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giovedì 10 maggio 2018

Weird

Met Gala. Se il New York Times invoca la Chiesa tridentina


L'esibizione mondana di abiti e costumi ispirati ai paramenti sacri,andata in onda al Met Gala con la collaborazione di alcuni alti prelati, ha suscitato alcune critiche da parte del mondo cattolico. Questa cafonata in effetti è stata, nei fatti, una vera e propria banalizzazione del sacro e della simbologia liturgica cristiana, condita da venature di blasfemia, con una dimenticabile Rihanna vestita da papessa mezza nuda e alcuni utilizzi decisamente fuori luogo delle simbologie mariane. C'è però un però, come si suol dire.
Al Met Gala la simbologia cattolica "ispiratrice" che più ha fatto notizia non è quella attuale e post conciliare, ma quella tradizionale e tridentina. Sembra che il mondo moderno sia in qualche modo incuriosito da qualcosa che probabilmente percepisce come andato perduto, mentre ignora i paramenti liturgici formato accappatoio spacciati per casule, per giunta acrilici. Un fenomeno di costume, certo, ma indicatore del fatto che la retorica pauperista e fautrice del brutto, in ambito liturgico non ha grande fondamento.

L'abito di Rihanna ad esempio aveva un valore di decine di migliaia di dollari, molti per un vestito che non verrà mai più utilizzato, ciò però non crea scandalo. Perché dovrebbe invece sconcertare una pianeta, che magari costa anche 2 mila euro, ma poi viene utilizzata per 20 anni? 
Non sembriamo gli unici a fare simili ragionamenti. Di seguito traduciamo un pezzo del New York Times, scritto da Ross Douthat. (link)
Ricordiamo che weird è un termine inglese traducibile in vari modi, tutti richiamanti il mistero, il suggestivo e il soprannaturale. Dunque potremmo tradurre il titolo seguente con "Facciamo tornare soprannaturale il cattolicesimo". 
Nota: Per contestualizzare, ricordiamo che in Francia ai primi del  '900 era in corso una restaurazione gregoriana, avviata dal Servo di Dio Dom Prosper Gueranger a metà '800, dopo il progressivo abbandono delle liturgie gallicane. Inoltre era in corso un forte scontro fra Stato e Chiesa.
(A cura di Francesco Filipazzi)

Make Catholicism Weird Again

Nel 1904, durante un dibattito in Francia riguardo il sequestro dei beni della Chiesa da parte del governo anticlericale, un giovane Marcel Proust scrisse un saggio per "Le Figaro", invitando i lettori ad immagine un futuro nel quale la Chiesa Cattolica fosse svanita completamente dalla memoria della sua nazione, lasciando solo le vestigia delle cattedrali francesi come suoi monumenti storici.
Poi immaginò che le élite colte di una qualche Francia futura riscoprissero i testi e i canti e le rubriche della liturgia cattolica, e in uno spasmo di estetismo estasiato, ripristinassero le cattedrali e addestrassero gli attori a ricreare la Messa di Rito Tridentino. Nella sua visione, come i devoti di Wagner facevano il pellegrinaggio, "carovane di snob  si dirigono verso [...] Amiens, Chartres, Bourges, Laon, Reims, Rouen, Parigi" e all'interno delle chiese gotiche francesi "sperimentano la sensazione che un tempo cercavano a Bayreuth [...] godendosi un'opera d'arte nell'ambientazione che era stata costruita per questo".
Ma ovviamente, la liturgia cattolica ricostruita e l'estetica cattolica rivitalizzata, non sarebbero mai quelle reali. Gli attori potrebbero conoscere i loro ruoli e il fumo dell'incenso sarebbe denso, ma i partecipanti potrebbero "essere solo dilettanti curiosi; per quanto provino, lo spirito dei tempi passati non dimora presso di loro".

Guardando il bellissimo e blasfemo spettacolo del Met Gala di lunedì notte, dove una parata di celebrità e modaioli si aggirava in costumi ispirati dall'estetica del Cattolicesimo, mentre una grande varietà di oggetti cattolici veri, dai paramenti alle tiare, venivano esposti in una mostra del Met intitolata " Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination"  torna in mente il saggio di Proust, tradotto più tardi dai Cattolici tradizionalisti.
Come le carovane di snob di Proust assistevano a performance liturgiche, i convenuti al Met stavano tributando un omaggio culturale alle ricchezze estetiche della Chiesa di Roma - quando ovviamente non le stavano eccitando per impressionare. Ma lo spettacolo non era esattamente quello della profezia di Proust materializzata, perché diversamente dal suo esperimento mentale, il Cattolicesimo oggi rimane una fede viva - indebolita ma certo non scomparsa, con un rapporto complicato con le proprie tradizioni, come quello di ogni curatore di un museo cattolico decaduto o come una celebrità che si traveste da Vergine di Orleans.

Questa complicazione è evidente nella reazione cattolica al Met Gala stesso, che è consistita in una benedizione istituzionale dello spettacolo - non solo con il cardinale Timothy Dolan che apriva la mostra del museo, ma con il Coro della Cappella Sistina che si esibiva per gli snob e le celebrità la sera - seguita da una furibonda reazione cattolica sui social mediacontro le varie empietà della serata. Quando una fede vivente viene trattata come un pezzo da museo, è difficile per i suoi aderenti sapere se interpreta il momento come un'opportunità di sensibilizzazione o  un oltraggio.

Ma la complessità è molto più profonda, perché  per quanto parte della profezia proustiana si sia avverata, nel momento in cui elementi della tradizione cattolica si sono trasformati in curiosità arcaiche da riscoprire da esteti e indossati oscenamente da Rihanna, le scelte fatte dai capi della Chiesa stessa hanno svolto un ruolo altrettanto importante quanto l'anticlericalismo dell'era di Proust.

Fu la leadership della Chiesa a decidere, negli anni che seguirono il Concilio Vaticano II, che l'attaccamento alla Chiesa come cultura era diventato un impedimento alla missione di predicare il Vangelo nel mondo moderno. È stata la leadership ad abbracciare un approccio diverso, in cui il cristianesimo cattolico avrebbe cercato di entrare più pienamente nella cultura moderna, adottando i suoi stili e le sue abitudini: l'architettura ecclesiastica modernista e persino "brutalista", l'abbigliamento casual, la musica per chitarra, l'influenza suburbana e protestante, ecc. - per trasformarlo efficacemente dall'interno. Fu la dirigenza a decidere che gran parte di ciò che Proust dipingeva come gloria culturale del Cattolicesimo - soprattutto la Messa antica, ma anche una moltitudine di usi, costumi e rituali - doveva essere ritirato per raggiungere le persone in un'età più disincantata.
Questa idea non era affatto assurda in teoria; dai tempi dell'Impero Romano attraverso gli sforzi missionari, il Cristianesimo aveva spesso avanzato tramite l'inculturazione, importando un messaggio religioso coerente nelle varie forme culturali.

Ma il tentativo del cattolicesimo di fare lo stesso con la cultura moderna dagli anni '60 sembra aver fallito. La cultura secolare accolse la protestantizzazione e la demistificazione [demystification, rimozione del mistero NDR] della Chiesa e persino la secolarizzazione, elogiò i vescovi e i teologi che la inseguirono, e quindi semplicementeintascò le concessioni e ignorò le idee religiose che tali concessioni avrebbero dovuto avanzare. Nel frattempo, quello stesso mondo secolare manteneva una fascinazione costante, da "L'esorcista" fino al Met Gala, per tutte le parti più strane del cattolicesimo che erano presumibilmente un ostacolo alla conversione della modernità.

Questo fallimento, e il modo in cui i cattolici dovrebbero interpretarlo, contribuisce a inquadrare i dibattiti sulla Chiesa nell'età di Papa Francesco. Una teoria è che le prove degli ultimi 50 anni suggeriscano che la cultura moderna è intrinsecamente anti-religiosa o anticattolica in modo permanente, il che significa che il tentativo di adottare le sue forme culturali e "accompagnare" i suoi abitanti finirà inevitabilmente per dissolvere la Chiesa stessa.

Quindi l'unico approccio plausibile per il cattolicesimo è quello di offrire sé stesso, non come una cappellania nel liberalismo moderno, ma come una cultura totalmente alternativa e a sé stante - che reclami l'eredità esposta al Met, si glorifichi nel suo essere misterioso e soprannaturale e respinga sia gli accomodamenti che le alleanze intralcianti (comprese quelle che i cattolici conservatori hanno stretto con movimenti politici di destra).

L'altro punto di vista è che in realtà l'inculturazione non è andata abbastanza lontano, che la Chiesa potrebbe aver cambiato la sua liturgia e i suoi costumi, ma è ancora frenata dai suoi dogmi astratti e dai suoi aridi legalismi, e un ultimo balzo nella modernità, un rinnovato impegno per l'accompagnamento, la comprensione e l'adattamento, è necessario perché la Chiesa ottenga ciò che cercava quando ha iniziato il suo grande progetto di demistificazione 50 anni fa.

Come pontefice, Francesco è stato su entrambi i lati di questi dibattiti. Il radicalismo della sua visione economica ed ecologica, spesso descritta come semplicemente "liberal", rappresenta in realtà una sorta di pessimismo di sinistra che indubbiamente rimanda alle faticose critiche della modernità emesse dai papi del 19 ° secolo. E a volte questo radicalismo è stato eguagliato dalla sua volontà di unirsi ai membri conservatori del suo gregge nella guerra culturale, come recentemente accaduto nel caso di Alfie Evans in Inghilterra, dove il papa è finito in un conflitto pubblico con i cattolici più culturalmente accomodanti, sulla scelta di fidarsi dei medici e privare un bambino con danni cerebrali dell'ossigenazione, perché la sua vita è stata giudicata non più sostenibile.

Ma solo a volte. Su molti altri fronti, l'era di Francesco è stata una primavera per l'accomodamento e l'inculturazione, e specialmente per il cattolicesimo tedesco secolarizzante e protestante che ha contribuito a forgiare la rivoluzione originale degli anni '60, e i cui leader credono che solo la modernizzazione potrà riempire le loro chiese vuote.
Sotto l'influenza tedesca, ma con l'implicita benedizione del papa, le regole cattoliche sul divorzio e ora forse l'intercomunione potrebbero unirsi alla Messa in latino e ai venerdì senza carne, sull'altare dei sacrifici alla cultura del mondo moderno.

Nel frattempo, nel caso dello stile opulento della moda cattolica in mostra al Met Gala, è molto chiaro dove si trova Francesco. Come sottolinea Tara Isabella Burton in un intelligente pezzo per Vox, sono gli avversari tradizionalisti del papa che sono più propensi a indossare il tipo di abito "celeste" che viene celebrato e imitato al Met - mentre dalla sua semplice scelta di vestiti alle sue costanti frecciate verso i chierici vestiti troppo riccamente e di inclinazione tradizionalista, il papa crede che il cattolicesimo barocco appartenga ad un museo o ad un gala di costume, e che il futuro della Chiesa sta nel semplice, nel casual, nell'austero e spoglio.

Per questo, per quanto riguarda le sue innovazioni che scuotono la dottrina, Francesco ha conquistato l'ammirazione della stampa. Ma come con l'ultima ondata della rivoluzione cattolica, ci sono poche prove che il progetto di modernizzazione renda moderno il cattolicesimo. (I dati più recenti di Gallup, ad esempio, mostrano che la frequenza delle messe americane è diminuita più rapidamente nell'era di Francis).

Invece, la ricerca di un accomodamento sembra incoraggiare i moderni a dividere la percezione di ciò che il cattolicesimo rappresenta in due parti: da una parte una Chiesa antica che è spaventosa e affascinante in egual misura, dall'altra una nuova Chiesa che è un po' più gradita ma molto più facilmente ignorata.
Francesco e altri aspiranti modernizzatori hanno ragione, e hanno sempre avuto ragione, che il cristianesimo cattolico non dovrebbe reggersi  sulla paura. Ma una religione che afferma di essere divinamente fondata non può persuadere senza molto fascino, e più tutto ciò è stato abbandonato, consegnato al museo, più  il cattolicesimo occidentale ha tracciato il suo lento declino.
Qui il Met Gala dovrebbe offrire alla fede da cui ha tratto il tema, un po' di ispirazione. La via da seguire per la Chiesa cattolica nel mondo moderno è straordinariamente incerta. Ma non c'è un percorso plausibile che non coinvolga buona parte di ciò che è stato mostrato, rubato e bestemmiato nella città di New York lunedì sera, ciò che un tempo rendeva il cattolicesimo sia grande che strano. Potrebbe ancora essere entrambe le cose.
http://www.campariedemaistre.com/2018/05/met-gala-se-il-new-york-times-invoca-la.html

New York. Alla fine il cardinale Timothy Dolan ha deciso di defilarsi leggermente ed evitare almeno il red carpet del Met Gala, gli oscar della East Coast, che quest’anno aveva come tema gli “heavenly bodies”, i corpi celestiali più che celesti, e nel sottotitolo parlava della “moda e dell’immaginario cattolico”. Dolan non si è sottratto al ricevimento più esclusivo della città e all’apertura della mostra collegata, ha regalato le solite battute brillanti ai soliti giornali brillanti, ha fatto foto in posa e dispensato benedizioni, insomma ha esibito il prontuario classico del “conservatore aperto al mondo”, una specialità della casa. Tenere un piede nella sagrestia e uno nel bordello è un’arte antica sancita anche da un motto popolare. Però dalle parti del red carpet il prelato ha sentito puzza di bruciato, cioè di motteggio e presa in giro, e ha fatto il giro largo.
Ha evitato così l’incontro con la papessa Rihanna, con mitra e spacco inguinale, ha evitato Jared Leto vestito da Cristo barocco, ha evitato l’angelica Katy Perry, l’abito cruciforme di Jennifer Lopez, la corona, il velo e le trasparenze di Madonna, un’autorità del genere blasfemo-chic, il presepe a copricapo di Sarah Jessica Parker, Lily Collins che piangeva come la Mater Dolorosa di Chandavilla, in Spagna, e ha evitato pure Emily Ratajkowski, che forse non era stata informata del tema religioso della serata e ha optato così per una scelta che di rado delude: non mettere il reggiseno. Ha schivato pure Tom Brady, che si era limitato a vestirsi male.
A rimanere dalle parti dell’evangelizzazione ci aveva anche provato, nel pomeriggio, alla conferenza stampa di presentazione della mostra sul senso cattolico per la moda che vede pezzi di abbigliamento sacro di straordinaria bellezza, un’operazione ravasiana che vede l’inedita approvazione del Vaticano. Si potrebbe notare l’incongruità di un’esibizione di ori e sfarzi sotto le insegne dell’“immaginario cattolico” quando il mondo si commuove per le scarpe di cuoio nero e la croce di metallo del papa callejero, mentre le scarpe rosse del predecessore finiscono al rogo dell’opinione pubblica, ma prima di finire nella trappola del gran mascherata Dolan ha volato sopra tutto questo, parlando di bellezza, giustizia e verità. Nella “Catholic imagination”, ha detto, “il Vero, il Buono e il Bello hanno un nome: Gesù Cristo, che si è rivelato come la Via, la Verità e la Vita”. Con il favore delle tenebre, tuttavia, si è capito che l’immaginario cattolico di cui si è tanto parlato è in realtà l’immagine stereotipata e parodistica che i protestanti danno dei cattolici, facendosi beffe dei rituali latini eccessivi, delle ipocrisie romane, dell’irrefrenabile voglia di tenere il sacro e il profano sulla stessa scena.

Donne travestite da vescovo al Met Gala di New York patrocinato dal cardinal Ravasi e dal Vaticano


“Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità”.
Catechismo della Chiesa Cattolica, L'ultima prova della Chiesa n. 675 



A proposito dell'evento del gotha della moda internazionale a New York il Messaggero ( come tutti i principali mass media, TV comprese) ha evidenziato che "Il sacro e il profano non sono mai stati così vicini come ieri sera all’annuale Gala del Metropolitan Museum di New York, dedicato alla mostra di moda del Costume Institute più importante dell'anno, "Heavenly Bodies", che racconta attraverso abiti e simboli l'intenso e complesso rapporto tra religione cattolica e fashion. All'esposizione curata da Andrew Bolton e realizzata col supporto di Versace, Christine and Stephen A. Schwarzman e di Condé Nast, ha collaborato persino il Vaticano, concedendo in esposizione per la prima volta in assoluto alcuni paramenti papali" (QUI). 
"Thanks to the Vatican for its historic cooperation" ha esclamato l' Arcivescovo di New York Cardinale Timothy Michael Dolan al termine del suo breve intervento durante la cerimonia inaugurale.(QUI ; leggere anche Il Foglio QUI)
Il 2 marzo scorso con il post intitolato "Ravasi in diretta mediatica nel crepuscolo di una civiltà e di una religione" avevamo deplorato la "nuova" tendenza orgiastica vaticana di praticare "la mondanità mediatica e la cortigianeria pur di essere accolti nel jet set della moda...".  C'eravamo pure chiesti e tanto più ci interroghiamo ora: " ...possibile che dentro le Sacre Mura nessuno si sia posto la domanda che quei "campionari" paramenti e suppellettili, esposti come delle "vergini denudate" agli sguardi mondani e modaioli, furono benedetti prima di essere destinati alla sola lode di Dio? " ( QUI )


Commentando le foto e i filmati diffusi a livello planetario del super evento modaiolo nella Grande Mela   un intellettuale (cattolico) ha scritto:
"Ecco qua, cari signori il risultato.
Questo è il gala della fantomatica mostra a New York dove sono esposte le vesti sacre pontificie insieme ai scimmiottanti della moda.
Questo è il frutto di quello che hanno combinato i fantastici gestori del Vaticano e della sacrestia pontificia di oggi insieme ai fantomatici magnati della moda e dei musei.
La totale mancanza di rispetto verso l'arte e più propriamente l'Arte sacra, cioè quella che viaggia oltre al naturale svolgimento di questo briciolo di vita.
E' questa l'icona di oggi che volete rappresentare, non più la battaglia tra la rappresentazione del Cristo morente o del Cristo risorto?
E' questa la gente che volete avere, frequentare, tollerare, mentre al contempo avete parole pesanti di ogni genere verso chi limpidamente vi segue, vi sistema e vi nobilizza?
Per qualche istante di celebrità certi uomini di chiesa hanno tolto rispetto e sacralità alle cose senza tempo del culto per farsi ridicolizzare nella società più bieca con queste sfilate che nemmeno il carnevale di Rio de Janeiro riesce ad essere così volgare".


PS I Cantori della Pontificia Cappella Musicale Sistina, protagonisti musicali al "gotha della moda internazionale nella Grande Mela" nel concerto di beneficenza con proiezione di immagini della Cappella Sistina, non potevano almeno togliersi la talare e la cotta prima di posare con due delle attrici più acclamate nella serata? 



http://blog.messainlatino.it/2018/05/donne-travestite-da-vescovo-al-met-gala.html

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