ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 21 maggio 2018

L'aborto non è più un dogma?


“I love my life!” Parola di Conor

    Mancano pochi giorni al referendum che potrebbe legalizzare l’aborto in Irlanda. L’appuntamento è per il 25 maggio, come stabilito dal Consiglio dei ministri. Se gli irlandesi diranno sì all’abrogazione dell’ottavo emendamento dell’articolo 40 della Costituzione, emendamento secondo il quale la madre e il bambino non ancora nato hanno gli stessi diritti, di fatto si avrà il via libera all’aborto dopo che la Corte suprema, chiamata a pronunciarsi sui diritti costituzionali dei bambini non ancora nati, ha detto che questi, al di fuori dell’articolo 40, non ne hanno nessuno.
Secondo quanto anticipato dalla stampa irlandese, se l’emendamento sarà soppresso la nuova legge stabilirà che la richiesta d’aborto dovrà essere sottoposta a due medici e l’intera “procedura” durerà tre giorni. Come sempre in questi casi, i sostenitori della legge mettono l’accento sui “diritti” delle donne, ma i vescovi irlandesi in una nota rispondono che quello veramente in discussione è il diritto alla vita, il quale non può dipendere da una legge. “Per questo, dichiarare che tale diritto non è riconosciuto a una particolare categoria – i piccoli in gestazione – è per noi un passaggio scioccante e una palese ingiustizia”.

Secondo i vescovi l’ottavo emendamento della legge 40, che vieta l’aborto dal 1983, garantisce uguaglianza e rispetto per la vita, mentre la legalizzazione dell’aborto avrebbe pesanti riflessi culturali e morali, perché, oltre a permettere la soppressione di innocenti, renderebbe le persone meno sensibili al valore di ogni vita umana. Ciò di cui c’è bisogno, spiegano, non è rendere  l’aborto più facile, ma garantire una rete di aiuto e supporto per la madre e il bambino, specie nei casi di gravidanza difficile. La decisione della Suprema corte, concludono, ha reso ancora più importante l’ottavo emendamento.
Intanto la campagna pro-life denominata LoveBoth ha da qualche giorno un nuovo testimonial, particolarmente significativo. Si tratta di Conor O’Dowd, di Drogheda, affetto da sindrome di Down, che in un video dice: “Io amo la mia vita. Per favore, salva i bambini con sindrome di Down, non abrogarci, proteggi l’ottavo emendamento!”.
“Siamo lieti di avere con noi Conor e la sua famiglia”, ha detto la portavoce di LoveBoth, Cora Sherlock, presentando il video. “Conor è solo una delle persone con sindrome di Down che si sono fatte avanti nelle ultime settimane per parlare apertamente delle proposte del governo a favore dell’aborto”.
Secondo il progetto del governo, il ricorso all’aborto sarebbe reso legale in caso di rischio per la vita e la salute della madre o di anomalie fetali, ma i pro-life sostengono che lungo questa strada la normativa finirebbe col permettere l’aborto in molti altri casi, tra i quali la disabilità. “Non è così”, risponde il ministro della salute, Simon Harris, ma i pro-life replicano che nel disegno di legge non c’è nulla che impedisca di inserire la disabilità tra i motivi per legittimare l’aborto.
La campagna per la vita LoveBoth sottolinea che in Gran Bretagna il novanta per cento dei bambini ai quali è diagnosticata la sindrome di Down è abortito. Secondo le stime, la percentuale sarebbe del 65 per cento in Norvegia, del 95 per cento in Spagna e praticamente del cento per cento in Islanda.
Sull’altro piatto della bilancia i pro-life mettono uno studio del 2011 secondo il quale il 99 per cento delle persone con sindrome di Down si definisce felice, mentre solo il quattro per cento dei genitori con figli affetti da sindrome di Down esprime rammarico per la condizione in cui vivono.
Il ministro Harris, dice Cora Sherlock, “vuole escludere le persone con sindrome di Down dal dibattito in corso, ma noi non lo permetteremo”. Di qui la decisione di “reclutare” Conor per la campagna a favore del no all’abrogazione dell’ottavo emendamento.
Nel video
Conor, sorridente, cammina sull’argine di un fiume e dice: “I’m Conor. I love my life. Please save babies with Down syndrome. Do not repeal us. Protect the 8th!”. Un messaggio semplice, ma molto efficace.
Intanto, come spiega il Catholic Herald, è polemica sul ruolo di Google e Facebook nella campagna referendaria.
Nell’imminenza del referendum del 25 maggio, le due società sono intervenute per limitare la pubblicità online rivolta agli elettori irlandesi: Facebook si è concentrata sugli inserzionisti, in massima parte statunitensi, che intendevano pubblicare annunci sui social media irlandesi; Google si è spinta oltre e ha vietato tutte le pubblicità online riguardanti il referendum.
La misura può sembrare neutrale, ma si ritiene che a trarne beneficio sarà la campagna a favore dell’abrogazione dell’ottavo emendamento. Infatti la campagna per il no, abbondantemente tagliata fuori dalla stampa irlandese, si è affidata molto ai social media.
Aldo Maria Valli

Marcia Per la Vita. L'aborto non è (più) un dogma


di Francesco Filipazzi
(foto da Messainlatino.it)
Cosa lascia la Marcia per la Vita di quest'anno? Ormai sappiamo che la presenza massiccia di marciatori, si parla di 15 mila, pone l'evento italiano accanto alle grosse marce che si svolgono annualmente in tutto il mondo, ma il discorso non è solamente numerico. Il fatto che dopo 40 anni dall'approvazione della legge 194 ci sia ancora chi organizza e partecipa a decine di eventi in tutta la Penisola per contestare la legalizzazione dell'aborto, non è liquidabile con una scrollata di spalle, tanto più che sui media ormai l'argomento è tornato in auge. Nei mesi precedenti la Marcia, grazie prima alla campagna di Provita e poi a quello di CitizenGo, la voce dei prolife è risuonata forte e chiara, andando ben al di là della visibilità di quella che potrebbe avere un singolo manifesto. Non si può negare che l'aborto sia un nervo scoperto della società occidentale e che basti toccarlo per suscitare reazioni rumorose.

Apparentemente gli abortisti sono sulla difensiva e si stanno affrettando a snocciolare i soliti dati e le solite statistiche per dire che il numero di aborti sta diminuendo, che i pro life esagerano, si è passati da 200 mila all'anno a 80 mila. Posto che 80 mila aborti all'anno sono un'enormità (tenendo presente che anche uno solo è inaccettabile), questa diminuzione deriva dal fatto che si utilizzano molti più anticoncezionali, non preventivi ma "di emergenza", quindi abortivi, che oltre ad interrompere la gravidanza introducono nel corpo delle donne sostanze dannose e velenose. Ma a quanto pare, in questa modernità impazzita, la libertà della donna presuppone anche la libertà di avvelenarsi. Gli effetti dannosi degli anticoncezionali di ogni tipo sono noti e ne parleremo prossimamente.

L'aborto è quindi un tema di attualità che dovrebbe tornare nell'agenda dei politici nostrani, fra i quali ce ne sono  molti consapevoli dell'illiceità di leggi come la 194. Alla Marcia, per la cronaca, erano presenti Giorgia Meloni con una delegazione di sindaci di Fratelli d'Italia, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e Simone Pillon della Lega. Serve però un maggiore coraggio politico nel porre la questione.

A tale riguardo, è bene prendere come esempio ciò che sta accadendo negli Stati Uniti. Nel nostro ultimo libro, Fino alla fine del mondo, vagheggiavamo, forse sparandola grossa, l'idea di un Grande Risveglio spirituale  oltre oceano. Stando alla realtà, non è certo in corso un'ondata di religiosità fervente, ma sulla questione aborto i segnali sono molto positivi e in netta controtendenza con la storia degli ultimi decenni e con l'attualità europea.
Mentre in Europa si magnifica un'Islanda che avrebbe debellato la sindrome di Down, abortendo tutti i bambini che ne sono affetti, nello stato dell'Ohio è stata vietata, nel dicembre 2017, l'interruzione di gravidanza proprio laddove venga diagnosticata con analisi prenatali questa sindrome. In pratica è vietato l'aborto selettivo, pratica eugenetica. Visto che piacciono tanto i numeri, ricordiamo che l'Ohio ha 11 milioni e mezzo di abitanti e ospita un'economia fiorente e grossi centri industriali.
A marzo del 2017 in Texas è stata invece legalizzata la possibilità da parte del medico di mentire ad una donna riguardo eventuali malformazioni del feto, laddove ci sia la possibilità che questa abortisca. La corte suprema ha bloccato questa legge, che in realtà di per sé non è deontologica, ma è pur sempre un indicatore di un orientamento ben preciso. Il Texas ha 27 milioni e mezzo di abitanti ed un pil pro capite di 50 mila dollari.
Pochi giorni fa è stata poi la volta dell'Iowa, che ha abolito la possibilità di praticare l'aborto laddove sia stato ascoltato il battito del cuore. Non si tratta di un'abolizione totale, ma di un'azione in senso restrittivo, anch'essa indicatrice di una mentalità che negli Stati Uniti si sta facendo strada. L'Iowa ha poco più di tre milioni di abitanti.
L'azione più rumorosa è stata però messa in campo da Donald Trump,anch'essa pochi giorni fa. Il Presidente ha deciso di bloccare i finanziamenti, diretti e indiretti, alle cliniche che praticano aborti. Il provvedimento va a detrimento principalmente di Planned Parenthood, già duramente colpita dalla politica trumpiana. Anche in questo caso, non si tratta di abolizione dell'aborto, ma per lo meno si sancisce che non lo si debba praticare a spese del contribuente.
Questi sono segnali del fatto che negli Stati Uniti l'aborto non è più un dogma e che anzi può essere ridiscusso e, udite udite, talvolta anche proibito.

In Europa invece il quadro è ben peggiore, tanto che fra pochi giorni in Irlanda si terrà un referendum per la legalizzazione dell'aborto, potenzialmente fino al sesto mese, in una nazione che fino ad oggi si era preservata da questa bruttura. A meno di colpi di scena, l'esito sarà favorevole.

In Italia invece su questo argomento tutto tace a livello legislativo, ma sarebbe ora di porre la questione in sede parlamentare per iniziare ad invertire la tendenza e archiviare una pratica con la quale solo in Italia sono già stati soppressi quasi sei milioni di bambini, con grossi danni esistenziali anche per le donne che si sono sottoposte ad essa.
http://www.campariedemaistre.com/2018/05/marcia-per-la-vita-laborto-non-e-piu-un.html
MARCIA VITA 2018: L'ITALIA GIOVANE CHE VUOLE CAMBIARE
Considerazioni e alcuni spunti di cronaca relativi all’ottava edizione della ‘Marcia per la vita’  di sabato 19 maggio a Roma. Tanti giovani determinati a promuovere con gioia il diritto alla vita; presenza politica di rilievo da parte in primo luogo della Lega (con i vicesegretari Giorgetti e Fontana) e di Fratelli d’Italia (con la leader Meloni). 
Alcune note e anche qualche spunto di cronaca riguardanti l’ottava edizione della Marcia nazionale italiana per la vita svoltasi a Roma ieri pomeriggio, sabato 19 maggio, ricca di suoni e di colori come e più di sempre.
La valutazione sul numero dei partecipanti è sempre difficile. Certo era impressionante vedere via Cavour (che è lunga) come un fiume in piena di persone, con gruppi numericamente anche molto consistenti (centinaia di persone). Secondo noi – che non siamo però il Vangelo – sono sfilati circa in quindicimila, a certissimo gran dispetto di Maria Novella De Luca, che nell’editoriale di ‘Repubblica’ di ieri con incommensurabile faccia tosta (tipica della nota lobby) scriveva di “una manciata di attivisti che oggi sfileranno per le strade di Roma”. Ma alla De Luca, a Repubblica e anche al Messaggero (oltre che al noto monsignor Nunzio Galantino) dedichiamo qualche attenzione nel Post scriptum alla fine di questo articolo.
La sensazione che abbiamo provato osservando e ascoltando il corteo, che si è snodato da piazza della Repubblica fino a piazza Madonna di Loreto (piazza Venezia), è che quest’anno si sia respirata un’aria nuova e incoraggiante. Da dove abbiamo tratto tale sensazione?
Da due fatti in particolare. Il primo, la folta presenza di giovani, indubbiamente assai superiore a quella registrata in precedenza. Ancora più che i loro numeri, già molto positivi, è però la loro motivazione che ci ha impressionato: erano giovani convinti, determinati. Una motivazione espressa attraverso striscioni, recita del Rosario, canti e slogan - forti e inequivocabili - in favore del diritto alla vita.
Secondo fatto. Un clima italiano nuovo si è percepito anche per la presenza di politici importanti e di almeno una decina di sindaci con fascia tricolore. In primo luogo va notata la partecipazione significativa (e convinta) dei vice di Salvini: il veronese Lorenzo Fontana (che è anche vice-presidente della Camera, vedi intervista su www.rossoporpora.org , rubrica ‘Italia’) e il varesino Giancarlo Giorgetti (che è pure capogruppo della Lega alla Camera). Altri deputati leghisti, il veronese Vito Comencini e il perugiano-bresciano Simone Pillon; inoltre diversi sindaci (li ritroveremo più oltre negli spunti di cronaca). Consistente anche la presenza di Fratelli d’Italia con la leader Giorgia Meloni, i deputati Fabio Rampelli (capogruppo alla Camera), Luca De Carlo (che è anche sindaco di Calalzo di Cadore), Andrea Del Mastro, oltre a quella di sindaci membri del partito.
La speranza di Lorenzo Fontana è che “si riesca a invertire, con il nostro aiuto, sia la tendenza alla deriva antropologica che il calo demografico”. Per Giancarlo Giorgetti “si sta facendo al meglio quel che si può sui temi etici. Il cavallo va non solo cavalcato, ma anche domato… non è facile e ci vuole tempo”.
Tale presenza induce a coltivare un moderato ottimismo sulla possibilità che finalmente si riesca come minimo a mettere argine alla deriva antropologica in atto. Qualcuno dirà, magari in buona fede o forse con malizia, giusto per seminare zizzania: ma nel ‘Contratto’ tra Lega e Movimento 5 Stelle, che dovrebbe essere fondamentale per l’auspicato nuovo governo, non c’è traccia di temi etici… Vero, ma su tali temi le divergenze tra i due partiti sono molto forti: allora meglio non dire nulla e conservarsi le mani libere oppure addivenire a un compromesso-pastrocchio laddove invece di compromessi spesso non ce ne possono essere? Non è stato possibile un governo di centro-destra? Si vuole evitare un governo cosiddetto tecnico (Dio ce ne scampi!) e di andare subito a nuove elezioni? Allora si ragioni su ciò che è oggettivamente possibile fare, senza tradire i propri principi etici e conservando per sé la libertà di dire la propria in Parlamento e in piazza. Con numeri molto più confortanti in questa legislatura a proprio favore e assecondando un clima che nel Paese sembra dare segni di cambiamento anche in materia di principi non negoziabili (il grande strepito che fanno le Cirinnà, le Bonino, le De Luca e compagne deriva probabilmente dalla fifa che incominciano ad avere…). Alla ‘Marcia’ anche il deputato del Congresso argentino Jorge Ricardo Enriquez (oggi 20 maggio in Argentina si svolgerà la terza Marcia per la vita in pochi mesi, vedi l’intervista in www.rossoporpora.org, rubrica Vaticano, a Alejandro Geyer, coordinatore nazionale).
Tra gli ecclesiastici presenti il cardinale Raymond L. Burke (“Questo pomeriggio era di primaria importanza dare una testimonianza pubblica di fede e in difesa della vita venendo alla Marcia”), il Nunzio apostolico emerito Carlo Maria Viganò (negli USA dal 2011 al 2016), l’arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio Luigi Negri. Da notare che il cardinale nordamericano è stato salutato da un’ovazione alla fine della Marcia, quando è stato ringraziato dal palco per la presenza da Virginia Coda Nunziante. Numerosi (ci è sembrato un po’ più del solito) sacerdoti, religiosi e religiose.
I grandi temi della Marcia sono stati quelli annunciati. I quarant’anni della promulgazione in Italia della Legge 194, che così sono stati ricordati da Virginia Coda Nunziante: C’è un libro della vita e c’è un libro della morte. In questo libro della morte la data del 22 maggio 1978 è scritta con caratteri di sangue, il sangue di quasi 6 milioni di vittime, 6 milioni di bambini non nati che ci trasmettono un messaggio che vogliamo raccogliere: è l’urlo silenzioso, uso l’espressione di un celebre documento del dott. Nathanson, la cui eco non si spegne e che noi vogliamo amplificare e ritrasmettere.” Poi la tragica vicenda di Alfie Evans (ricordato in molti cartelli e commemorato sul palco della Marcia da una catena di bambini) e quella in corso di Vincent Lambert, il quarantaduenne tetraplegico francese la cui sorte terrena si deciderà il 26 maggio: “Non è in uno stato vegetativo, non è un tronco – ha detto la madre Viviane dal palco – è un disabile con gravi deficit, che però interagisce con chi gli sta vicino, con fratello, sorella, genitori “. La madre ha chiesto le preghiere di tutti e ha ammonito che domani qualcosa di analogo potrebbe toccare a ognuno di noi. Nella Marcia in grande evidenza anche il rispetto della libertà pubblica di opinione, messa in forse ad esempio dalle recenti decisioni da stato totalitario in materia etica decise dalla sindaca di Roma Virginia Raggi (del tutto inadeguata al ruolo, incapace com’è di resistere alla nota lobby) contro l’affissione di manifesti anti-abortisti da parte di Pro Vita onlus e di CitizenGo.
Intanto giunge notizia che Oltreoceano l’amministrazione Trump ha avviato l’iter  per tagliare i fondi federali alle cliniche che praticano o suggeriscono l'aborto. Va in tale direzione anche quanto chiesto dalla presidente della Marcia nell’intervento conclusivo: in attesa di pervenire all’obiettivo ultimo, per Virginia Coda Nunziante bisogna “intanto togliere immediatamente dalla spesa pubblica i 2-300 milioni di euro che ogni anno sono dedicati ad uccidere i nostri bambini” .  Ha osservato qui l’oratrice: Tutti sappiamo qual è la situazione della Sanità pubblica nel nostro Paese: è mai possibile che per avere un’ecografia, una tac, una risonanza, ci vogliono mesi se non ci si può permettere di pagare profumatamente le analisi, ed invece per abortire, per uccidere, tutto si risolve in pochi giorni ed è tutto gratuito perché a spese dello Stato e dunque di tutti noi contribuenti?”. E’ una riflessione che proponiamo volentieri ai nostri lettori.

SPUNTI ( NON ESAUSTIVI) DI CRONACA

Non abbiamo notato contestazioni pubbliche alla Marcia. Anzi: da una finestra di via Cavour 191 delle ragazze hanno salutato gioiosamente i manifestanti, mentre da un balcone lì vicino – altre – anch’esse visibilmente felici – scattavano fotografie.  Molti turisti hanno chiesto delucidazioni in zona Fori Imperiali, in genere contagiati dall’allegria della Marcia e senza comunque esprimere pareri in materia.
Dietro la prima fila - costituita da una schiera di ragazzi che reggevano lo striscione iniziale – i sindaci con fascia tricolore. Tra gli altri Michele Jacobelli (Lega, Palazzago, provincia di Bergamo): “Quando si mettono le mani negli ingranaggi della vita, se ne esce sempre con le dita insanguinate”. Claudio Ranchicchio (Fratelli d’Italia, per il Comune di Todi): “Rappresento tutta l’amministrazione comunale, con in testa il sindaco Ruggiano. Nel nostro Comune stiamo promuovendo iniziative importanti in favore della vita e della famiglia”). Vito Comencini (Lega, anche in rappresentanza del Comune di Verona): “Siamo qui per convinzione e con determinazione, sperando di riuscire a cambiare l’Italia”. Roberto Caligiore (Fratelli d’Italia, Ceccano, in provincia di Frosinone): “Ho una bambina con la sindrome di Down e ho potuto toccare con mano le problematiche connesse. O si è da una parte o dall’altra”. Domenico Di Bartolomeo (Fratelli d’Italia, Montorio Romano, provincia di Rieti): “La vita va difesa dal concepimento alla sua fine naturale”. Daniele Sinibaldi (Fratelli d’Italia, vice-sindaco di Rieti): “Quello dell’aborto è un problema politico, sociale, civile, etico; la politica ha il dovere di prendere una posizione”. Alla Marcia anche il sindaco Alessandro Palombi e la vice-sindaco Elisabetta Cesari di Palombara Sabina (centro-destra, Lista civica).
Gruppi numericamente più consistenti. Il più scatenato – di qualche centinaio di persone - era quello che faceva capo alla Congregazione del Verbo Incarnato (compresa l’ala dell’apostolato giovanile). Preceduto da una statua della Madonna argentina di Lujan, il gruppo ha molto vivacizzato la Marcia (anche facendo uso di tamburi), inframmezzando la recita del Rosario a inni sacri (dal ‘Noi vogliam Dio’ a ‘E’ l’ora che pia’) e slogan anche cantati. La parrocchia di Santa Trinità dei Pellegrini di Roma. ‘Italia cristiana’. ‘Movimento dell’amore familiare’ (con una nuova rivista “Amatevi così!”). Popolo della vita. Sud protagonista e Magnitudo Italia (osserva il giovane portavoce di ‘Magnitudo’ Francesco Capasso: “Siamo qui per celebrare la vita con gioia, contro l’aborto, la droga, l’eutanasia, per un’Italia che riparta dalla propria identità, dal valore della vita e della famiglia, dai giovani”). La Fraternità San Pio X di Albano, l’Istituto Cristo Re di Firenze.  ‘Citizengo’ con oltre un centinaio di aderenti (anche provenienti dalla libera scuola “G. K. Chesterton” di San Benedetto del Tronto”), che indossavano la maglietta azzurra con la scritta gialla “A tutta vita”. Grande animazione anche grazie alla parrocchia di San Pietro apostolo di Napoli (maglietta azzurra, cappellino bianco. In molti sono venuti da Luzzano e Villa al Serio (Bergamo: “Non uccidete il nostro futuro”). Parrocchia romana di San Giuseppe all’Aurelio.
Altri gruppi (ci scusiamo sin d’ora se abbiamo dimenticato di citare – e sarà di sicuro così-  qualcuno dei partecipanti). Scienza e Vita di Bergamo, Movimento per la Vita di Venezia-Mestre con il suo presidente Francesco Bortolato e il Leone di San Marco dalla coda alta (“pronto per la battaglia”), Comitato ‘Verità e Vita’, Centro “Il Faro” di Modena, Ora et labora di Biella (che già contestò l’indecente ‘omelia’ sui migranti  di Emma Bonino nella chiesa di Ronco di Cossato. Contro il testamento biologico da Lecco, gli Universitari per la Vita (“essere voce dei senza voce” - in espansione da Roma Tre a Padova, Milano, nel Piemonte), da San Diego in California, dalla Nuova Zelanda, dalla Spagna, dalla Francia. ‘Tradizione famiglia e proprietà’(TFP), Comunità di Gesù Risorto e parrocchia di Asti, Vita humana internationalis, l’Associazione dei ginecologi cattolici, quella dei farmacisti cattolici. ‘Famiglia domani’, ‘Fondazione Lepanto’, ”Centri per la vita Il pellicano” di Salerno (“No Dat, no aborto, no Fivet”). Grande striscione delle ‘parrocchie per la vita’ di Napoli con la frase di Giovanni Paolo II “Ci alzeremo in piedi”. Circolo territoriale di Genova della Manif pour tous. Dalla Romania. Dalla Lituania. Dalla Polonia. Associazione “Difendere la vita con Maria”. Comitato San Filippo Neri di Roma, che promuoverà un “Rosario di riparazione” per il Gay Pride capitolino del 9 giugno.  Tra i cartelli quelli contro Soros e la Bonino e – in alcune centinaia di esemplari – quelli che riproducevano i cartelloni antiabortisti censurati recentemente a Roma più l’ultimo di CirìtizenGo - per la ‘Giornata contro l’omofobia’ - dal testo (che fa sicuramente riflettere): “I diritti civili nascono nel grembo materno”.
P.S Quattro brevi annotazioni a margine della Marcia’.
1. Il noto segretario generale della Cei, risvegliatosi da un breve letargo, negli ultimi giorni ha ripreso gli attacchi demagogici a Matteo Salvini e ieri - giorno della Marcia per la vita - nella sua rubrica sul ‘Sole 24 ore’ ha così voluto salutare la pubblica testimonianza romana:  “Dopo quarant’anni – aggiunge – è forse il momento di dire che sull’aborto non si tratta più di schierarsi ma di osservare la realtà e lasciarla parlare, senza la pretesa di aver già capito e giudicato”. Come capita spesso, la prosa galantina ha un fondo levantino e non si riesce a capire fino in fondo quello che dice: si intuisce comunque che il Nostro (per modo di dire) non si è complimentato con i promotori della Marcia…
2. Veniamo a Maria Novella De Luca, ‘firma’ illustre (si può intendere in vari modi) di ‘Repubblica’. Sabato 19 maggio il suo editoriale “Aborto, il no diventa un network” (che si sviluppa a pagina 26) incomincia in prima pagina con la frase seguente: “Di certo i partecipanti non saranno ‘100mila, tanti quanti gli aborti eseguiti ogni anno in Italia’, come invece auspicano gli organizzatori della ‘Marcia per la vita’.  L’ ‘illustre’ aveva assistito (ponendo domande più che legittime) alla conferenza-stampa che abbiamo moderato giovedì 17 sul tema presso la Stampa estera di Roma. In un suo intervento Virginia Coda Nunziante aveva parlato di obiettivo “ultimo” di centomila partecipanti, ma sulla ‘Marcia’ di quest’anno aveva previsto 15-20mila persone. Noi nel corso della conferenza-stampa e anche alla fine abbiamo ripetuto tre volte, conoscendo un po’ le tradizionali porcherie mediatiche della ‘nota lobby’, la cifra data dalla presidente di 15-20 mila partecipanti. Abbiamo constatato che la collega dell’Ansa ha riferito correttamente, invece l’ ‘illustre’ no: che sia bisognosa di un esame audiometrico urgente oppure è proprio in malafede? Presumiamo che qualche nostro lettore la risposta l’abbia già indovinata.
3. La stessa ‘illustre’ Maria Novella De Luca incorre in uno svarione elencando le  organizzazioni che sostengono il 'truce' network italiano anti-abortista: infatti fa il nome del ‘Movimento per la vita’ (MPV). Notiamo che alla ‘Marcia’ di quest’anno (secondo tradizione) tale associazione non ha voluto partecipare (a eccezione meritoria della sezione di Venezia-Mestre). Chissà come saranno contenti la presidente Casini e il suo referente Galantino della citazione spregiativa nell’editoriale della De Luca… con tutti gli sforzi fatti dal duo per boicottare la ‘Marcia’ …
4. Il Messaggero è o non è ‘il’ quotidiano romano più attento a quanto accade in città? Almeno così dovrebbe essere e non sempre lo è, poiché tale quotidiano è anche conosciuto come il più vicino ai ‘Palazzi’ della capitale e dunque le notizie le seleziona con cura. Per esempio sul numero di oggi, domenica 20 maggio, Il Messaggero dedica due paginone al pacchiano matrimonio hollywoodiano di Londra, anche con un lungo articolo dal titolo “Tutti pazzi per Kitty, la nipote di Lady D. E Amal oscura Pippa”. E la ‘Marcia per la vita’ (è vero che non è passata davanti alla sede di via del Tritone… ma insomma ha caratterizzato il pomeriggio nel centro storico…), per di più con una partecipazione politica di primo rango? Nada de nada, neanche nella pur capiente ‘Cronaca di Roma’. E’ la completezza dell’informazione, bellezza.
MARCIA VITA 2018: L’ITALIA GIOVANE CHE VUOLE CAMBIARE – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 20 maggio 2018

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