Francesco Federico
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L’ABATE FARIA PARLA DELL’OMOSESSUALIZZAZIONE DELLA CHIESA. “VIRILITÀ ORMAI È UNA PAROLACCIA”.
Marco Tosatti
Non si è ancora spenta l’eco delle polemiche sull’uso forse blasfemo, certo irriverente, della simbologia cristiana al Gala del Metropolitan Museum di New York, con tanto di presenza e partecipazione clericale, che si apre – o perlomeno torna a emergere – quello dell’omosessualizzazione della Chiesa. Ne parla oggi l’abate Faria.
Mi hanno segnalato l’ultimo articolo su L’Isola di Patmos a firma di Don Ariel S. Levi di Gualdo in cui si prendeva di mira il Cardinal Ravasi e quanto successo al MET. Ora, non ho elementi per confermare o smentire quanto detto sul Cardinal Ravasi, che ricordo di aver incontrato ai tempi in cui era ancora un Monsignore milanese.
Ma sulla denuncia che fa Levi di Gualdo riguardo l’omosessualizzazione nella Chiesa non si può che convenire “a quattro palmenti”. Io credo bisogna essere ciechi per non vedere il tasso di effemminatezza che purtroppo invade tanto, troppo clero (in su). Io stesso ho visto con i miei occhi quello che accade e accadeva in alcuni collegi religiosi di Roma, festini e via dicendo, il che mi fa pensare che le denunce fatte negli ultimi anni su altri luoghi romani non siano peregrine. Purtroppo l’atteggiamento omosessuale viene non solo tollerato, ma a volte quasi incoraggiato. Questo perché la parola “virilità” è divenuta oramai una parolaccia.
Io capisco non si possa denunciare apertamente l’entità del problema, per ragioni di opportunità, ma se non lo si affronta il problema peggiora, infettando tutto (e non lo sta già facendo, a cominciare dalla liturgia sentimentalistica?). Il problema non è il singolo prete omosessuale che pecca, siamo tutti peccatori. Il problema è la diffusione di una cultura che vira completamente in quella direzione. In realtà tra il mondo apertamente omosessuale della moda e ampi settori della Chiesa Cattolica attuale le convergenze sono tante, molte di più di quelle che si ha il coraggio di ammettere.
Abate Faria
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